I TOPONIMI DI DERMULO |
Era
consuetudine fin dai tempi più remoti che ogni luogo, anche se piccolo,
venisse univocamente denominato per non ingenerare possibili confusioni
nella vita pratica di tutti i giorni. Finora sono riuscito a raccogliere
quasi 300 toponimi, dei quali però solo una parte è abitualmente
usata ancora oggi; di molti, a causa di molteplici fattori, se ne è persa la
memoria. Fra le cause principali si può annoverare il passaggio da
un’economia esclusivamente rurale, quale era stata per molti secoli fino
all’inizio del XX secolo, ad un’altra incentrata su altre attività spesso
estranee al mondo agricolo. Altri fattori importanti che hanno determinato
la scomparsa di molti nomi sono state le divisioni ereditarie con
frantumazioni ed alienazioni dei fondi, spesso a favore di persone non del
luogo; la sovrapposizione con altro nome derivante dal precedente proprietario del
terreno, (Visenzi,
Bambin, ecc); la conglobazione di microtoponimi in un
unico nome che poteva comprenderli tutti (i Sassi,
la Sgolma, le Glare oggi non più utilizzati e
identificati come Cavauden). Nei vecchi documenti
si ritrovano moltissimi toponimi, qualcuno dei quali è così antico da
destare stupore, un esempio per tutti Somager,
comparso nel 1275 e ancora utilizzato tal quale. Ci sono invece altri nomi
comparsi nei documenti in epoche molto recenti, ma non per questo si possono
classificare come "nuovi" e riferibili a quella data; ad esempio
Pont dela Mula, dove "Mula" o "Mular" era
l'antichissimo nome di origine celtica del Rio San Romedio; non ho mai
riscontrato il nome "Mula" per il ponte e per l'adiacente prato se non nel
tardo Ottocento, ma è innegabile fosse esistito e utilizzato da secoli; forse
si è sempre preferito "ponte Ragaio o Regaiolo" ritenendolo più credibile
del leggendario "Pont dela Mula". Ci sono poi toponimi effettivamente
"nuovi" come per esempio Pont
e Zimiteri, nati rispettivamente dopo la costruzione
del ponte di Santa Giustina nel 1888 e del nuovo cimitero nel 1923.
Per quanto riguarda l'etimologia è possibile riconoscere l'origine celtica
di qualche nome, primo fra tutti Dermulo.
Moltissimi toponimi si rifanno alla struttura del terreno (Sabionare,
Glare, ecc.), allo stato del terreno (Raut,
Noval, ecc.) al tipo di coltura (Vignal,
Grezot, ecc.), alla conformazione (Plani,
Busa, Doss, ecc.) alla presenza di
acqua (Pozzata,
Fontanele, ecc.), al nome del proprietario (Bertus,
Tomelin, ecc.). Di qualcuno il significato era chiaro
nel nome, che però era stato male interpretato (ad esempio
Somager
che non significava "suolo magro", bensì "luogo in cima al campo"). E'
interessante notare come molti toponimi si siano modificati lungo gli anni,
al punto che il loro etimo originale non è più riconoscibile, e come abbiano
quindi assunto un significato completamente diverso. Per esempio,
dall'originale
Palusele del 1299 (terreno paludoso) si è arrivati
all'attuale Parissole, (nome dialettale della
cinciallegra) transitando per il cinquecentesco Palisole
(palizzate). Altro esempio, l'originale Gromer che sembra avesse attinenza
con un terreno acquitrinoso, è stato negli anni storpiato in
Gomer ossia il nome dialettale del versoio dell'aratro,
sicuramente molto più intuibile. Infine di alcuni toponimi non sono riuscito a
carpirne il significato
e pertanto sono rimasti in ombra (Feuril,
Lusciole, ecc.).
In merito alla fonti di
acquisizione del toponimo possiamo distinguere:
conoscenza diretta;
informatore del paese;
mappe catastali del 1859, 1874 e 1909;
Libro Fondiario;
Catasto teresiano del 1780;
documenti presenti in vari archivi;
In relazione alla collocazione e/o al loro
utilizzo, possiamo raggruppare i toponimi nel modo seguente:
toponimi tutt’ora usati nella parlata comune e quindi con una ben definita
collocazione; (in grassetto nell’elenco)
toponimi non più usati ma egualmente identificabili con una certa sicurezza;
(in carattere normale nell’elenco)
toponimi caduti in disuso e di dubbia collocazione; (in corsivo
nell’elenco)
toponimi ricadenti in un Comune Catastale limitrofo; (in
rosso nell’elenco)
Nella stesura della mappa catastale dell’anno 1859 era stato suddiviso il territorio in 8 settori con le lettere dalla "A" alla "H" detti contrade qui sotto riportate:
Settore |
Contrade |
n° delle P.F: |
A |
PRATI |
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B |
CROCE |
dal n. 226 al 389 |
C |
RIGAI |
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D |
PIAZZE |
dal n. 446 al 481 |
E |
CAVAUDEN |
dal n. 482 al 550 |
F |
CAMPOBELLO RAUTI |
|
G |
RAUTI |
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H |
BRAIDE |
dal n. 828 al 884 |
Tale distinzione è stata mantenuta anche nelle stesure successive del 1874 e
1909 e nel Libro Fondiario dove qualche particella o gruppo di particelle è
designato con nome specifico. Anche nei documenti è facile trovare la
menzione di un luogo tramite il toponimo specifico e poi uno degli otto
predetti settori. Ad esempio "luogo detto al Fossà ossia a Cavauden".
I nomi delle strade sono stati trattati tenendo in considerazione il
toponimo del luogo da esse servito. Qualche toponimo appartenente ai Comuni
Catastali limitrofi, e qualcun altro scomparso con l’invaso
artificiale di S. Giustina, è stato ugualmente considerato, in quanto fa,
o faceva parte dell’uso quotidiano dei paesani.
Non appaiono in elenco, perchè descritti in altro luogo,
Dermul, Lac (Lago
di S. Giustina), Nos (fiume Noce) ed Eremo (Eremo
di S. Giustina).
Dei toponimi qui elencati nella forma popolare ed in ordine alfabetico, sono
riportate in parentesi le altre forme note, le fonti, l’anno di menzione più
vecchio sui documenti, il foglio della mappa catastale di appartenenza, il
significato, la descrizione del luogo e qualche notizia particolare.
Conoscendo la dizione dialettale odierna dei toponimi e raffrontandola con
quella che appare nei documenti, si può notare la tendenza che si aveva ad
italianizzare il nome, per esempio trasformando la “z” in “c” o “g” (Grezot, Greggiot), tralasciando la "i" fra la “c” e la
“a” (Ciaseta, Caseta), inserendo la “h” fra la “c/g” e la
“e” (Force, Forche). Per i vecchi toponimi oggi rilevabili solo nei
documenti ho mantenuto nella lista la forma originale, azzardando per alcuni
la traduzione in dialetto che ho fatto precedere da un asterisco (*). Le lettere "C" e
"G" in finale di parola vanno pronunciate con il suono dolce come in "cena"
o "gerla", se invece il suono è duro come in "cane" e "gatto", la grafia sarà
"CH" e "GH".
Per una più facile localizzazione i nomi sono stati suddivisi in tre gruppi e
distribuiti sulla riproduzione in scala ridotta dei tre fogli della mappa
catastale di Dermulo, evidenziando in sfondo
rosso i nomi attuali e in azzurro i nomi non più usati ma ancora ben
identificabili. Tali mappe però, essendo state compilate molti anni fa, non
riportano i toponimi di più recente scoperta.
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Mappa Foglio 1 | Mappa Foglio 2 | Mappa Foglio 3 |
NOME |
FONTI |
DESCRIZIONE |
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Albera (fòr al’) |
F1 IP |
Il toponimo deriva dal nome dialettale del pioppo e contraddistingue un terreno a N del Ciamperdon, fra le case di Bruno Emer e Ilda Inama, interessando le p.f. 347, 348, 349, 350 e 351. Il toponimo credo sia molto recente al punto di non averlo mai riscontrato in nessun documento. La zona nel Settecento e Ottocento era denominata Cigaiole, mentre in precedenza era detta Preda.
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Andróna (l’) |
F3 CD
ACDe1909
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Viottola fra le case ex n. 2-3 e 7-8, che confluendo nella vecchia Strada Imperiale, contribuisce alla formazione del luogo detto "alla Crosara." |
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Asolum (ad) |
Ubicazione sconosciuta. Forse il toponimo
originale era Solum, ossia terra o fondo. (GIML)
Il termine ha una certa assonanza con Risola
il quale a sua volta sembra designare il corso d'acqua che scorreva
nella zona, ossia il Rio di Sola. |
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Audaral
(al) |
F2 ASTn1575
LiberGafforii1510
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(Laudaral, Auderal, Ual de Ral) Si tratta
sicuramente della zona oggi chiamata
Raut da Ral, individuata dalle p.f. dal n.
9 al 21. In passato il luogo in parola, iniziava immediatamente a sud
del
Rivalent, interessando quindi anche le p.f.
dal 47 al
50, oggi denominate
Sass. Il nome è il risultato della corruzione
dell'originale
Novalle de Rallo riscontrabile nel
1275. Di seguito espongo la sequenza
mediante la quale, secondo me, il toponimo Novalle de Rallo si è
trasformato in Audaral. NOVALLE DE RALLO in dialetto si pronuncia,
considerandolo un'unica parola, "NOALDERAL", poi per velarizzazione,
ossia quella caratteristica linguistica propria del dialetto noneso,
per la quale la lettera "l" davanti a una consonante occlusiva
dentale, quale la "t" o la "d", diventa "u" (ad esempio alt - aut) è
diventato "NOAUDARAL". Infine si arriva ad "AUDARAL" considerando
che la sillaba "NO" nella pronuncia, poteva essere confusa con la
preposizione "IN". Nel 1510 infatti si trova "in Ual de Ral", dove
il termine novale è stato stravolto dall'originale "in noal" a "in
Ual". Lo scambio di vocale fra la "o" e la "u" era abbastanza
frequente nel dialetto noneso, ne è un esempio la parola "neve" che
in dialetto a seconda della zona è detta "neo" oppure "neu". |
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Aulivesso (in) |
Ubicazione sconosciuta.
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Bambin
(al) |
F IP |
Il toponimo contraddistingue la
p.f. 855 oggi coltivata a
frutteto e giacente nella zona di
Ciamblonc. Il vecchio proprietario,
Giovanni Endrizzi
detto
Bambin, era nato a
Dermulo nel 1846 ed era morto celibe nel 1907. La famiglia Mendini
era in
possesso del terreno almeno dal 1882 e già a quel tempo,
probabilmente, veniva appellato con il soprannome di
Giovanni Endrizzi,
cioè Bambin. |
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Bassa
Italia
(zo
‘n) |
F3 CD |
Sono così denominate le case ex
26, 27,
31 e 32 a valle della
Strada Romana e anche la
stessa strada. L'origine è sconosciuta e credo si tratti, vista la
totale assenza di menzioni nelle fonti scritte, di una dizione
rinascimentale. |
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Libro: Taio nel XV e XVI
Secolo |
(Bazolara, Bezolera) Luogo non
identificabile dove nel 1438 fu redatto un documento di donazione da
parte dei conti Thun alle comunità di Taio, Segno, Mollaro,
Tuenetto, Dardine, Tres, Vion e Torra, di una parte di montagna nella
zona di Predaia. Si noti che Dermulo fu l'unica comunità delle due
Pievi di Taio e Torra a non beneficiare di questo
lascito. |
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Beltrami
(ai) |
APTa1535 |
Luogo non identificabile che sicuramente ha preso il nome dal proprietario. Probabilmente si trattava di persone di Coredo dove nel '500 esisteva il cognome Bertram.
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Berte
(ale) |
F1 ASTn1701
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Terreno situato nella zona
della Cros, costituito dalle p.f. 319/1
319/3 e 319/5. Del toponimo si trovano
alcuni esempi nei documenti settecenteschi, dove in un primo momento
avevo pensato ad un errore di scrittura o trascrizione per Bertuse.
Anche perchè, in una citazione si leggeva "alle Berte
ossia alla Cros", quindi compatibile con le Bertuse. Invece, da altri raffronti, ho poi capito trattarsi
di un nuovo toponimo nato intorno al 1670, quando Silvestro Inama
acquistava il campo da Alberto Malfatti di Coredo, marito di
Caterina Massenza di Dermulo. Ed infatti dal nome Alberto, le "stregle
del Berto" sono diventate Berte. |
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Bertolda
(ala) |
F2 ASTn1680 CaTer |
(Le Bertolde) Nel 1680 compare questo toponimo abbinato
ad un bosco giacente nei pressi di un “rido” e confinante con la
proprietà di un Valemi di Taio. Nel 1721 la citazione "al Rivalem
ossia alla Bertolda" ci toglie ogni dubbio sull'ubicazione del
terreno che oggi possiamo individuare nelle
p.f. dal 73 al 76, la parte a
nord del Rivalent della
p.f. 77 e le
p.f. 78 e 79. Il nome ci fa
capire che la terra era appartenuta ad un Bertoldo e le uniche persone
note di Dermulo che portavano questo nome erano i due omonimi
Bertoldo Cordini, viventi
intorno alla metà del Cinquecento. Quindi, anche se non possiamo
averne tutta la certezza, ci sono buone probabilità che uno dei Cordini
fosse l'antico proprietario del bosco.
La declinazione al femminile era dovuta probabilmente al modo per
allora consueto di appellare il bosco, ossia “la sorte”.
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Bertùs (fòr al) |
F1
CD LF APTa1710 ASTn1554 |
Sembra derivare dal nome proprio Bertoldo, probabilmente l’antico proprietario, di cui Bertùs potrebbe essere la forma ridotta dialettale. La stessa cosa si può dire di Bertuse e Bertusel. Bertus era anche il soprannome di un Gislimberto di Denno, e anche un cognome di Coredo, oggi estinto ma passato a soprannome della famiglia Zendron. La voce Bertùs nel taron noneso, indica il termine "marito" o "padrone". A Dermulo oggi il toponimo comprende i frutteti racchiusi fra la SS 43 dir e la strada delle Plazze, a S dei Visenzi e a N delle Doivie. Le p.f. interessate sono la 601, 602, 603, 604 e 606. Nel CaTer è denominato Bertus il bosco (p.f. 410 e 411) sottostante la strada delle Plazze, in corrispondenza delle succitate particelle.
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Bertùse
(fòr ale) |
F1
CD ACDe1857 LF MC ASTn1695
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Frutteti posti a N delle
Marzole. Il nome ha la stessa etimologia di Bertùs e in passato
probabilmente le due località appartenevano alla stessa persona. E'
probabile che la declinazione al femminile plurale, derivi da un
originale "stregle al Bertus", divenuto poi "Bertuse", sottintendendo
il nome "stregle". Questo fenomeno l'ho
osservato ad esempio con il toponimo Stregle Longe e Stregle Curte
che in alcuni casi venivano dette rispettivamente
Longe e Curte. Le particelle costituenti le
Bertuse, (dal 305 al 311) potrebbero essere appartenute a Bertoldo
Cordini, forse detto Bertùs. |
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Bertusel
(al) |
ASTn1780 APTa1749
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(Bertuselo) Piccolo terreno situato nella
zona del
Bertus, corrispondente alla p.f.
605. Il nome è il diminutivo di Bertus ed è probabilmente nato
per l'esigenza di identificare due terreni appartenenti allo stesso
proprietario, giacenti in una zona con lo stesso toponimo. |
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Blaùm (fòr al) |
F1
CD ACDe1828 LF MC ASTn1681
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(Blaun, Blaunn, Blaù) Piccolo frutteto e bosco posto a E della strada delle Plazze in corrispondenza dei Visenzi. Il toponimo interessa la p.f. 417, e le p.f. dal n. 419 al 432. (A volte anche la p.f. 433). In latino "bladium" significa biada e quindi forse "bladiùm", da cui potrebbe derivare Blaùm, indicava un terreno coltivato a biada. Anche in questo luogo possiamo riconoscere due microtoponimi esplicitati nel 1705, ossia Blaum alle Longe e Blaum alle Curte.
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Bórgo (el) |
F3 CD ACDe1910 |
Con Borgo si identifica la parte di paese
a N del Rio Pissarecel. Questo toponimo era già usato almeno dal 1876,
tanto che, appare citato assieme alla
Zità
nella poesia “En viaz
atorn la Val de Non” di Bepo Sicher di Coredo. Innegabilmente il nome
descrive l'esiguità dell'abitato in contrapposizione all'altra
"frazione" detta Zità, e credo, vista anche la
mancanza di riferimenti documentali, che il nome abbia origini
rinascimentali. Infatti nei documenti più vecchi la parte a N del
Pissaracel era sempre detta "Oltra el Rì"
o
"Sopra la Chiesa". |
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Bos-c Lonc (el) |
F2 IP ASTn1719 |
(Bosco Longo) Bosco in località Pradi che costituito dalla p.f. 31, 34, 36, 38. Nel 1776 lo stesso luogo è identificato come Roggia Lunga.
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Bràide
(fòr ale) |
F2
CD MC LF ACDe1860 ASTn1550 |
(Braida) Il toponimo, di origine longobarda, è abbastanza diffuso e indica dei terreni coltivati nelle vicinanze del paese. A Dermulo attualmente designa dei frutteti che si estendono a N del Rizan, a cavallo della SS 43 e a O di Ciamblonc. Le p.f. interessate vanno dal 829 al 844 e dal 877 al 884. Nella zona delle Braide erano in passato comprese altre piccole località quali: al Canton, Stregle Longe, in Pian, oggi scomparse, e Rizan che invece è ancora vivo. Dalla SS 43, in prossimità della casa di Lorenzo Endrizzi si dirama la Strada delle Braide, che dopo aver incrociato la strada che scende dal Ciamblonc, prosegue fino ad attraversare il Rizzan per portarsi sul CC di Taio.
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Braidèle (ale) |
F2 LA1871 |
(Braidelle) Terreno costituito dalle p.f. n. 7 e 8 che in passato era chiamato anche Rivalent e oggi invece Cros. Il nome è chiaramente il diminutivo di Braide e si è formato sicuramente dopo il 1855, quando con la costruzione della nuova strada di concorrenza sinistra Noce, la superficie originale di questo terreno si è notevolmente ridotta, relegando il campo ad un'isola fra le due strade.
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Broilét (el) |
F3 ASTn1730 CaTer |
Il termine broilo deriva dal celtico "brogilo" che indica un terreno recintato nei pressi della casa e per consuetudine escluso dalla servitù di pascolo. Nel 1780 era proprietà di Romedio Maria Mendini ed era localizzato a N della casa n. 23, contrassegnato dalla p.f. 150 nei pressi della Pontara. Naturalmente "broili" ce n'erano di altri a Dermulo, ad esempio nel 1681 è nominato un "Broilo presso la casa", (casa n.15); nel 1654 un altro "Broilo presso la casa", però non ben definito.
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Brusadìz (fòr al) |
F1
ACDe1822 IP ASTn1672 |
(Brusadizzi, Brusadicci) E’ la zona che
si trova a destra della SP 7 di Coredo in corrispondenza
dell’incrocio con la SS 43
dir. Le p.f. interessate vanno dal n.
636 al 639, dal n. 643 al 645
e dal n.
661 al 668 compresa quindi
anche la località che oggi è chiamata
Laste. Inoltre, era anche detto bosco al Brusadiz, il
grande bosco comunale corrispondente alla p.f. n.
646. Il toponimo è molto
diffuso in Trentino in varie forme quali Brusà, Brusadi, Brusadì,
Brusadic ecc. Nei comuni catastali confinanti con il nostro, si
riscontra il toponimo a Coredo, nella medesima forma di Dermulo,
Brusadiz, e a Taio nella forma Brusadi. Il nome, credo indichi la
scarsa fertilità del suolo, se non addirittura la natura rocciosa
che permetteva la crescita di una stentata vegetazione,
prevalentemente cespugliosa, da far sembrare quindi il luogo riarso
dal sole. Non si può escludere, ma non è il caso di Dermulo, che
toponimi simili si siano formati in seguito a importanti incendi. |
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Bus dele Angàne (zó al) |
Piccolo anfratto nella roccia nei pressi della località Doss. Le angane erano delle figure leggendarie non dissimili alle streghe dette anche ninfe dell'acqua o Vivane, riconducibili al culto longobardo. Il toponimo esiste nella stessa forma nella Valle del Rio San Romedio.
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Busa (fòr ala) |
F1 CD LF LA1838 Perg.C.Bragher1380 |
(Buxa) Frutteto posto fra il Gomer e la Ciaseta costituito principalamente dalle p.f. 466, 469, 470, 471, 472 e 473. Ma saltuariamente sono state definite alla Busa anche le p.f. 462, 463, 464, 465, e 467. Nel 1380 si trova il terreno alla Buxa, che potrebbe indicare sia questo toponimo che quello qui sotto. Nei documenti il nome appare molto tardi, ovvero a partire dal 1838.
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Busa (la) |
F1 IP ACDe1881 LA1854 |
Bosco in pendenza posto a valle della strada di Ciambiel, dove questa incrocia la strada delle Plazze. E’ costituito essenzialmente dalla p.f. 390 ed era chiamato anche Teza di Ciambiel.
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Busa (la) |
F2 IP |
Parte di terreno nella zona dei Pradi, corrispondente alla porzione a monte della p.f. 87/2.
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Cagaìole (ale) | F1 ASTn1726 LA1825 CaTer APTa1678 |
(*Cegiaiole, Zigaiolle, Cagaiole,
Chegaiole, Kegaiole) Terreno fra le case di
Bruno Emer e
Ilda Inama, oggi
denominato Albera e corrispondente alle p.f.
347,
348,
349,
350 e
351. Erano pure
denominate Cegiaiole le p.f. dal
354 al 357 e la 359-360. Trattandosi di un
toponimo scomparso, e visto che lo si ritrova in svariate forme, non
sono in grado di dire con sicurezza quale fosse stata la forma originale.
Nel 1750 si trova un terreno individuato come "Chegaiole di Sotto". Anticamente la zona era detta alla Preda.
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Campedelo (in) |
Perg.C.Bragher1275 |
(Campdel) Il nome manifesta una certa assonanza con Ciambiel, ma ritengo che il luogo sia da riconoscersi nel terreno a O della casa n. 23, quindi la futura p.f. 168, 169, 171 e 785, 786. In una pergamena del 1357 il toponimo appare nella forma Campdel. Da osservare la coincidenza che le p.f. sopraccitate sono state denominate anche "al Capitel", per l'edicola presente nei pressi. Il nome è molto assonante!
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Campo Cordin |
F1 ASTn1780 CaTer |
(*Ciamp Cordin) Il toponimo fa riferimento al cognome Cordini, in passato molto diffuso a Dermulo, ma estinto già alla fine del Seicento. Un Cordini era sicuramente proprietario di questo fondo ubicato nella zona delle Ciasete e contraddistinto oggi dalla p.f. 493. I possessi dei Cordini alle Ciasete non si limitavano sicuramente al citato terreno, ma erano ben più ampi di quanto comunicatoci dal toponimo. Il campo Cordin era entrato nelle disponibilità della canonica di Sanzeno, forse tramite qualche lascito, e poi fu dalla stessa canonica concesso a livello.
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Campovielmo (al) |
ASTn1798 |
(Camvielmo, Camviel) Sembrerebbe una storpiatura di Ciambiel, ma sicuramente non è così, poichè i due toponimi nel 1798, si trovano casualmente citati assieme. Forse un Vielmo o Guglielmo era proprietario del campo, e in questo caso possiamo pensare a Vielmo Aliprandini di Scanna e quindi alla famiglia Guelmi. Il terreno si trovava comunque nella zona di Ciambiel.
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Canevaro |
F3 ASTn1729 ASTn1554 ADTn1691 LA1825 |
(*Cianvar, Canevari, Caniparo) Il nome deriva da ciano, ossia la canapa alla cui coltura il terreno era destinato. Nel nostro caso si trattava di un prastello broilivo nella zona ai Orti, presso Cristano Emer. Il toponimo era utilizzato anche per designare un terreno (future p.f. 173 e 787) nei pressi della casa al Castelet, oggi occupato dalle pertinenze della casa n. 34 e dallo stradone e parte della stazione della Ferrovia Trento-Malè. Il toponimo era utilizzato nell'Ottocento anche per designare le p.f. 182, 183, 184 e 185 a nord della casa al Castelet. Un altro luogo chiamato al Canevaro, veniva citato spesso nella zona delle Fontanele, ed un'altro ancora alla Casetta con le p.f. 482 e 483 di cui abbiamo notizia fosse coltivato a canapa nel 1771. Anche in questo caso, come per il toponimo Broilo, potevano esserci vari luoghi designati con tale nome, ma quelli qui citati hanno avuto una certa continuità negli anni, essendo nominati "al Canevaro" anche quando la canapa non vi era più coltivata.
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Canton (al) |
ASTn1567 |
(*Cianton). Il toponimo era localizzato nella zona delle Braide, e più precisamente alle Stregle Longe. Dal nome presumo si trovasse all'estremità e più probabilmente verso nord.
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Capo la villa (in) |
ADTn1640 |
Si trattava della zona dove sorgeva la casa n. 9-10-11-12, così chiamata perchè appunto era in alto rispetto alle altre case del paese.
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Castelet (al) |
F3 IP ASTn1760 LA1830 APTnCastelThun1545 |
(*Ciastelet, Castelletto, Castiel, Castel) Era così chiamata la zona una volta prativa che dal Ciapitel si estendeva fino alla casa più tardi n. 9-12 e pure la casa stessa. Si tratta di una una delle più antiche del paese e sicuramente la prima di cui abbiamo una testimonianza documentale. Essa si può infatti riconoscere nella casa citata come appartenente al Maso del Casale nell'elenco dei beni vescovili a Dermulo del 1275. Forse il nome Castel o Castelet derivava dalla sua posizione prominente e isolata. Da ultimo ho formulato un'ipotesi circa l'origine del nome Castelet. Nelle investiture, a partire dal 1490, si esplicita che i beni di cui si parlava erano costituiti, oltre che dai soliti terreni a Ronch e a Campolongo, anche da una casa con prato, orto e Casaletto. Per casaletto, che alla stregua di casalino, indicava un sedime dove in precedenza esisteva una casa o dove se ne poteva costruirne una. Nel nostro caso si poteva intendere come terreno edificabile. E’ plausibile che la casa fosse stata indicata nei secoli scorsi, dapprima come casa del casale, e poi Casa del Casalet e infine, almeno dal Settecento, Casa al Castelet. Pronunciando Casalet o Castelet possiamo constatarne l’effettiva assonanza; la posizione della casa a poi sicuramente contribuito al consolidamento del nome, a volte semplificato in Castel o Castiel.
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Castelnero (al) |
F3 IP ACDe1908 LA1823 |
(Castel Negro) Altro modo con cui veniva indicata la casa n. 9-12. Inoltre il toponimo contraddistingueva il bosco p.f. 768 nella località Ciampet, venduto dagli eredi di Celeste Mendini al Comune di Dermulo nel 1909. Probabilmente il bosco in passato era appartenuto alla casa al Castelnero. Abbiamo notizia che nel 1854 tutto il colomello al Castel fu gravemente danneggiato da un incendio, ma la denominazione Castel Negro era di molto antecedente. Non si può escludere pure che Negro fosse l'abitatore dell'edificio, infatti un Negro o Niger detto Segalla è documentato come vivente a Dermulo prima del 1346.
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Ciambièl (fòr a) |
F1
CD LF APTa1618 MC ACDe ASTn1554 LA1817 CaTer
PAICo1608 |
(Cambiel, Campobello, Cambielo) Zona
coltivata a frutteto delimitata a O dalla
SS 43
e a E dalla strada denominata di Ciambiel.
Campobello Rauti
era anche uno degli otto settori in cui era stato diviso il CC di
Dermulo nel 1859. Le p.f. interessate vanno dalla n.
368 alla 403. In passato la
spiegazione sul significato del toponimo è stata data abbastanza
semplicisticamente, in quanto si era partiti dell'accezione italiana
Campobello, peraltro riscontrabile solo sulle mappe e su qualche
documento otto-novecentesco, invece che dall'originale Ciambiel. Non si può affermare infatti, che l'aggettivo
"bello"
indicasse un buon campo, ossia un campo fertile, dal momento che in noneso "biel" non significa niente, tantomeno bello. Il termine va
quindi considerato nella sua integrità e il significato ricercato in
un altro contesto. Un'ipotesi è che all'origine il nome fosse
stato Ciampiel, a sua volta derivato da Ciampedel. (Probabile forma
originale del Campedelo,
citato nel documento del 1275.)
Un'altra ipotesi è una derivazione da cambile (GIML),
termine davvero molto simile, ovvero terreno coltivato a canapa.
Cambis o canbis aveva lo stesso significato di cannabis. Questa
evenienza non va sottovalutata, in quanto in antico, la coltivazione
della canapa per confezionare vestiario o fabbricare cordami era
molto diffusa e a Dermulo, già sul finire del Quattrocento, la
famiglia Cordini era attiva in questo settore. Nel Settecento la
canapa era ancora molto coltivata e ne sono testimoni i vari luoghi
denominati Cianvari. Un'ultima ipotesi la
troviamo ancora una volta nel mondo celtico, dove il termine "camb"
indicava l'aggettivo "ricurvo" ed in questo caso non possiamo non
riconoscere la particolare morfologia di molti campi nella zona di
Cambiel che si presentano ricurvi quasi a mo' di mezzaluna.
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Ciambielòt (fòr a) |
F1 ASTn1705 LA1895 |
(Cambielot, Cambieletto) Diminutivo di Ciambiel e alla stregua di Bertusel è probabilmente nato per l'esigenza di identificare due terreni appartenenti allo stesso proprietario giacenti in una zona con lo stesso toponimo. Il toponimo contraddistingueva inizialmente i terreni con numero di p.f. 377, e con numero di p.f. dal 383 al 387 e poi fu esteso anche alle particelle di bosco nei pressi della futura diga costituite dalle p.f. dal n. 394 al 403. Nel 1705 appartenevano a Vittore fu Vittore Inama e nel 1776 a Giacomo Antonio Inama di Taio. In seguito passarono in eredità a Giovanni Francesco Inama.
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Ciamblònc (fòr a) |
F2 F3 CD ACDe LF MC APTa1716 ASTn1659 BCTn1472 ADTn1691 LA1825 CaTer APTnCastelThun1497 LiberGafforii1510
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(Campolongo, Campolungo, Camplong, Camp
Long, Campo Long, Campolonng, Campo Lono) Vasti frutteti che si
estendono a E della strada delle Braide,
oltrepassando pure la
Strada del Mas. Le p.f. interessate vanno dal n.
801 al 827 e dal
845 al 861. Il toponimo appare nei documenti,
nella maggior parte dei casi nella forma Campolongo. Riguardo al
significato, oltre a quello scontato di "campo lungo" a cui si è fatto
sempre riferimento, non si può escludere un'altra origine ovvero da
"plonica" (GIML)
che vorrebbe dire a piombo, perpendicolare. Oppure da "campiones", che
ha lo stesso significato di "campus". Facendo riferimento
al mondo celtico, come per Ciambiel, la voce "Camb", significa anche
"in pendenza", quindi molto pertinente alla zona. Nel DTT si ritrova
il toponimo Cambionch, molto simile
al nostro Ciamblonc, ed in questa eventualità è chiaro che Cambionch
non può significare "campo lungo". Nella zona di Ciamblonc erano
presenti altri toponimi oggi
scomparsi, quali Forex e
Curte. |
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Ciamperdón (fòr al) |
F1
IP LF |
(Campo Artondo, Camperdon) Località costituita essenzialmente dalle p.f. 344, 345 e 346 che si trovano a valle della SS 43 dir, in prossimità del bivio per Coredo. Oggi su parte di questa particella si erge la casa di Bruno Emer. Il significato più plausibile del toponimo è "campo tondo", come infatti si può constatare osservando la mappa. Quindi ha lo stesso significato del toponimo Tonda. Non sono da escludere però altre etimologie, quali ad esempio una derivazione da redones, ovvero, la voce celtica che significa cavaliere. Quindi il Ciampredon o Praredon potrebbe essere stato il prato adibito al pascolo dei cavalli. Nel 1672 infatti compare il toponimo Pradont sicuramente coincidente con il Ciamperdon. Ciamperdon potrebbe anche derivare da Campertum ossia Champardum cioè terratico "quello che il fittavolo pagava in natura per seminare la terra altrui".(GIML)
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Ciampét (al) |
F3 IP ACDe1828 LF ASTn1687 LA1823 CaTer |
(Campet, Campetto) Era così designata la parte più a S del bosco delle Sort, posto a monte della Stazione della Trento-Malè. Al Ciampet, nella p.f. 766 alla fine del XIX secolo, sgorgava la sorgente che alimentava la fontana della Zità. Le particelle interessate al toponimo sono la n.764 e dalla 766 alla 770; ma anche la 785, 786 e 787 e 171. Fra queste la 768 era denominata anche Castelnero. Le p.f. 766 e 767 sono quasi interamente scomparse. Al loro posto oggi ci sono i binari della ferrovia e la strada statale.
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Cianvècel
(fòr a) |
F1
CD LF ACDe APTa1723 |
(Campovecchio) Frutteto a valle della SS 43 dir, a S del Ri dele Force e circondato dalle Ciasete. Le p.f. interessate vanno dal n. 539 al 543. L'aggettivo "vecchio", mediante il quale è stato tradotto il noneso "vecel" potrebbe essere fuorviante rispetto al vero significato del termine. Ritengo infatti che "vecel" sia una storpiatura di vecia ossia véccia, pianta della famiglia delle Fabacee utilizzata per pabulo.
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Ciapitèl
(al) |
F3 CD ACDe1809 LF ASTn1662 ADTn1649 LA1820 CaTer APTa1657 |
(Capitel, Capitello). Zona circostante al sacello dedicato alla Madonna di cui si trova la prima notizia negli Atti Visitali del 1649. In tale circostanza i visitatori vescovili, constatate le sue precarie condizioni, ordinarono che venisse ristrutturato o in alternativa demolito. Fortunatamente, dobbiamo arguire, prevalse la prima soluzione. Accanto al capitello, cresce la pianta di tiglio messa a dimora nel 1908 per commemorare il 60° della reggenza dell’Imperatore Francesco Giuseppe. Il toponimo interessa le p.f. 173, 176 e 177.
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Ciapitèl
(al) |
F1 LA1824 CaTer ASTn1743 |
(Capitel, Capitello). Bosco in prossimità della Croce, nei pressi del sentiero che scende all'eremo di Santa Giustina. Ritengo che il nome derivi dalla forma particolare della croce ivi esistente che, per essere chiamata "capitel", dovrebbe essere stata incorniciata da una struttura lignea. Il toponimo interessava le p.f. 280, 281 e 282.
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Ciarotìne (ale) |
F2 IP |
Frutteto alle Braide poco sopra i binari del tram, costituito essenzialmente dalla p.f. 878/3. L'etimologia è sconosciuta ma probabilmente si tratta di un soprannome riferito alle vecchie proprietarie.
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Ciasa Nova (la) |
F3 CD |
Si tratta della casa costruita nel 1897 dai fratelli Germano e Geremia Emer.
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Ciasalìn (al) |
F2 IP APTa1618 ASTn1715 LA1895 |
(Casalin, Casallino) Il toponimo è da localizzarsi nella parte a N del Lòc e più precisamente nella p.f. 291. La chiara localizzazione di questo toponimo oggi dimenticato, si è rilevata da un documento del 1759, relativo alla futura p.f. 292. Viene infatti specificato, che tale appezzamento, si trovava "alle Marzole cioè sora Casallino". Il nome, che deriva da "Casalinum", richiama l’esistenza di antiche costruzioni e infatti verso il 1890, probabilmente durante la costruzione della strada che portava al Ponte di S. Giustina, vennero rinvenuti nella zona limitrofa parecchi reperti archeologici. Nel 1904 furono localizzate come Casalin anche le p.f. 235/2, 236/2 e 239/2. Non credo che questa notizia, apparsa nei LA, sia da ritenersi affidabile.
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Ciaséta (fòr ala) |
F1 CD ACDe1821 LF APTa1723 ASTn1663 LA1819 CaTer |
(Ciasete, Casetta, Caseta) La
località Ciaseta era compresa nella contrada di
Ciavauden, interessando storicamente le p.f. dal n.
482 al n. 498 e dal n. 531 al
n. 538.
Successivamente in diverse occasioni furono appellate "Ciaseta" anche
alcune zone limitrofe, come ad esempio i prati comunali costituiti
dalle p.f.
474 al 479, in passato detti alla
Pozzata; oppure le p.f. di bosco dal n.
453 al 455 (e una porzione a nord della p.f. 457) detti
Sabionare; e ancora la
p.f. 456 detta ai Pini.
Il nome si rifà all’esistenza di qualche
costruzione poi scomparsa. Sicuramente di un'antica presenza in loco
è rimasta traccia nei frammenti di tegoloni e in qualche moneta
romana ivi rinvenuta. Un'altra possibile origine del toponimo, si
rifà al soprannome di un tale Benvenuto fu Giovanni di Tavon, detto
Ciazeta, che nel 1359 possedeva un terreno in locazione nel vicino
Gomer. Le
p.f. da 494 a 497
facevano parte del Beneficio Panizza; le
p.f. 488, 489, 490 e 491
della Stipendiaria don Romedio Widmann. A circa un chilometro e
mezzo dall’inizio della SS 43
dir, a valle si dirama per circa 200 metri la
Strada dele Ciasete.
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Ciava (la) |
F1 CD IP |
Cava alle Plazze oggi dismessa.
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Ciavàda (la) |
F3 CD ACDe1909 |
(Cavada) E’ così denominato il tratto
iniziale della Via del Borgo che partendo dalla strada statale nei
pressi della chiesa nuova, arriva fino alla
casa n. 13-14.
Il nome Ciavada
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Ciavàuden
(fòr a) |
F1 CD ASTn1561 APTa1710 MC LF ACDe1856 LA1817 CaTer |
(Cavauden, Cavaudem) Frutteti
pianeggianti posti all’estremità N del CC di Dermulo. Il toponimo
prosegue sui Comuni Catastali di Sanzeno e di Coredo. Come contrada
designata nel 1859 con il settore H, Cavauden abbracciava tutta la
zona della Ciaseta, delle
Fontanele e Parissole,
interessando le p.f. dal n. 508
al 530. Anticamente si estendeva ad una zona ancora maggiore,
spingendosi verso sud a monte della strada imperiale, fino alla
Mora. Addirittura la zona del Pradaz
sembra che in passato fosse detta Cavauden. La zona di
Cavauden appartenente al nostro CC è racchiusa fra il
Ri dei Fossadi,
le Plazze, la strada statale per Sanzeno e il
territorio di Sanzeno, pure detto Ciavauden. Nel luogo in passato
erano presenti altri toponimi quali: ai Sassi,
Sotto la Strada (nel 1586 si trova "Cavauden inferius"), Sopra il
Dos, ai Fossadi, Sgolma,
Tèrmen, Glare
e Paradis. Nel 1928 la zona di Cavauden fu
individuata dal Podestà di Taio, come possibile campo di atterraggio
di fortuna. Dalla SS 43 dir sul
CC di Sanzeno parte la
Strada de Ciavauden
che si estende nella sua parte terminale nel CC di Dermulo.
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Cimiterio (al) |
F3 ASTn1774 |
(*Zimiteri, Cemeterio) Piccolo prato nei pressi del vecchio cimitero detto anche Sotto il Segrà.
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Clesura (la) |
F3 LF
ACDe1910 ASTn1690 LA1819 |
(Chiesura, Clausura, Clesure) Il termine indica un terreno situato all'interno dell'abitato, delimitato principalmente da strade o altri confini naturali. Le p.f. interessate vanno dal numero 187 al 190. Nei documenti cinquecenteschi spesso si trova citata anche come "Clesura al Castel", per la sua adiacenza con i beni detti al Castel. Era così designata la zona a prato declinante in direzione E-O verso il rivo, racchiusa fra la strada imperiale, la Ciavada, il rio Pissaracel e le pertinenze della casa 20-21. Prima della costruzione della strada di collegamento al ponte di Santa Giustina e della galleria della ferrovia Trento-Malè, la zona aveva un’altra morfologia, infatti a sud della Ciavada il prato declinava in direzione E-O verso il Pissaracel. Negli anni Sessanta del Novecento la ferrovia Trento-Malè si dotò di un percorso esclusivo, non più condiviso con la strads statale e in tale occasione fu costruita una galleria che dal paese portava alla località Pergolete. Il materiale di scavo della galleria fu sistemato a valle verso il rivo Pissaracel, il quale con l'occasione fu incanalato e quindi si formò l’odierno piazzale fra l’albergo Victory e la chiesa.
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Clesura (la) |
F3
ASTn1798 |
(Chiesura) Questo terreno è da riconoscersi con la futura p.f. 152 a monte della Strada Romana e fra la casa n. 25, la casa n. 23 e la casa n. 24. |
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Cóa (la) |
F3 CD ACDe1924 LA1848 |
(Cóva) Piccolo frutteto posto a valle della Strada Romana, in corrispondenza dell’imbocco della strada dei Pradi, formato dalle p.f. 128, 129, 130, 131 e 132. Il nome indica la parte terminale di un terreno, cioè la coda.
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Coda (la) |
F2 ASTn1808 |
(*Coa) Piccolo prato e bosco nella zona dei Pradi corrispondente alle p.f. 92 e 93.
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Cologna (a) |
ASTn1767 CaTerCo ACDe1850 |
Zona boschiva e pascoliva sul CC di Coredo, confinante con il bosco comunale del Brusadiz, il Pradaz e il Raut. Nei documenti si ritrovano i Plazi de Cologna, Pradazzo di Cologna. In queste località, almeno nell'Ottocento, i dermulani avevano il diritto di pascolare le capre.
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Contra (in) |
Ubicazione sconosciuta. Nella scrittura potrebbe essere stato tralasciato l'accento sulla "a" e quindi il nome forse era Contrà. In tal caso doveva intendersi Contrada o Contrata, cioè una parte del paese, quale una via fiancheggiata da case. Se così fosse, noi potremmo riconoscere quella che presumibilmente fu la via principale di Dermulo, ovvero la Strada Romana nel tratto dove le si affiancarono le prime case. Nel documento del 1218 troviamo fra gli uomini di Dermulo beneficiati dal vescovo, un tale Bonomo figlio del fu Giovanni de Contrata. Bonomo quindi era stato identificato come abitante in contrada. Curiosamente, nel Settecento, questa parte dell'odierna via Strada Romana fiancheggiata dalle case, tutte appartenenti alla famiglia Inama, era chiamata "contrada degli Inama".
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Cordini (ai) |
F3 PAICo1608 |
Piccolo terreno a nord della località ai Orti dove oggi sorge il parco giochi e contraddistinto dalla p.f. 154. Il nome è palesemente in relazione alla famiglia posseditrice del campo, i Cordini.
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F2 ASTn1781 |
(*Cros de Rivalem) Il Rivalem è sicuramente l’odierno Rivalent. Nei pressi ancora oggi, esiste un crocifisso, e la famiglia Eccher chiama Croce il frutteto racchiuso fra la SS 43, il Rivalent e la Strada Romana. Si può ipotizzare che in passato la croce fosse posta alla confluenza fra la strada che scendeva dalle Braide con l'odierna Strada Romana, nei pressi del Rivalent.
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Croce di Pontalto |
F1 ASTn1721 |
(*Cros de Pontaut) Indicava la croce presente all'intersecazione fra la strada imperiale che scendeva da Coredo in corrispondenza della Mora e la strada imperiale che conduceva a Sanzeno.
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Cróna dele Marzole (la) |
F2 CD LA1856 |
(Crona a Pramartinel) Bosco molto scosceso a O di Sass e a sinistra del Rivalent, costituito essenzialmente dalle p.f. 81 e 82. Il nome crona indica un balza o scalino di una rupe a picco, e nel nostro caso il nome rispecchia perfettamente le caratteristiche morfologiche del terreno a cui si riferisce. Il luogo, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, risultava suddiviso fra i proprietari di campagna nella località delle Marzole, da cui deriva l'aggettivo della crona. Antecedentemente, invece, il luogo risultava in mano alla comunità di Dermulo e il motivo di questa assegnazione ai possessori delle Marzole, rimane a tutt'oggi sconosciuto. Si può forse ipotizzare che sia avvenuta come indennizzo. E' del 1856 una compravendita relativa a due terreni nel luogo alle Marzole, dove si esplicitava che l’acquirente acquisiva nello stesso momento la proprietà della Crona e veniva aggregato agli altri possessori del terreno alle Marzole.
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Crós (fòr ala) |
F1
CD LF ACDe MC APTa1688 ASTn1646 CaTer LA1819 A.Parr.Cles1513
Perg.C.Bragher1380 |
(Croce, Croxe, Croze) Deriva dalla
croce presente ab immemorabili all’incrocio della vecchia
strada per Pont Aut con il sentiero che
scende verso
l’Eremo di S. Giustina. (Forse la
croce in tempi remoti era collocata un po' più a N, all'incrocio fra
la strada di Ciambiel e quella delle Pergolete) Le
particelle facenti parte di questa ampia zona vanno dal
n. 277 al 290 e dal
312 al 323. Il bosco nelle
immediate vicinanze della croce era detto al
Capitel e questo ci illumina sulla forma che questo crocifisso
doveva avere: possiamo infatti immaginare che esso fosse protetto da
una struttura lignea a mo' di capitello.
A volte
si trova menzionata anche come "Cros di Santa Giustina".
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Crós dele Doi Vie |
F1 A LA1 |
Il toponimo era riferito alla zona circostante le Doivie. Spesso non veniva citata nemmeno quest'ultima specificazione, limitandosi a Cros e solamente raffrontando altre notizie relative ai confini sono stato in grado di stabilirne la collocazione. |
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Crós de Cambiel |
F1 ASTn1788 LA1820 |
Il nome si riferiva essenzialmente alle p.f. 321 322 323 ed era forse da ritenersi un'ulteriore specificazione del toponimo Cros, presente in altri luoghi a Dermulo.
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Crosàra (la) |
F3 APTa1710 ASTn1680 ACDe1809 |
Sta a significare un incrocio di strade. Era così detta la zona nelle vicinanze dell’incrocio fra le odierne Strada Romana, e i due rami della Via Eccher. Nel Settecento era detta casa alla Crosara quella più tardi numerata con il 2-3. In un documento si trova citato anche il Colomello alla Crosara. In questo luogo esisteva fino a non molti anni fa un crocefisso, poi ricollocato in altro luogo perchè d'intralcio alla moderna viabilità.
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Curte (ale) |
F2 ASTn1752 |
(Corte) Terreno nella zona di Ciamblonc che dovrebbe corrispondere alle p.f. dal n. 851 e 857. Ritengo che Curte sia stata l'abbreviazione di "stregle curte", in contrapposizione e per distinguerlo dalle "Longe" ovvero Stregle Longe. Come accaduto per il toponimo Broilet, essendo un nome legato alle caratteristiche specifiche del campo, e quindi replicabile in altri luoghi, esistevano sicuramente altre occorrenze, una delle quali a Ciambiel, qui sotto riportato.
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Curte (ale) |
F1 ASTn1699 APTa1678 |
(Corte) Terreno nella zona di Ciambiel e più precisamente corrispondente alla parte più a S dell'attuale località alla Pinza.
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De là
del Ri |
F3
ASTn1771 |
(De la del Rivo, Di la dal Ri) Questa asserzione presuppone che il nucleo principale fosse “al di qua del rì”, ossia alla Zità, e quindi la zona a nord del Pissaracel era detta “al di là del rì”. Il luogo che in antico era detto Oltra el ri, corrisponde all'odierno Borgo. In un documento del 1771 si dava un'ulteriore precisazione al luogo aggiungendo al toponimo, "Sopra la Chiesa".
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(*Drea la Ciasa) Nel catasto del 1780 era così definito l’odierno Loc, proprietà allora, della nobile famiglia Inama di Fondo. Nel 1769 compare anche il toponimo "Dietro le case al Plantadizzo".
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Doivie
(ale) |
F1 CD ACDe1894 APTa1618 ASTn1646 CaTer LA1800 |
(Doi Vie, Duevie, Due Vie) Frutteto racchiuso fra la SS 43 dir e la Strada delle Plazze, a S del Bertus. Le p.f. interessate vanno dal n. 607 al 610. Saltuariamente venivano definiti alle Doivie anche i terreni nelle vicinanze delle due strade, sia a valle che a monte. Per cui nel 1778 troviamo al Raut, ossia alle Doi Vie le p.f. n. 624, 625 e 626. Nel 1781 le stesse future p.f. e anche quelle più a sud, p.f. n. 627, 628, 629 e 630, 631 e 632 erano dette "Sopra le Due Vie". Nel 1830 è contraddistinto come arativo alle Pinze o Due Vie il terreno p.f. n. 362. Nel 1784 molte particelle della Pinza sono dette alle "Due Vie sotto la Strada". In epoca recente il toponimo è stato a volte usato per contraddistinguere il frutteto a S della Preda, al bivio per la SP 7 per Coredo. Nel 1381 il luogo era denominato in Vala Bernaya e nel 1625 Val Merlai.
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F1 ASTn1723 |
(*Doss de Ciavauden, Dos) Altra denominazione del Doss dele Plazze o Poinela che una volta esisteva a E del Plan del Cucù. Dopo gli anni '50 del Novecento fu demolito dalla ditta Lorengo di Cles per ricavarne sabbia e ghiaia. Anche il terreno a nord del dosso costituito dalle future p.f. 508 e 509 per la sua vicinanza era a volte denominato "al Dos di Cavauden" o "sopra il Dos di Cavauden".
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Dòss (zó al) |
F2 CD ACDe1910 |
Non si tratta in realtà di un vero e proprio dosso ma di una baulatura boschiva, delimitata da ovest e da sud dalla strada dei Pradi. Nell’ Ottocento il luogo era chiamato Doss del Tez o semplicemente Teza. Il toponimo è da ascriversi alla p.f. 113, anche se non si può escludere venisse usato per il pascolo-bosco comunale a valle della strada. (p.f. 110, 111 e 112). Nel Settecento il toponimo Dos indicava il piccolo rilievo alle Plazze, oggi non più esistente.
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F2 ASTn1780 ACDe1828 CaTer |
(Dos del Teg) E’ il vecchio nome del luogo che più tardi sarà chiamato solamente Doss. Verso la metà dell'Ottocento era detto anche Tega (Bosco ai Pradi ossia alla Tega). Il toponimo è da ascriversi alla p.f. 113, anche se non si può escludere venisse usato per il pascolo-bosco comunale sotto la strada (p.f. 110, 111 e 112). Nel 1716 si cita anche la Roza del Teg, piccolo rigagnolo della zona. In passato esistevano altri due boschi detti ala Teza, uno a Ciambiel e l’altro a Somager.
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F1 CD |
Dosso ora sommerso dal lago di Santa Giustina, visibile talvolta in primavera, quando il livello del lago è basso. E' localizzato proprio di fronte alla diga, sulla sinistra dell’imbocco di Pont Aut. Il nome Colombara non l'ho mai riscontrato in nessun documento, in quanto la zona veniva identificata con Pont Aut. Il dosso era un insediamento dell’età del Bronzo.
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F1 IP |
Si tratta del dosso detto anche Poinela che una volta esisteva a E del Plan del Cucù. Dopo gli anni '50 del Novecento fu demolito dalla ditta Lorengo di Cles per ricavarne sabbia e ghiaia.
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F3 APTa1618 |
Il toponimo compare nel regesto dei documenti presenti nella sacrestia della chiesa di Dermulo, in riferimento ad un inventario dei beni spettanti alla stessa chiesa nel 1618. Nella trascrizione si specificava che il terreno era un prato giacente nel luogo Sotto la Chiesa, detto Fassa Longa. Sicuramente il prato si può riconoscere in quello che in documenti più tardi era chiamato Sonda Longia e quindi corrispondente alle future particelle n. 216 e 217. Rimane il dubbio, vista l'unicità della menzione, che non si sia trattato di un errore di lettura del nome "Fassa" da parte del regestatore, benchè il termine si possa considerare un sinonimo di "Sonda".
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Fasse (via ale) |
F2 F3 ACDe1908 APTa1721 MC LF CD ASTn1581 CaTer LA1823 APCles1640
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(Fassa) Frutteti a N di
Poz a valle della
Strada Romana e a S di
Lamport. Il nome indica l'originale
struttura della zona che evidentemente si presentava a fasce di
terreno coltivato, forse alternate da bosco. Nel
GIML sono presenti diversi termini, quali Fascia, Faicia,
Faissa, Fayssia, Faxa per i quali si intende
"fascia di terra vicino a casa". Il toponimo è molto diffuso in Trentino
tanto che nel DDT si riscontrano decine di occorrenze. |
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Fasséta (ala) |
F3 ACDe1891 ASTn1745 LA1904 |
Diminutivo di Fasse. Piccolo terreno formato solo dalla p.f. 219, oggi occupato dalla casa di Egidio Endrizzi, denominato anche Poz, e in passato Fontana o Sot Fontana. Nel 1745 era denominato allo stesso modo il piccolo prato costituito dalla futura p.f. 220.
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Feuril (a) |
F2
Perg.C.Bragher1340 |
(Feurilo, Feurillo) Altra antica denominazione dei Pradi. Questa zona apparteneva a Castel Valer i cui dinasti la concedevano in locazione perpetuale a diversi soggetti. La prima attestazione risale al 1340, quando il dominus Enrico di Castel Valer locava una porzione di prati a Nicolò di Campo Tassullo. Il prato confinava da una parte con la rupe (saxo alto) e da due parti con lo stesso locatore. Delle due porzioni di prato confinanti una risultava già locata a Nascimbene fu Raimondino di Dermulo e l'altra a Muzo di Campo Tassullo. Credo che il toponimo avesse etimologicamente, una certa relazione con "feudo". L’aiutante del pievano di Taio durante la regestazione di due documenti del 1534 e 1537 lesse "i pradi di Ternel". La disponibilità del documento originale del 1534 a fugato ogni dubbio in quanto si può leggere chiaramente Feuril.
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Fogette (ale) |
ASTn1743 |
Era un terreno arativo, si dice, in parte sul territorio di Taio e in parte su quello di Dermulo che nel 1743 era proprietà di Antonio Rosetta. Essendo il terreno descritto in parte su Taio e in parte su Dermulo, con questa caratteristica non poteva che trovarsi che nella zona dei Plani. Riguardo all'etimologia, Fogette potrebbe essere un soprannome (forse diminutivo del soprannome Fogia?). Nel 1693 si riscontra il toponimo ai Fogetti, nelle pertinenze di Taio.
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ACDe1859 |
Era un campo proprietà di Costante Tamè, ma non se ne conosce l’ubicazione.
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Fontana (via ala) |
F3 CD
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Il toponimo, ancora oggi vivo e designante la piazzetta nei pressi della casa ex n. 24, era riferito alla fontana ivi esistente. Essa, costruita dopo molte vicissitudini alla fine del Settecento e ristrutturata più volte, forniva l’acqua potabile alle case poste a sud del Pissaracel, ovvero alla Zità, infine fu demolita nel 1958. Per la sua ubicazione vicino alla casa n. 24 nell’Ottocento era chiamata anche Fontana agli Emeri. |
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Fontana (ala) |
F3 CaTer ASTn1695 APTn1545 |
Il toponimo designava i terreni a Poz nei pressi di quella che più tardi sarà chiamata Fontanazza. Sicuramente nel Settecento erano chiamate "alla Fontana" le future p.f. 210, 214, 218, 219 e 220. Non risulta da nessun documento quando sia avvenuta la trasformazione da classica fontana a cisterna, visibile fino a una trentina di anni or sono. Tale fonte era sicuramente il più antico punto di approvvigionamento idrico del paese. Il nome Poz della zona, deriva presumibilmente dall’esistenza di questa sorgente. Nel 1545 è descritto il luogo detto "Sot Fontana". |
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Fontanazza (la) |
F3 CD |
La Fontanazza è il nome più recente con il quale era conosciuta la vecchia fontana di Poz. Probabilmente il dispregiativo era entrato nell'uso comune per le cattive condizioni del manufatto. Oggi purtroppo della Fontanazza è stata demolita a seguito dei lavori di allargamento della Strada Romana. Essa si trovava quasi di fronte alla casa di Egidio Endrizzi, a monte della suddetta via.
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Fontanele (fòr ale) |
F1 CD
APTa1710 ACDe1857
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Frutteti e boschi a monte della SS 43 dir e a S del Ri dele Force, per la gran parte sul CC di Coredo. Il nome indica la presenza di molte polle.
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Foràm (al) |
F1 IP ACDe1876 |
(Forame) Era un bosco scosceso di proprietà comunale posizionato sulla destra di Pont Aut e oggi sommerso dal lago di Santa Giustina. Nel secolo scorso il Foram era uno dei luoghi dove venivano assegnate le sorti di legna. Il nome deriva dal latino "foramen" ossia cavità, anfratto, caverna di cui il luogo era sicuramente ricco.
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Fórche |
F1 ASTn1752 LA1837 |
(*Force, Forca) Boschi e prati nel CC di Coredo, da cui ha preso il nome anche il piccolo rivo che scorre nelle vicinanze. Molto spesso il toponimo compare come "a Cavauden ossia Forche". Tali terreni sono storicamente sempre stati proprietà dei dermulani.
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Forex (in) |
F2 F3 LiberGafforii1510 |
Terreno non ben identificato nella zona di Ciamblonc. Vedi Toresco.
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Formnum (in) |
Ubicazione sconosciuta. Se fosse attinente a Forex qui sopra riportato, il luogo si troverebbe nella zona di Ciamblonc.
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F1 LF APTa1710 ACDe ASTn1759 |
(Fossà) Terreni a valle dell'omonimo rivo, costituiti dalle p.f. dal n. 499 al 507. Era denominato Fossadi anche il bosco comunale p.f. 451/2 posto a cavallo del rivo, fino al ponte della strada delle Plazze. Il rì dei Fossadi è la denominazione assunta dal rivo che nel CC di Coredo è detto Ri dele Force o Ri dele Volp. |
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Fuganti
(alli) |
F2 ASTn1695 |
Prato nella zona dei Pradi che nel 1695 apparteneva ai fratelli Giovanni Giacomo, Ottavio e Vittore Inama. Risulta evidente che il menzionato prato era appartenuto ad un Fuganti di Taio. Oggi si può localizzare con le p.f. 87/4, 87/5 e forse anche una parte di p.f. 87/3.
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Giare |
F1 ADTn1700 |
(*Glare, Grare) Terreno più spesso denominato ai Sassi ubicato nella zona di Cavauden e corrispondente alle future p.f. 510 e 511. Il nome denota chiaramente la natura ghiaiosa del terreno.
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Gomér (fòr al) |
F1
CD ACDe1859 LF ASTn1561 LA1817 CaTer Perg.C.Bragher1357b APTnCastelThun1540
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(Grumer, Gromer, Gromir) Frutteto (e in passato anche bosco) a N dei Visenzi, a O della Busa e a S della Pozzata. Considerando le più antiche testimonianze documentali, quali una pergamena del 1357, dove si trova "al Grumero", e altri scritti cinquecenteschi dove appare il toponimo "Gromer", si deve concludere che "Gomer" ne fosse stata la storpiatura. (Nel 1447 si riscontra anche Gramic, frutto sicuramente di una lettura errata di Gromer). Questa trasformazione è stata facilitata anche dall'esistenza nella parlata dialettale nonesa del termine, "gomer", che sta per il versoio dell'aratro. Le p.f. interessate vanno dal n. 459 al 464 e pure le p.f. 467 e 468. Nel 1677 è stato individuato un'unica volta come Gomer, anche un terreno posto sopra la via imperiale corrispondente alla p.f. 565. Ciò era avvenuto verosimilmente per la vicinanza con il luogo canonico. Nella zona del Gomer, il terreno coltivato fino ai primi anni dell'Ottocento era molto ridotto, infatti esso appariva come un'isola in mezzo al bosco. Le ipotesi etimologiche sono parecchie, ma qui mi limiterò a quelle che, secondo me, hanno più motivo di attinenza. Ricollegandosi alla forma più antica, Grumer potremmo ipotizzare un'origine dal termine "Gruma" ovvero "Gronna" (GIML) cioè zona paludosa, che non sarebbe da escludere per la località interessata. Quindi ci sarebbe un altro toponimo da aggiungere agli altri designanti le stesse peculiarità (Palusele, Pozzata, Mora, Rizzai, Pozzelonghe) disseminati in questa parte di territorio. Gruma però come indicato dal Ducange (Et omnes lacoras usque ad Grumam seu silvam.. )indicava anche una foresta e anche in questo caso quindi, non sarebbe difficile propendere per tale origine. Infine con il termine grumus veniva indicato un luogo dove si incrociavano quattro vie e anche in questo caso non possiamo non notare il verificarsi di tale situazione al Gomer, dove si incontrava ad angolo retto la strada imperiale che scendeva da Coredo, con la strada imperiale proveniente da Dermulo. |
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Gorgo (zó a) |
APTa1482 |
Il toponimo è oggi presente a Taio nella forma Gorc. Considerando che l'unica apparizione del nome è stata riscontrata nei regesti dei documenti presenti nella chiesa di Dermulo, i quali si sono spesso dimostrati imprecisi e non immuni da errori, bisogna perlomeno mettere un punto di domanda sull'effettiva esistenza del toponimo. Il nome potrebbe essere stato scambiato ad esempio con Greggio o forse il terreno era a Taio e non a Dermulo. Se invece fosse stato a Dermulo l'etimologia del nome ci permetterebbe di localizzarlo lungo il rio Pissaracel, molto probabilmente nella zona oggi chiamata Poz. Gorgo infatti deriva dal latino Gorgus o Gordus la cui definizione in GIML è la seguente: "locus in fluvio coarctatus piscium capiendorum gratia".
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Graun (al) |
Cod.Clesiano 1391 |
Nel codice clesiano si trova “al Graun apud rivum aquae”. Non avendo visto il documento originale ma solo la trascrizione, "Graun" potrebbe essere stato un errore di lettura, considerata la somiglianza di grafia con Grumer, per cui ritengo che il luogo fosse il Gomer.
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Gréggioto
(al) |
F1 APTa1710 ASTn1646 |
(Grézot, Grezzot) Non si trattava del luogo oggi denominato Grezot, ma designava alcuni terreni che dalla seconda metà del Settecento erano denominati Pozzata e attualmente Raut e più precisamente le attuali p.f. dal n. 581 al 590. Nel 1646 appare in un documento il terreno al Grezot proprietà di Marino fu Valentino Inama, che ritengo si riferisse alla medesima zona.
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Gréute (ale) |
F1 LF ASTn1681 ACDe1875 LA1840 CaTer |
Piccolo frutteto nella zona delle
Bertuse costituito dalle p.f. 303
e 304. Anticamente sembra che il toponimo si estendesse più a valle
delle sopraccitate p.f., interessando almeno le particelle n.
305 e 306.
Nel 1875 qualcuno, forse sentendosi danneggiato dall’operato del
Guardiaboschi
Vigilio Tamè, proprietario del fondo, infierì sulle piante di vite e
gelso. Il nome deriva forse da creuta (GIML)
cioè caverna ma nei paraggi non ne esiste
alcuna. Oppure da greusa/greugia
(GIML) ovvero gravame. Più semplicemente potremmo avere a che fare
con un soprannome non più identificabile. Ipoteticamente il titolare del
soprannome Greut, (da cui Greute) potrebbe essere stato Ferdinando o
Nicolò Barbacovi figli di Romedio, che detenevano le suddette future
quattro particelle ai primi del Seicento.
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Gréz
(al) |
F2 LA1892 CaTer ASTn1790 |
(Gréggio, Gréggi) La località comprendeva il bosco al Raut da Ral costituito dalle p.f. 47 e 48, la parte a sud del Rivalent della vicina p.f. 77 e la parte a valle delle p.f. 49 e 50. Il nome "greggio", "grez", "grezivo", "grezot" era molto comune, perchè indicante una condizione di scarsa fertilità del terreno, derivante dalla sua particolare struttura. Oppure poteva designare un terreno abbandonato che però con le opportune cure era possibile ridurre a coltura. Per cui terreni di questo tipo ve n'erano diversi disseminati sul territorio, ma solo in limitati casi assurgevano a toponimo. Altro luogo è quello qui sotto citato.
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Grézo
(al) |
F1 ASTn1798 |
(* Grez) Era così designata la parte nord delle p.f. 365-366 normalmente dette alla Pinza.
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Grezòt (zó al) |
F3 CD LF MC ASTn1749 ACDe1866 LA1828 CaTer
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Bosco una volta comunale ora della chiesa, e frutteti declivi compresi fra il Pissaracel e la Coa, separati dalla parte iniziale della strada dei Pradi. Le p.f. sono comprese fra il n. 139 e il 148.
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Ischia
(al') |
F2 ASTn1681 LA1848 |
(Iscla) Terreno ai Pradi in riva al torrente Noce formato dalle p.f. 97 e 98. Al termine "iscla" sul GIML si legge "alluvio accrescens ager vel insula e terris flumine advectis" quindi "isola fra le acque di un fiume". Nella zona di cui si parla esistono due ischie le quali in passato facilitavano l'attraversamento del fiume e dove esisteva un ponte che aveva dato il nome al vicino terreno Pra da Pont. La stessa etimologia di ischia la troviamo nel toponimo Scol.
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Ischietto
(al') |
F2 PASIde1808 LA1848 |
(Ischielo *Isclet) Terreno nella zona dell'Ischia di dimensioni più ridotte rispetto al principale corrispondente alle p.f. 95 e 96.
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Lampòrt (via a) |
F1 F2 CD ACDe1908 LF ASTn1552 LA1824 CaTer LiberGafforii1510 |
(Amport, Mport) Frutteto a N delle Fasse e boschi a valle di questo. Ad inizio secolo nella zona vennero alla luce alcuni reperti archeologici. Le p.f. interessate vanno dal n. 266 al 276. Forse la lezione originale era "Port" toponimo riscontrabile in altre zone del Trentino con significato di sbocco. Nel nostro caso potremmo intravedere questa caratteristica, uscendo dal sentiero che proviene dal sottostante eremo di Santa Giustina. La forma più antica riscontrabile nei documenti è "Amport" che potrebbe essere nato per concrezione di "Port" con le particelle "a", "in" o "en". Per cui la sequenza Aport, Anport, Amport. Infine per una successiva aggiunta della proposizione "al" ad "Amport" e conseguente nuova concrezione, il nostro toponimo si è trasformato nella forma attuale "a Lamport".
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Laste (su ale) |
F1 CD ACDe1860 |
(Laste rosse) Il nome, in passato denominato Brusadizzi, deriva dalla roccia rossa affiorante. Nella zona si rinvengono degli aculei fossilizzati appartenuti ad animali preistorici. E’ denominata Strada delle Laste la strada che dalla SS 43 dir, porta con una notevole pendenza a detto luogo. Proseguendo è possibile raggiungere il Maso Voltoline. Le p.f. interessate vanno dal n. 661 al 668.
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Late
(fòr ale) |
F1
CD LF MC ACDe PAICo1608 ASTn1646 APTa1798 LA1836 CaTer |
(Latte) Bosco comunale formato in gran parte
dalla p.f. 646, ma anche dai
frutteti delle
p.f. dal 647 al 651 ed in passato
dalla
p.f. 669/1 (Brusadiz),
oggi chiamata
Laste. Nei primi documenti trecenteschi le future
p.f. dal 647 al 651 erano dette
Ronc e evidentemente solo in seguito hanno ricevuto
il nome della zona più a nord. In dialetto le late sarebbero delle
pertiche, per cui probabilmente, il luogo ha preso il nome dalla
presenza di piante dal fusto sottile, ma molto alto.
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Leonarda (ala) |
F1 ASTn1745 ACDe1850 CaTer LA1824 |
(Lenarda, Lenarde) Il terreno era localizzato nella zona di Ciambiel e corrispondeva alle p.f. 370, 371, 372 e 373. Il toponimo deriva da Leonardo, probabilmente l’antico proprietario del terreno. Visto che di tale nome a Dermulo si sono riscontrate pochissime occorrenze, possiamo restringere il campo degli indiziati a Leonardo Inama, morto intorno al 1535, Leonardo Massenza, morto nel 1649 e Leonardo Endrizzi, morto nel 1684. Tutti tre risultavano avere dei possessi a Cambiel, ma ritengo che il maggior indiziato, sia il Massenza. Affermo ciò anche per una questione cronologica più compatibile con gli acquisti effettuati in zona da Silvestro Inama II, il primo proprietario certo. Silvestro infatti fu il maggior acquirente dei beni appartenuti a Leonardo o ai suoi figli.
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Lizzai (a) |
F1 ASTn1684 |
(Lizai, Liscai, Licai) Si tratta senza alcun dubbio del toponimo Rizzai. E' probabile che il nome originale fosse stato Liscai, così come individuato in un documento del 1553, e poi si sia via via modificato in Licai, Lizai e consolidato in Rizzai a partire dal XIX secolo. A conferma di ciò, riscontriamo la prima apparizione documentale della forma Rizzai solo nel 1742. Per tutto il Settecento si trovano le due forme Rizzai e Lizzai, con una prevalenza di quest'ultima. Dall'inizio dell'Ottocento la forma Lizzai scompare per lasciare il posto definitivo a Rizzai. Etimologicamente il termine Rizzai sembra la designazione dialettale di rigagnoli; Lizzai invece, se diamo per buona la prima forma originale attestata cioè Liscai, potrebbe invece derivare da lisca (Lischa GIML) ossia la festuca. Quindi il significato sarebbe terreno coltivato a festuca.
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Lòc
(dént al) |
F2 F3 CD ACDe1881 ASTn1741 LA1889 |
(Logo, Luogo) Frutteti pianeggianti a N del paese proprietà delle famiglie Emer. L'accezione "Loc" sembra essere relativamente recente in quanto nei documenti più vecchi la zona è chiamata Dietro la Casa o a volte anche Ciasalin. Il termine Loc indica un terreno coltivato a vite. (VASQ)
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Lònghe
(ale) |
F1 APTa1750 ASTn1681 |
(Longe) Campo nella zona di Ciambiel che sicuramente era costituito dalla porzione più a est della p.f. 369. Non si può escludere che i vari terreni costituiti dalle p.f. 368 al 374, fossero in antico detti alle Longe e anzi, se non addirittura Stregle Longe di cui Longe sarebbe l'abbreviazione. Sicuramente nel 1769 era denominata "Stregle Longhe ossia a Cambiel" la p.f. 374. Il toponimo Stregle Longhe esisteva anche nella zona delle Braide.
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Lorenzin
( al) |
F2 IP |
Frutteto nei pressi della casa di Depaoli Lino, corrispondente alle p.f. 820/1 e 820/2. Il toponimo è chiaramente derivato dal nome del vecchio proprietario Lorenzo Inama.
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Lusciole
(ale) |
ASTn1558 AP1689 |
(Lusciola) Forse se pronunciato "Lùs-ciole", il toponimo potrebbe indicare il nome dialettale della lucciola. L'ubicazione non è nota, l'unico indizio che abbiamo su questo toponimo è che almeno uno dei due terreni così contraddistinti, apparteneva agli Inama di Fondo per cui analizzando i possessi della famiglia potremmo restringere il campo a Loc, Braide, Poz e Pergolete; forse a quest'ultimo che sembra essere un toponimo di più recente origine.
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Il maso dei casali è da riconoscersi nella ex casa n. 9-10-11-12, detta al Castel o Castelet, per secoli proprietà della Mensa vescovile. Evidentemente nei pressi della casa si ergevano almeno due casali.
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Marianèl (al) |
F2 IP |
Prato in località Pradi costituito dalla p.f. 87/2 e 87/3 che riprende il soprannome del suo vecchio proprietario Emanuele Inama detto Marianel.
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Martini (alli) |
F3 ASTn1693 |
Terreno nei pressi della casa nova dei Cordini. Il nome si riferisce chiaramente alle vecchie proprietà di Martino Cordini.
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Marzòle (fòr ale) |
(Marzol, Mazzole, Mazzolle) Frutteti pianeggianti
a N del Plantadiz e a S delle
Bertuse e della Cros. La zona,
attualmente formata dalle
p.f. dal n. 294 al 302, in antico era
denominata Plantadiz ed era proprietà dei Thun di Castel Bragher. Prima
della costruzione della strada di collegamento
al Ponte di Santa Giustina, costruita intorno al 1888, la località
ricomprendeva anche le p.f. 292 e
293. La strada ha di fatto diviso la
località in due porzioni, per cui la parte a valle fu denominata "Marzole
sota".
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Màs (su al) |
F2 CD LF ACDe |
(Maso
Rauti, Maso del Rauto, Maso dele Plazze). Maso che appartiene al CC
di Coredo, anche se la casa rustica al Mas che portava
il n. 33
era sul CC di Dermulo. Dopo il compromesso con il quale le p.f. n. 732,
733/1, 733/2 e 735 erano passate dal CC di Dermulo a quello di Coredo, la
suddetta casa rimase per metà su Dermulo e metà su Coredo. Il maso a
cavallo fra il Settecento e l’Ottocento era già proprietà dei conti Thun
di castel Bragher che avevano nella
famiglia Massenza di Dermulo i
loro affitalini e manenti. Circa a metà dell’Ottocento il maso
passò in proprietà a
Giuseppe Mendini di Taio
ed infine a Giuseppe Depaoli di Terlago, i cui discendenti lo posseggono
tuttora. |
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F3 CD |
Si tratta della casa ex n. 25 oggi proprietà dei fratelli Eccher ai quali era stata venduta dai fratelli Emer trasferitisi a Taio negli anni Settanta del Novecento. In precedenza era appartenuta ai baroni Widmann.
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Màs dela Fam
(el) |
F2 CD ACDe1850 PADepaoli |
Altro nome del Maso Rauti indicante la situazione poco florida e le condizioni poco favorevoli alle quali andavano incontro i fittavoli.
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F3 CD LA1856 |
(Maso) Si trattava della futura casa n. 1 e del terreno limitrofo che la famiglia Martini di Taio possedeva a Dermulo.
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Mòra (fòr ala) |
F1 CD LF ASTn1780 CaTer LA1825 |
(Pra da Mora) Frutteto a S di Rizzai, compreso fra la Strada della Mòra (o delle Parisole) ed il Ri dela Mòra. Le particelle interessate sono dalla n. 565 alla 569. E' da credere che la Val Mora menzionata in un documento dell'ACde del 1883, si riferisse alla parte di valle percorsa dal Ri dela Mòra, nei pressi del torrente Noce. Il GIML a proposito di Mora riporta: locus palustris, acquaticus, palus, stagnum quindi anche questo toponimo indica l presenza di acqua come i vicini Palusele, Pozzata e Rizzai. In passato il luogo era detto Pra del Conz, e veniva ascritto alla zona di Cavauden. Questo ci illumina sulla primitiva estensione del toponimo Cavauden, che abbracciava una zona molto più a S di quella attualmente conosciuta.
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Mósne (le) |
F3 IP |
(Mosna) Piccolo terreno pieno di sassi e
ricoperto da arbusti ora eliminati con la costruzione del garage di
Casimiro Inama. In
questo luogo una volta sorgeva la casa che qualche anziano ricorda come
la
ciasa dele Tomeline. La casa portava il
n. 15, ed era già in precarie condizioni nel 1868 dopo la morte
dell’ultima proprietaria
Anna Massenza detta Tomelina. Passata in
proprietà del comune, di lì a poco tempo si ridusse ad un rudere, per poi
scomparire completamente.
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Nantoline (in) |
Cod.Clesiano 1357 |
Nella lingua celtica il termine nanto significa valle per cui il nome avrebbe un'etimologia plausibile. Nel documento del 1357, al quale credo si rifaccia anche il Codice Clesiano, la lezione Nantoline non è secondo me così scontata, in quanto la "n" iniziale si potrebbe leggere benissimo "v". Nella pergamena del 1275 si legge senza alcun dubbio Vantolinam che quindi rilegherebbe Nantoline ad un errore di lettura. In ogni caso, per l'assonanza, mi sento di affermare che il toponimo sia riconducibile alle Voltoline.
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Nocent (al) |
(*Nozent) Terreno nella zona delle
Voltoline
appartenuto a
Innocente Massenza
e costituito dalle future
p.f. 726 e 727. |
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Novai (ai) |
F1 ASTn1750 |
(Novali) Il nome indica dei terreni ridotti da
poco a coltura, similmente a "raut". Nel territorio di Dermulo
esistevano del toponimo almeno due occorrenze. La più rappresentata,
indicava un luogo a monte delle
Doivie, riconoscibile nelle
p.f. 624, 625 e 626, mentre
un'altra, non ben definita, si trovava a
Ciamblonc. (ASTn1752) |
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Novalle de Rallo (ad) |
Vedi il toponimo Audaral.
Il nome novale indica la trasformazione avvenuta, da bosco a terreno
coltivato. Il "de Rallo" si può intendere sia come proprietà legata a
qualche personaggio abitante a Rallo, sia come attribuzione di quel novale alla zona chiamata Ral o Rallo.
Oltre che alla frazione nel comune di Ville D'Anaunia, del toponimo
Rallo si sono
avuti altri riscontri in valle, a Sarnonico e a Casez. |
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F3 ASTn1625 ACValer 1534 |
(Oltre il ri) Era così denominata la zona a nord del rio Pissaracel più tardi chiamata "De la del ri" e in seguito Borgo. Nel 1701 si trova lo stesso luogo chiamato "Di qua dal ri", quindi con la prospettiva inversa. In alcuni documenti la zona era detta anche "Sopra la Chiesa".
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F3 LA1835 |
Era così denominato l'orto contrassegnato dalla p.f. 179 localizzato sul piccolo pianoro a valle della Strada Romana nei pressi della Pontara. Detto anche orto al Rì, ha preso il nome dal suo proprietario Romedio Mendini, evidentemente chiamato "Médio".
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Òrt de guera (l') |
IP |
Era così denominato lo spazio che durante, e subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, era stato destinato a orto. Si trovava nell'odierno piazzaletto adibito a parcheggio, sopra la nuova chiesa.
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Òrti (ai) |
F3 ASTn1719 CaTer LA1838 |
(Horti) Erano così denominati gli orti proprietà delle future case n. 1, 2 3, 4, 7, e 8, circondati dalla proprietà Betta (ora Eccher) e dalle tre strade comunali. (V. mappa). Nei documenti a volte veniva specificato "Orti ala Crosara". Le p.f. interessate vanno dal n. 154 al 162. Nel 1552 tali orti si dicono essere nel luogo "Soto la Casa" e nel 1662 "Sotto la Casa degli Inami". Dopo il 1860 fu ricavato un orto nella parte a nord della p.f. 125, dove oggi sorge la casa Zanon. Tale orto era pure denominato "agli Orti".
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Oseléra (su al’) |
(Uselera, Oselièra) Zona coltivata a frutteto a N del Maso Rauti, confinante con il CC di Coredo. In passato nel luogo veniva praticata la caccia agli uccelli utilizzando anche l’apposito roccolo, oggi scomparso. Le p.f. interessate vanno dalla n. 732 alla 744, e dalla n. 772 alla 779. Il toponimo sembra essere relativamente recente.
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Palisole (ale) |
F1 LiberGafforii1510 ArComCles1604 PAICo1545 |
(Palizole, Palisole, Palesole) Vecchia denominazione della zona oggi chiamata Parisole. A sua volta Palisole sembra la storpiatura del toponimo Palusele. Se il toponimo originale fosse Palisole potremmo considerarlo un sinonimo di palizzata, diversamente potrebbe essere un diminutivo di palù.
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Palù (la) |
F2 ASTn1680 |
Zona ai Pradi con caratteristica di acquitrino, individuabile nella parte a monte dell'odierna p.f. 87/3.
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Palusele (ale) |
F1 Perg.C.Bragher1466 ArcThunLitomerice1299 LiberGafforii1510 |
Località che si dice in parte su Coredo e in parte su Dermulo, per il qual motivo, ritengo si trattasse delle Palisole e quindi poi Parisole. Nel 1299 il terreno si dice confinare con i campi di Dermulo.
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Paradìs (fòr al) |
F1 CD |
Frutteto nella zona di Ciavauden più propriamente ai Sassi, formato dalle p.f. 508 e 509. Il nome, di cui non si è mai riscontrata testimonianza documentale, forse era stato dato per descrivere l'amenità del luogo.
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Parisòle (fòr ale) |
F1 CD APTa1710 ACDe1859 ASTn1695 LA1879
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(Parissole) Frutteti e boschi a E di Rizzai in parte sul CC di Coredo. La strada che si dirama dalla SS 43 dir, fra la Mora ed il Rizzai è detta Strada delle Parisole. Nel Seicento detta strada era classificata come "Imperiale" per cui era di primaria importanza per il collegamento fra Coredo e Pont Aut e anche con Sanzeno. Parisole è la trasformazione del toponimo originale Palisole, di cui si ha la prima testimonianza documentale nel 1695, e che a sua volta, era la storpiatura di Palusele. Durante il Settecento convivono le prime due forme, finchè poi, prenderà definitivamente il sopravvento l'attuale Parisole. Questo perchè probabilmente all'orecchio dei nostri avi, doveva sembrare un termine più sensato Parisole che non il "misterioso" Palisole. In dialetto noneso parisola (derivante dal nome scientifico Parus) designa infatti un piccolo uccello comune il cui nome italiano è cinciallegra.(VASQ)
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Parolot
(al) |
F1 LA1848 |
Terreno al Raut costituito
dalle
p.f. 617 e 618.
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Pasturèla |
F2 ACDe1860 |
In un atto dell’ACDe si trova menzionato il pascolo alla Pasturela, ossia alle Braide. Si trattava specificatamente di una parte della zona ora chiamata Somager, formata in addietro dall’unica p.f. 828.
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Pedrezolo (sub) |
Ubicazione sconosciuta. Qui si riferisce ad una località "Sotto a Pedrazolo" per cui è logico dedurre che Pedrazolo fosse il toponimo principale. Potrebbe trattarsi di un diminutivo di Pedros o forse il nome/soprannome del proprietario.
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Pedros (a) |
ASTn1560
Perg.C.Bragher1275 |
(in Pedrosso) Toponimo di ubicazione sconosciuta citato per la prima volta nel 1275 e ancora vivo nel Cinquecento. Nelle due apparizioni cinquecentesche, il terreno apparteneva alla famiglia Cordini e tra i confini per due volte figurava una strada consortale e una volta la via comune. Dei tre terreni "in Pedrosso" elencati nel 1275, due annoveravano fra i confini il "limes" o "limites" e uno "la via". Questi termini potrebbero essere considerati dei sinonimi per cui non c'è alcun dubbio che la località Pedros fosse delimitata da una strada. Risulta però problematica la sua localizzazione. Etimologicamente sembra che ci sia la radice "Ped" forse indicante il nome Pietro e Ros = Rosso. Pedros = Pietro Rosso? Ma mi sembra poco credibile.
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Pergoléte (fòr ale) |
F1 CD IP ASTn1713 ACDe1902 LA1831 |
Frutteti posti a cavallo della SS 43 a N della Cros, in prossimità della diga di S. Giustina. Il nome è in relazione con la coltivazione della vite, di cui riprende un sesto di allevamento, cioè a pergola. Le p.f. interessate erano principalmente le numero 337, 338, 339 e 340, ma saltuariamente anche altri terreni nei paraggi altrimenti detti alla Cros, quali le p.f. 319 e una parte di p.f. 320. Inoltre sembra che a volte fosse detta alle Pergolete una porzione della p.f. 332.
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Peròta (al) |
F2 IP |
Frutteto nei pressi del Rizan il cui nome è derivato dal soprannome del vecchio proprietario, tale Pietro fu Giovanni Inama di Taio, detto Perota. Le p.f. interessate sono le 871 e 872.
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Pian (a) |
F2 ASTn1681 |
Il toponimo Pian con questa grafia, si trova sempre citato nelle almeno quattro occorrenze documentali, come "alle Braide osii Pian". Il terreno era un antico possesso della famiglia Inama della linea di Rigolo, più specificatamente lo troviamo intestato a Silvestro Inama nel 1681 e poi a suoi nipoti nel 1695. Analizzando i possessi che i discendenti di Silvestro avevano alle Braide, è possibile restringere l'assegnazione del toponimo a Pian a due luoghi: uno, dove oggi sorge la casa di Giulio Emer, e l'altro nelle attuali p.f. dal numero 839 al numero 844. Da indizi confinari ritengo che sia più probabile quest'ultima ipotesi.
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Pinat (al) |
ACDe1859 |
Campo di ubicazione sconosciuta proprietà della famiglia Tamè. Forse si riferiva ai Pini Grandi.
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Pini Grandi (ai) |
F1 IP LF ASTn1775 LA1821 |
(Pinigrandi, Pini) Boschi e frutteti a monte della Strada dele Plazze che grosso modo corrispondono con il Gomer e le Sabionare. Il toponimo compare nel LF ma non è molto utilizzato. Sicuramente era più vecchio il toponimo ai Pini che si riscontra almeno tre volte, a partire dal 1775 fino al 1796, riferito esclusivamente alla p.f. 456. Potrebbe essere che in seguito fosse stato aggiunto l'aggettivo "Grandi", per descrivere la caratteristica di questi pini. Con il nuovo toponimo ai Pini Grandi si riconobbero le p.f. 458 e 599. Era detta Reta dei Pini Grandi il tratto rettilineo della Strada delle Plazze con inizio all'altezza del Gomer. Molto probabilmente erano detti ai Pini Grandi, anche i boschi a valle della Strada delle Plazze in quanto alcuni documenti ottocenteschi riportano "a Pontalt ai Pini Grandi".
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Pinza (fòr ala) |
F1 CD ASTn1857 LA1830 |
(Pinze) Frutteto compreso fra la Strada dele Plazze e quella di Ciambiel. Il nome non ha niente a che vedere con il famoso attrezzo, ma deriva dal nome dialettale della schiacciata, ovvero "tortina senza lievito, cotta sotto la cenere" come si può leggere nel VASQ. Probabilmente la morfologia del luogo ricordava questa preparazione. Le altre p.f. interessate dal toponimo sono comprese dalla n. 358 alla 366.
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Pinzot (al) |
F1 LA1850 |
Toponimo indicante il diminutivo di Pinza e che nel 1850 era riferito alla p.f. 363.
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Pissaràcel (el) |
(Pissarachel, Pisaraca) Rivo che nasce in località Rizzol nel CC di Coredo e che con direzione E-O scende verso Dermulo. In corrispondenza dell'attuale galleria della ferrovia riceveva le acque di un piccolo rio denominato il Rido del Vignal. Tramite un tombone quindi, il Pissaracel supera i binari della Ferrovia Trento-Malè e lo stradone, e con percorso sotterraneo prosegue fino quasi alla cascata che lo immette nella zona di Poz. Da qui il torrentello percorre a cielo aperto qualche centinaio di metri, per poi confluire nel Noce dopo aver superato la località Scol. Il nome Pissaracel era usato anche per designare i prati della zona di Poz lungo il percorso del rio (p.f. 194 e 195). Nella sua parte iniziale, prima del suo ingresso a Dermulo, il rivo è detto anche Ri dele Voltoline.
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Plàn de l’ Emer (fòr al) |
F1 CD |
(Bos-c de l’Emer) Bosco pianeggiante a N delle Plazze, sul CC di Sanzeno. In passato parte di questa zona era detta Zurlaia.
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Plàn dei Cucùdi (fòr ai) |
F1 IP |
(Plan del Cucù) Boschi privati a valle del Ri dele Force, oggi scomparsi causa lo sfruttamento come cava di sabbia e ghiaia. Le p.f. in passato erano denominate Fossadi, e corrispondevano alle p.f. dal n. 499 al 502.
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Plani
(ai) |
F2 IP ASTn1742 CaTer |
(Piani, Plan) Frutteti a S del Rizzan e del Ciamblonc, una volta proprietà per intero della famiglia Fuganti di Taio. (p.f. da 862 a 870). Il toponimo prosegue sul CC di Taio.
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Plani (ai) |
Altro nome della località Plazze, in parte sul CC di Coredo, dove si trova il Maso Rauti. In alcuni documenti compare testualmente Maso ai Rauti o Plani.
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Plani (ai) |
F1 ASTn1806 CaTer Perg.C.Bragher1466 |
Questa località si trovava ai confini fra il comune di Coredo e quello di Dermulo sopra il Pra Comun ed era detta anche Pradaz.
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Dalla descrizione fatta nei documenti, si evince che si trattava di una zona pianeggiante ai margini delle Voltoline, in parte sul CC di Coredo. Sopra i Plazi de Cologna esiste la località Plani, ma è interamente sul CC di Coredo.
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Plano (in) |
F3 Perg.C.Bragher1275 Perg.C.Bragher1357 ASTn1602
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(In Plan) Dell'ubicazione di questo terreno non sono completamente sicuro, ma alcuni indizi mi portano ad ipotizzare che il luogo doveva trovarsi nella zona presentemente occupata dalla stazione della Trento Malè. Naturalmente non occupava una così vasta superficie perchè a monte il bosco declinava ancora ripido fino quasi al margine della strada imperiale. Ma tra quest'ultima ed il bosco suppongo ci fosse sufficiente spazio per una terra coltivata detta appunto in Plano. La stessa zona ritengo, fosse quella più tardi chiamata Clesura al Castel, anche se la situazione non è del tutto chiara.
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Plantadìz (fòr al) |
F2
F3 CD LF APTa1629 ASTn1554
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(Platadig, Plantadizzo, Plantadice, Piantadiz, Plantadigge, Plantadigo) Frutteti a S delle Marzole racchiusi tra la SS 43 e la SS 43 dir. Le p.f. interessate al toponimo vanno dal n. 254 al 264. Il nome indicava un terreno piantato con alberi similmente al toponimo Plantum. (GIML) In passato era detta Plantadiz anche tutta la zona a valle dell'odierna SS 43 e a monte della Strada delle Marzole, dove oggi si ergono le case di Emer Gustavo, Sergio Chistè e Ottavio Sandri.
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Plantum
(a) |
F3 ASTn1558 BCTn1540
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(Plantumo) Toponimo localizzabile nella zona oggi chiamata Poz. Esistono una serie di documenti di compravendita cinquecenteschi, mediante i quali alcuni rappresentanti della famiglia Inama di Fondo acquisivano dei prati nella località Plantum. Dai confini citati in questi documenti si capisce che il Plantum era da riconoscersi nella futura p.f. n. 200, e più precisamente nei frazionamenti più a valle 200/2 e 200/3. In GIML di Plantum si trova la seguente definizione: Ager jure usufructuario ad plantandas vineas certis conditionibus datus, ossia campo dato in usufrutto per piantare viti a certe condizioni.
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Plaza (in) |
Ubicazione sconosciuta. Forse considerando che il possessore nel 1275 era Oluradino di Coredo e pure tra i confinanti figuravano dei coredani, vale a dire gli eredi di Marquadino, il toponimo era riferito alla futura località Plazze, al Maso Rauti.
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F1 IP ACDe1850 |
(Plaz de Cologna) Zona nel CC di Coredo a monte della vecchia strada per Coredo (nel tratto dopo il tornante). Nell'Ottocento, nella zona i nostri paesani vi pascolavano le capre. Sul nostro CC invece era detta Strada di Cologna, la via per accedere a tale pascolo che in parte corrisponde alla vecchia strada per Coredo. In questa accezione, i Plazi, sembrano indicare una zona pascoliva con scarsa vegetazione e posta in leggera pendenza. Nell'italiano ottocentesco era tradotta in "Piaggio".
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Plàzze (fòr ale) |
F1 CD LF MC ACDe LA1882 |
(Piazze) Zona boschiva per la maggior parte comunale nelle vicinanze del lago di Santa Giustina. Nel secolo scorso, ma sicuramente anche prima, era la zona principale di pascolo di capre e mucche del comune di Dermulo. Dalla SS 43 dir si dirama la Strada dele Plazze, una volta detta dei Regiai, che costituiva il tratto iniziale dello stradone che portava a Revò. Etimologicamente Plazze dovrebbe derivare da plagia ossia parte pianeggiante.
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Plàzze (ale, in) |
F2 LA1870 APTa1706 ASTn1670 CaTerCo |
(Plaze, Piazze) Altro nome con il quale era appellata la zona del Maso Rauti.
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Plàzzec (su al, su in) |
F2
IP ACDe1827 ASTn1674 CaTer LA1818 |
(Plachez, Placech, Plazzego, Placego, Placegg)
In passato erano dei boschi di pini e querce posti a S della strada
consortale n. 900 molto ripidi che poi spianavano all'Oselera.
Oggi buona parte dei boschi sono stati trasformati in frutteti ed il nome Plazzec è quasi dimenticato. Le p.f.
interessate vanno dalla n. 742, alla
748 e dalla 758 alla 763.
Il Plazzec veniva spesso ricompreso nella zona delle
Sort.
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Plovao (in) |
Ubicazione sconosciuta. Esiste un dubbio se sul documento sia da leggersi "Plovas" oppure "Plovao". Io propendo per questa seconda ipotesi e ritengo che dal punto di vista fonetico si pronunciasse Plovào. Il termine sembra derivi da latino "ploum"o "plovum" ossia l'aratro (GIML), abbastanza assonante con il noneso "plou". Sul territorio di Tassullo, in riva al torrente Noce e prospicienti a Scol, esisteva il molino di Plouà o dei Plouadi, dal nome molto simile a Plovao. Forse il Plovà di Tassullo era un continuum con il Plovao di Dermulo e quindi si poteva riconoscere con l'attuale Grezot e Traina?
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Poc
(al) |
(Poch, Pocho) Erano così denominate le future p.f. 300 e 302 nella zona delle Marzole. Riguardo alla pronuncia, essendo il toponimo non più utilizzato, si possono solo fare delle ipotesi, in quanto il nome si presta ad almeno quattro combinazioni, Pòc, Pòch, Póc e Póch. E' molto probabile che, per analogia con altri nomi ancora vivi, la cui però forma scritta risentiva dell'italianizzazione, quali ad esempio Placez (di cui a volte si trovava Plachez) o Ronc (spesso scritto Ronch), la forma popolare, fosse effettivamente Póc, (con la “c” finale dolce e la "o" chiusa). Qualche certezza in più, potremmo averla se fossimo in grado di capire il significato del toponimo che però, allo stato attuale, non conosciamo. Nel DDT abbiamo almeno tre esempi del toponimo Poch, a Pergine, Palù del Fersina e Pozza di Fassa. Pochi è anche una frazione di Salorno. Alla luce di queste ultime considerazioni forse l'etimologia di Poch va ricercata in altri contesti e cioè in relazione con l'acqua, come dire pozza o polla. Che si debba tradurre con l'italiano "poco" non mi pare credibile, per cui non possiamo che fare delle congetture. Aver trovato in uno scritto il toponimo alle Pochene, mi fa pensare che ci si trovi davanti all'ennesimo soprannome. Allo stesso modo di Bertus e Bertuse, declinato al maschile singolare (Poc) o al femminile plurale (Pochene). Se diamo per vera l'ipotesi del soprannome, possiamo cercare di capire chi potesse essere la persona che lo portava. Visto che il luogo si trovava alla Marzole, (pure questo un soprannome) il personaggio va ricercato fra i locatari di tale terreno. Nel 1759 abbiamo un'interessante scrittura con inflessioni dialettali, di Cristano Emer, mediante la quale, si assegnava la sostanza lasciata da Giovanni Battista Inama II, morto nel 1757 ai tre figli. Fra i terreni, Cristano, indica "al Pocho sora la Tonia" e al "Pocho su in cima". Quindi andando a ritroso nel tempo, ho scoperto che la zona sommitale delle Marzole comprendente i terreni al Poc, ma non solo quelli, era stata in possesso di Bartolomeo Inama, zio del succitato Giovanni Battista II. Bartolomeo lasciò dopo di lui due figlie, Maddalena e Domenica che avevano preso marito rispettivamente Pietro Antonio Mendini di Dermulo e Bartolomeo Fuganti di Taio. Il terreno alle Marzole fu quindi equamente diviso fra le due figlie: a Maddalena le future p.f. 298 e 299, a Domenica le future p.f. 300, 301 e 302. Successivamente si sono avute le solite vendite e avvicendamenti, dove il toponimo utilizzato era sempre Marzole, ma solamente le p.f. 300, 301 e 302 furono denominate al Poc. Concludendo, ritengo che questa sia una prova abbastanza solida, che Poc fosse stato un soprannome, ma non di Bartolomeo Inama, che nel qual caso avrebbe ricompreso tutta la sua ex proprietà, ma bensì di Bartolomeo Fuganti, che assieme alla moglie Domenica era stato il possessore delle più volte citate p.f. 300, 301 e 302.
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Pochene
(le) |
F1 ASTn1681 |
Era un terreno nella zona di Cambiel che nel 1681 apparteneva a Silvestro Inama. La lettura è incerta, ma sembra che il toponimo sia Prochene anzichè Pochene. In questo caso la paventata correlazione con il toponimo Poch, non ha ragione di esistere.
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Poinèla
(la) |
F1 CD IP |
Altro nome del Doss dele Plazze derivante dalla forma tondeggiante. Prima dell'intervento della ditta Lorengo di Cles, furono i dermulani a sfruttare luogo per i loro bisogni di sabbia e ghiaia.
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Pomàra (ala) |
F1 ASTn1780 CaTer LA1824 |
Dal nome si evince che nell’arativo alla Pomara
era presente una pianta di melo, e probabilmente era anche di grandi
dimensioni - per quei tempi una cosa non proprio comune - tanto da
caratterizzare il luogo. Nel catasto del 1780 è proprietario
Romedio Maria Mendini e sono anche specificati i confini: a E e N il
Beneficio Panizza, a S i Betta e a O la Strada. L’arativo alla Pomara corrisponde all’attuale
p.f. 498. Nel 1783, a conferma di quanto sopra, è nominata la località
Casetta di Sotto, ossia alla Pomara.
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Pònt (fòr al) |
F1 CD |
Toponimo abbastanza recente che indica il ponte di Santa Giustina, costruito nel 1888 e la zona nelle immediate vicinanze.
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Pònt
Aut
(fòr a) |
F1 CD ACDe1828 MC LA1822 ASTn1696 APTa1648 CaTerCo |
(Pontalt, Pontalto, Ponte Alto, Pontealto, Pontealt) Il ponte, così chiamato per la considerevole altezza dalle acque del Noce, si trova ora sommerso dal lago nei pressi del Doss dela Colombara e per secoli, fino alla costruzione del ponte di S. Giustina, fu di vitale importanza per il collegamento fra le due sponde del Noce. Il ponte era detto anche della Caralla. La tradizione che lo voleva di origine romana è stata da poco smentita da alcuni documenti d'archivio, per cui la sua costruzione nel luogo attuale si può collocare fra gli anni 1459 e 1530. Il toponimo Pont Aut comprendeva anche la zona circostante di bosco e pascolo, quindi il Doss dela Colombara e gran parte della p.f. 413. La Croce detta di Pontalto invece, era collocata nei pressi della Mora, all'incrocio fra la strada imperiale che portava a Sanzeno e quella che scendeva da Coredo. In un documento del 1788 è detto a Pontalto un terreno proprietà della chiesa di Taio che inequivocabilmente si poteva riconoscere in una porzione della p.f. 466, quindi alla Pozzata. Forse in questo caso, la denominazione esatta era "alla croce di Ponte Alto", ma fu abbreviata "a Pontalto". Il nome Pontalto si trova nei documenti anche accoppiato con Sabionare, con la formula "a Pontalto ossia ale Sabionare" che designava la p.f. 434. Lo stesso si può dire con i Pini Grandi.
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Pontaz
(al) |
LA1846
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Bosco non ben localizzabile che nel 1846 apparteneva a Antonio fu Giovanni Francesco Inama. Forse si trattava del Pradapont? Oppure non ricadeva sul CC di Dermulo ma su quello di Sanzeno o Banco ed era il luogo conosciuto come Pont Fond?
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Pònt dela Mula (fòr al) |
F1 CD ACDe1828 |
Piccolo ponte medioevale sul Rio San Romedio, detto anche ponte Largaiolo (?) che collegava Sanzeno con le Plazze. Oggi se ne possono intravedere i resti quando il livello del lago si abbassa. Sul nome del ponte esiste anche una leggenda secondo la quale, il ponte fu così denominato in seguito al poderoso salto spiccato da una mula cavalcata da un barone di Castel Cles, mentre stava fuggendo dall'inferocito popolo di Sanzeno. In realtà Molar o Mular era l'antico nome del Rio San Romedio di cui c'è giunta la lontana reminiscenza con Mula, l'originale Pont dela Mùlar si è tramutato in Pont dela Mula. Poco sopra il Pont dela Mula alla metà dell’Ottocento è stato gettato un altro ponte, ben più largo e solido sul quale passava lo stradone per Revò e che qualcuno confonde con quello della Mula. Nel 1503 il Pont dela Mula si trova citato come Ponte Regaiolo cioè dei Regai.
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Pònt dele
Clao |
F1 ACDe1920 IP |
(Ponte delle Chiavi) Piccolo ponte sul Ri dei Fossadi lungo la strada che scendeva a Pont Aut.
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Pònt
de Rivalènt |
Ponte della SS 43 sul rio omonimo.
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Pontàra (la) |
F3 CD ASTn1768 LA1856 |
Ripida stradina che parte dalla Strada Romana in prossimità del Pissaracel, ed arriva in Via Eccher nei pressi del Ciapitel. Nel 1768 è nominato "prastello alla Pontara" la futura p.f. 150, tra la Pontara stessa e la Casa al Plazol. Nel 1879 è detto prato in fondo alla Pontara il piccolo terreno p.f. 192.
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Pontare |
F1 ASTn1681 |
Terreno riconoscibile nella p.f. 376 nella zona di Ciambiel. Il toponimo è stato riscontrato un'unica volta nel 1681 e l'etimologia ci sfugge, non essendo assimilabile per le sue caratteristiche al nome Pontara.
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Portegét (el) |
F3 CD |
Piccolo portico sotto le ex case n. 17-18 e 16, attraverso il quale transita la Strada delle Marzole. Il passaggio per le esigenze odierne è così angusto da renderlo inutilizzabile per i veicoli, per cui la via si è ridotta di fatto ad un percorso pedonale. Credo che la costruzione sopra la strada sia avvenuta nel corso del Seicento, per consolidare le sopradette case che, come esposto in alcuni documenti, presentavano seri problemi strutturali, rischiando di franare l'una addosso all'altra.
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Portegét (el) |
F3 CD |
Portico fra le case ex n. 5 e 6, presentemente chiuso e adibito a deposito ma fino agli anni Settanta del Novecento aperto al passaggio pedonale. Di questo portico si trova notizia nel 1856, quando don Carlo Martini vendeva ad Antonio fu Giovanni Francesco Inama un pezzo di terreno davanti alla casa n. 5, e fra le clausole, il Martini obbligava l'Inama ad aprire una passaggio che gli permettesse di raggiungere, partendo da casa sua, la strada che passava sotto il portico di Giovanni Endrizzi. Tale portico era il "porteget" ed era quindi privato, ma come spesso succedeva in passato era utilizzato senza particolari problemi da tutti. A tal proposito mi è stato riferito che ancora nel secondo dopoguerra era consuetudine della gente che abitava in Bassa Italia e che doveva portarsi sullo stradone, entrare dall'Androna nel portico della ex casa n. 2, quindi salire le scale fino al somasso della ex casa n. 3, scendere il pont e passare sotto la casa ex n. 5 attraverso un altro portico per infine sbucare nello stradone. Una cosa impensabile ai giorni nostri, dove tutti sono impegnati a difendere la proprietà privata.
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Portella |
F2 ASTn1680 |
(Porlessa?) Nel 1680 era un bosco di roveri nella zona dei Pradi appartenente alla famiglia Inama. Il nome, dalla grafia incerta, indicava un luogo nei pressi del fiume Noce.
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Pòusa (su ala) |
F1 CD |
Bosco misto a pascolo sul CC di Coredo, a monte delle Parissole, in passato molto frequentato dai dermulani. Etimologicamente equivale a "pausa", forse perchè nella zona venivano fatti riposare gli animali da traino, dopo che avevano affrontato la notevole salita del tratto della Strada Imperiale per Coredo che si dipartiva da quella per Sanzeno, in prossimità della Croce di Ponte Alto.
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Póz
(zó a) |
F2
F3 CD APTa1618 ASTn1554 CaTer LA1818 |
(Pozzo, Pozo) Frutteti a N del Pissaracel, a E di Scol Grant e a S delle Fasse. La zona è così denominata per la presenza di un pozzo da tempi molto antichi poi riconoscibile con la Fontanazza. Le p.f. interessate vanno dalla n. 194 alla 201, e dalla 204 alla 222. Erano detti a "Poz ossia alle Fasse" anche i terreni poi confluiti nelle p.f. 223 e 224. In passato la zona propriamente detta Poz era più circoscritta in quanto erano utilizzati altri toponimi quali Plantum, Sotto la Chiesa, Pissaracel, Fassa Longa o Sonda Longia, Fontana e Fasseta. Sulle MC in corrispondenza di Poz si legge Santa Maria, toponimo che non ho mai riscontrato in altre occasioni e di cui nessuno in paese serba memoria, per cui ritengo fosse dovuto ad uno sbaglio del compilatore della mappa. Molto probabilmente era designato con il toponimo Poz o Fontana, il piccolo terreno in seguito detto Fasseta.
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Pozzàta di Sopra (ala) |
F1
LF ACDe1821 APTa1778 ASTn1747 CaTer LA1821 |
Era così designato il grande prato comunale a S del Ri della Mora, oggi p.f. 570 proprietà di Luigi Inama. A metà Ottocento era detto anche Pracomun o Pra Grand, oggi semplicemente Raut. La distinzione fra "Pozzata di Sotto" e "Pozzata di Sopra" era applicata solamente per non confondere i due luoghi comunali. Fra di essi però non c'era mai stata soluzione di continuità e solo casualmente si ritrovavano abbastanza vicini. Molto spesso nei documenti il terreno appare come "Pozzata" e solo grazie alle informazioni sui confini, risulta possibile la discriminazione. Fino alla fine del Seicento il toponimo Pozzata ricomprendeva una zona molto più ampia, estendendosi più a S, dove antecedentemente il luogo si diceva al Greggiot e presentemente Raut, costituito dalle p.f. dal n. 581 al 590. Nel 1774 compaiono i due terreni in contemporanea per la prima volta appellati "di Sotto ossia alla Casetta" e "di Sopra".
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Pozzàta di Sotto (ala) |
F1
LF ACDe1821 APTa1778 ASTn1695 LA1816 |
Zona a valle della SS 43 dir che si estendeva da N della Busa fino alle Ciasete. Alla fine dell’Ottocento era detta Pozzata solo la p.f. 472, oggi invece il nome è stato soppiantato e sostituito con Ciasete. Nei documenti a volte si legge "alla Pozzata ossia al Gomer" e occasionalmente il luogo era chiamato alla Pozza.
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Pra Comùn (al) |
F1 LF ACDe1850 LA1824 |
(Prato Comune) Frutteto oggi chiamato Raut formato dalle p.f. 570/1 e 570/2. Il prato, dopo le alienazioni sei-settecentesche dei terreni comunali posti a S, rimase per svariati anni in proprietà alla comunità di Dermulo, fino a quando nel 1778 la comunità stessa si vide costretta alla sua cessione per i cronici problemi economici. La comunità nel documento di compravendita con Giovanni Mendini si era riservata la possibilità di riscatto che effettivamente fece valere nel 1785. Ma dopo una breve parentesi di proprietà pubblica passò definitivamente in mano a Giacomo Mendini intorno al 1818. Il luogo si può identificare anche con il toponimo Pra Grand (1804) e Pozzata di Sopra. Con Pra Comun si designava per consuetudine qualsiasi prato di proprietà comunale, quindi a volte anche il prato ai Regiai o Pra dela Mula e pure il prato al Grezot.
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Pra da Pònt (al) |
F2 ASTn1661 CaTer LA1850 |
(Pra dal Pont, Pradapont) Era così designata la zona dei Pradi a N del Rivalent. Per il terreno in riva al Noce veniva spesso usato il nome Ischia, in quanto prospiciente all'ischia in mezzo al fiume. Le p.f. interessate vanno dal n. 95 al 107. Il toponimo è importante perchè attesta in modo inequivocabile la presenza di un ponte sul Noce. Il ponte in legno permetteva di attraversare il Noce, raggiungere il vicino molino di Plouà e poi la villa di Tassullo. Il ponte fu voluto dai signori di Castel Valer che da tempi molto antichi, oltre al citato molino di Plouà, possedevano anche i pradi in Feuril, sul tenere di Dermulo. Di tali prati si ha la testimonianza di una locazione già in essere nel lontano 1340. Altre locazioni sono proseguite nel Cinquecento, dopo di che i Pradi furono ceduti per affrancazione, ai locatari.
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Pra dela Mula (al) |
F1 IP |
Prato di proprietà comunale detto più spesso Prato ai Regiai o Pra del Comun. Era posto a valle della strada in prossimità dell’omonimo ponte.
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F1 ASTn1804 |
Visto l’appellativo e assodato che era un prato comunale, si può ipotizzare che si trattasse del Pracomun (Pozzata di Sopra) più tardi p.f. 570.
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Pradàz (su a) |
F1 CD ASTn1767 ACDe1857 LA1869 CaTerCo |
(Pradazzo) Parte all’estremo E del Pracomun e tutta la zona a frutteto (sul CC di Coredo) a monte (detta anche Zaneto) e a valle della strada che conduce alla cava del cementificio. Nel Catasto Teresiano di Coredo il prato, proprietà di Bartolomeo Mendini di Dermulo, viene descritto come "Pradazzo di Cologna". Nel 1869 si trova al Pradaz ossia alla Mora e quindi da questo documento sembrerebbe che anche la Mora facesse parte dell'ampia zona del Pradaz!
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Pradi (zó ai) |
F2 CD MC ACDe1835 ASTn1749 LA1888 |
(Prati) Località detta anche Pramartinel in riva al Noce e ricompresa fra il Rizzan il Rivalent ma anche a S-O del Doss e a N dello stesso Rivalent. Anticamente la zona era denominata Feuril. Sulla MC del 1859 i Prati erano un settore che comprendeva le p.f. dal 1 al 225. All'interno della zona dei Pradi insistevano altre località quali: Fuganti, Pradapont, Ischia, Bos-c Lonc, Marianel, Mosna. E’ detta Strada dei Pradi, la ripida e sassosa via che partendo in prossimità della Coa, permette di raggiungere i Pradi. Le p.f. interessate vanno dalla n. 86 alla 112.
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Pradi (ai) |
F2 IP |
Frutteto nella zona di Ciamblonc a valle della strada che conduce alla casa di Lino Depaoli, costituito dalla p.f. 858/1.
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F2 APTa1537 |
I Pradi de Ternel si trovano menzionati un paio di volte nel regesto dei documenti presenti nella sacristia della chiesa di Dermulo, in relazione a dispute fra gli abitanti di Dermulo e i signori di Castel Valer. Senza ombra di dubbio, un errore di lettura di chi ha regestato i documenti, ha trasformato Pradi di Feuril in Pradi de Ternel.
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Praiola (ala) |
F3 ACDe1881 ASTn1695 CaTer LA1854 |
Era così chiamata la fascia di terreno a N della casa n. 9-10-11-12, ricompresa fra il Pissaracel e la strada principale, contraddistinta dalle p.f. n. 182 alla n. 186. Nel 1749 la p.f. 765 era denominata alla Praiola ossia il Ridal. Il nome dovrebbe derivare dalla presenza di piante di pero.
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Pràmartinèl (zó a - in) |
F2 IP ACDe1848 LF ASTn1661 CaTer LA1818 Perg.C.Valer1529 |
(Pra Martinello, Pramartinelli, Martinel) Indica la stessa zona dei Pradi ma il toponimo è meno utilizzato. Il nome deriva palesemente dal nome Martino o Martinello antico proprietario. A Dermulo portava questo nome un rappresentante della famiglia Cordini ma il nome del luogo è documentato prima della sua nascita (ca.1540). Prima del 1294 viveva un altro Martino padre di un certo Segalla che potrebbe essere stato ipoteticamente il possessore dei prati. Gli indizi comunque sono troppo pochi, in quanto tra il 1300 e il 1500 potrebbero esserci stati altri Martino o Martinello mai apparsi in documenti. Non si può nemmeno escludere che il nome si riferisca ad un antico locatario di Tassullo, in quanto già nel 1340 erano in essere contratti di affitto di questi prati a persone di Tassullo, da parte dei dinasti di Castel Valer. A tal proposito è da notare che a Tassullo è diffuso il cognome Martinelli chiaramente derivato dal nome proprio Martinel o Martinello.
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Pramustèl (in) |
F2 ASTa1730 |
Il toponimo purtroppo non è collocabile con
sicurezza, in quanto è apparso, con due occorrenze, in un unico
documento del notaio Pietro Demediis Senior di Taio. E' escluso che il
prato non si trovasse a Dermulo, perchè chiaramente specificato, ed è
pure escluso che si trattasse del toponimo assonante
Pramartinel, in quanto, i futuri acquirenti
Inama di Fondo, non avevano possessi ai Pradi. Come indizi per la
localizzazione, sappiamo che apparteneva a Vittore Inama III, il quale
dopo il 1687 l'aveva venduto ad Alberto Inama di Fondo. E' logico
pensare che l'Inama di Fondo confinasse con il prato acquisito e che
quindi, lo avesse accorpato e aggregato al suo
maso che possedeva a Dermulo.
Cercando fra i prati che risultavano afferenti al maso, mi è parso che
solo il prato a Rizzan, individuato con le p.f. n.
24, 25 e 26, avesse tutti i
requisiti per essere riconosciuto con il Pramustel. Fra questi, anche il
fatto non trascurabile, che il prato, transitato a Floriano Inama IV
figlio di Alberto, fu dato in locazione perpetuale a Giacomo Inama III,
nipote di Vittore III.
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F3 APTa1710 |
(*Prastel) Piccolo prato nei pressi della casa eremitale, venduto nel 1710 da Antonio Mendini all'eremita di Santa Giustina, Bartolomeo Sandri.
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F1 ASTn1721 APTa1733 |
(Pra del Conzi, Pra del Conci, Pra del Conz)
Prato che nel 1721 apparteneva a
Giacomo Antonio Mendini e che veniva
ascritto
alla zona di Cavauden.
Il luogo corrisponde alla Mora e fu così appellato
per il nome del vecchio proprietario,
Concio
Massenza, di cui Conz era
la dizione dialettale.
Le particelle interessate vanno dalla n.
565 alla 569. C'è qualche possibilità che il "Campo del Conz"
individuato nel 1733 a Cavauden, fosse proprio in tale circondario.
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Préda
(fòr ala) |
F1 CD LiberGafforii1510 LA1838 |
Oggi è un piccolo frutteto compreso fra la SS 43 dir e la SP 7 a S dei Rauti costituito dalle p.f. n. 633, 634 e 635. Lo stesso terreno era denominato al Raut e nell'Ottocento anche al Tomelin, dal soprannome di quello che fu il suo proprietario, Antonio Massenza. Preda potrebbe indicare il luogo dove si trovava una pietra miliare o cippo gromatico, ad lapidem dove veniva conficcata la groma. In passato però il toponimo Preda, come rilevato dal Liber Gafforii, era molto più esteso di quanto non fosse oggi. Infatti alla stregua di altri toponimi come Ciaseta e Ciavauden, si estendeva sia sopra la strada imperiale che sotto ed interessava sicuramente quello che oggi ha preso il nome di Pinza, e l'attuale Albera, già Chegaiole. Quindi la fascia compresa tra la strada di Ciambiel e la strada vecchia per Coredo. L'unica testimonianza scritta del toponimo, oltre a quella del 1510, l'ho riscontrata nel 1838 in un documento dei Libri di Archiviazione dove appare, "alla Pinza ossia in Preda". Sul significato propendo per questa nuova ipotesi: il nome Preda starebbe per Prada, ossia prati, e quindi avrebbe la stessa etimologia di Predaia.
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Predont (a) |
F3 ASTn1672 |
(Predon) Si trattava del Ciamperdon vista l'inequivocabile elencazione dei confinanti. Il nome Pre[re]dont richiama anche in questo caso la forma vagamente circolare del terreno.
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F3 ASTn1716
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(Apresso le case, *Vizin ale Ciase) Orto e broilo presso le case Al di la del Rì, la Casa n.15 e la casa ai Cristani. Il luogo è diverso da quello indicato con lo stesso nome nel 1754.
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Ràut (fòr al - su al) |
F1 CD LF MC ACDe1852 APTa ASTn1722 CaTer LA1818 PASIDe1808 |
(Rauti, Rauto, Raot, Raoti) Il nome al pari di Ronc sta a significare terreno bonificato e arato. In dialetto rautar vuol dire scavare quindi il toponimo è molto diffuso in quanto ogni terreno che subiva quel trattamento era definito "raut". Attualmente il Raut designa una vasta zona di frutteti con pendenza verso O ricompresi fra la strada vecchia di Coredo e la SS 43 dir, e il Ri dela Mora. Verso la fine del Settecento il toponimo Raut ha "invaso" i terreni che fino allora era detti alla Pozzata e Grezot, invece altri campi più tardi erano conosciuti anche con altri nomi quali: Sopra le Due Vie, Novai, Preda, Tomelin, Parolot, Brusadiz. Il toponimo era usato anche spesso nella forma plurale ed in questo caso poteva essere confuso con la zona al maso Rauti. Le p.f. interessate vanno dalla 570 alla 590 e dalla 611 alla 640. Nel 1741 è definito un boschetto nel luogo "sotto il Raut" proprietà dell'eremo di Santa Giustina da localizzarsi nei paraggi della Cros.
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Rautel (al) |
F1 ASTn1721 |
(Rautello, Raudel) Il nome è chiaramente un diminutivo di "raut" ed il terreno è da localizzarsi nel luogo ricompreso a N del sentiero che porta all'eremo e a S dei pilastri del ponte della ferrovia.
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(Rauto) Definito nella MC del 1859 come settore G, con le p.f. dal n. 730 al 827, oggi non è più usato se non per denominare l'omonimo maso.
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Ràut da Ràl (al) |
F2 CD LA1819 LA1882 |
(Rauderal, Rautdaral) Frutteti a S di Sass a valle della SS 43. Nella zona è stata riversata una gran parte della terra proveniente dallo scavo per la costruzione del magazzino, oggi proprietà del Consorzio Agrario di Bolzano. Questo riempimento ha modificato parecchio l’aspetto originario. Il toponimo, dall'originario Noal de Ral, si è trasformato lungo gli anni in Raut da Ral passando per Audaral, Lauderal e Rauderal. Casualmente questa trasformazione non ha mutato in modo sostanziale il significato originale del toponimo, vale a dire terreno dissodato. Nella forma Rauderal il toponimo compare nei documenti all'inizio dell'Ottocento, per poi consolidarsi definitivamente nella grafia attuale verso la fine del secolo. Le p.f. interessate al toponimo, vanno dalla n. 9 alla n. 29 e dalla n. 47 alla 50. I terreni in prossimità del Rizan sono spesso designati con il nome del rivo.
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Regiài (ai) |
F1 CD LF MC ASTn1562 ACDe1828 LA1839 |
(Regai, Rigai, Ragai) Nella MC del 1859 era il settore C, che comprendeva le p.f. dal n. 390 al 445. La zona oggi è sommersa dal lago ma in passato i suoi pascoli, prati e boschi, che dalle Plazze degradavano fino al Noce, avevano per Dermulo una notevole importanza economica. Il nome ha la stessa etimologia di Rizzai, cioè indica la presenza di rigagnoli. Il toponimo prosegue sul CC di Sanzeno, (fino al 1850 sul CC di Banco). Era anche detta dei Regiai, la Strada dele Plazze che diramandosi dallo stradone per Sanzeno, proseguiva e conduceva a Revò. Era pure detto Prato ai Regiai, il prato di proprietà comunale nei pressi del Pont dela Mula, chiamato per questo anche Pra dela Mula o Pracomun.
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Rèta dei Pini Grandi (la) |
F1 IP |
Tratto rettilineo della Strada dele Plazze, dopo i Visenzi in direzione nord.
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Res (ai) |
AICo1608 |
Ubicazione sconosciuta. Il res poteva essere la barbatella di vite, ma in tal caso doveva essere "al Res" o "ai Resi" e non "ai Res". Res da quanto risulta dal GIML sarebbe l'equivalente del Sextarius cioè misura per aridi. Oppure un'altra possibilità è che sia stata una pianta delle rosacee. Potrebbe essere anche l'abbreviazione del toponimo Roves (Rovesso) documentato nel 1275. Il toponimo esiste pari pari a Ton nella forma "ai Res".
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Rì (dént al) |
F3 CD ASTn1695 CaTer LA1830 |
(Riddo, Rido) Con questo toponimo si intende il Pissaracel e anche alcuni terreni lungo il suo corso. Attualmente ci si riferisce alle p.f. dal n. 700 alla 707, quindi a valle della Strada delle Voltoline, pochi metri dopo il suo imbocco, oltre i binari della ferrovia. In passato invece ricomprendeva le p.f. dal n. 696 alla 699, e i terreni nei pressi delle Sort, quelli denominati alla Praiola e a volte quelli nella zona di Poz. In un documento del 1716 veniva precisato che un prato si trovava "al Ri giù in fondo" confinante con il "sasso", per cui si era in prossimità del burrone, nella zona denominata Scol. Per descrivere i terreni adiacenti al Pissaracel era usato in qualche occasione anche il toponimo Ridal.
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Ri dei Fossàdi (el) |
F1 ACDe1860 |
Piccolo rivo che nasce nel CC di Coredo ed entra nel territorio di Dermulo a valle della strada Statale per Sanzeno, fra le località Cianvecel e Sgolma. Qui inizialmente scorreva in direzione E-O, per poi piegare a S attraversando i Fossadi, passando sotto la strada delle Plazze, per gettarsi infine nel Noce. Oggi lo stesso torrentello, conosciuto anche come Ri dele Force o Ri dele Volp, nella zona coltivata è stato intubato.
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Ri del Brusadìz (el) |
F1 ACDe1870 |
Piccolo rigagnolo quasi scomparso che attraversa in direzione E-O la zona del Brusadiz. Oggi è chiamato Ri dela Preda.
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Ri dela Mòra (el) |
F1 CD |
Rivo di modesta portata che scorre in direzione E-O a S della Mòra. Le sue acque passando poi a N dei Visenzi, attraversano il Blaum e si gettano nel lago di Santa Giustina. Nel Settecento è nominato come Ridal.
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Ri dela
Preda (el) |
F1 IP |
Piccolo rivo una volta chiamato Ri del Brusadiz.
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Ri dela Zènia (el) |
F1 IP |
Piccolo rigagnolo sul CC di Coredo a E delle Parissole. Il luogo circostante apparteneva in passato a Ezio Negri per cui è da credere che con "Zenia", ci si riferisse ad Eugenia Inama. Emma Inama, madre di Ezio Negri, era infatti una nipote di Eugenia.
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Ri dele Fórce (el) |
F1 IP |
E’ lo stesso rivo una volta chiamato Ri dei Fossadi. Nel CC di Coredo è detto anche "Ri dele Volp".
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Ri dele Voltoline (el) |
E' anche così chiamata la parte iniziale del Pissaracel dalle sue sorgenti nel CC di Coredo fino al suo ingresso nel paese di Dermulo, nei pressi del tombone.
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Ri di Valem (el) |
(Rido di Valemi, Rivo di Valem, Rivalem) Piccolo rivo che attraversa il Somager, Sass, la Crona dele Marzole e i Pradi per poi gettarsi nel Noce nei pressi del Pradapont. Nel 1781 troviamo anche la località alla Croce del Rivalem nei pressi di Sass. Il nome ha tratto origine dai vecchi proprietari dei terreni presso il rivo che erano i Valemi di Taio. Il cognome Valemi, oggi estinto, era nato come soprannome di coloro che abitavano a Taio, presso la valle. Il toponimo Rivalem fu poi storpiato in Rivalent verso la fine dell'Ottocento.
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Ri Risòla (el) |
F3 ACDe1850 LF |
Probabilmente il toponimo originale era Ri Sola, cioè il rivo della località Sòla e poi divenuto nome unico. Il rigagnolo, quasi sempre asciutto, scorre in direzione sud-nord in un avvallamento fra le p.f. 769 e 763 al Plazzec e fra le p.f. 768 e 764 al Ciampet.
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Ridàl (entro al) |
F3 ASTn1680 |
Il toponimo è riferito ad un bosco nei pressi della Praiola. Più in generale il nome era sinonimo di "Ri", come "Ridàt" ne era il diminutivo, per cui veniva a volte utilizzato in altri contesti non legati necessariamente al Pissaracel. Era propriamente denominata Ridal la p.f. 765.
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F3 ASTn1773 |
(*Ri del Vignal) Piccolo affluente del Pissaracel, oggi scomparso a causa della costruzione della galleria ferroviaria.
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F3 ASTn1781 |
(Ri de Rizuol) Era così chiamato il rio Pissaracel finchè scorreva sul territorio di Coredo.
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Risòla (su a) |
F3 CD LF ACDe1860 ASTn1740 CaTer LA1829
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(Risolla, Rizol, Rizolla, Risolle, Resola)
Frutteti a N di Ciamblonc delimitati dal bosco
comunale del
Ciampet, la Strada di Risola e l’acquedotto
irriguo. Le p.f. interessate vanno dalla
n. 780 e 781 e dalla
794 alla 800. La forma originale
e più antica era Rizola che contraddistingueva la parte di bosco
comunale nei pressi dell'omonimo rivo. Alla metà del Settecento una
parte di quel bosco fu assegnato dalla comunità a Gaspare Inama che lo
rese coltivabile.
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Rivalènt (el) |
Piccolo rivo che attraversa il Somager, Sass, la Crona dele Marzole, i Pradi per poi gettarsi nel Noce nei pressi del Pradapont. Il nome originario del toponimo era Rivalèm, quindi il "rivo del Valem". I Valemi di Taio già nel Seicento, possedevano un terreno nella zona di Sass, dove scorreva il rivo che prese appunto il nome di Rio dei Valemi. Sul finire dell'Ottocento, Rivalem si trasformò in Rivalent perchè probabilmente, essendosi da tempo estinto il cognome che lo aveva originato, ed essendosene persa la memoria, Valem suonava un po' strano.
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Rizàn
(el) |
F2 CD MC ACDe1881 ASTn1552 CaTer LA1819 |
(Rizagn, Rizzan, Rizagno, Rigagn, Ricagn) Rivo che segna per buona parte il confine fra il CC di Dermulo e quello di Taio. Erano detti al Rizan, anche alcuni prati nelle vicinanze del rivo, a valle della SS 43 altrimenti designati come Raut da Ral e pure a monte della strada, altrimenti detti alle Braide. Questa caratteristica traspare anche in alcuni documenti della metà del Cinquecento, dove si trova "Rizagn de Sora", "Rizagn de Soto" e anche "Rizagn Sota Via", per cui si capisce inequivocabilmente che il riferimento era la strada. Dobbiamo rilevare che la forma più vecchia contemplava il "gn" finale anzichè la "n".
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Rizzài (fòr a) |
F1 CD LF MC ACDe1866 ASTn1742 CaTer LA1816 |
(Rizzaio) Frutteti a N della strada della Mòra e a monte della SS 43 dir. Il nome, se non si fosse accertata la forma originale Lizzai, parrebbe indicare la presenza di piccoli rigagnoli. Le p.f. interessate al toponimo vanno dalla n. 551 alla 564.
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Rizzòl (su a) |
F2 IP ACDe1879 ASTn1680 |
(Rizol) Bosco sul CC di Coredo dove nasce il Pissaracel e dove arriva la Strada delle Sort che poi prosegue per Coredo. A Coredo è detto Rizzuol. Anche il Pissaracel a volte si trovava menzionato come Rido di Rizzol.
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Romenere (ale) |
F1 ACDe1850 APTa ASTn1742 CaTer LA1850
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Terreni nella località di Ciambiel costituiti dalle p.f. 341, 342 e dal n. 352 al 357. In passato avevo ipotizzato che il toponimo derivasse dal soprannome del proprietario, in qualche modo legato al paese di Romeno e Infatti recentemente ho trovato la conferma documentale. Nell'ultimo quarto del Cinquecento un tale Pietro Fattor (Pero della Fattora) di Romeno risultava confinare verso ovest con il terreno gafforiale alla Preda. Quindi il terreno apparteneva a uno di Romeno, ossia ad un “Romenér”. Perché allora al plurale femminile? Per lo stesso motivo di Longhe, Curte, e Bertuse, vale a dire che per abbreviazione, “le stregle del Romenér” potrebbero essere diventate “le Romenére”.
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Rónc
(fòr a) |
F1 F2 CD LF ACDe APTa1681 ASTn1564 CaTer LA1830 Perg.C.Bragher1275 Perg.C.Bragher1357 Perg.C.Valer1381
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(Ronch, Ronchi, Roncho, Runch, Rung, Ronzo, Roncum) Frutteti a monte della SS 43 dir e a S delle Late. Le particelle interessate vanno dal n. 652 al 660. Il toponimo, di cui si ha il primo riscontro nel 1275, indica degli appezzamenti disboscati e ridotti a coltura. Gran parte di questi terreni fino alla metà dell'Ottocento erano proprietà della Mensa Vescovile di Trento, altri appartenevano a Castel Valer. Il terreno di Castel Valer nel corso del Seicento perse il nome originale Ronch per essere denominato ale Late. Nel 1770 troviamo la distinzione fra "Ronc di sopra" e "Ronc di Sotto" quest'ultimo detto anche "Ronc picolo". Tale differenziazione era dovuta per la necessità di distinguere gli appezzamenti appartenenti allo stesso proprietario, insistenti nelle stesse pertinenze. Oggi si denominano impropriamente Ronc, anche i terreni al Ciamperdon a valle della SS 43 dir.
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Ronda (ala) |
F1 ASTn1783
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Terreno nella zona ai Sassi di Ciavauden costituito dalle p.f. n. 510 e 511. In un altro documento anzichè Ronda si legge Tonda.
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Rovesso (in) |
(*Rovés) Da quanto appare nel GIML, "roves" equivale a "rover", cioè quercia. Oggi non c'è traccia del toponimo che forse si potrebbe collegare a "Res", altro toponimo di ubicazione sconosciuta documentato nel 1608.
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Roggia Lunga (alla) |
F3 ASTn1776 |
(*Roza Longia) Località nella zona dei Pradi che molto probabilmente corrispondeva a Bos-c Long.
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Róza d’ Imbrenzi (la) |
F1 ACDe1868 |
Dovrebbe essere il Rio San Romedio. Il nome imbrenzi indica il luogo di raduno degli animali pascolati.
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Róza del Teg (la) |
F2 ASTn1716 |
(*Roza del Tez) Si tratta del piccolo rivo, quasi sempre in secca, rilevabile nei pressi del Bus dele Angane, all'estremità nord del Doss.
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Sabionàre (ale) |
F1 ACDe1885 ASTn1671 CaTer LA1859 |
(Sablonare) Il nome lascia intendere chiaramente la consistenza sabbiosa del sottosuolo. Nella zona infatti si sono aperte varie cave per l'estrazione della sabbia. Si tratta della zona boschiva a O del Gomer e della Busa, costituita dalle p.f. 452, 457 e 458, ma anche a valle della strada dei Regiai con le p.f. 433 e 434. C'è qualche probabilità che il toponimo a Sablonezum, corrispondesse alle Sabionare.
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Sablonezum (a) |
Ubicazione sconosciuta. Forse lo stesso toponimo di Sabionare.
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Saldato (in) |
(*Saldà, *Saudà) Ubicazione sconosciuta. Molto probabilmente deriva da "saldus" ovvero terreno paludoso. (GIML)
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Salgar (al) |
F1 ASTn1719 |
(*Salgiar) Nel documento dove è riportato il toponimo, sembra che si debba collocare a cavallo fra il CC di Dermulo e il CC di Sanzeno, quindi giocoforza nella zona di Cavauden, ma per ora non posso aggiungere altro. Il nome si riferisce alla presenza di una pianta di salice bianco (Salix Alba), che in dialetto noneso è detta salgiàr.
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F3 Perg.C.Bragher1380 |
Terreno nei pressi della vecchia chiesa che dovrebbe essere stato una parte di quello più tardi individuato come Clesura. Il toponimo è interessante in quanto è una delle prime attestazioni, anche se non la prima in assoluto, sulla presenza di una chiesa a Dermulo.
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Santa Giustina (zo/fòr a) |
F1 CD ACDe1866 ASTn1554 CaTer LA1824 |
Boschi scoscesi nei dintorni e lungo il sentiero che conduce all’omonimo eremo, ma anche terreni arativi nelle vicinanze. Le p.f. interessate vanno dalla n. 324 alla n. 336. In un documento del 1668 si trova anche "alle Sorti di Santa Giustina".
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F3 MC1859 |
Il toponimo non è mai stato riscontrato in altri documenti ad eccezione che nelle vecchie Mappe Catastali, nelle quali veniva localizzato a O della chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, quindi nella zona oggi chiamata Poz. Ai dermulani il toponimo risulta del tutto sconosciuto, motivo per il quale ritengo che si sia trattato di un errore del primo redattore della mappa del 1859 e perpetuatosi poi anche nelle mappe successive. Verosimilmente il compilatore si riferiva alla chiesa di Santa Maria di Taio, confondendo però il paese. Ci sarebbe, in verità, una remota possibilità che il toponimo indicasse una zona posseduta dalla chiesa di Santa Maria di Taio, cosa effettivamente plausibile. A metà Settecento infatti c'erano almeno due località a Dermulo dove la chiesa di Santa Maria aveva possessi, esse però erano molto lontane dalla zona indicata sulla mappa e da poco acquisite.
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Sass
(fòr a) |
F2 F3 CD LF MC ACDe1875 ASTn1717 PAICo1608 CaTer LA1823 Perg.C.Valer1529 ADTn1541 |
(Sasso) Frutteti a valle del primo tratto della Strada Romana per chi proviene da Taio. Il luogo è diviso in due parti da una vallecola, dove scorre il Rivalent. Il nome Sass secondo Karl Ausserer (Der Adel des Nonsberger pag. 50, nota n. 13) deriva dal tedesco Freisasse che significa possessore di bene allodiale. Nel nostro caso è più probabile che il nome identificasse la rupe (GIML) e in seguito i terreni nei suoi pressi. Nei vecchi documenti si trova molte volte il termine "sass" o "sasso" come parte confinante di altri terreni. Le particelle interessate vanno dalla n. 51 alla 59 e dal 64 al 67.
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Sassi (ai) |
F1 ASTn1695 LA1811 |
Era così denominata la zona di Cavauden a valle della strada omonima. Il nome chiariva la natura sassosa dei terreni detti anche campi alle Giare. Un'ulteriore specificazione la troviamo per il terreno più tardi contrassegnato dalle p.f. n. 510 e 511, detto per il suo confine curvo alla Ronda o Tonda. (Da non confondere con l'altro luogo alla Tonda nella zona della Casetta.) Le p.f. interessate vanno dal n. 508 al 519.
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Sasson (al) |
F1 ASTn1706 |
Bosco nella zona dei Pradi che sembra corrispondere alle p.f. 33 e 34.
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Scòl
(zó a) |
F2 IP ACDe1910 ASTn1780 CaTer Perg.C.Valer1564
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(Scolla, Scola, Schola) Il toponimo ha preso origine da "iscla" cioè parte di terra affiorante in mezzo al fiume. Da iscla si è passati a iscòl ed infine a scòl. (GIML) Nelle vecchie scritture il toponimo si è sempre presentato come entità unica, ma in paese si usa distinguerlo in Scol Grant e Scol Pizzol. Originariamente il nome si riferiva ai due isolotti presenti in mezzo al torrente Noce, però in seguito fu esteso anche alla zona boschiva e rocciosa che saliva fino alle campagne di Dermulo, dirimpetto alle due iscle. Quindi in corrispondenza dell'isolotto più grande a ovest di Poz e delle Fasse, e sulla destra orografica del Pissaracel si identifica con "Scol Grant", mentre dirimpetto a quello più piccolo, a ovest del Grezot, sulla sinistra orografica del Pissaracel viene detto "Scol Pizzol".
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Sesen (al) |
F1 ASTn1719 |
Il terreno era ubicato nelle pertinenze di Dermulo, nella zona di Cavauden e più precisamente Sotto la Strada, per cui abbiamo moltissimi indizi per poterlo individuare e collocare precisamente in corrispondenza della p.f. 515. L'unico problema in questo caso, essendo un toponimo sconosciuto, risulta essere la grafia del notaio Baldassarre Bergamo, nei cui atti esso appare in due occasioni. Dopo attenta lettura e comparazione non sono riuscito a decifrare con sicurezza il nome, per cui pur essendo la dizione più probabile "al Sesen", non posso tuttavia escludere che la prima lettera fosse stata una "G" oppure una "Z", da cui avremmo "al Gesen" e "al Zesen". Altro dubbio esiste sulla lettera finale che potrebbe essere una "r", da cui "al Seser", "al Geser" o "al Zeser". Dando per buona l'interpretazione più certa, potremmo spingerci su alcune divagazioni etimologiche. Se fosse "al Sesén" potrebbe derivare dalla forma dialettale del nome proprio Sisinio, ipotetico proprietario antico del campo; oppure da Sexenus di cui il GIML da le seguente definizione: Sexta pars fructuum quam dominus ex agris vineisve percipit; fra le altre interpretazioni grafiche, la parola avrebbe forse un senso compiuto se fosse "al Séser" o magari "al Sasèr" ovvero qualcosa che aveva attinenza con i sassi ed in questo caso andrebbe a coincidere con il toponimo "ai Sassi" effettivamente presente e documentato proprio in questa circoscritta zona. Osservando la forma Zeser si potrebbe tenere in considerazione un'altra possibilità, ovvero che si trattasse del soprannome Zéser, riferito sicuramente alla famiglia di Giuseppe Mendini di Taio, ma che potrebbe essere appartenuto ai suoi progenitori di Dermulo, possessori del menzionato terreno.
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APTa1537 |
Ubicazione sconosciuta. Ritengo che questo toponimo non sia mai esistito, ma derivasse da una errata lettura del documento originale e conseguente errata trascrizione nel regesto dei documenti presenti nella sacristia della chiesa di Dermulo. Molto probabilmente si trattava del toponimo Plantum.
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Sgolma (la, in, ala) |
F1 ASTn1695 LA1823 APTa1733
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Terreno in località Ciavauden, a N del Ri delle Force contraddistinto dalle p.f. dal n. 527 al 530.
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Somàger
(su a) |
F2
F3 CD MC ACDe1828 ASTn1554 CaTer LA1848 |
(Somagro, Sommagro, Somagher, Somagri) Zona per la maggior parte a frutteto, molto ripido ed esposto a O. E’ delimitata grosso modo dalla strada che porta al Maso Rauti, da quella che scende alle Braide, dai binari della Ferrovia Trento-Malè e dalla strada che dalla SS 43 sale alle Braide. Le p.f. interessate vanno dalla n. 788 alla 793 e la 828. Nel 1871, la p.f. 828 fino allora proprietà comunale, fu frazionata in sei parti e venduta all’asta ad altrettanti abitanti di Dermulo. In passato era detta Somager pure la zona dove oggi c'è il magazzino del Consorzio Agrario, quindi le p.f. n. 782, 783 e 784 e probabilmente il terreno a S del distributore ENI, fra le due strade, ossia le p.f. n. 3 e 4. Il nome, al contrario di quello che è stato scritto da qualche esperto, non significa suolo magro ma deriva dalla fusione di SUMMA, punto più elevato, il posto più alto, in cima e AGER cioè terreno. Per cui Summa più Ager = Somagro, il luogo sopra il campo, (sopra la campagna) come ad esempio Somrabbi indica la zona più elevata di Rabbi. Somagro è uno dei toponimi più antichi di cui si ha riscontro essendo stato citato perla prima volta in una pergamena del 1275.
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Somocinum (in) |
Ubicazione e significato sconosciuti. Anche questo toponimo, similmente a Somager, sembra composto dal termine "Summa" abbinato con altro lemma che potrebbe essere stato "Cinum", Ocinum", "Acinum" apparentemente senza spiegazione. (GIML)
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Sonda Longia (la) |
F3 ASTn1716
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(Sonda Longa) Terreno nella zona di Poz, che in passato apparteva alla chiesa di San Giacomo. Il nome, le cui p.f. si possono riconoscere nelle n. 216 e 217, deriva chiaramente dalla forma caratteristica del terreno, molto stretto e lungo.
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F3 ASTn1773
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(*Sora la glesia) Era così contraddistinta la zona dove sorgevano le case 13-14, 28 e 15. Per quest'ultima, nel 1763, si trova anche la forma "Dietro alla Chiesa". Il luogo era detto anche "Oltra il ri" e poi Borgo.
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F1 ASTn1781
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(*Sora le Doi Vie) Terreni al Raut formati dalle future p.f. n. 624, 625 e 626, 627, 628, 629 e 630, 631 e 632.
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F2 ASTn1695
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(*Sora 'l Lez) Nella zona di Pramartinel contraddistingueva la parte di prato che giaceva a monte del canale dell'acqua che attraversava la p.f. 87.
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F3 ASTn1574
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(Sopra le case,
*Sora le Ciase)
Oltre ai toponimi "Sota le Ciase"
e "Dietro alle Case", esisteva anche "Sora le Ciase"
che contraddistingueva i terreni a monte delle future case n.
1, 2-3,
4, 5-6,
7-8,
24 e 23. Le p.f. interessate
erano la
1 e 2,
168 169,
171,
782,
783 784, 785 e 786. Il terreno pare
in parte corrispondere a quello denominato "Presso le case" del 1754 e
altro "Appresso le case", del 1663.
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Sòrt
(ale) |
F2 F3 CD LF MC ACDe1845 ASTn1625 LA1824 CaTer Perg.C.Valer1381 |
(Sorti) Piccoli frutteti e boschi di conifere
in prevalenza comunali esposti a N, sulla sinistra del
Pissaracel e dirimpetto alle
Voltoline. Il nome indica che nella zona venivano assegnate le sorti di legna agli abitanti del paese. I
terreni
furono poi
in parte venduti dal comune ai privati. Le p.f. interessate al
toponimo sono la
764 e
765 e anche dalla
n. 748 alla n. 758. Lungo il Ri
dele Voltoline correva la strada detta
Strada dele Sort che
portava a Rizzol e poi raggiungeva Coredo. In
passato era una via molto importante e frequentata, ma poi, con la
costruzione di altre strade, fu via via abbandonata, per cui oggi è
ridotta a sentiero.
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Sorti di Santa Giustina (ale) |
F1 ASTn1668
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Nel 1668 era così denominato il bosco nei pressi delle p.f. 327, 328 e 329.
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F3 APTnCastelThun1569 |
(*Sota la Fontana) Terreno nella zona sottostante la Fontanazza, quindi a Poz, e più specificatamente la p.f. 219 detta Fasseta.
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F2 ASTn1695
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(*Sota 'l Lez) Nella zona di Pramartinel contraddistingueva la parte di prato che giaceva a valle del canale dell'acqua che attraversava la p.f. 87.
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F3 CD LF ACDe1883 ASTn1559 LA1823 CaTer
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(Sotto le Case di Inami, Sotto le Case) Striscia
di frutteti e bosco a O delle case ex
n. 26, 27,
31 e 32. Le p.f. interessate vanno dalla
n. 133 e 134, alla
n. 118 alla 127. Nel
1662 invece "Sotto la Casa degli Inami" si riferiva alla zona degli
Orti sotto la casa n.7-8. "Le ciase"
potevano essere anche intese genericamente come abitato.
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(*Sota ‘l Rocol) Frutteto contraddistinto dalle p.f. 773 e 777 nella zona dell’Oselera, sottostanti il roccolo una volta ivi esistente sulla p.f. n. 739. Il roccolo era una piccola costruzione connessa alla pratica dell'uccellagione.
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F3 ASTn1716 |
(*Sota 'l Segrà) Piccolo terreno coltivato a prato e boschetto a valle del vecchio cimitero. Era chiamato anche prato al Cimiterio.
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F3 APTa1618 LA1895 Perg.C.Bragher1275 |
(*Sota la Glésia, Sub Ecclesia) Nel 1275 si riscontra la prima volta questo toponimo nella forma latina Sub Ecclesia. Nel 1618 il toponimo contraddistingue un terreno proprietà della chiesa stessa. Nel 1766 il medesimo luogo è detto Pissaracel, come pure nel 1780 e corrispondeva agli orti e al piccolo prato sotto il vecchio cimitero. Nel 1895 si contraddistingue con questo toponimo la p.f. n. 215 a Poz.
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F3 LA1823 |
(*Sota Sas, Sota Sasso, Sot Sassi) Boschi individuabili nelle p.f. dal 68 al 76 sotto la località Sass.
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Spinate (ale) |
F1 ASTn1751 CaTer |
Arativo nella zona di Ciambiel formato dalle p.f. 388 e 389. Un toponimo alle Sponare individuato in un documento presente all'ASTn, sembra essere stato un errore di scrittura, visto che entrambi i luoghi appartenevano alla stessa persona. Il nome pare indichi la presenza di siepi di piante spinose. (GMIL)
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Splazzol (al) |
F3 ACDe1869 LA1870 |
(Plazzol, Spiazzol) Con questo nome, si intendeva la piccola piazza presente a nord della casa n. 23 (pure detta al Plazzol), identificabile con la p.f 172. Allo stesso modo era denominato anche il terreno a monte della piazzetta, costituito dalle p.f. 171, 785 e 786, appartenente fin dal Settecento alla famiglia Emer. Il terreno formava un corpo unico, prima della costruzione dell'odierno stradone alla metà dell'Ottocento. Non è del tutto chiaro, se le vicine p.f. p.f. 168, 169, dette Sopra le Case, fossero denominate talvolta "al Splazzol".
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Sponare (ale) |
F1 ASTn1751 CaTer |
Il toponimo è ascrivibile alla zona di Ciambiel. Rimane il dubbio che non possa essere stato un errore di scrittura del notaio, vista l'unicità della citazione, ma soprattutto la somiglianza con il toponimo Spinate e l'appartenenza dei due luoghi alla stessa persona.
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Stradàzza (la) |
F1 CD |
Strada sterrata fra l’Albera e il Ciamperdon che serviva di collegamento fra la SS 43 dir e la SS 43. Fu costruita nel 1890 a spese del comune di Coredo, quale scurtatoio per raggiungere il ponte di S. Giustina, da poco ultimato.
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Stregle Longe (ale) |
F3 ASTn1559 APTnCastelThun1569 APTnCastelThun1434 |
(Strega Longia, Stregie Longhe, Stregla Longa) Una mappa riportata in Geschichte aller Familien Inama di Hanns Inama Sternegg, ubicava erroneamente le Stregle Longe nella zona di Sass. Questo errore fu probabilmente indotto dall'errata scrittura di documenti, nei quali, alcuni membri della famiglia Inama, venivano investiti da parte dei signori Thun di questo terreno. Nelle varie investiture non appariva mai chiara la zona di ubicazione delle Stregle Longhe, per cui si leggeva a volte "alle Parise", oppure "alle Bardise", "alle Bardisie", "alla Pardisa", toponimi inesistenti e fuorvianti. Finalmente nel 1595 si poteva accertare con sicurezza che le Stregle Longe erano nella zona delle Braide. La stregla era un modo di coltivare il terreno a strisce, ovvero l'arativo (vanezza) veniva inframmezzato da porzioni più o meno ampie dove si piantavano le viti. Il campo era quindi classificato come arativo-vignato o streglivo. Essendo questa una caratteristica molto frequente, esistevano altri luoghi con il medesimo nome, uno di questi nella zona di Cambiel, individuato nella p.f. 374. Nel 1567 si riscontra in un documento alle Stregle Longe osia al Canton.
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Tèrmen (al) |
F1 ASTn1759 |
Terreno così chiamato per l'esistenza di un cippo di confine fra il CC di Sanzeno e quello di Dermulo. La particolarità era che il campo insisteva su entrambi i comuni catastali.
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Téza (ala) |
(Tega, Teggia, Tezza) La tezza o tegia era un soppalco con tetto che serviva al guardiaboschi come punto di osservazione. A Dermulo c'erano almeno tre luoghi dove già nel Settecento erano stati costruiti questi palchi: al Doss, a Ciambiel e a Somagro. Nel 1868 troviamo infatti la località Doss descritta come "bosco ai Pradi ossia alla Tega", in altre scritture detto anche Doss del Tez.
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Téza di Ciambiel (ala) |
(Tega, Teggia, Tezza) La Teza di Ciambiel individuava il bosco comunale costituito dalla futura p.f. 390. Il luogo detto anche Busa fu poi venduto a privati. A volte era denominato alla Teza il bosco confinante con quello comunale, contraddistinto dalle p.f. dal n. 404 al n. 409.
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Téza di Somagro (ala) |
F2 F3 ACDe1828 ASTn1780 LA1848 CaTer ASTn1808
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(Tega, Teggia, Tezza) Era detta Teza di Somagro o più raramente Teza di Campolongo, la zona boschiva comunale costituita dalle future p.f. p.f. 791, 792, 793.
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Tomelin (fòr al) |
F1 LA1885 |
Piccolo frutteto compreso fra la SS 43 dir e la SP 7 a S del Raut, costituito dalle p.f. n. 633, 634 e 635. Il toponimo deriva dal soprannome Tomelin riferito ad Antonio Massenza, suo antico proprietario. Lo stesso terreno era denominato al Raut e attualmente alla Preda.
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Tónda (fòr ala) |
F1 CD LF ASTn1772 LA1825 |
Piccolo frutteto nella località Ciasete formato dalle p.f. 486 e 487. Il nome indica la forma tondeggiante del luogo.
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Toresco (a, in) |
F1 ADTn1585
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(* 'n Torés-c, in Tores, in Toresch) Il toponimo dal più
antico Forex del 1510, si sdoppia e muta in Fores e in Toresco nel 1585,
quando plausibilmente il terreno originario si era diviso in due arative
e steglive ben distinte. La prima era costituita da tre
stregle, mentre la seconda da otto quarte di seminativo e due stregle
“longe”. Nell’investitura successiva del 1640, Fores diventa Tores, e
Toresco è scritto con una "h" tra la "c" e la "o". Ma se per
quest’ultimo sostanzialmente nulla cambia, invece per il primo, da Fores
a Tores aggiunge ulteriore incertezza. Ritengo che i due terreni fossero
contigui perché i confinanti sono li stessi, altrimenti sarebbe una
coincidenza strabiliante. In base alla descrizione dei confini dovevano
essere disposti nel seguente modo: a nord di tutta larghezza si
estendeva il
terreno degli eredi di Romedio Barbacovi, a sud di tutta larghezza il
terreno dei Thun. Quindi la parte centrale, appartenente a Ercole Inama,
era suddivisa in più porzioni di terreno, due delle quali soggette al
gafforio. Credo che questa località, che solo grazie alla citazione più
vecchia possiamo collocare nella zona di Campolongo,
si trovasse più precisamente poco sopra alla strada delle
Braide, riconoscibile probabilmente nelle p.f.
845-846 e
847-848, quindi a sud dell’altro terreno della
mensa. Ma perché uno Tores e l’altro Toresco? Credo che il
tutto dipendesse da un equivoco nelle scritture gafforiali. Queste
investiture, al momento del rinnovo, spesse volte venivano semplicemente
ricopiate dalle precedenti più vecchie, aggiornando solo il nominativo
della persona investita. Di questa pratica si ha la conferma scorrendo i
nomi dei confinanti dei beni oggetto di investitura, che rimanevano gli
stessi, attinti dalle precedenti, anche a distanza di secoli. Per cui
tornando ai toponimi, un nome scritto e letto male, spesso da estensori
che non conoscevano i luoghi, si trascinava per anni. Nello specifico il
toponimo risulta oggi obliato e mai ricomparso in altri scritti ad
eccezione delle investiture in parola. Questa circostanza ci obbliga a
formulare delle ipotesi, non sull’ubicazione, che è stata individuata
con buona sicurezza, bensì riguardo a quale fosse, fra le varie lezioni,
la forma effettiva del nome. Analizzando la prima forma documentata
possiamo dire che la “x” finale, puro vezzo notarile, avesse, per la
pronuncia, lo stesso suono di “s”, oppure Tores-c. (Di tale cosa ho trovato riscontro
nei nomi “ala Buxa” e “ala Croxe”). Anni dopo infatti troviamo la forma
“in Fores”.
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Tovàre (ale) |
F1 IP ACDe1876 |
(Tovara) Località in parte comunale ed in parte privata nella zona di Pont Aut. Ad inizio secolo venne sfruttata come cava di tufi dal sovrastante Cementificio di Tassullo.
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Traìna (zó ‘n) |
F2 F3 CD ACDe1886 ASTn1573 LiberGafforii1510 LA1894
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(Troina) Boschi scoscesi dopo il Grezot a valle della strada dei Pradi, costituiti dalle p.f. dal 135 al 138. Il nome sembra corrispondere ad una unità di misura legata alla legna, come dire un fascio. In GIML la voce è equiparata a "trana" o "trava", ma dal glossario non traspare se sia da pronunciarsi come il nostro Traìna oppure Tràina. Tutta la zona apparteneva alla Mensa vescovile, però nel 1573 una parte fu acquisita da Antonio Berti, mugnaio del mulino di Plouà, posto dirimpetto a Traina sul territorio di Tassullo. Nel 1583 fu acquisita da Ferdinando Spaur e in quell'occasione fu identificata con "terreno boschivo Ultra Nusium", cioè al di là del Noce.
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F1 ACDe1858 |
Luogo menzionato come pascolo di capre assieme a Pont Aut e Foram. Dovrebbe essere un’abbreviazione di Val Secca o Val Mora.
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Vala Bernaya
(in) |
F1 Perg.C.Valer1381 |
Nome antico del luogo alle Doivie, in seguito denominato Val Merlai forse per la storpiatura del nome. Sul documento si legge "Vala", ma forse la "a" era da intendersi separata ed appartenente alla seconda parola, per cui risulterebbe "Val Abernaya". Osservando attentamente la parola sembra quasi che la "b" sia stata sovrascritta da un'altra lettera, forse una "r" per cui Arenaya? Oppure Arernaya? O Avernaya.
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Valbocara (in) |
Ubicazione sconosciuta. Il nome "bocar" indica un luogo di stazione dei bovini, al pari di "bostar" (GIML) per cui il toponimo potrebbe essere inteso come "la valle dove si radunano i bovini al pascolo", ovvero il più "moderno" imbrenza.
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F1 APTa1706 |
Vallecola che reputo sul CC di Coredo, posta tra i Plazi de Cologna ed il Maso Voltoline.
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Val
Merlai
(a) |
F1 ASTn1625 Perg.C.Valer1534 |
Era così denominato il luogo alle Doivie. Forse deriva dalla storpiatura del toponimo Vala Bernaya riscontrato nel 1381 e sicuramente riferibile a questa zona. Le notizie di questo toponimo derivano da una serie di rinnovi di investitura, relative ad un maso che Castel Valer possedeva in quel di Dermulo. Succedeva spesso che all'atto del rinnovo, il notaio incaricato, ricopiasse l'investitura precedente aggiornando solo i dati che nel frattempo erano cambiati, per cui ritengo che dei refusi si siano trascinati nei documenti successivi. Tale caratteristica si può accertare ad esempio per i nomi dei confinanti relativi al terreno alle Sort, rimasti immutati per un secolo, ma io credo, ancor di più per il toponimo Val Abernaya travisato una prima volta in Val Merlai e in questo modo replicato in tutte le investiture successive.
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F1 ACDe1883 |
L'unica citazione documentale di questo toponimo, si riscontra in un atto del 1883 presente nell'archivio dell'ex comune di Dermulo, trattante problemi di pascolo. I luoghi citati nel documento sono localizzati nella zona delle Plazze, e con Val Mora, presumo si ritenesse il bosco-pascolo, lungo il corso finale del Ri dela Mora.
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F1 ACDe1912 IP |
(Val Secca) Era così denominata la zona in riva al Noce a N di Pont Aut, sottostante alla rupe contrassegnata dalla p.f. 437. Nel 1912 troviamo il toponimo in un documento redatto dal Capocomune che descriveva la zona, dove in seguito alla caduta dalle rocce soprastanti, era stato rinvenuto il corpo privo di vita del pastorello Giacinto Inama, figlio di Romedio di Dermulo.
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Valuclo (in) |
(*Valùcel) Ubicazione sconosciuta. Il nome sembra indicare una vallecola oppure derivare da "valuca", ossia un tipo di sabbia. (GIML)
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Vantolinam (in) |
Presumo si tratti delle Voltoline.
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Via Orva (in) |
Ubicazione sconosciuta.
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Vicenze (ale) |
F1 ASTn1774 ACDe1922 |
Nel 1922 si trova nell’ACDe un prato comunale alla Visenza costituito dalla p.f. 422, potrebbe essere stata la stessa località. E’ possibile fosse anche la p.f. 600, pure proprietà comunale, poco più sopra la 422.
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Vignàl (su al) |
F3 IP ACDe1902 ASTn1750 LA1879 |
(Vignale) Frutteto costituito dalle p.f. 690, 691, 692 e 693 a O delle Voltoline. Fino a qualche decennio addietro, nei pressi, scorreva un minuscolo rivo denominato Rido del Vignal. Attualmente è detto Vignal anche il frutteto, fino a pochi anni fa vigneto, nella località Grezot, proprietà di Bruno Emer.
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Visènzi (fòr ai) |
F1 CD LF ASTn1565 LA1823 CaTer |
(Vicenzi, Vicenci, Vicentii) Frutteti a N del Bertus e a S del Ri dela Mora racchiusi fra la SS 43 dir e la Strada dele Plazze. Il nome contraddistingue l'antica proprietà prativa del "Visenzi", ovvero Vincenzo fu Michele detto Zaton di Tres, residente a Dermulo già nel 1437 e sicuramente si è sovrapposto al più vecchio toponimo che presentemente ci è sconosciuto. Per lo stesso motivo in paese era detto ai Vicenzi, il colomello più tardi numerato con il 16-17-18-19. Le p.f. interessate al toponimo vanno dalla n. 591 alla n. 597.
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Voltolìne (su ale) |
F1 F2 F3 CD LF ACDe1848 APTa1663 ASTn1562 LA1817 CaTer AttiNotaioTomeo1374 |
Ampia zona di frutteti esposti a mezzogiorno e posti a nord del tratto iniziale del Pissaracel. Il toponimo prosegue nel CC di Coredo dove sorge l’omonimo maso. Forse in antico la zona apparteneva a delle persone provenienti dalla Valtellina, d’onde il nome. La strada sulla destra orografica del Pissaracel che si dirama dalla SS 43 dir è detta Strada delle Voltoline. Nel 1275 troviamo il toponimo Vantolinam che forse potremmo far corrispondere a Voltoline.
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Zimitèri (al) |
F3 CD |
Dopo la costruzione del nuovo cimitero nel 1923, il toponimo è qualche volta utilizzato per definire la zona circostante delle Marzole e del Plantadiz.
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Zità (la) |
F3 CD |
(Città) Parte del paese di Dermulo posta a sud del Pissaracel, forse chiamata così perchè con un numero maggiore di case rispetto al Borgo. Questo toponimo era già utilizzato almeno dal 1876, tanto che appare citato assieme al Borgo nella poesia “En viaz atorn la Val de Non” di Bepo Sicher di Coredo. La Zità nell'Ottocento era detta anche "frazione meridionale". Potremmo forse riconoscere un primo accenno alla zona della Zità nell'appellativo riferito ad uno degli uomini di Dermulo beneficiato dal vescovo Wanga nel lontano 1218, vale a dire Bonomo fu Giovanni detto "de Contrata". La contrata o contrada, o ancora contrà, nell'ambiente del villaggio rurale si configurava come una località caratterizzata da alcune case disposte lungo una strada.
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F1 LA1848 |
Parte di terreno roccioso non ben definito nella zona dei Regai.
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LA1832 |
Il toponimo si incontra solamente una volta, in un documento mediante il quale, la chiesa di Smarano prestava un capitale ai fratelli Giacomo Antonio e Baldassarre Inama, figli del fu Giovanni Francesco. Successivamente il debito rimase in carico a Filippo, figlio del fu Giacomo Antonio Inama. Uno dei due terreni ipotecati per il prestito, è descritto come "fondo arativo e vignato con gelsi al Zovet", recante una superficie superiore alle 9 staia (quindi più di 4000 mq) e ben delimitato dai quattro confini. Scorrendo le proprietà di Filippo Inama, sono riuscito agevolmente a scoprire il terreno interessato, localizzato al Raut e contraddistinto dalle p.f. 585/1 e 585/2. Quindi si potrebbe affermare con sicurezza che quelle particelle fossero denominate "Zovet". Invece, esprimo un dubbio, che il toponimo sia il risultato di un travisamento nella lettura del toponimo originale Grezot. Infatti Grezot risulta documentato in varie occasioni per contraddistinguere questa località.
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F1 ACDe1827 CaTerSa |
(Giurlaja) Zona di bosco alle
Plazze proprietà del CC di Sanzeno ma nei secoli scorsi sempre frequentata e sfruttata
dai dermulani come pascolo. |