L'AGRICOLTURA

 

L’agricoltura fu la principale occupazione dei nostri avi fino all’evento dell’era industriale dell’Ottocento. Naturalmente era un’agricoltura povera e incentrata sull’autoconsumo; tutti i paesani avevano qualche appezzamento dove coltivare gli ortaggi e la frutta, per il proprio sostentamento.
Le colture praticate erano la patata, il mais, il frumento che veniva principalmente seminato in autunno.
Il vitto ordinario era costituito da polenta, fagioli, rape e patate. Con la farina di grano saraceno si facevano polente e schiacciate, con cavoli e rape si preparavano i crauti.
Fra le colture arboree, un ruolo importante lo aveva la vite conosciuta da tempi antichissimi, così pure i gelsi. Le altre piante da frutto avevano un’importanza marginale: di solito meli, peri, ciliegi ecc. erano piantati qua e la fra le viti o trovavano posto nei brogli. Solo agli inizi del Novecento, si incominciarono a piantarle nei prati con sesti molto larghi per non compromettere il raccolto di foraggio.

   

I terreni, venivano concimati con vari prodotti naturali, quali il letame, la cenere, le ossa e altri tipi di scarti che però non riuscivano a reintegrare gli elementi tolti dalle varie colture. La situazione migliorò un po’ con la comparsa, dopo il 1880, dei primi concimi chimici potassici.
Anche la pratica dell’irrigazione contribuì molto a migliorare la situazione. E’ nell’Ottocento infatti che si incominciano a costruire con opere ardite i primi acquedotti per scopo irriguo.