I PANIZZA


 

 

Il primo rappresentante della famiglia Panizza che risulta essere Alberto, si trasferì da Vermiglio a Taio nel primo trentennio del Ciquecento. Questo da quanto risulta da un albero genealogico manoscritto, a dire il vero contenente qualche errore, steso plausibilmente da Augusto Panizza o dal figlio Tullio. Personalmente ho riscontrato la prima volta un Panizza a Taio, tale Pietro, in un documento del 1575. Lo stesso Pietro compare anche nel 1578 e nel 1585 e, secondo la predetta genealogia, dovrebbe essere stato un figlio di Alberto. Pietro aveva due figli Stefano e Giovanni che diedero origine alle due linee Panizza di Taio. La mia ricostruzione genealogica, essendosi basata quasi esclusivamente su quanto emerso dalla consultazione di vari documenti, risulta essere incompleta e accludente qualche inesattezza. Quindi la stessa è suscettibile di miglioramento nel caso venissero presi in considerazione i registri parrocchiali delle nascite, matrimoni e morti. Alla famiglia Panizza è legata buona parte della storia di Dermulo, sia per il suo stato di nobile e quindi posseditrice di molti beni in paese, sia per i rapporti di parentela e di affari stretti con i dermulani.

 

 

Credo che il primo passo che portò i Panizza ad avere possedimenti a Dermulo sia dovuto all'insolvenza dei fratelli Matteo e Antonio Mendini nei loro confronti. I Mendini infatti, che furono affittuari del maso Panizza a Taio, non furono in grado di pagare i canoni d’affitto a Giovanni Battista, per cui nel 1646 Matteo Mendini dovette cedergli un terreno a Roncho, uno alle Late ed un altro a Cavauden, mentre Antonio i terreni alla Cros o Santa Giustina, a Cambiel, alle Due Vie e a Cavauden. Nello stesso anno 1646 Cipriano Massenza sostituì i Mendini come affittuario del maso Panizza. Tale affittanza probabilmente si era resa necessaria in seguito al matrimonio di Giovanni Battista con Anna Biancofiore de Concini per il quale il Panizza si era trasferito a  Casez, paese di origine della moglie. Pietro Panizza, fratello di Giovanni Battista, era entrato in possesso di una parte di casa n. 20-21 acquistandola da Maria vedova di Antonio Mendini. Questa casa veniva poi ceduta dal Panizza ad Antonio fu Giacomo Mendini che in permuta gli dava una parte di casa denominata al Plazzol.

 

 

 Nel 1663 Pietro fu Stefano Panizza comperava da Matteo Mendini  una stalla e un revolto nella futura casa n. 22. Pietro nel medesimo anno acquisiva anche dei terreni che furono della famiglia Cordini. Tra questi comprò un terreno alla Casetta con il quale già confinava, il qual terreno poi entrerà a far parte, assieme a quello a Cavauden, del Beneficio Pietro Panizza. Don Pietro Panizza, convicino di Dermulo, dopo la morte del cognato Baldassare Cordini, entrò in possesso anche di alcune porzioni della casa al Plazzol. Altre acquisizioni furono fatte da Pietro nei primi anni del Settecento dai suoi pronipoti, figli del fu Nicolò Cordini e da suo nipote Simone Cordini. La casa poi fu venduta alla famiglia Mendini. Nel medesimo periodo di inizio Settecento la famiglia Panizza allargava i suoi possessi in paese, con Pietro Lorenzo. Questo infatti, che era cugino di don Pietro, acquisiva dagli eredi di Marino Inama un maso formato da vari terreni e la casa detta ai Marini. Pietro Lorenzo in seguito entrò in conflitto con la comunità di Dermulo, per causa del diritto di vicinato, il quale, secondo il Panizza, gli apparteneva di diritto, avendolo già acquistato suo nonno Pietro. Effettivamente il nonno Pietro aveva già acquisito il diritto di vicinato, ma forse suo nipote Pietro Lorenzo non fu in grado di provarlo e quindi fu costretto a ricomprarlo nel 1720 al prezzo di 34 Troni e tante sante Messe, per l’importo di 30 Ragnesi. Il maso nel 1743, dopo essere stato ereditato dal figlio Ferdinando e quindi da Pietro Antonio Panizza, fu ceduto da quest’ultimo ai conti Thun di Castel Bregher. I Panizza strinsero un importante legame di parentela anche con la famiglia Inama di Dermulo. Silvestro figlio di Giacomo Inama infatti prendeva in moglie Margherita Panizza, figlia di Giovanni Antonio e sorella quindi di don Pietro. Don Pietro nel 1718, dopo la morte del fratello Giovanni Andrea, fondava il “Beneficio Pietro Panizza”. Tale volontà era stata manifestata da Giovanni Andrea che non aveva lasciato discendenza.

 

 

Al capitale lasciato da Giovanni Andrea, Pietro aggiunse parte del suo patrimonio personale; il fondo venne inoltre incrementato dalla donazione che la cognata Giovanna Inama, figlia del fu Bartolomeo di Fondo, fece della sua controdote, riscossa alla morte del marito. Per volere del fondatore il beneficiato doveva discendere dalla famiglia Inama. Il sacerdote nominato, che doveva risiedere a Taio, avrebbe avuto l'onere di celebrare le messe all'altare della famiglia de Panizza nella chiesa di San Vittore. Il diritto di patronato era riservato in primo luogo al cognato Silvestro Inama, che avrebbe presentato uno dei suoi figli; il diritto sarebbe poi passato, in perpetuo, al più vecchio dei suoi discendenti. Nel caso di estinzione delle famiglie designate alla presentazione del beneficiato, lo 'ius praesentandi' sarebbe passato alla comunità di Taio, che avrebbe presentato un sacerdote del luogo o, in mancanza, uno delle ville di Dermulo o di Tres.
Silvestro Inama si trasferì in seguito a Taio, suppongo nella casa che fu dei Panizza. Una delle case di Silvestro a Dermulo fu assegnata alla moglie Margherita; tale porzione, parte F della casa 2-3, e le sue adiacenze furono designate come “casa Panizia”. I terreni che la famiglia Panizza possedeva a Dermulo consistevano in un arativo a Cavauden e i due prati alla Casetta, acquisiti dalla famiglia Cordini, poi formanti il Beneficio Pietro Panizza e in alcuni altri terreni e boschi acquisiti dai progenitori di Pietro Antonio Panizza e a quest’ultimo intestati nel catasto del 1780. Il padre di Pietro Antonio, Filippo Antonio vivente nel 1699, era notaio e benché non si trovi mai la paternità, essa si può attribuire abbastanza sicuramente ad un certo Antonio. Questa notizia si ricava osservando la sequenza temporale dei proprietari di un terreno alle Parissole-Rizzai che risultava essere dapprima di Antonio (1695) e poi nel 1710, 1715 e 1723 di Filippo Antonio e infine dal 1755 di Pietro Antonio. Molto probabilmente Antonio era figlio di Giovanni Panizza, che fu massaro delle valli di Non e di Sole nel primo ventennio del Seicento. Riguardo ad Antonio si è creata un po’ di confusione, in quanto contemporaneamente esistevano Antonio e Giovanni Antonio e quest’ultimo a volte era detto solo Antonio. A fugare ogni dubbio sulla reale esistenza dei due individui e sul loro diverso stipite, ci viene in aiuto un documento dove i nostri due sono citati contemporaneamente. Per quanto riguarda il diverso stipite di discendenza, abbiamo la prova che Antonio non fosse un discendente di Pietro, in quanto non è citato fra gli eredi del fu Pietro fu Stefano Panizza in un documento del 1690, dove invece sono nominati tutti gli altri. Esiste poi l’albero genealogico manoscritto dei Panizza, dove Pietro Antonio viene fatto discendere da Giovanni Panizza. Nel disegno purtroppo i nominativi intermedi non sono specificati, compaiono al loro posto dei puntini di sospensione.

 


Filippo Antonio, rimasto vedovo, abbracciò la vita religiosa e, forse per via della parentela della defunta moglie Elisabetta, ebbe la possibilità di accedere al Beneficio Stefano Panizza. Redasse testamento nel 1759 e probabilmente morì poco dopo. Nel 1786 Pietro Antonio, presumibilmente il suo unico figlio maschio, fu nobilitato dall’imperatore Giuseppe II con il predicato "di Brunnenwald".
Pietro Antonio ebbe almeno 3 figli fra i quali Domenico Antonio che a sua volta generò tre figli: Pietro, Giuseppe e Luigi. Da Pietro nacquero perlomeno due figli, Antonio e Filippo. Il primo fu il padre e rispettivamente il nonno dell’avvocato Augusto Panizza e di Tullio Panizza; il secondo prese in moglie la cugina Giovanna, figlia unica dello zio Luigi. Luigi o Aloisio fu designato ancora in età pupillare erede di Giacomo Antonio Inama. Nel suo testamento Giacomo Antonio infatti aveva eletto suo erede universale Luigi, il penultimo figlio di Domenico Antonio, con l’obbligo di aggiungere al suo nome quello del testatore. Il nome completo di Luigi quindi diventò: Giacomo Antonio Luigi Inama de Panizza, e il cognome più tardi cambiò in “Panizza Inama”, ma sembra però che questa variazione non fosse stata accettata dalle autorità governative. Dopo la morte di Giacomo Antonio Inama, Luigi entrò in possesso della casa a Taio e di svariati terreni, molti dei quali sul territorio di Dermulo. Luigi in seguito si trasferì a Lavis dove sposava Crescenzia Schuldhaus. Dei figli nati dal matrimonio sembra aver raggiunto l’età adulta solo Giovanna che come detto poi sposò il cugino Filippo. Quindi con questo matrimonio si scongiurò che l’ingente patrimonio ereditato da Giacomo Antonio Inama uscisse dalla famiglia Panizza. Dal matrimonio dei due cugini non nacquero figli e quindi i loro beni furono in parte devoluti in beneficenza e in parte ereditati dal nipote, l’avvocato Augusto Panizza.