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Per volere testamentario Giuseppe Mendini e Gio.Batta Inama erano obbligati a fornire il pane a tutti quelli che partecipavano alla processione a Dermulo il primo giorno delle Rogazioni.

Nel 1855 i sopraccitati Mendini e Inama erano intenzionati a liberarsi dell’aggravio come avevano fatto altre persone per l’olio, pagando la somma di 40:48 Fiorini. Tale offerta non fu però accettata in quanto la contribuzione del pane era per disposizione testamentaria e non per pagamento di affitti.[1]

 

Nel 1591 per dei contrasti sul modo in cui venivano ripartite le spese fra le ville di Taio, Tres e Dermulo appartenenti alla Pieve di Taio si arrivò davanti al Patriarcato di Aquileia. In sostanza Tres che all’epoca era il più popoloso fra i tre, non riteneva giusto come era stato stabilito in antico che le spese per la manutenzione dei ponti o quelle sostenute dalla chiesa pievana di Taio fossero ripartite nella proporzione di 2/3 a Tres e 1/3 a Dermulo e Taio. La proposta di Tres era quella che la ripartizione doveva avvenire in base al numero di fuochi.[2]

 

In una lettera datata 3 luglio 1780 si rimproverava la comunità di Dermulo per aver solennizzato con i vesperi e messa cantata la domenica, la festa di Maria Vergine della Misericordia. Il rappresentante vescovile ricordava che per tali feste bisognava munirsi di permesso ed in ogni caso dovevano svolgersi un giorno feriale.[3]


 

[1] La notizia si ritrova sia nell’A.S.T. Giudizio Distrettuale di Cles Busta. 50, sia nell’A.P.T. Busta 5.

[2] A.D.T. Atti Civili n. 969 pag. 5. V. anche Giuseppe Gaiardelli “Tres Note e appunti sul passato e sul presente di Tres” pagg. 274 e 275.

[3] A.D.T. Libro A pag. 146 a. 1780.