LE STRADE URBANE E DI CAMPAGNA

 

 

1. La Strada Romana 2. La Strada del Mas 3. La Strada dei Pradi 4. La Strada delle Sort
5. La Strada delle Voltoline 6. La Strada delle Laste 7. La Strada delle Marzole 8.  La Ciavada
9.  La Stradazza 10. La Strada delle Parissole 11. La Strada delle Ciasete 12. La Strada delle Plazze
13. Le Strade Statali 14. La strada delle Braide 15. La strada di Cavauden  16. La strada di Coredo

MAPPA DELLE STRADE

Mappa della viabilità del territorio a nord di Dermulo alla fine del Settecento

 

 

Nei vecchi documenti, fra i confini per la localizzazione dei terreni, appaiono spesso citate delle strade. In questi scritti le strade sono essenzialmente distinte in tre tipologie: via comune, via consortale e via imperiale. Il tipo di strada più importante era quella imperiale che era di interesse sovra comunale e che quindi si potrebbe paragonare ad una odierna Strada Statale. La via comune era una strada di minor importanza rispetto alla via imperiale e comprendeva tutte quelle strade che oggi diremmo comunali. La via consortale invece, come dice il nome, era proprietà di una ristretta compagine di persone, i consorti, che erano i soli autorizzati a servirsene per raggiungere i loro beni. Questa distinzione non era ferrea in quanto, per esempio, a seconda dell'abitudine di chi scriveva, la via imperiale poteva essere indicata semplicemente come via comune, oppure si scriveva "via" intendendo indistintamente una delle tre tipologie.
La via imperiale che proveniva da Taio, probabilmente calcava il tracciato della vecchia strada romana almeno fino alla località Crosara. In questo luogo però, invece di scendere a sinistra verso la casa ex n. 25, passava a monte della località ai Orti. Proseguiva poi fino al Plazzol, saliva e passava di fianco alla casa al Castelet, si teneva a destra dell'attuale negozio Maccani, per poi attraversare il Pissaracel e dirigersi verso Sanzeno, seguendo grosso modo la traccia dell’odierna strada statale. L'esistenza di tale strada, almeno nella sua porzione dopo il Pissaracel, è documentata fin dal 1275. (Ne è prova la località a Ronc, che confinava e confina tutt'oggi, a ovest con questa strada). La strada in località Doivie si diramava mantenendo però per entrambi i tronchi la stessa qualifica di via imperiale. Un'altra strada imperiale scendeva dal territorio di Coredo e intersecando la strada che portava a Sanzeno, sbucava poi nella strada che scendeva a Ponte Alto. Qualche centinaio di metri prima di scendere a Ponte Alto, la strada si diramava ulteriormente e prendendo a destra si arrivava al Ponte della Mula che permetteva di attraversare il rio San Romedio. Poi era possibile salire a Sanzeno oppure, proseguendo in parallelo al Noce, arrivare a Banco. Questa strada è stata stravolta e abbandonata con la costruzione della strada dei Regiai.

 

1. LA STRADA ROMANA 

 

Oggi la Via Strada Romana è una delle vie di Dermulo istituite nel 1992, nell'ambito del progetto di riqualificazione toponomastica dell'allora Comune di Taio. In dettaglio, la si può riconoscere con la strada che imboccata sulla sinistra, provenendo da Taio, in prossimità della casa di Emer Giulio, permette di bypassare la Statale attraversando tutto il paese e sbucando nuovamente sulla statale a nord di Dermulo. La tradizione popolare ha tramandato fino ai nostri giorni, la romanità di questa strada, e ritengo, che anche storicamente ciò possa ritenersi plausibile. E' indubbio che Dermulo esistesse in epoca pre-romana, e ne costituisce prova, oltre ai vari reperti rinvenuti sul territorio, l'origine celtica del suo nome. Quindi è molto probabile che la strada che passava attraverso l'abitato, fosse esistita già all'epoca. Nella mappa in fondo alla pagina ho evidenziato il percorso più plausibile dell'antica Strada Romana. Essa proveniva da Taio, ma non abbiamo elementi certi per dire se attraversava le Braide,[1]percorrendo l'omonima strada per poi scendere al Rivalènt, oppure se calcava il percorso dell'odierna Strada Statale. In ogni caso dal Rivalent fino alla Croce della Crosara non c'erano altre alternative. Alla Crosara la strada si biforcava: il percorso romano teneva la sinistra, attraversava il Pissaracel nei pressi della chiesetta, scendeva quindi verso Poz e toccava le Fasse. La via di destra invece, a monte della località ai Orti, pur essendo molto antica e catalogata come Strada Imperiale, assurse a strada principale solamente nel Medioevo. Superate le Fasse e Lamport, dove alcuni reperti di epoca romana ci confortano sull'esattezza del percorso, si arrivava alla Cros dove la via si sdoppiava e quella a sinistra, che poco più avanti si riduceva a sentiero, portava all’eremo di Santa Giustina, quella di destra dopo pochi metri si biforcava ulteriormente e seguendo la strada di sinistra si raggiungevano le Pergoléte, per quella di destra si saliva al Ciambièl.[2] Proseguendo, si raggiungeva la località Visènzi dove poco dopo si congiungeva con la strada delle Parisòle. A questo punto, se avessi dato fede alla notizia, ormai consolidata e avvallata da illustri storici, circa la romanità di Ponte Alto, avrei affermato che la strada, infossandosi, si sarebbe abbassata velocemente fino a raggiungere Pònt aut. Ma assodato invece che Ponte Alto non è romano ma di origine medioevale, il percorso dell'antica Strada Romana dopo i Visenzi proseguiva per il Gomer e lambendo il bosco arrivava alla Ciaseta. Qui il toponimo e altri reperti archeologici di epoca romana ci forniscono un'ulteriore prova del passaggio di un percorso romano in zona. Dalla Ciaseta, superato il Ri dei Fossadi, la strada attraversava Ciavauden e proseguiva verso Sanzeno.

 

 

2. LA STRADA DEL MAS

 

Fino agli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso, i binari della Ferrovia Trento-Malè seguivano quasi esclusivamente il tracciato della strada statale. Nell’attraversamento di Dermulo, però, avevano una sede propria e cioè mentre la futura strada statale, in corrispondenza della curva di fronte alla casa Pante, piegava ulteriormente a monte, i binari proseguivano per disegnare, poco dopo, una curva. Nella zona della stazione quindi, ci trovavamo di fronte ad un capovolgimento rispetto alla situazione attuale: dove oggi c’è la strada, una volta correvano i binari e viceversa. Nella strada, circa di fronte alla casa ex Manzoni, confluiva da est, la stradina proveniente dal Maso Rauti e dalla località Ciampét. Oggi si può vedere la traccia di questo tratto iniziale di strada, proprio di fronte alla stazione della Ferrovia Trento-Malè. In prossimità del bivio sorgeva anche una Croce spostata in seguito più a monte.[3] Oggi nei pressi della croce partono tre tracciati: la strada per il Ciampét, un ripido sentiero che arriva a Risola ed un'altra stradina che, passando sopra al Ciampét, si esaurisce in prossimità della località alle Sòrt. Sulle mappe catastali del 1859 e del 1874, la strada del Mas non è segnata se non nel suo tratto iniziale, e quindi probabilmente, proseguiva come sentiero. Nei documenti si trova notizia della costruzione di un nuovo tratto di strada avvenuto nel 1884 da parte degli allora proprietari del Maso Rauti, i fratelli Mendini di Taio. Tale tratto infatti, compare sulla mappa catastale del 1909. Osservando la predetta mappa, si può notare come si snodava la strada prima del suo rifacimento, avvenuto degli anni Settanta del secolo scorso. La strada, oltre al nuovo accesso creato negli anni ‘60 in prossimità del magazzino del Consorzio Agrario, ha subìto con questo ultimo intervento delle sostanziali modifiche di percorso. Oggi si può ancora scorgere un tratto di curva della vecchia strada che è diventato il tratto iniziale della via che scende alle Braide.
La strada poco dopo il Ciamblònc si dirama: prendendo a destra, oltrepassato il maso, è possibile raggiungere Taio attraverso la località Vin; se si gira a sinistra invece, oltrepassando il maso, si raggiunge  Coredo.

 

 

3. LA STRADA DEI PRADI

 

Questa strada, detta anche strada di Pramartinèl, si dirama dalla Strada Romana nei pressi della casa ex n. 25 e si snoda per circa un chilometro, con tratti a volte molto ripidi, fino a raggiungere la località ai Pradi. Quasi in fondo la strada si biforca e prendendo a destra si raggiunge il fiume Noce alla località una volta chiamata Pradapònt, invece a sinistra, superando il rio Rivalènt si può arrivare fino al rio di Rizzan. L'eloquente toponimo Pradapònt ci fa capire la presenza in passato di un manufatto che permetteva l'attraversamento del Noce. Sicuramente non si trattava di un ponte in pietra ma più verosimilmente di una passerella in legno che considerata la morfologia delle due sponde del Noce in quella zona, poteva permettere di superare il guado con molta facilità. E' risaputo che la zona nel Cinquecento era proprietà del barone di Castel Valèr e quindi sicuramente chi lavorava quei terreni percorreva la strada dei Molini di Tassullo e attraversando il Noce sul predetto ponte, raggiungeva i Pradi. Non è escluso anche che strada e ponte fossero utilizzati dai dermulani per portare il grano al molino di Plouà che sorgeva al di là del Noce sul territorio di Tassullo.
Questa strada quindi poteva avere una certa importanza per il collegamento fra le due sponde e presentarsi come alternativa agli altri due passaggi presenti nella zona, quali il sentiero dell'Eremo di Santa Giustina  e il
Pònt Aut.

 

 

4. LA STRADA DELLE SORT

 

A questa strada si accede attraversando i binari della ferrovia Trento-Malè, a monte dell'odierno negozio Maccani e svoltando subito a destra. Costeggiando la sponda sinistra del Pissaracel la strada conduce alle Sòrt e a Rizzòl nel Comune Catastale di Coredo. In passato questa strada era una delle vie principali per raggiungere Coredo. Oggi non essendo più utilizzata è stata abbandonata e, per causa di una vecchia frana, risulta interrotta.

 

 

5. LA STRADA DELLE VOLTOLINE

 

Alla strada delle Voltoline si accede per lo stesso tratto iniziale della strada delle Sòrt, svoltando però a sinistra appena superati i binari. La strada, di recente cementata, attraversa tutta la zona delle Voltoline fino a raggiungere l’omonimo maso. Al principio del secolo scorso, alcuni proprietari di appezzamenti situati alle Voltoline, decisero, in accordo con il Comune, di allargare una parte di questa strada.

 

 

6. LA STRADA DELLE LASTE

 

Da una mappa del 1854, dove non compare ancora la odierna Strada Statale n. 43 che da Dermulo porta al Ponte di S. Giustina, si rileva che la strada che saliva dal Borgo, detta Ciavada, proseguiva piegando leggermente a sinistra e si immetteva nella strada per Sanzeno, cioè l’odierna Strada Statale 43 dir. Poco dopo di detta confluenza, dalla strada statale, si diramava a destra una strada, (p.f. 908) che con percorso quasi rettilineo conduceva fino al confine con il Comune Catastale di Coredo. Questa strada era ed è tuttora denominata strada de le Laste. La parte terminale sopra accennata, che sbucherebbe nella strada che dalla SP. n. 7, porta al maso Voltoline, oggi non è più praticabile. Osservando la mappa si vede che la strada scorreva fra le due p.f. comunali 694 e 695, ma ciò non rispecchia la situazione attuale, in quanto, nel 1898 il Comune di Dermulo permetteva ad Agostino Inama e ad altri consorti di poter costruire una strada più agevole che portasse ai vigneti delle Voltoline, partendo dal bosco comunale alle Late. Il Comune raccomandò che la nuova strada fosse “...risvoltata al principio del campo dei fratelli Inami a Ronc”, ed ecco quindi il motivo della discordanza fra quanto disegnato in mappa e la situazione reale. Invece stranamente sulla mappa non appare il tronco di strada, che girando a destra, appena oltrepassato il serbatoio dell’acqua potabile, porta al maso Voltoline.

 

 

7. LA STRADA DELLE MARZOLE

 

Era la strada principale per raggiungere le Marzòle, prima che nel 1888 fosse costruita la statale, oggi denominata strada Statale n. 43. La strada delle Marzòle prendeva origine dal piazzale della casa primissariale, passava tra questa e la n. 17 sotto un piccolo portico (portegét) e poi proseguiva lasciando a monte il Plantadiz e a valle il Lòc’, fino a congiungersi all’attuale strada che porta al cimitero. Da qui poi proseguiva fino a immettersi sulla soprastante strada che portava a Sanzeno, oggi Strada Statale n. 43 dir. In passato si potevano raggiungere le Marzole anche tramite una stradina comunale che nell'Ottocento appariva come pascolo ed era contrassegnata dalla p.f. 265. Con l'acquisizione da parte degli Inama di Fondo del terreno ai Ciasalini che divideva il Lòc dalle Marzòle, la strada perse di importanza e di fatto divenne privata.

 

 

8. LA CIAVADA

 

 E’ così denominato il tratto iniziale della Via del Borgo che partendo dalla strada statale nei pressi della chiesa nuova, arriva fino alla casa n. 13-14. Il nome Ciavada significa "terreno dal quale si sono cavati materiali", forse sassi, ma più probabilmente sabbia o ghiaia. E proprio nel luogo dell'odierno stradone doveva trovarsi questa cava, che poi molto probabilmente, dopo essere stata sfruttata per il cantiere, fu conglobata nella stessa strada. Oggi nessuno rammenta la presenza di qualche traccia di scavo, quindi il toponimo, anche se nei documenti appare solo nel 1909, potrebbe essere anche più vecchio. La stradina comunale che scendeva dritta alla casa di Gino Inama, fra casa di Casimiro Inama e il bròilo di Silvio Chistè, probabilmente fu, almeno per parecchi anni, la via principale del Borgo. Ritengo infatti che la casa n.14 fosse stata costruita in tempi successivi alle case n.15 e n.16-17-18-19 e quindi la via, come era allora consuetudine, transitava fra le case. L'odierno tratto di strada che dalla piazzetta del Borgo saliva verso la futura casa n.14, per poi immettersi nella predetta strada comunale, poco sopra la futura casa n. 28, era classificata come via consortale e quindi permetteva ai proprietari di raggiungere la Clesura. Come già visto nella descrizione della Strada delle Laste, in passato il proseguimento della Ciavada, permetteva di raggiungere la strada che portava a Sanzeno. In concomitanza con la costruzione della nuova chiesa fu costruito anche una gran parte del muro di sostegno a sud della strada.

 

 

9. LA STRADAZZA

 

La strada che scorre fra le località Albera e il Ciamperdon è di costruzione abbastanza recente. Fu infatti realizzata nel 1890 a spese del comune di Coredo, quale scurtatòio per raggiungere il ponte di Santa Giustina da poco ultimato. Il promotore fu però il comune di Dermulo, in seguito alle proteste di vari censiti che lamentavano continui danni da calpestio sulle loro proprietà. Infatti le persone che scendevano da Coredo e che volevano raggiungere il ponte di Santa Giustina, una volta giunti alla strada che portava a Sanzeno, preferivano “tagliare per i prati”, anziché allungare il tragitto scendendo per la strada di Ciambièl. Per la costruzione della strada, il Comune di Dermulo concesse in uso la sua cava di ghiaia situata nei pressi del bivio per Coredo.[4] Il Comune di Dermulo aveva stipulato una convenzione con il comune di Coredo, con la quale si assumeva l’impegno dello sgombero della neve su tale tratto di strada durante la stagione invernale. Per contropartita il Comune di Coredo, doveva permettere il pascolo del bestiame dei censiti di Dermulo nelle sue proprietà di Cavàuden e Cològna.

 

 

10. LA STRADA DELLE PARISSOLE 

 

Questa strada si dirama a monte della Strada Statale n. 43 dir. tra le località Rizzai e Mora ed conosciuta oggi anche con il nome di Strada della Mora. Per circa duecento metri scorre sul Comune catastale di Dermulo, poi entra in quello di Coredo e, snodandosi attraverso i boschi, raggiunge il paese di Coredo. In passato questa strada era assurta alla stessa importanza di quella per Sanzeno, era infatti denominata Strada Imperiale. La qual strada, attraversando il Gomér, si innestava poi con l'altra Strada Imperiale che scendeva al Pònt aut. Qui si ergeva un crocefisso che era denominato "Croce di Pontalto". In prossimità di questo incrocio ai primi del Novecento era presente un cartello di indicazione stradale.

 

 

11. LA STRADA DELLE CIASETE

 

A circa un chilometro e mezzo da Dermulo, a valle della Strada Statale 43 dir., si diparte la stradina detta delle Ciaséte. Dopo una lieve curva, scende in rettilineo per circa cento metri. Osservando le mappe, la strada sembra arrestarsi alla fine del predetto rettilineo, ma in realtà, prosegue per altri cento metri costeggiando il bosco per poi arrestarsi in corrispondenza del Ri de le Force. Anni addietro la strada attraversava il rivo e permetteva di raggiungere il Plan dei Cucudi. Non è da escludere che questo ultimo tratto di strada, fosse esistita in epoca romana e sia stata anzi una via importante che permettesse di raggiungere Sanzeno. Affermo questo, perchè in questa zona ho rinvenuto diversi frammenti di tegoloni e una moneta risalenti all'epoca romana. Questi reperti fanno pensare alla presenza di sepolture, dalle quali, forse, a tratto origine il toponimo Ciaséta. E' risaputo che i romani davano sepoltura ai loro morti poco fuori dai centri abitati o lungo le vie di comunicazione. Quindi vista la discreta distanza che aveva questo luogo sia da Dermulo che da Sanzeno, è da credere che le sepolture siano state eseguite nei pressi di una strada. Ritengo plausibile che l'antico tracciato che portava a Sanzeno, passasse a valle dell'odierna strada, attraverso il Gomer, quindi presso la Tonda e poi si congiungesse con la strada di Cavauden.

 

 

 12. LA STRADA DELLE PLAZZE O DEI REGIAI

 

La strada dei Regiai o delle Plazze, come è più comunemente chiamata a Dermulo, si dirama attualmente a sinistra della Strada Statale 43 dir. appena oltrepassato il bivio per Coredo.
Prima di essere sommersa dal lago artificiale di Santa Giustina, la strada dei
Regiai rivestiva un’importanza primaria per il collegamento fra Dermulo e il cosi detto Distretto di Mezzo. La progettazione della strada iniziò verso il 1838. Gli ingegneri Meusburger e Galvagni redassero due progetti dall'esito molto diverso. Il primo prevedeva l’inizio della strada  alla croce di Dermulo”, il secondo invece a Sanzeno. A favore del primo progetto si schierarono i Comuni di Cagnò, Rumo, Romallo, Cloz, Brez e Fondo, per il secondo Sanzeno, Casez e Banco. Le autorità di Innsbruck passarono quindi ad esaminare minuziosamente i due progetti, e trassero le  conclusioni sottoesposte.
“Due sono i progetti per la costruzione di nuove strade per il distretto di mezzo della valle di Non; uno dell’aggiunto Meusburger, l’altro dell’ingegnere Galvagni. Il primo si diparte dalla croce di Dermulo e va a Revò per la via dei Regai; il secondo parte da Sanzeno, tocca i paesi di Piano e di Banco e finisce circa 250 pertiche prima di Revò.
In quanto ai rapporti tecnici ed economici, la direzione trova di osservare quanto segue:

 

Progetto Meusburger

Questo progetto è fatto secondo i principi stabiliti dall’esperienza nella costruzione delle strade del Tirolo nell’ultimo decennio, e la direzione della strada è in gran parte diritta con curve regolari. Il livello della strada cade continuamente da Revò fino alla Novella con un declivio dai 5 ai 7 pollici per pertica; e si alza continuamente dalla Novella di uno o due pollici, e, per la lunghezza di 582 pertiche, con tre o quattro pollici per pertica. Una diminuzione del declivio non era possibile per riguardo al terreno, anche perchè la strada verrebbe soverchiamente prolungata; e d’altro canto la deputazione stradale dichiarò, con suo protocollo del 31 luglio 1844, che il declivio era corrispondente. Il preventivo fu fatto con la massima economia possibile; i muri vennero progettati soltanto per i punti indispensabili; ed i ponti sono semplici, ma però di una solidità e durata sufficiente. I riempimenti del terreno sono previsti, in genere, con un declivio da quattro a cinque, però, in certi luoghi con un angolo di 45 gradi, cosa che difficilmente potrà essere eseguita in pratica. Anche le scarpate potranno essere difficilmente costruite con un angolo simile, se non si avrà cura che sul declivio vengano subito fatti piantare degli alberi. In genere i prezzi sono equi e corrispondenti alla descrizione dei lavori, ed, in via di massima, sono da considerarsi più bassi che elevati.

 

Progetto Galvagni

Al primo colpo d’occhio si vede che non fu osservata in alcun modo la proporzione geometrica nella congiunzione delle linee diritte con le curve, specialmente la curva nella valle del Rio, è progettata con un angolo tale che qualunque vettura sarebbe messa in pericolo di ribaltarsi. Il niveau della strada non è più felice; giacchè, mentre la differenza di altezza da un punto all’altro è di 280 piedi, e si dovrebbe avere perciò un dislivello di 1 o 2 pollici per pertica, il niveau progettato ora si innalza ora si abbassa. Esso cade da Sanzeno fino al ponte della valle del Rio con 4 e 1/3 pollici, quindi si alza con 3 pollici; verso Piano poi si abbassa con 3 ½ pollici, indi si alza verso Banco con 3 ¾ pollici per scendere alla Novella con 5 fino a 6 ½ pollici. Questo si deve al fatto che si è voluta seguire la direzione della strada attuale per ottenere dei risparmi; ed in generale si ricava dal progetto la tendenza ad ottenere, a qualunque costo, il minimo possibile di spesa.
In sostanza le autorità si espressero a favore del progetto Meusburger, avvallato anche dal geometra Brugnara e nel 1851 fu presa la decisione di far eseguire in contemporanea i tratti di strada Dermulo-Revò e Rocchetta-Sabino.
Per eseguire i lavori della strada dei Regiai erano necessari scavi in roccia per 1.200 pertiche cubiche; per l’esecuzione di tale lavoro il deposito di artiglieria concesse 50 quintali di polvere esplosiva. I lavori della strada, lunga 3.764 pertiche, furono appaltati nel settembre del 1851 per un importo di 39.612 Fiorini e 24 Carantani, e furono aggiudicati all’impresa Faccinelli di Revò che consegnò la strada nel 1854.
Nel 1865, in località Sabbionare, al bivio con la strada che scendeva al Pònt Aut, venne collocato un cippo indicatore con le seguenti diciture: “Via per Revò - Dei Regai - Via per Cles”.
La strada mantenne un ruolo di primaria importanza fino alla costruzione del Ponte di Santa Giustina, ma anche dopo fu molto transitata dagli abitanti del distretto di mezzo, finché non fu sommersa dalle acque del lago.
[5]

 

 

13. LE STRADE STATALI 43 E 43 DIR

 

Il tratto di strada che dal Pont da Dun di Taio porta a Cavàuden sul territorio di Sanzeno fu costruito nel 1855, nell’ambito del progetto commissionato dalla Concorrenza Stradale Sinistra Noce, all’impresa di Valentino Bosin di Predazzo. Per quanto riguarda il tratto da Dermulo fino a Cavàuden, la nuova strada seguì un percorso preesistente di cui si trovano ampi riscontri. Infatti già nel Seicento, oltre al toponimo Doivie, troviamo la strada, così detta "Imperiale", nella descrizione dei confini di svariati terreni ubicati in quelle zone. Da Dermulo a Taio, invece, il tracciato fu in parte rinnovato. DERMULO TAIO Purtroppo fra gli atti non ho trovato il progetto di costruzione e quindi non è possibile essere più precisi. Comunque la vecchia strada, provenendo da Taio, entrava nel territorio di Dermulo, attraversando il rio Rizzan nello stesso punto di oggi. Ciò è confermato oltre che dalla mappa del 1801 qui a fianco anche da alcuni documenti cinquecenteschi, che citano indirettamente la strada, descrivendo dei terreni confinanti. Quindi il tratto della strada "Postale", costruito ex novo fu quello che partiva dall'incrocio con la strada Romana e arrivava in prossimità della stazione della Ferrovia Trento-Malè. Qui incrociava la strada che scendeva dal maso Rauti e la vecchia via Imperiale che saliva dal paese.
Sull’operato della ditta Bosin si levarono diverse lamentele. Il Capocomune di Sanzeno, in una lettera alla presidenza della Concorrenza Stradale, affermava che a Cavàuden era stata distrutta la vecchia strada e la nuova non era ancora praticabile il ché comportava gravi disagi per il suo Comune. Romedio Sicher, preside della Concorrenza, esortava il Bosin a ultimare i lavori contestandogli il ritardo rispetto a quanto pattuito; i tempi si erano particolarmente allungati e i costi erano lievitati a causa della costruzione del ponte sul rio Rizzagno. Il Bosin si giustificava asserendo che nella costruzione del ponte sul Rizzagno aveva incontrato imprevisti tecnici e per approntare il ponte e prolungare il tombone erano state necessarie molte più pietre di quanto previsto. Le pietre necessarie per finire il lavoro dovevano essere estratte molto lontano con un conseguente aumento dei costi e uno slittamento dei tempi di consegna dell’opera. Nel settembre del 1855, inoltre, allo scoppiare del colera, molti operai della ditta che erano alloggiati a Dermulo, avevano abbandonato il lavoro senza che il Bosin potesse far nulla per trattenerli. Comunque lo stesso Bosin in una lettera dell’ottobre 1855, indirizzata al preside della Concorrenza Sinistra Noce, asseriva che contava di poter finire la strada per il giorno dei Santi del 1856.
Nel faldone n. 198 si trovano anche i documenti di due curiose controversie. Una riguardava Giovanni Emer che aveva praticato tre solchi trasversali all’inizio della strada per Revò, allo scopo di irrigare il prato sottostante di sua proprietà. Le autorità dovettero intervenire per ben due volte prima che l’Emer si decidesse a ripristinare la strada. L’altra aveva per protagonista Pietro Inama Guslòt, che pretendeva la costruzione di un tombino sulla costruenda strada in prossimità dell’imbocco per le Plazze, allo scopo di irrigare il suo campo sottostante, nel luogo detto alle Pinze. Nella lettera recapitata al preside della Concorrenza, l’Inama dichiarava, supportato dai due testimoni Baldassare Inama e Giovanni Pircher, che il tombino esisteva già sulla vecchia strada. L’Inama, che trattava a nome della moglie
Teresa Mendini, fu però smentito sulla preesistenza dell’oper
a. [6]
Per quanto riguarda invece il tratto di strada che da Dermulo porta al ponte di Santa Giustina, possiamo dire che esso fu costruito intorno al 1887 seguendo un tracciato nuovo. Dagli atti comunali stranamente non si desume un gran ché di notizie sulle importanti strade costruite nell’Ottocento. Su quella che porta al ponte è però presente l’elenco delle particelle espropriate e dei relativi proprietari. Nel 1886 a Cles venne fatta una apposita riunione per stabilire i prezzi dei terreni soggetti all'esproprio.

 

 

14. LA STRADA DELLE BRAIDE

 

La strada delle Braide prima della costruzione della Strada di Concorrenza Stradale nel 1855, prendeva origine dalla strada Imperiale nei pressi del Rivalent. In prossimità dell’incrocio fra la strada Imperiale con quella delle Braide era stata issata una croce detta Croce di Rivalem, poi traslocata dove si trovava fino a qualche anno fa prima del suo atterramento. Oggi invece la strada si diparte nei pressi della casa Endrizzi ex n. 47, quindi leggermente più a monte che in passato e salendo per circa duecento metri si fa poi pianeggiante. Quindi correndo a valle del Campolongo e a monte delle Braide, attraversa il Rizzan e prosegue per Taio. Sul tragitto prima di arrivare al Rizzan troviamo due diramazioni: la prima a sinistra, permette salendo di raggiungere la strada che porta al Maso Rauti, l’altra a destra scende fino alla Strada Statale 43.

 

 

15. LA STRADA DI CAVAUDEN

 

La strada di Cavauden è una strada interpoderale che si dirama dalla strada statale nel territorio di Sanzeno. La parte terminale però risulta essere sul comune di Dermulo. Non è escluso che questa via si congiungesse in passato con la strada delle Casette. Oggi la morfologia della zona è molto cambiata per lo sfruttamento avvenuto fino agli anni Settanta del Novecento per l'estrazione della ghiaia. Dalla strada di Cavauden è possibile raggiungere passando per il Bos-c dell'Emer, le Plazze. Come risulta da una mappa dei primi anni dell'Ottocento, questa strada è la parte terminale di quella che proveniva dal Gomer, passava alle Ciaséte e attraversando il ri dei Fossadi entrava a Cavauden, per poi infine congiungersi con la via Imperiale.

 

 

16. LA STRADA DI COREDO

 

L'odierna strada che si dirama dalla strada statale in prossimità della casa di Bruno Emer e che conduce a Coredo, calca solo per poche decine di metri il vecchio tracciato. La vecchia strada infatti scorreva più a monte dell'odierna e serpeggiando fra bosco e campagna raggiungeva Coredo. Ritengo che la vecchia strada fosse divenuta importante dopo la costruzione del ponte di Santa Giustina, perchè prima per raggiungere Coredo dal territorio di Dermulo, erano più utilizzate la strada delle Sort e quella delle Parissole. Di ciò si trova conferma anche in una mappa risalente ai primi anni dell'Ottocento, nella quale di detto percorso è segnato solo la parte iniziale, quindi è da credere che proseguendo si restringesse a sentiero. L'odierna strada provinciale ha seguito un nuovo percorso ed è stata costruita all'inizio degli anni Sessanta del Novecento.

 

 

STRADA ROMANA STRADA ROMANA ANDRONA STRADA DELE CIASETE STRADA DELE CIASETE STRADA DELE CIASETE STRADA DELE CIASETE LA STRADA DELE CIASETE LA STRADA DE CIAVAUDEN LA STRADA DELE PARISSOLE LA STRADA DELE PARISSOLE STRADA STATALE STRADA STATALE STRADA STATALE STRADA DI COREDO STRADA DI COREDO STRADA NUOVA PER COREDO MAPPA NUOVA STRADA STRADA ROMANA STRADA ROMANA STRADA ROMANA STRADA ROMANA STRADA ROMANA STRADA ROMANA STRADA ROMANA STRADA DELE PLAZZE O DEI REGIAI STRADA DELE PLAZZE O DEI REGIAI STRADA DELE PLAZZE O DEI REGIAI STRADAZZA STRADA DELLE BERTUSE STRADA DELLE BERTUSE STRADA DELE MARZOLE STRADA DELE SORT STRADA DELE VOLTOLINE STRADA STATALE STRADA DELE LASTE LA CIAVADA STRADA DEL MAS STRADA DEL MAS STRADA DEI PRADI STRADA DEI PRADI STRADA DELE BRAIDE STRADA STATALE PONTE ALTO

 

 

strade 1801

 

 

 

 

IL PERCORSO DELLA STRADA ROMANA 

 

 

 


[1] Oggi il tratto di strada che parte dalla Strada Statale 43 nei pressi della casa di Giuliano Endrizzi, e arriva fino al Rizzan  è denominata Strada de le Braide.
[2] Il tratto di strada che si dirama dalla Strada Statale 43 fino a congiungersi con la strada delle Plazze è detta strada di Ciambièl.

[3] Nel 1909 la ditta Union, costruttrice della Ferrovia Elettrica Trento-Malè, durante “l’approntamento” del piazzale tolse una croce ivi esistente, per cui il Capocomune Luigi Endrizzi intimò di rimettere la croce al suo posto entro il 17 maggio giorno delle Rogazioni.

[4] Oggi in luogo della cava c’è un deposito di rottami. Un’altra cava comunale si trovava un po’ più avanti, sulla destra della vecchia strada per Coredo.

[5] Tutte le notizie sono state desunte dalla pubblicazione di Antonio Zieger “La strada dei Regai Campales in Valle di Non” che a sua volta le aveva ricavate dai faldoni 199-200 della Concorrenza Stradale Sinistra Noce,  presso l’A.S.T.

[6] Tutte le notizie su questa strada sono state tratte dalla cartella n. 198 riguardante gli Atti della Concorrenza Stradale Sinistra Noce dal 1828 al 1860, presso l’AST.