| 
  
    |  |  |  |  
			| 
			
			
			NOME | 
			FONTI  | 
			DESCRIZIONE |  |  
			| 
			
			Albera
			(fòr al’) 
			 | 
			F1 IP | 
			Il toponimo deriva dal nome dialettale del pioppo 
			e contraddistingue un terreno a N del Ciamperdon, fra le case di 
			Bruno Emer e 
			Ilda Inama, 
			interessando le p.f. 
			347,
			348,
			349,
			350 e
			351. Il toponimo credo sia 
			molto recente al punto di non averlo mai riscontrato in nessun 
			documento. La zona nel Settecento e Ottocento era denominata 
			Cigaiole, mentre in precedenza  era detta 
			Preda. 
			  |  |  
			| 
			Andróna
			(l’)
        
			 | 
			F3 CD 
			ACDe1909ASTn1695
   | 
			Viottola fra le 
			case ex 
        	n. 2-3 e 
        	7-8, che confluendo nella vecchia 
			Strada Imperiale, contribuisce alla formazione del luogo detto "alla
			Crosara." |  |  
			| 
			Asolum 
			(ad)  
			
			 | 
			
			Perg.C.Bragher1275
 | 
			Ubicazione sconosciuta. Forse il toponimo 
			originale era Solum, ossia terra o fondo. (GIML) 
			Il termine ha una certa assonanza con Risola 
			il quale a sua volta sembra designare il corso d'acqua che scorreva 
			nella zona, ossia il Rio di Sola.
 |  
			| 
			Audaral 
			(al)
			 | 
			F2 ASTn1575 
			LiberGafforii1510LA1858 CaTer 
			
		ADTn1541
 
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			  | 
			(Laudaral, Auderal, Ual de Ral) Si tratta 
			sicuramente della zona oggi chiamata
			Raut da Ral, individuata dalle p.f. dal n. 
			9 al 21. In passato il luogo in parola, iniziava immediatamente a sud 
			del
			Rivalent, interessando quindi anche le p.f. 
			dal 47 al
			50, oggi denominate
			Sass. Il nome è il risultato della corruzione 
			dell'originale
			Novalle de Rallo riscontrabile nel 
			1275. Di seguito espongo la sequenza 
			mediante la quale, secondo me, il toponimo Novalle de Rallo si è 
			trasformato in Audaral. NOVALLE DE RALLO in dialetto si pronuncia, 
			considerandolo un'unica parola, "NOALDERAL", poi per velarizzazione, 
			ossia quella caratteristica linguistica propria del dialetto noneso, 
			per la quale la lettera "l" davanti a una consonante occlusiva 
			dentale, quale la "t" o la "d", diventa "u" (ad esempio alt - aut) è 
			diventato "NOAUDARAL". Infine si arriva ad "AUDARAL" considerando 
			che la sillaba "NO" nella pronuncia, poteva essere confusa con la 
			preposizione "IN". Nel 1510 infatti si trova "in Ual de Ral", dove 
			il termine novale è stato stravolto dall'originale "in noal" a "in 
			Ual". Lo scambio di vocale fra la "o" e la "u" era abbastanza 
			frequente nel dialetto noneso, ne è un esempio la parola "neve" che 
			in dialetto a seconda della zona è detta "neo" oppure "neu". 
 |  |  
			| 
			Aulivesso
			(in)  
			 | 
			
			Perg.C.Bragher1275
 | 
			Ubicazione sconosciuta. 
			   |  
			| 
			Bambin 
			(al)  | 
			F IP  | 
			Il toponimo contraddistingue la 
			p.f. 855 oggi coltivata a 
			frutteto e giacente nella zona di
			Ciamblonc. Il vecchio proprietario, 
			Giovanni Endrizzi 
			detto 
			Bambin, era nato a 
			Dermulo nel 1846 ed era morto celibe nel 1907. La famiglia Mendini 
			era in 
			possesso del terreno almeno dal 1882 e già a quel tempo, 
			probabilmente, veniva appellato con il soprannome di
			Giovanni Endrizzi, 
			cioè Bambin.
 |  |  
			| 
			Bassa 
			Italia
			(zo 
			‘n)  | 
			F3 CD | 
			Sono così denominate le case ex 
			26, 27,
			31 e 32 a valle della 
        	Strada Romana e anche la 
			stessa strada. L'origine è sconosciuta e credo si tratti, vista la 
			totale assenza di menzioni nelle fonti scritte, di una dizione 
			rinascimentale.
 |  |  
			| 
			
			Bazzolera | 
			Libro: Taio nel XV  e  XVI 
			SecoloBCTn1438
 Arch.Parr.Tres1438
 
 | 
			(Bazolara, Bezolera) Luogo non 
			identificabile dove nel 1438 fu redatto un documento di donazione da 
			parte dei conti Thun alle comunità di Taio, Segno, Mollaro, 
			Tuenetto, Dardine, Tres, Vion e Torra, di una parte di montagna nella 
			zona di Predaia. Si noti che Dermulo fu l'unica comunità delle due 
			Pievi di Taio e Torra a non beneficiare di questo 
			lascito.
 |  |  
			| 
			Beltrami
			(ai) 
			 | 
			APTa1535 | 
			Luogo non identificabile che sicuramente 
			ha preso il nome dal proprietario. Probabilmente si trattava di 
			persone di Coredo dove nel '500  esisteva il cognome Bertram.   |  |  
			| 
			
			Berte
			(ale)  | 
			F1 ASTn1701      | 
			Terreno situato nella zona 
			della Cros, costituito dalle p.f. 319/1 
			319/3 e 319/5.  Del toponimo si trovano 
			alcuni esempi nei documenti settecenteschi, dove in un primo momento 
			avevo pensato ad un errore di scrittura o trascrizione per Bertuse. 
			Anche perchè, in una citazione si leggeva "alle Berte 
			ossia alla Cros", quindi compatibile con le Bertuse. Invece, da altri raffronti, ho poi capito trattarsi 
			di un nuovo toponimo nato intorno al 1670, quando Silvestro Inama 
			acquistava il campo da Alberto Malfatti  di Coredo, marito di 
			Caterina Massenza di Dermulo. Ed infatti dal nome Alberto, le "stregle 
			del Berto" sono diventate Berte.
 
 |  |  
			| 
			
			Bertolda 
			(ala)   
			
			 | 
			F2 ASTn1680 CaTer | 
			(Le Bertolde) Nel 1680 compare questo toponimo abbinato 
			ad un bosco giacente nei pressi di un “rido” e confinante con la 
			proprietà di un Valemi di Taio. Nel 1721 la citazione "al Rivalem 
			ossia alla Bertolda" ci toglie ogni dubbio sull'ubicazione del 
			terreno che oggi possiamo individuare nelle
			p.f. dal 73 al 76, la parte a 
			nord del Rivalent della
			p.f. 77 e le
			p.f. 78 e 79. Il nome ci fa 
			capire che la terra era appartenuta ad un Bertoldo e le uniche persone 
			note di Dermulo che portavano questo nome erano i due omonimi 
			Bertoldo Cordini, viventi 
			intorno alla metà del Cinquecento. Quindi, anche se non possiamo 
			averne tutta la certezza, ci sono buone probabilità che uno dei Cordini 
			fosse l'antico proprietario del bosco.
			
			
			La declinazione al femminile era dovuta probabilmente al modo per 
			allora consueto di appellare il bosco, ossia “la sorte”. 
			
 |  |  
			| 
			
			Bertùs (fòr al)
        	
			 | 
			F1
        	CD LF APTa1710 ASTn1554LA1825 CaTer
 | 
			Sembra 
			derivare dal nome proprio Bertoldo, 
			probabilmente l’antico proprietario, di cui Bertùs potrebbe essere 
			la forma ridotta dialettale. La stessa cosa si può dire di 
			Bertuse e Bertusel. Bertus era anche il 
			soprannome di un Gislimberto di Denno, e anche un cognome di Coredo, oggi estinto ma passato a soprannome della famiglia Zendron. 
			La voce Bertùs nel taron noneso, indica il termine 
			"marito" o "padrone". A Dermulo oggi il toponimo comprende i 
			frutteti racchiusi fra la SS 43 
			dir e la 
			strada delle Plazze, a 
			S dei Visenzi e a N delle 
			Doivie. Le p.f. interessate sono la
			601, 602, 603, 604 e
			606. Nel CaTer è denominato Bertus il bosco (p.f.
			410 e 411) sottostante la 
			strada delle Plazze, in corrispondenza delle succitate 
			particelle.   |  |  
			| 
			
			
			Bertùse
			(fòr ale) 
			
			 | 
			F1
        	CD ACDe1857 LF MC ASTn1695LA1823 CaTer
       | 
			Frutteti posti a N delle 
			Marzole. Il nome ha la stessa etimologia di Bertùs e in passato 
			probabilmente le due località appartenevano alla stessa persona. E' 
			probabile che la declinazione al femminile plurale, derivi da un 
			originale "stregle al Bertus", divenuto poi "Bertuse", sottintendendo 
			il nome "stregle". Questo fenomeno l'ho 
			osservato ad esempio con il toponimo Stregle Longe e Stregle Curte 
			che in alcuni casi venivano dette rispettivamente 
			Longe e Curte. Le particelle costituenti le 
			Bertuse, (dal 305 al 311) potrebbero essere appartenute a Bertoldo 
			Cordini, forse detto Bertùs.
 |  |  
			| 
			
			Bertusel
			(al)  | 
			ASTn1780 APTa1749LA1825 CaTer
     | 
			(Bertuselo) Piccolo terreno situato nella 
			zona del 
		Bertus, corrispondente alla p.f. 
			605. Il nome è il diminutivo di Bertus ed è probabilmente nato 
			per l'esigenza di identificare due terreni appartenenti allo stesso 
			proprietario, giacenti in una zona con lo stesso toponimo.
 |  |  
			| 
			
			
			Blaùm
			(fòr al) | 
			F1
        	CD ACDe1828 LF MC ASTn1681LA1818 CaTer APTnCastelThun1569
   | 
			(Blaun, Blaunn, Blaù) Piccolo frutteto e bosco 
			posto a E della 
			strada delle Plazze in 
			corrispondenza dei Visenzi. Il toponimo 
			interessa la p.f.
			417, e le p.f. dal n.
			419 al 432. (A volte anche la 
			p.f. 433). In latino 
			"bladium" significa biada e quindi forse "bladiùm", da cui 
			potrebbe derivare Blaùm, indicava un terreno coltivato a biada. 
			Anche in questo luogo possiamo riconoscere due microtoponimi 
			esplicitati nel 1705, ossia Blaum alle Longe e Blaum alle Curte.  
			  |  |  
			| 
			
			Bórgo (el) | 
			F3 CD 
			ACDe1910 | 
			Con Borgo si identifica la parte di paese 
			a N del Rio Pissarecel. Questo toponimo era già usato almeno dal 1876, 
			tanto che, appare citato assieme alla 
			Zità
        	nella poesia “En viaz  
			atorn la Val de Non” di Bepo Sicher di Coredo. Innegabilmente il nome 
			descrive l'esiguità dell'abitato in contrapposizione all'altra 
			"frazione" detta Zità, e credo, vista anche la 
			mancanza di riferimenti documentali, che il nome abbia origini 
			rinascimentali. Infatti nei documenti più vecchi la parte a N del 
			Pissaracel era sempre detta "Oltra el Rì" 
			o
			
			
			 
			"Sopra la Chiesa".E’ chiamata Via del Borgo, la 
			strada che a N della 
			chiesa di Santa Giustina, scende fino ad incrociarsi con la via
			
			Strada Romana.
 
 
 |  |  
			| 
			Bos-c 
			Lonc
			 (el) | 
			F2
        	IP ASTn1719 | 
			(Bosco Longo) Bosco in località 
			Pradi che costituito dalla 
			p.f. 31, 34, 36, 38. Nel 1776 lo stesso luogo è identificato come
			Roggia Lunga. 
			   |  
			| 
			
			
			Bràide
        
        	(fòr ale) 
			  
			 | 
			F2
        	CD MC LF ACDe1860 ASTn1550LA1819 CaTer  LiberGafforii1510
 | 
			(Braida) Il toponimo, di origine 
			longobarda, è abbastanza diffuso e 
			indica dei terreni coltivati nelle vicinanze del paese. A Dermulo attualmente 
			designa dei frutteti che si estendono a N del 
        	Rizan, a cavallo della 
			SS 43 e a O di
        	Ciamblonc.  Le 
			p.f. interessate vanno dal
			829 al 844 e dal
			877 al 884. Nella zona delle 
			Braide erano in passato comprese altre piccole località quali: al 
			Canton,
			Stregle Longe, in Pian, 
			oggi scomparse, e Rizan che invece è ancora 
			vivo. Dalla  
			SS 43, in prossimità della casa di 
			Lorenzo Endrizzi si dirama la 
			Strada delle Braide, 
			che dopo aver incrociato la strada che scende dal
        	Ciamblonc, prosegue fino ad attraversare il 
			Rizzan per portarsi sul CC di Taio.    |  |  
			| 
			
			Braidèle 
			(ale) | 
			F2 LA1871 | 
			(Braidelle) Terreno costituito dalle
			p.f. n. 7 e 8 (in passato 
			chiamato anche Rivalent e oggi invece 
			Cros) e dalla parte più a nord della
			p.f. 829. Il nome è chiaramente il diminutivo di Braide e si è formato 
			dopo il 1855, quando con la costruzione della 
			nuova strada di concorrenza sinistra Noce, la superficie 
			originale di questo terreno si era notevolmente ridotta. Nella parte 
			a monte della strada nel 1926 Giuseppe Endrizzi costruì la sua nuova 
			casa.   |  |  
			| 
			
			Broilét 
			(el) | 
			F3 ASTn1730 
			CaTer | 
			Il termine broilo deriva dal celtico 
			"brogilo" che indica un terreno recintato nei pressi della casa e 
			per consuetudine escluso dalla servitù di pascolo. Nel 1780 era 
			proprietà di Romedio Maria 
			Mendini ed era localizzato a N della
			casa n. 23, contrassegnato dalla
			p.f. 150 nei pressi della
			Pontara. Naturalmente "broili" ce 
			n'erano di altri a Dermulo, ad esempio nel 1681 è nominato un "Broilo 
			presso la casa", (casa n.15); nel 1654 un altro "Broilo presso la 
			casa", però non ben definito.   |  |  
			| 
			Brusadìz 
        	(fòr al) | 
			F1
        	ACDe1822 IP ASTn1672LA1818 CaTer
 | 
			(Brusadizzi, Brusadicci) E’ la zona che 
			si trova a destra della SP 7 di Coredo in corrispondenza 
			dell’incrocio con la SS 43 
			dir. Le p.f. interessate vanno dal n. 
			636 al 639, dal n. 643 al 645 
			e dal n.
			661 al 668 compresa quindi 
			anche la località che oggi è chiamata
        Laste. Inoltre, era anche detto bosco al Brusadiz, il 
			grande bosco comunale corrispondente alla p.f. n.
			646. Il toponimo è molto 
			diffuso in Trentino in varie forme quali Brusà, Brusadi, Brusadì, 
			Brusadic ecc. Nei comuni catastali confinanti con il nostro, si 
			riscontra il toponimo a Coredo, nella medesima forma di Dermulo, 
			Brusadiz, e a Taio nella forma Brusadi. Il nome, credo indichi la 
			scarsa fertilità del suolo, se non addirittura la natura rocciosa 
			che permetteva la crescita di una stentata vegetazione, 
			prevalentemente cespugliosa, da far sembrare quindi il luogo riarso 
			dal sole. Non si può escludere, ma non è il caso di Dermulo, che 
			toponimi simili si siano formati in seguito a importanti incendi.
 |  |  
			| 
			
			Bus dele 
			Angàne
			(zó al) | 
			F2
			F3 CD
         | 
			Piccolo anfratto nella roccia nei pressi 
			della località Doss. Le angane erano delle 
			figure leggendarie non dissimili alle streghe dette anche ninfe 
			dell'acqua o Vivane, riconducibili al culto longobardo. Il toponimo 
			esiste nella stessa forma nella Valle del Rio San Romedio.  
			   |  |  
			| 
			Busa
			(fòr ala) | 
			F1
			CD LF LA1838 Perg.C.Bragher1380 | 
			(Buxa) Frutteto posto fra il 
			Gomer e la Ciaseta 
			costituito principalamente dalle p.f. 466,
			469, 470, 471,
			472 e 473. Ma saltuariamente 
			sono state definite alla Busa anche le p.f.
			462, 463,
			464,
			465, e
			467. Nel 1380 si trova 
			il terreno alla Buxa, che potrebbe indicare sia questo toponimo che 
			quello qui sotto. Nei documenti il nome appare molto tardi, ovvero a 
			partire dal 1838.   |  |  
			| 
			Busa
			(la) | 
			F1 IP 
			ACDe1881 LA1854 | 
			Bosco in pendenza posto a valle della 
			strada di Ciambiel, dove questa incrocia la 
			strada delle Plazze. E’ costituito essenzialmente dalla 
			p.f. 390 
			ed era chiamato anche Teza di Ciambiel.   |  |  
			| 
			Busa
			(la) | 
			F2
			IP  | 
			Parte di terreno nella zona dei 
			Pradi, 
			corrispondente alla porzione a monte della
			p.f. 87/2.   |  |  
			| Cagaìole 
        	(ale) | F1  ASTn1726 
			LA1825 CaTer APTa1678 | (*Cegiaiole, Zigaiolle, Cagaiole, 
			Chegaiole, Kegaiole) Terreno fra le case di
			Bruno Emer e
			Ilda Inama, oggi 
			denominato Albera e corrispondente alle p.f.
			347,
			348,
			349,
			350 e
			351. Erano pure 
			denominate Cegiaiole le p.f. dal 
			354 al 357 e la 359-360. Trattandosi di un 
			toponimo scomparso, e visto che lo si ritrova in svariate forme, non 
			sono in grado di dire con sicurezza quale fosse stata la forma originale. 
			Nel 1750 si trova un terreno individuato come "Chegaiole di Sotto". Anticamente la zona era detta alla
			Preda.
   |  |  
			| 
			Campedelo
			(in)  
			 | 
			
			Perg.C.Bragher1275Perg.C.Bragher1357
 | 
			(Campdel) Il nome manifesta una certa 
			assonanza con Ciambiel, ma ritengo che il 
			luogo sia da riconoscersi nel terreno a O della 
			casa n. 23, 
			quindi la futura p.f. 168, 169,
			171 e
			785, 786. In una pergamena 
			del 1357 il toponimo appare nella forma Campdel. Da osservare la 
			coincidenza che le p.f. sopraccitate sono state denominate anche "al 
			Capitel", per l'edicola presente nei pressi. Il nome è molto 
			assonante! 
			   |  
			| 
			Campo Cordin 
			 (al) | 
			F1 ASTn1780 CaTer | 
			(*Ciamp Cordin) Il toponimo fa 
			riferimento al cognome 
        	Cordini, in passato molto 
			diffuso a Dermulo, ma estinto già alla fine del Seicento. Un 
			Cordini era sicuramente proprietario di questo fondo ubicato nella 
			zona delle Ciasete 
			e contraddistinto oggi dalla p.f. 
			493. I possessi dei Cordini alle Ciasete non si limitavano 
			sicuramente al citato terreno, ma erano ben più ampi di quanto 
			comunicatoci dal toponimo. Il campo Cordin era entrato nelle 
			disponibilità della canonica di Sanzeno, forse tramite qualche 
			lascito, e poi fu dalla stessa canonica concesso a livello.   |  |  
			| 
			Campovielmo 
			(al) | 
			ASTn1798   | 
			(Camvielmo, Camviel) Sembrerebbe una 
			storpiatura di Ciambiel, ma sicuramente non 
			è così, poichè i due toponimi nel 1798, si trovano casualmente citati 
			assieme. Forse un Vielmo o Guglielmo era proprietario del campo, e 
			in questo caso possiamo pensare a Vielmo Aliprandini di Scanna e 
			quindi alla famiglia Guelmi. Il terreno si trovava comunque nella 
			zona di Ciambiel. 
			   |  |  
			| 
			Canevaro 
			
			(al) | 
			F3 ASTn1729 
			ASTn1554 ADTn1691 LA1825 | 
			(*Cianvar, Canevari, Caniparo) Il nome 
			deriva da ciano, ossia la canapa alla cui coltura il terreno era 
			destinato. Nel nostro caso si trattava di un prastello broilivo 
			nella zona ai 
        	Orti, presso 
			Cristano Emer. Il 
			toponimo era utilizzato anche per designare un terreno (future p.f.
			173 e
			787) nei pressi della 
			casa al Castelet, oggi occupato dalle pertinenze della
			casa n. 34 e dallo stradone 
			e parte della stazione della Ferrovia Trento-Malè. Il toponimo era 
			utilizzato nell'Ottocento anche per designare le p.f.
			182,
			183,
			184 e 185 a nord della casa 
			al Castelet. 
			Un altro luogo chiamato al Canevaro, veniva citato spesso nella zona 
			delle
			Fontanele, ed un'altro ancora alla Casetta 
			con le p.f. 482 e 483 di cui 
			abbiamo notizia fosse coltivato a canapa nel 1771. Anche in questo caso, come per 
			il toponimo Broilo, potevano esserci vari luoghi designati con tale 
			nome, ma quelli qui citati hanno avuto una certa continuità negli 
			anni, essendo nominati "al Canevaro" anche quando la canapa non 
			vi era più coltivata. 
			   |  |  
			| 
			Canton
			(al)  | 
			ASTn1567  | 
			(*Cianton). Il toponimo era localizzato 
			nella zona delle 
			Braide, e più precisamente alle 
			Stregle Longe. Dal nome presumo si trovasse all'estremità e più probabilmente verso nord. 
			   |  |  
			| 
			Capo la villa (in)  | 
			ADTn1640  | 
			Si trattava della zona dove sorgeva la 
			casa n. 9-10-11-12, così chiamata perchè appunto era in alto 
			rispetto alle altre case del paese. 
			  |  |  
			| 
			Castelet
			(al) | 
			F3 IP 
			ASTn1760 LA1830 APTnCastelThun1545 | 
			(*Ciastelet, Castelletto, Castiel, 
			Castel) Era così chiamata la zona una volta prativa che dal 
        	Ciapitel
        	si estendeva fino alla casa 
			più tardi n. 9-12 
			e pure la casa stessa. Si tratta di una una delle più antiche del 
			paese e sicuramente la prima di cui abbiamo una testimonianza 
			documentale. Essa si può infatti riconoscere nella casa citata come 
			appartenente al Maso del Casale 
			nell'elenco dei beni vescovili a Dermulo del
			1275. Forse il nome Castel o Castelet 
			derivava dalla sua posizione prominente e isolata. Da ultimo ho 
			formulato un'ipotesi circa l'origine del nome Castelet. Nelle 
			investiture, a partire dal 1490, si esplicita che i beni di cui si 
			parlava erano costituiti, oltre che dai soliti terreni a Ronch e a 
			Campolongo, anche da una casa con prato, orto e Casaletto. Per 
			casaletto, che alla stregua di casalino, indicava un sedime 
			dove in precedenza esisteva una casa o dove se ne poteva costruirne 
			una. Nel nostro caso si poteva intendere come terreno edificabile. 
			E’ plausibile che la casa fosse stata indicata nei secoli scorsi, 
			dapprima come casa del casale, e poi Casa del Casalet e infine, 
			almeno dal Settecento, Casa al Castelet. Pronunciando Casalet o 
			Castelet possiamo constatarne l’effettiva assonanza; la posizione 
			della casa a poi sicuramente contribuito al consolidamento del nome, 
			a volte semplificato in Castel o Castiel. 
			   |  |  
			| 
			Castelnero 
			 
			(al)  | 
			F3 IP 
			ACDe1908 LA1823 | 
			(Castel Negro) Altro modo con cui veniva 
			indicata la casa n. 9-12.  
			Inoltre il toponimo contraddistingueva il bosco
			p.f. 768 nella località 
      		Ciampet, venduto dagli eredi di 
      		Celeste Mendini al 
			Comune di Dermulo nel 1909. Probabilmente il bosco in passato era 
			appartenuto alla casa al Castelnero. Abbiamo notizia che nel 1854 
			tutto il colomello al Castel fu gravemente danneggiato da un
			incendio, ma la denominazione 
			Castel Negro era di molto antecedente. Non si può escludere pure che 
			Negro fosse l'abitatore dell'edificio, infatti un
			Negro o Niger detto 
			Segalla è 
			documentato come vivente a Dermulo prima del 
			1346. 
			   |  |  
			| 
			
			Ciambièl (fòr a)  | 
			F1
        	CD LF APTa1618 MC ACDe ASTn1554 LA1817 CaTer
			
			
      PAICo1608
 | 
			(Cambiel, Campobello, Cambielo) Zona 
			coltivata a frutteto delimitata a O dalla 
			SS 43 
			e a E dalla strada denominata di Ciambiel. 
			Campobello Rauti 
			era anche uno degli otto settori in cui era stato diviso il CC di 
			Dermulo nel 1859.  Le p.f. interessate vanno dalla n.
			368 alla 403. In passato la 
			spiegazione sul significato del toponimo è stata data abbastanza 
			semplicisticamente, in quanto si era partiti dell'accezione italiana 
			Campobello, peraltro riscontrabile solo sulle mappe e su qualche 
			documento otto-novecentesco, invece che dall'originale Ciambiel. Non si può affermare infatti, che l'aggettivo 
			"bello" 
			indicasse un buon campo, ossia un campo fertile, dal momento che in noneso "biel" non significa niente, tantomeno bello. Il termine va 
			quindi considerato nella sua integrità e il significato ricercato in 
			un altro contesto. Un'ipotesi è che all'origine il nome fosse 
			stato Ciampiel, a sua volta derivato da Ciampedel. (Probabile forma 
			originale del Campedelo,  
			citato nel documento del 1275.) 
			Un'altra ipotesi è una derivazione da cambile (GIML), 
			termine davvero molto simile, ovvero terreno coltivato a canapa. 
			Cambis o canbis aveva lo stesso significato di cannabis. Questa 
			evenienza non va sottovalutata, in quanto in antico, la coltivazione 
			della canapa per confezionare vestiario o fabbricare cordami era 
			molto diffusa e a Dermulo, già sul finire del Quattrocento, la 
			famiglia Cordini era attiva in questo settore. Nel Settecento la 
			canapa era ancora molto coltivata e ne sono testimoni i vari luoghi 
			denominati Cianvari. Un'ultima ipotesi la 
			troviamo ancora una volta nel mondo celtico, dove il termine "camb" 
			indicava l'aggettivo "ricurvo" ed in questo caso non possiamo non 
			riconoscere la particolare morfologia di molti campi nella zona di 
			Cambiel che si presentano ricurvi quasi a mo' di mezzaluna.Nel Settecento la famiglia Mendini appellava "Ciambiel di Sopra" la 
			p.f. 375 e "Ciambiel di 
			Sotto" la p.f. 338.
 All'interno della zona di Ciambiel troviamo molti altri toponimi 
			oggi scomparsi quali: Romenere, 
			Leonarda, Pontare,
			Spinate,
			Curte, Cigaiole,
			Teza e Longhe.
 
			   |  |  
			| 
			
			Ciambielòt  (fòr a)   | 
			F1 ASTn1705 LA1895 | 
			(Cambielot, Cambieletto) Diminutivo di 
			Ciambiel e alla stregua di Bertusel è 
			probabilmente nato per l'esigenza di identificare due terreni 
			appartenenti allo stesso proprietario giacenti in una zona con lo 
			stesso toponimo. Il toponimo contraddistingueva inizialmente i 
			terreni con numero di p.f. 377, 
			e con numero di p.f. dal 383 al 387 e poi fu esteso anche alle particelle di 
			bosco nei pressi della futura diga costituite dalle p.f. dal n.
			394 al
			403. Nel 1705 appartenevano a Vittore fu Vittore Inama e 
			nel 1776 a Giacomo Antonio Inama di Taio. In seguito passarono in eredità a Giovanni Francesco Inama.   |  |  
			| 
			
			Ciamblònc  (fòr a) | 
			F2
			F3 CD ACDe LF MC APTa1716 ASTn1659 
			BCTn1472 ADTn1691 LA1825 CaTer APTnCastelThun1497
			
			LiberGafforii1510     | 
			(Campolongo, Campolungo, Camplong, Camp 
			Long, Campo Long, Campolonng, Campo Lono) Vasti frutteti che si 
			estendono a E della strada delle Braide,
        	oltrepassando pure la 
			Strada del Mas. Le p.f. interessate vanno dal n. 
			801 al 827 e  dal 
			845 al 861. Il toponimo appare nei documenti, 
			nella maggior parte dei casi nella forma Campolongo. Riguardo al 
			significato, oltre a quello scontato di "campo lungo" a cui si è fatto 
			sempre riferimento, non si può escludere un'altra origine ovvero da 
			"plonica" (GIML) 
			che vorrebbe dire a piombo, perpendicolare. Oppure da "campiones", che 
			ha lo stesso significato di "campus". Facendo riferimento 
			al mondo celtico, come per Ciambiel, la voce "Camb", significa anche 
			"in pendenza", quindi molto pertinente alla zona. Nel DTT si ritrova 
			il toponimo Cambionch, molto simile 
			al nostro Ciamblonc, ed in questa eventualità è chiaro che Cambionch 
			non può significare "campo lungo". Nella zona di Ciamblonc erano 
			presenti altri toponimi oggi 
			scomparsi, quali Forex e 
			Curte.
 
 |  |  
			| 
			
			Ciamperdón
			(fòr al) | 
			F1
        	IP LFASTn1554
 ASTn1723 LA1821 CaTer
 | 
			(Campo Artondo, Camperdon) Località 
			costituita essenzialmente dalle
			p.f. 344, 345 e 346 che si 
			trovano a valle 
			della 
			SS 43 dir, in prossimità del 
			bivio per Coredo. Oggi su parte di questa particella si erge la casa 
			di 
			Bruno Emer. Il 
			significato più plausibile del toponimo è "campo tondo", come 
			infatti si può constatare osservando la mappa. Quindi ha lo stesso 
			significato del toponimo Tonda. Non sono da 
			escludere però altre etimologie, quali ad esempio una derivazione da 
			
			 
			redones, ovvero, 
			la voce celtica che significa cavaliere. Quindi il Ciampredon o Praredon 
			potrebbe essere stato il prato adibito al pascolo dei cavalli. Nel 
			1672 infatti compare il toponimo Pradont 
			sicuramente coincidente con il Ciamperdon. Ciamperdon potrebbe anche 
			derivare da Campertum ossia Champardum cioè terratico "quello che il 
			fittavolo pagava in natura per seminare la terra altrui".(GIML)   |  |  
			| 
			Ciampét (al) | 
			F3 IP 
			ACDe1828 LF ASTn1687 LA1823 CaTer | 
			(Campet, Campetto) Era così designata la 
			parte più a S del bosco delle 
        	Sort, posto a monte della Stazione della 
			Trento-Malè. Al Ciampet, nella
			p.f. 766 alla fine del XIX 
			secolo, sgorgava la sorgente che alimentava la 
			fontana della Zità. Le particelle 
			interessate al toponimo sono la 
			n.764 e dalla
			766 alla 770; ma anche la 
			785, 786 e 787 e
			171. Fra queste la
			768 era denominata anche
			Castelnero. Le p.f. 766 e 767 sono quasi 
			interamente scomparse. Al loro posto oggi ci sono i binari della 
			ferrovia e la strada statale. 
			   |  |  
			| 
			
			
			Cianvècel
        	(fòr a) 
			 | 
			F1
        	CD LF ACDe ASTn1695 APTa1723 LA1818 CaTer
 | 
			(Campovecchio) Frutteto a valle della 
        SS 43 dir, a S del 
        	Ri dele Force e circondato dalle 
			Ciasete. Le p.f. interessate vanno dal n. 
			539 al 543. L'aggettivo "vecchio", mediante il quale è stato 
			tradotto il noneso "vecel", potrebbe essere fuorviante rispetto al vero significato 
			del termine. 
			
			A sostegno di ciò, si può constatare 
			che alla stregua di altri toponimi, di cui ad esempio esiste un "di 
			sopra" e conseguentemente un "di sotto", un "grande" è  un 
			"piccolo", non si  è mai riscontrato invece un Cianvecel 
			contrapposto ad un Ciampnou. Tuttavia, il luogo potrebbe essere 
			stato così nominato dalla famiglia Inama, per distinguerlo dal 
			terreno più a valle che forse era stato ricavato dal bosco o più 
			probabilmente, acquisito in tempi 
			più recenti e quindi si presentava "nuovo", anche se, come detto, 
			questa antonimia non è stata mai riscontrata. 
			Lascio quindi aperta l'ipotesi che "vecel" 
			potesse essere una storpiatura 
			di "vécia" ossia véccia, pianta della famiglia delle Fabacee 
			utilizzata per pabulo.  
			   |  |  
			| 
			
			
			Ciapitèl
			(al) 
			
			 | 
			F3
        	CD ACDe1809 LF ASTn1662 ADTn1649 LA1820 CaTer APTa1657 | 
			(Capitel, Capitello). Zona  
			circostante al sacello dedicato alla Madonna di cui si trova la 
			prima notizia negli Atti Visitali del 1649. In tale circostanza i 
			visitatori vescovili, constatate le sue precarie condizioni, 
			ordinarono che venisse ristrutturato o in alternativa demolito. 
			Fortunatamente, dobbiamo arguire, prevalse la prima soluzione. Accanto 
			al capitello, cresce la pianta di tiglio 
			messa a dimora nel 1908 per commemorare il 60° della reggenza 
			dell’Imperatore Francesco Giuseppe. Il toponimo interessa le p.f.
			173,
			176 e 177. 
			   |  |  
			| 
			
			Ciapitèl
        	(al) 
			  | 
			F1 LA1824 CaTer ASTn1743 | 
			(Capitel, Capitello). Bosco in prossimità della 
			Croce, nei pressi del sentiero che scende all'eremo 
			di Santa Giustina. Ritengo che il nome derivi dalla forma 
			particolare della
			croce ivi esistente che, per essere 
			chiamata "capitel", dovrebbe essere stata incorniciata da una struttura 
			lignea. Il toponimo interessava le p.f. 
			280, 281 e 282. 
			   |  |  
			| 
			
			
			Ciarotìne
			(ale) | 
			F2 IP 
			 | Frutteto 
			alle 
        	Braide poco sopra i binari del tram, costituito 
			essenzialmente dalla 
        	p.f. 878/3. L'etimologia è 
			sconosciuta ma probabilmente si tratta di un soprannome riferito alle vecchie 
			proprietarie. 
			   |  |  
			| 
			
			
			Ciasa Nova (la) | 
			F3 CD 
			 | Si tratta 
			della 
        	casa
        	costruita nel 1897 dai fratelli 
			Germano e Geremia Emer. 
			   |  |  
			| 
			Ciasalìn
			(al) | 
			F2 IP 
			APTa1618 ASTn1715 LA1895 | 
			(Casalin, Casallino) 
			
			Il toponimo è da localizzarsi nella 
			parte a N del Lòc e più precisamente nella p.f. 291. La chiara localizzazione di questo 
			toponimo oggi dimenticato, si è rilevata da un documento del 1759, 
			relativo alla futura p.f. 
			292. Viene infatti specificato, che tale appezzamento, si 
			trovava "alle Marzole cioè sora Casallino".
			 Il nome, che deriva 
			da "Casalinum", richiama l’esistenza di antiche costruzioni 
			e infatti 
			verso il 1890, probabilmente durante la costruzione della strada che 
			portava al Ponte di S. Giustina, vennero rinvenuti nella zona 
			limitrofa parecchi 
			reperti archeologici. Nel 1904 furono localizzate come Casalin 
			anche le p.f. 235/2,
			236/2 e
			239/2. Non credo che questa 
			notizia, apparsa nei LA, sia da ritenersi affidabile. 
			  
			  |  |  
			| 
			
			Ciaséta 
			(fòr ala) | 
			F1
        	CD ACDe1821 LF APTa1723 ASTn1663 LA1819 CaTer | 
			(Ciasete, Casetta, Caseta) La 
			località Ciaseta era compresa nella contrada di 
			Ciavauden, interessando storicamente le p.f. dal n.
			482 al n. 498 e dal n. 531 al  
			n. 538. 
			Successivamente in diverse occasioni furono appellate "Ciaseta" anche 
			alcune zone limitrofe, come ad esempio i prati comunali costituiti 
			dalle p.f.
			
			474 al 479, in passato detti alla 
			Pozzata; oppure le p.f. di bosco dal n. 
			453 al 455 (e una porzione a nord della p.f. 457) detti 
			Sabionare; e ancora la
			p.f. 456 detta ai Pini. 
			 Il nome si rifà all’esistenza di qualche  
			costruzione poi scomparsa. Sicuramente di un'antica presenza in loco 
			è rimasta traccia nei frammenti di tegoloni e in qualche moneta  
			romana ivi rinvenuta. Un'altra possibile origine del toponimo, si 
			rifà al soprannome di un tale Benvenuto fu Giovanni di Tavon, detto 
			Ciazeta, che nel 1359 possedeva un terreno in locazione nel vicino 
			Gomer. Le
			p.f. da 494 a 497
        	facevano parte del Beneficio Panizza; le
			p.f. 488, 489, 490 e 491 
			della Stipendiaria don Romedio Widmann. A circa un chilometro e 
			mezzo dall’inizio della SS 43 
			dir, a valle si dirama per circa 200 metri la 
      		Strada dele Ciasete.Nel Catasto Teresiano il toponimo si trova esteso anche alle 
			particelle sopra la SS 43 dir, 
			oggi denominate Parissole e
			Fontanele (p.f. 
			547, 548 e 549, 550) per 
			cui a volte si riscontra la specificazione Casetta di Sopra, come in 
			altre occasioni ho trovato Casetta di Sotto per individuare la parte 
			sotto la strada. Non so quanto queste denominazioni siano state 
			pertinenti. Sembrano più che altro una modalità di nomenclatura, 
			circoscritta a qualche persona o ad una famiglia, i cui interessi in 
			una zona erano di recente acquisizione.
 Nel territorio della Ciaseta erano ricompresi anche i toponimi
			Campo 
			Cordin e Pomara,
			 
			oggi non più 
			utilizzati, e la 
			
			 
			Tonda, 
			invece, ancora in uso.
   |  |  
			| 
			
			Ciava  
			(la) | 
			F1
        	CD IP | 
			Cava alle Plazze 
			oggi dismessa.   |  |  
			| 
			
			Ciavàda  
			(la) | 
			F3 CD 
			ACDe1909 | 
			(Cavada) E’ così denominato il tratto 
			iniziale della Via del Borgo che partendo dalla strada statale nei 
			pressi della chiesa nuova, arriva fino alla
			casa n. 13-14. 
			Il nome Ciavada 
significa "terreno dal quale si sono cavati materiali", forse sassi, ma più 
			probabilmente sabbia o ghiaia. E proprio nel luogo dell'odierno 
			stradone doveva trovarsi questa cava, che poi molto probabilmente, 
			dopo essere stata sfruttata per il cantiere, fu conglobata nella 
			stessa strada. Oggi nessuno rammenta la presenza di qualche traccia 
			di scavo, quindi il toponimo, anche se nei documenti appare solo nel 
			1909, potrebbe essere anche più vecchio.   |  |  
			| 
			
			
			
			Ciavàuden
        
        	(fòr a) 
			  
			 | 
			F1
        	CD ASTn1561 APTa1710 MC LF ACDe1856 LA1817 CaTer  | 
			(Cavauden, Cavaudem) Frutteti 
			pianeggianti posti all’estremità N del CC di Dermulo. Il toponimo 
			prosegue sui Comuni Catastali di Sanzeno e di Coredo. Su 
			quest'ultimo comune il toponimo potrebbe essere stato utilizzato 
			mutuando quello sottostante, su Dermulo e Sanzeno. Come contrada 
			designata nel 1859 con il settore H, Cavauden abbracciava tutta la 
			zona della Ciaseta, delle 
			Fontanele e Parissole, 
			interessando le p.f. dal n. 508 
			al 530. Anticamente si estendeva ad una zona ancora maggiore, 
			spingendosi verso sud a monte della strada imperiale, fino alla 
			Mora. Addirittura la zona del Pradaz 
			sembra che in passato fosse detta Cavauden.  La zona di 
			Cavauden appartenente al nostro CC è racchiusa fra il 
			Ri dei Fossadi, 
			le Plazze, la strada statale per Sanzeno e il 
			territorio di Sanzeno, pure detto Ciavauden. Nel luogo in passato 
			erano presenti altri toponimi quali: ai Sassi, 
			Sotto la Strada (nel 1586 si trova "Cavauden inferius"), Sopra il 
			Dos, ai Fossadi, Sgolma,
			Tèrmen, Glare 
			e Paradis. Nel 1928 la zona di Cavauden fu 
			individuata dal Podestà di Taio, come possibile campo di atterraggio 
			di fortuna. Dalla SS 43 dir sul 
			CC di Sanzeno parte la 
			Strada de Ciavauden 
			che si estende nella sua parte terminale nel CC di Dermulo.Il nome Cavauden 
			deriva dall'unione della particella CA- che si traduce con "al di 
			qua" e -VAUDUM, poi divenuto Vaudem, che significava guado oppure 
			bosco. (Le ricorrenze più vecchie del toponimo presentano sempre la 
			lettera "m" finale, anzichè "n"). Ciavauden quindi significherebbe 
			"luogo al di qua del guado", inteso come punto di attraversamento 
			della forra del Rio San Romedio. In un documento di inizio Duecento 
			ho trovato la parola "valdum" riferita al bosco sulla montagna di 
			Lavarone e in uno scritto di investitura coevo, nel territorio di 
			Udine, il termine "vaudum", sempre con il significato di bosco. Si 
			noti innanzitutto come il termine sia praticamente corrispondente al 
			tedesco "Wald" da cui credo derivi, e poi come sia a Udine che a 
			Dermulo sia diventato "vaudum" per velarizzazione, ossia quella 
			caratteristica linguistica propria del ladino per la quale la 
			lettera "l" davanti a una consonante dentale quale la "t" o la "d", 
			diventa "u". Per cui Ciavauden significherebbe "luogo al di qua del 
			bosco". Fra le due ipotesi etimologiche propendo per la prima in 
			quanto il bosco a cui si riferirebbe il toponimo, in quella zona 
			sarebbe stato troppo esiguo per denominare una così vasta area.
 
			   |  |  
			| 
			Cimiterio 
			(al) | 
			F3 ASTn1774 | 
			(*Zimiteri, Cemeterio) Piccolo prato nei 
			pressi del vecchio cimitero detto anche 
			Sotto il Segrà.   |  |  
			| 
			Clesura (la)  | 
			F3 LF 
			ACDe1910 ASTn1690 LA1819APTnCastelThun1596 CaTer 
			
			APTnCastelThun1497
 | 
			(Chiesura, Clausura, Clesure) 
			
			Il termine indica un terreno situato 
			all'interno dell'abitato, delimitato principalmente da strade o altri confini naturali. 
			
			Le 
			p.f. interessate vanno dal numero 
			187 al 190. Nei 
			documenti cinquecenteschi spesso si trova citata anche come "Clesura 
			al Castel", per la sua adiacenza con i beni detti al
			Castel. Era così 
			designata la zona a prato declinante in direzione E-O verso il rivo, 
			racchiusa fra la strada imperiale, la 
        	Ciavada, il rio
        	Pissaracel e le pertinenze della
			casa 20-21. Prima della costruzione della 
			strada di collegamento al ponte di Santa Giustina e della galleria 
			della ferrovia Trento-Malè, la zona aveva un’altra morfologia, 
			infatti a sud della 
        	Ciavada il prato declinava in 
			direzione E-O verso il 
        Pissaracel. Negli 
			
			anni Sessanta del Novecento 
			la ferrovia Trento-Malè si dotò di un percorso esclusivo, non più 
			condiviso con la strads statale e in tale occasione fu costruita una 
			galleria che dal paese portava alla località 
			Pergolete. Il materiale di scavo della 
			galleria fu sistemato a valle verso il rivo Pissaracel, il quale con 
			l'occasione fu incanalato e quindi 
			si formò l’odierno piazzale fra l’albergo Victory e la chiesa. 
			   |  |  
			| 
			Clesura (la)  | 
			F3  
			ASTn1798
 | 
			(Chiesura) Questo terreno è da 
			riconoscersi con la futura p.f. 152 a 
			monte della Strada Romana e fra la casa n. 25, 
			la casa n. 23 e la
			casa n. 24. |  |  
			| 
			
			Cóa 
			(la) | 
			F3 CD 
			ACDe1924 LA1848 | 
			(Cóva) Piccolo frutteto posto a valle 
			della 
        	Strada Romana, in 
			corrispondenza dell’imbocco della strada dei Pradi, 
			formato dalle
			p.f. 128, 129, 130, 131 e 132. 
			Il nome indica la parte terminale di un terreno, cioè la coda. 
			   |  |  
			| 
			Coda 
			(la) | 
			F2 ASTn1808 | 
			(*Coa) Piccolo prato e bosco nella zona 
			dei Pradi corrispondente alle
			p.f. 92 e 93.   |  |  
			| 
			
			Cologna (a) | 
			ASTn1767 CaTerCo
			
      ACDe1850 | 
			Zona boschiva e pascoliva sul CC di 
			Coredo, confinante con il bosco comunale del 
			Brusadiz, il Pradaz e il 
			Raut. Nei documenti si ritrovano i 
			Plazi de Cologna, Pradazzo di Cologna. In queste località, almeno 
			nell'Ottocento, i dermulani avevano il diritto di pascolare le 
			capre.    |  |  
			| 
			Contra
			(in)  
			 | 
			
			Perg.C.Bragher1275
 | 
			Ubicazione sconosciuta. Nella scrittura 
			potrebbe essere stato tralasciato l'accento sulla "a" e quindi il 
			nome forse era Contrà. In tal caso doveva intendersi Contrada o 
			Contrata, cioè una parte del paese, quale una via fiancheggiata da 
			case. Se così fosse, noi potremmo riconoscere quella che 
			presumibilmente fu la via principale di Dermulo, ovvero la Strada 
			Romana nel tratto dove le si affiancarono le prime case. Nel 
			documento del 1218 troviamo fra gli uomini di Dermulo 
			beneficiati dal vescovo, un tale Bonomo figlio del fu Giovanni de 
			Contrata. Bonomo quindi era stato identificato come abitante in 
			contrada. Curiosamente, nel Settecento, questa parte dell'odierna 
			via Strada Romana fiancheggiata dalle case, tutte appartenenti alla 
			famiglia Inama, era chiamata 
			"contrada degli Inama". 
			   |  
			| 
			Cordini 
			(ai) | 
			F3 
			
      PAICo1608 | 
			Piccolo terreno a nord della località ai
			Orti dove oggi sorge il parco giochi e 
			contraddistinto dalla p.f. 154. 
			Il nome è palesemente in relazione alla famiglia posseditrice del 
			campo, i Cordini.    |  |  
			| 
			
			Croce del Rivalem | 
			F2 ASTn1781 | 
			(*Cros de Rivalem) Il Rivalem è 
			sicuramente l’odierno Rivalent. Nei pressi 
			ancora oggi, esiste un 
			crocifisso, e la famiglia
			Eccher chiama Croce il frutteto 
			racchiuso fra la SS 43, il 
			Rivalent e la 
      		Strada Romana. Si può 
			ipotizzare che in passato la croce fosse posta alla confluenza fra 
			la strada che scendeva dalle Braide con 
			l'odierna  
      		Strada Romana, nei pressi 
			del Rivalent.   |  |  
			| 
			
			
			Croce di Pontalto  
			(ala) | 
			F1
        	ASTn1721  | 
			(*Cros de Pontaut) Indicava la croce 
			presente all'intersecazione fra la strada imperiale che scendeva da 
			Coredo in corrispondenza della Mora e la strada 
			imperiale che conduceva a Sanzeno. 
			   |  |  
			| 
			
			
			Cróna dele Marzole
			(la)  | 
			F2 CD LA1856 | 
			(Crona a Pramartinel) Bosco molto 
			scosceso a O di Sass e a sinistra del 
        	Rivalent, costituito essenzialmente dalle 
			p.f. 81 e 82. 
			Il nome crona indica un balza o scalino di una rupe a picco, e 
			nel nostro caso il nome rispecchia perfettamente le caratteristiche 
			morfologiche del terreno a cui si riferisce. Il luogo, a partire 
			dalla seconda metà dell'Ottocento, risultava suddiviso fra i 
			proprietari di campagna nella località delle 
			Marzole, da cui deriva l'aggettivo della crona. 
			Antecedentemente, invece, il luogo risultava in mano alla comunità 
			di Dermulo e il motivo di questa assegnazione ai  possessori 
			delle Marzole, rimane a tutt'oggi sconosciuto. 
			
			Si può forse ipotizzare 
			che sia avvenuta come indennizzo. 
			E' del 1856 una compravendita relativa a 
			due terreni nel luogo alle Marzole, dove si esplicitava che 
			l’acquirente acquisiva nello stesso momento la proprietà della Crona 
			e veniva aggregato agli altri possessori del terreno alle 
			
			 
			Marzole.    |  |  
			| 
			
			Crós 
			(fòr ala)   
			 | 
			F1
        	CD LF ACDe MC APTa1688 ASTn1646 CaTer LA1819 A.Parr.Cles1513 
			Perg.C.Bragher1380
 | 
			(Croce, Croxe, Croze) Deriva dalla 
			croce presente ab immemorabili all’incrocio della vecchia 
			strada per Pont Aut con il sentiero che 
			scende verso 
        	l’Eremo di S. Giustina. (Forse la 
			croce in tempi remoti era collocata un po' più a N, all'incrocio fra 
			la strada di Ciambiel e quella delle Pergolete) Le 
			particelle facenti parte di questa ampia zona vanno dal 
			n. 277 al 290 e dal
			312 al 323. Il bosco nelle 
			immediate vicinanze della croce era detto al 
			Capitel e questo ci illumina sulla forma che questo crocifisso 
			doveva avere: possiamo infatti immaginare che esso fosse protetto da 
			una struttura lignea a mo' di capitello. 
			
			A volte 
			si trova menzionata anche come "Cros di Santa Giustina". 
			Nel 1888 con la costruzione del 
			tronco stradale di collegamento al ponte di Santa Giustina, la 
			località è stata divisa in due parti.
 
			   |  |  
			| Crós dele Doi Vie 
			(ala) | 
			F1
        	A LA1 | 
			Il toponimo era riferito alla zona 
			circostante le Doivie. Spesso non veniva 
			citata nemmeno quest'ultima specificazione, limitandosi a Cros e 
			solamente raffrontando altre notizie relative ai confini sono stato 
			in grado di stabilirne la collocazione.   |  |  
			| 
			
			
			Crós de Cambiel  
			(ala) | 
			F1
        	ASTn1788 LA1820 | 
			Il nome si riferiva essenzialmente alle
			p.f. 321 322 323 ed era forse 
			da ritenersi un'ulteriore specificazione del toponimo Cros, presente 
			in altri luoghi a Dermulo. 
			   |  |  
			| 
			Crosàra 
			(la)   | 
			F3
        	APTa1710 ASTn1680 ACDe1809  | 
			Sta a significare un incrocio di strade. 
			Era così detta la zona nelle vicinanze dell’incrocio fra le odierne 
			Strada Romana, e i due rami della Via Eccher. Nel Settecento era detta 
			casa alla Crosara quella più tardi numerata con il 2-3. In un 
			documento si trova citato anche il Colomello alla Crosara. In 
			questo luogo esisteva fino a non molti anni fa un
			crocefisso, poi ricollocato 
			in altro luogo perchè d'intralcio 
			alla moderna viabilità.   |  |  
			| 
			Curte 
			(ale)
			
			 | 
			F2 ASTn1752
         | 
			(Corte) Terreno nella zona di 
			Ciamblonc che dovrebbe corrispondere alle 
			p.f. dal n.
			851 e 857. Ritengo che Curte 
			sia stata l'abbreviazione di "stregle curte", in contrapposizione e 
			per distinguerlo dalle "Longe" ovvero
			Stregle Longe. Come accaduto per il 
			toponimo Broilet, essendo un nome legato alle 
			caratteristiche specifiche del campo, e quindi replicabile in altri 
			luoghi, esistevano sicuramente altre occorrenze, una delle quali a 
			Ciambiel, qui sotto riportato. 
			   |  |  
			| 
			Curte 
			(ale)
			
			 | 
      
			
			F1 ASTn1699 
			
			APTa1678 | 
			
			
			(Corte) Terreno nella zona di 
			Ciambiel e più precisamente corrispondente 
			alla parte più a S dell'attuale località alla Pinza. 
			   |  |  
			| 
			De là 
			del Ri
			
			(al) | 
			
			F3 
			ASTn1771LA1821
 | 
			
			(De la del Rivo, Di la dal Ri) Questa 
			asserzione presuppone che il nucleo principale fosse “al di qua del 
			rì”, ossia alla Zità, e quindi la zona a nord 
			del Pissaracel era detta “al di là del 
			rì”. Il luogo che in antico era detto 
			Oltra el ri, 
			corrisponde all'odierno
			Borgo. 
			In un documento del 1771 si dava un'ulteriore precisazione al luogo 
			aggiungendo al toponimo, "Sopra la Chiesa". 
			  |  |  
			| 
			Dietro 
			la Casa | 
			F2
			F3 
			ASTn1698 CaTer | 
			(*Drea la Ciasa) 
			
			Nel catasto del 1780 era così definito l’odierno 
			Loc, proprietà allora, della nobile famiglia Inama 
			di Fondo. Nel 1769 compare anche il toponimo "Dietro le case al
			Plantadizzo". 
			Il 3 luglio1698 
			
			nell'arativo vignato del sig. Alberto 
			Inama di Fondo, posto a Dermulo nel luogo detto "al di dietro della 
			di lui casa", veniva stipulato 
			un accordo fra due persone di Dermulo.  
			   |  |  
			| 
			
			
			Doivie
			(ale) 
			 | 
			F1
        	CD ACDe1894 APTa1618 ASTn1646 CaTer LA1800 | 
			(Doi Vie, Duevie, Due Vie) Frutteto 
			
			a sud del Bertus, 
			racchiuso fra la 
			SS 43 dir e la 
        	Strada delle Plazze. Le p.f. interessate vanno dal
			n. 607 al 610. Saltuariamente 
			venivano definiti alle Doivie anche i terreni nelle vicinanze delle 
			due strade, sia a valle che a monte. Per cui nel 1778 troviamo al Raut, ossia alle Doi Vie le p.f. 
			n. 624, 625 e 626. Nel 1781 le stesse future p.f. e anche quelle 
			più a sud, p.f. n. 627,
			628,
			629 e
			630, 631 e 632 erano dette "Sopra 
			le Due Vie". Nel 1830 è contraddistinto come arativo alle 
			Pinze o Due Vie il terreno p.f. n. 
			362. Nel 1784 molte particelle della Pinza sono dette alle "Due 
			Vie sotto la Strada". In epoca recente il toponimo è stato a volte usato per 
			contraddistinguere il frutteto a S della Preda, 
			al bivio per la SP 7 per Coredo. Nel 1381 il luogo era denominato in 
			Vala Bernaya e nel 1625 Val Merlai.   |  |  
			| 
			Dos di 
			Cavauden  | 
			F1 ASTn1723 | 
			(*Doss de Ciavauden, Dos) Altra 
			denominazione del Doss dele Plazze o Poinela 
			che una volta esisteva a E del 
        	Plan del Cucù. Dopo gli anni '50 del 
			Novecento fu sfruttato dalla ditta Lorengo di Cles per ricavarne 
			sabbia e ghiaia. Anche il terreno a nord del dosso costituito dalle 
			future p.f.
			508 e 509 per la sua 
			vicinanza era a volte denominato "al Dos di Cavauden", "sopra il Dos di Cavauden", 
			al Dos o addirittura "a Pontalt ossia al Dos di Cavauden".   |  |  
			| 
			
			
			Dòss  (zó al)  | 
			F2
        	CD ACDe1910  | 
			Non si tratta in realtà di un vero e 
			proprio dosso ma di una baulatura boschiva, delimitata  da ovest 
			e da sud dalla strada 
			dei Pradi. Nell’ Ottocento il luogo era chiamato 
			Doss del Tez o semplicemente 
			Teza. Il toponimo è da ascriversi alla 
			p.f. 113, anche se non si può escludere venisse usato per il 
			pascolo-bosco comunale a valle della 
			strada. (p.f. 110, 111 e 112). 
			Nel Settecento il toponimo Dos 
			indicava il piccolo rilievo alle Plazze, oggi 
			non più esistente.   |  |  
			| 
			Dòss del 
			Tez   | 
			F2
        	ASTn1780 ACDe1828 CaTer | 
			(Dos del Teg) E’ il vecchio nome del 
			luogo che più tardi sarà chiamato solamente Doss. Verso la metà 
			dell'Ottocento era detto anche 
      		Tega (Bosco ai Pradi ossia 
			alla Tega). Il toponimo è da ascriversi alla
			p.f. 113, anche se non si può 
			escludere venisse usato per il pascolo-bosco comunale sotto la 
			strada (p.f. 110, 111 e 112). 
			Nel 1716 si cita anche la Roza del Teg, 
			piccolo rigagnolo della zona. In passato esistevano altri due boschi 
			detti ala Teza, uno a
			Ciambiel e l’altro a 
			Somager.   |  |  
			| 
			
			
			Dòss dela Colombara 
 | 
			F1 CD | 
			Dosso ora sommerso dal lago di Santa 
			Giustina, visibile talvolta in primavera, quando il livello del lago 
			è basso. E' localizzato proprio di fronte alla diga, sulla sinistra 
			dell’imbocco di
        	Pont Aut. Il nome Colombara non l'ho mai 
			riscontrato in 
			nessun documento, in quanto la zona veniva identificata con Pont Aut. 
			Il dosso era un insediamento dell’età 
			del Bronzo. 
			   |  |  
			| 
			Dòss 
			dele Plazze   | 
			F1 IP  | 
			Si tratta del dosso detto anche 
			Poinela che una volta esisteva a E del 
        	Plan del Cucù. Dopo gli anni '50 del 
			Novecento fu demolito dalla ditta Lorengo di Cles per ricavarne 
			sabbia e ghiaia. Nel Settecento era detto "Dos 
			di Cavauden".   |  |  
			| 
			Fassa 
			Longa  | 
			F3 APTa1618 | 
			Il toponimo compare nel
			regesto dei documenti presenti 
			nella sacrestia della chiesa di Dermulo, in riferimento ad un 
			inventario dei beni spettanti alla stessa chiesa nel 1618. Nella 
			trascrizione si specificava che il terreno era un prato giacente nel 
			luogo Sotto la Chiesa, detto Fassa 
			Longa. Sicuramente il prato si può riconoscere in quello che in 
			documenti più tardi era chiamato Sonda Longia 
			e quindi corrispondente alle future particelle n. 
			216 e 217. Rimane il dubbio, vista l'unicità della menzione, che 
			non si sia trattato di un errore di lettura del nome "Fassa" da 
			parte del regestatore, benchè il termine si possa considerare un 
			sinonimo di "Sonda". 
			   |  |  
			| 
			
			Fasse 
			(via ale)  | 
			F2
			F3 
			ACDe1908 APTa1721 MC LF CD ASTn1581 CaTer LA1823 APCles1640   | 
			(Fassa) Frutteti a N di 
			Poz a valle della 
        	Strada Romana e a S di
        	Lamport.  Il nome indica l'originale 
			struttura della zona che evidentemente si presentava a fasce di 
			terreno coltivato, forse alternate da bosco. Nel
			
			GIML sono presenti diversi termini, quali Fascia, Faicia, 
			Faissa, Fayssia, Faxa per i quali si intende
			
			
			"fascia di terra vicino a casa". Il toponimo è molto diffuso in Trentino 
			tanto che nel DDT si riscontrano decine di occorrenze.
 
 |  |  
			| 
			Fasséta 
			(ala) | 
			F3
        	ACDe1891 ASTn1745 LA1904 | 
			Diminutivo di Fasse. Piccolo terreno 
			formato solo dalla
			p.f. 219, oggi occupato dalla 
			casa di Egidio 
			Endrizzi, denominato anche Poz,
			e in passato
			Fontana o Sot Fontana. 
			Nel 1745 era denominato allo stesso modo il piccolo prato costituito 
			dalla futura p.f. 220. 
			   |  |  
			| 
			
			Feuril 
			
			(a)  
			 | 
      F2
      Perg.C.Bragher1340Perg.C.Valer1529
 | 
			(Feurilo, Feurillo) Altra antica denominazione 
			dei Pradi. 
			Questa zona apparteneva a Castel Valer i cui dinasti la concedevano 
			in locazione perpetuale a diversi soggetti. La prima attestazione 
			risale al 1340, quando il dominus Enrico di Castel Valer locava una 
			porzione di prati a Nicolò di Campo Tassullo. Il prato confinava da 
			una parte con la rupe (saxo alto) e da due parti con lo stesso 
			locatore. Delle due porzioni di prato confinanti una risultava già 
			locata a Nascimbene fu Raimondino di Dermulo e l'altra a Muzo di 
			Campo Tassullo. Credo che il toponimo avesse etimologicamente, una certa relazione con 
			"feudo". 
			
			L’aiutante del pievano di Taio durante la
			regestazione di due documenti del 
			1534 e 1537 lesse "i pradi di Ternel". La disponibilità del 
			documento originale del 1534 a fugato ogni dubbio in quanto si può 
			leggere chiaramente Feuril. 
			   |  
			| 
			Fogette 
			
			
			(ale) | 
			
			ASTn1743 | 
			Era un terreno arativo, si dice, in parte 
			sul territorio di Taio e in parte su quello di Dermulo che nel 1743 
			era proprietà di Antonio Rosetta. Essendo il terreno descritto in 
			parte su Taio e in parte su Dermulo, con questa caratteristica non 
			poteva che trovarsi che nella zona dei
			Plani. Riguardo all'etimologia, Fogette 
			potrebbe essere un soprannome (forse diminutivo del soprannome
			Fogia?). Nel 1693 si 
			riscontra il toponimo ai Fogetti, nelle pertinenze di Taio. 
			   |  |  
			| 
			Fondarèl | 
			ACDe1859 | 
			Era un campo proprietà di 
			Costante Tamè, ma non se ne conosce l’ubicazione. 
			   |  |  
			| 
			
			Fontana
        (via ala) | 
			F3 CD 
			 
			  
			  | 
			Il toponimo, ancora oggi vivo e 
			designante 
			
			la piazzetta nei pressi della casa ex 
			n. 24, 
			era riferito alla
        fontana ivi esistente. Essa, 
			
			costruita dopo molte vicissitudini 
			alla fine del Settecento e ristrutturata più volte, 
			forniva l’acqua potabile alle 
			case poste a sud del Pissaracel, ovvero 
			alla Zità, infine fu demolita nel 1958. 
			Per la sua ubicazione vicino alla 
			casa n. 24 nell’Ottocento era chiamata anche Fontana agli Emeri. |  |  
			| 
			Fontana 
			(ala)     | 
			F3 CaTer 
			ASTn1695 APTn1545 | 
			Il toponimo designava i terreni a 
      		Poz
        	nei pressi di quella che più tardi sarà chiamata
			Fontanazza. Sicuramente nel Settecento 
			erano chiamate "alla Fontana" le future p.f.
			210,
			214,
			218,
			219 e
			220. Non risulta da nessun 
			documento quando sia avvenuta la trasformazione da classica 
        fontana a cisterna, visibile fino a una 
			trentina di anni or sono. Tale fonte era  sicuramente il più 
			antico punto di approvvigionamento idrico del paese. Il nome 
      		Poz
        	della zona, deriva presumibilmente dall’esistenza di questa sorgente. Nel 
			1545 è descritto il luogo detto "Sot Fontana". |  |  
			| 
			Fontanazza 
			 
			(la) | 
			F3 CD | 
			La Fontanazza è il nome più recente con 
			il quale era conosciuta la vecchia fontana di 
			
			 
      		Poz. 
			Probabilmente il dispregiativo era entrato nell'uso comune per le 
			cattive condizioni del manufatto. 
			
			Oggi purtroppo della Fontanazza è 
			stata demolita a seguito dei lavori di allargamento della 
      		Strada Romana. Essa 
			si trovava quasi di fronte alla 
			casa di 
			Egidio Endrizzi, 
			a monte della suddetta via. 
			   |  |  
			| 
			
			Fontanele 
			(fòr ale) | 
			F1 CD 
			APTa1710 ACDe1857ASTn1676 LA1848
   | 
			Frutteti e boschi a monte della 
			SS 43 dir e a S del 
        	Ri dele Force, per la gran parte sul CC 
			di Coredo. Il nome indica la presenza di molte polle. 
			   |  |  
			| 
			Foràm
			(al) | 
			F1 IP 
			ACDe1876 | 
			(Forame) Era un bosco scosceso di 
			proprietà comunale posizionato sulla destra di 
        	Pont Aut
        	e oggi sommerso dal lago di Santa 
			Giustina. Nel secolo scorso il Foram era uno dei luoghi dove 
			venivano assegnate le sorti di legna. Il nome deriva dal latino 
			"foramen" ossia cavità, anfratto, caverna di cui il luogo era 
			sicuramente ricco. 
			   |  |  
			| 
			
			Fórche
			(ale)    | 
			F1
			ASTn1752 LA1837 | 
			(*Force, Forca) Boschi e prati nel CC di 
			Coredo, da cui ha preso il nome anche il piccolo rivo che scorre 
			nelle vicinanze. Molto spesso il toponimo compare come "a Cavauden 
			ossia Forche". Tali terreni sono storicamente sempre stati proprietà 
			dei dermulani.   |  |  
			| 
			Forex 
			(in)  
			 | 
			F2 F3 LiberGafforii1510
 | 
			Terreno non ben identificato nella zona 
			di Ciamblonc. Vedi 
			Toresco. 
			   |  
			| 
			Formnum
			(in)  
			 | 
			
			Perg.C.Bragher1275
 | 
			Ubicazione sconosciuta. Se fosse 
			attinente a Forex qui sopra riportato, il luogo si troverebbe nella 
			zona di 
			
			 Ciamblonc. 
			   |  
			| 
			Fóssadi 
			 | 
			F1
        	LF APTa1710 ACDe ASTn1759  | 
			(Fossà) Terreni a valle dell'omonimo 
			rivo, costituiti dalle p.f. dal
			n. 499 al 507. Era denominato 
			Fossadi anche il bosco comunale 
			p.f. 451/2 posto a cavallo del rivo, fino al ponte della 
			strada delle Plazze. Il rì dei Fossadi è la 
			denominazione assunta dal rivo che nel CC di Coredo è detto 
			
			Ri dele Force o Ri dele Volp. |  |  
    | 
      Fuganti
      (alli)
      
      
		 | 
			
       F2 
			
      ASTn1695  | 
      Prato nella zona dei 
		Pradi 
      che nel 1695 apparteneva ai fratelli Giovanni Giacomo, Ottavio e Vittore 
		Inama. Risulta evidente che il menzionato prato era appartenuto ad un 
		Fuganti di Taio. Oggi si può localizzare con le p.f.
		87/4, 87/5 e forse anche una parte 
		di p.f. 
			
		 87/3. 
        
      
       |  
			| 
			
			
			Giare
			
			(ale) | 
			F1 ADTn1700 | 
			(*Glare, Grare) Terreno più spesso 
			denominato ai Sassi ubicato nella zona di 
			Cavauden e corrispondente alle future
			p.f. 510 e 511. Il nome denota chiaramente 
			la natura ghiaiosa del terreno.   |  |  
    | 
      
		Gomér 
		(fòr al) | 
      F1
      CD ACDe1859 LF ASTn1561 LA1817 CaTer Perg.C.Bragher1357b APTnCastelThun1540CodiceClesiano1447
 
        | 
    (Grumer, Gromer, Gromir) Frutteto (e in 
	passato anche bosco) a N dei 
	Visenzi, a O della Busa e a S della
	Pozzata. Considerando le più 
	antiche testimonianze documentali, quali una pergamena del 1357, dove si 
	trova "al Grumero", e altri scritti cinquecenteschi dove appare il toponimo 
	"Gromer", si deve concludere che "Gomer" ne fosse stata la storpiatura. 
	(Nel 1447 si riscontra anche Gramic, frutto sicuramente di una lettura 
	errata di Gromer). Questa trasformazione è stata facilitata anche dall'esistenza nella parlata 
	dialettale nonesa del termine, "gomer", che sta per il versoio 
	dell'aratro. Le p.f. interessate vanno dal
	n. 459 al 464 e pure le
	p.f. 467 e
	468. Nel 1677 è stato individuato 
	un'unica volta come Gomer, anche un terreno posto sopra la via imperiale 
	corrispondente alla p.f. 565. Ciò 
	era avvenuto verosimilmente per la vicinanza con il luogo canonico. Nella zona del Gomer, il terreno coltivato fino ai primi anni dell'Ottocento era molto 
	ridotto, infatti esso appariva come un'isola in mezzo al bosco. 
	Le ipotesi etimologiche sono parecchie, ma qui mi limiterò a quelle che, 
	secondo me, hanno più motivo di attinenza. Ricollegandosi alla forma più 
	antica, Grumer potremmo ipotizzare un'origine dal termine "Gruma" ovvero "Gronna" (GIML) 
	cioè zona paludosa, che non sarebbe da escludere per la località 
	interessata. Quindi ci sarebbe un altro toponimo da aggiungere agli altri designanti 
	le stesse peculiarità (Palusele, 
	Pozzata, Mora, 
	Rizzai, Pozzelonghe) disseminati in questa parte di 
	territorio. Gruma però come indicato dal Ducange (Et 
	omnes lacoras usque ad Grumam seu silvam..
	)indicava anche una foresta e anche in questo 
	caso quindi, non sarebbe difficile propendere per tale origine. Infine con 
	il termine grumus veniva indicato un luogo dove si incrociavano 
	quattro vie e anche in questo caso non possiamo non notare il verificarsi di 
	tale situazione al Gomer, dove si incontrava ad angolo retto la strada 
	imperiale che scendeva da Coredo, con la strada imperiale proveniente da 
	Dermulo.  
      
       |  
    | Gorgo 
		(zó a) | 
      APTa1482 | 
      Il toponimo è oggi presente a Taio nella forma 
		Gorc. Considerando che l'unica apparizione del nome è stata riscontrata 
		nei regesti dei documenti presenti nella chiesa di Dermulo, i quali si 
		sono 
			
      spesso 
		dimostrati imprecisi e non immuni da errori, 
		bisogna perlomeno mettere un punto di domanda sull'effettiva esistenza 
		del toponimo.  Il nome potrebbe essere stato scambiato ad esempio 
		con Greggio o forse il terreno era a Taio e non a Dermulo. Se invece 
		fosse stato a Dermulo l'etimologia del nome ci permetterebbe di 
		localizzarlo lungo il rio Pissaracel, molto probabilmente nella zona 
		oggi chiamata Poz. Gorgo infatti deriva dal latino Gorgus o Gordus la 
		cui definizione in 
		
		GIML è la seguente: "locus in fluvio coarctatus piscium 
		capiendorum gratia". 
       
      
      
       |  
    | Graun 
		(al) | 
      Cod.Clesiano 1391  | 
      Nel codice clesiano si trova “al 
		Graun apud rivum aquae”. Non avendo visto il documento originale ma 
		solo la trascrizione, "Graun" potrebbe essere stato un errore di lettura, 
		considerata la somiglianza di grafia con Grumer, per cui ritengo che il luogo 
		fosse il 
			
       
		Gomer.  
       
      
      
       |  
    | 
      
      Gréggioto
      (al)    | 
      
			
		F1 APTa1710
		
			
      ASTn1646 | 
      (Grézot, Grezzot) 
			
      Non si trattava del luogo oggi denominato 
		Grezot, ma designava 
		alcuni terreni che 
		
		dalla seconda metà del Settecento erano 
		denominati Pozzata e 
		attualmente Raut 
		e più precisamente le attuali p.f. 
		dal n. 581 al 
		590. Nel 1646 appare in un 
		documento il terreno al Grezot proprietà di Marino fu Valentino Inama, 
		che ritengo si riferisse alla medesima zona.  
       
      
      
       |  
    | 
      Gréute  
		(ale) | 
      F1 LF ASTn1681 
		ACDe1875 LA1840 CaTer  | 
      Piccolo frutteto nella zona delle 
		Bertuse costituito dalle p.f. 303 
		e 304. Anticamente sembra che il toponimo si estendesse più a valle 
		delle sopraccitate p.f., interessando almeno le particelle n. 
			
		305 e 306. 
		Il nome deriva forse da creuta (GIML) 
		cioè caverna ma nei paraggi non ne esiste 
		alcuna. Oppure da greusa/greugia
			
		(GIML) ovvero gravame. Più semplicemente potremmo avere a che fare 
		con un soprannome non più identificabile. Ipoteticamente il titolare del 
		soprannome Greut, (da cui Greute) potrebbe essere stato Ferdinando o 
		Nicolò Barbacovi figli di Romedio, che detenevano le suddette future 
		quattro particelle ai primi del Seicento.L'ipotesi più plausibile, però, che non esclude comunque quella citata precedentemente, è che il nome derivi dal 
		termine "ge-riute" che nel medio alto tedesco (m.a.t. "Mittelhochdeutsch") designava una terra dissodata, 
		ossia l'omologo italiano di ronco o novale. Giulia Mastrelli Anzilotti 
		nel suo saggio sui cognomi tedeschi presenti in alta Val di Non, riporta 
		il cognome Greiter e il nome di un maso a San Felice, detto "in Greut", 
		derivati entrambi dall'antico tedesco ge-riute. Il toponimo nella forma 
		"Griter" e con il significato di terreno dissodato, è presente anche nel 
		comune di Terragnolo. Giulia Mastrelli nella sua ricerca toponomastica, 
		aveva trovato 
			
		(nel libro fondiario?)il 
		toponimo Grente  che disse essere sconosciuto a Dermulo, e 
		giustamente ipotizzava, invece, che si fosse trattato di Greute e quindi 
		derivasse da greuti ossia ronchi.
 E' molto probabile che 
		il nome indicasse una superficie più ampia dell'attuale, verosimilmente 
		tutta la zona delle Bertuse, oppure semplicemente, descrivesse il 
		terreno nelle vicinanze, (posto a valle) della zona "da poco dissodata" 
		chiamata Ronc, di cui Greute era sinonimo.
 Il terreno alle Greute, almeno 
		dal 1728, era uno dei due terreni (l'altro era alla
		Mora) appartenente alla Cappellania Lauretana di Castel Bragher.
 
       
      
      
       |  
    | 
      
      Gréz
      (al)     | 
      F2 LA1892 CaTer ASTn1790 | 
      (Gréggio, Gréggi) La località comprendeva il 
		bosco al Raut da Ral 
		costituito dalle
		p.f. 47 e 48, la parte a sud del 
		Rivalent della vicina p.f. 77 e la 
		parte a valle delle 
			
      p.f. 49 e 50. 
			
		Il nome "greggio", "grez", "grezivo", 
		"grezot" era molto comune, perchè indicante una condizione di scarsa 
		fertilità del terreno, derivante dalla sua particolare struttura. Oppure 
		poteva designare un terreno abbandonato che però con le opportune cure 
		era possibile ridurre a coltura. Per cui terreni di questo tipo ve 
		n'erano diversi disseminati sul territorio, ma solo in limitati casi 
		assurgevano a toponimo. Altro luogo è quello qui sotto citato. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      Grézo
      (al)     | 
      F1 ASTn1798 | 
      (* Grez) Era così designata la parte nord 
		delle p.f. 365-366 normalmente 
		dette alla Pinza. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Grezòt 
		(zó al) | 
      F3
      CD LF MC ASTn1749 ACDe1866  LA1828 CaTer 
        | 
      Bosco una volta comunale ora della chiesa, e 
		frutteti declivi compresi fra il Pissaracel e 
		la Coa, separati dalla parte iniziale della strada 
		dei Pradi.  Le p.f. sono comprese fra il n.
		139 e il 148. 
       
      
      
       |  
    | 
      Ischia
      (al')
      
      
		 | 
			
       F2 
			
      ASTn1681 
			LA1848  | 
      (Iscla) Terreno ai Pradi 
      in riva al torrente Noce formato dalle 
		p.f. 97 e 98. Al termine "iscla" sul
		
		GIML 
		si legge "alluvio accrescens ager vel 
		insula e terris flumine advectis" quindi "isola 
		fra le acque di un fiume". Nella zona di cui si parla esistono due 
		ischie le quali in passato facilitavano l'attraversamento del fiume 
		e dove esisteva un ponte che aveva dato il nome al vicino terreno
		Pra da Pont. La stessa etimologia di ischia 
		la troviamo nel toponimo Scol.  
       
      
      
       |  
    | 
      Ischietto
      (al')
      
      
		 | 
			
       F2 
			PASIde1808 
			
      LA1848 | 
      
			
		(Ischielo *Isclet) Terreno nella zona dell'Ischia di dimensioni 
		più ridotte rispetto al principale corrispondente alle 
			
      p.f. 95 e 96. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Lampòrt 
		(via a) | 
      F1 
		F2 CD ACDe1908 LF ASTn1552 LA1824 CaTer 
			
			LiberGafforii1510 | 
      (Amport, Mport) Frutteto a N delle 
		Fasse e boschi a valle di questo. Ad inizio secolo nella zona 
		vennero alla luce alcuni reperti archeologici. Le p.f. interessate vanno 
		dal
		n. 266 al 276. Forse la lezione 
		originale era "Port" toponimo riscontrabile in altre zone del Trentino 
		con significato di sbocco. Nel nostro caso potremmo intravedere questa 
		caratteristica, uscendo dal sentiero che proviene dal sottostante eremo 
		di Santa Giustina. 
		
		La forma più antica riscontrabile nei 
		documenti è "Amport" che potrebbe essere nato per concrezione di "Port" 
		con le particelle "a", "in" o 
		"en". Per cui la sequenza Aport, Anport, Amport. Infine per una 
		successiva aggiunta della proposizione "al" ad "Amport" e conseguente 
		nuova concrezione, il nostro toponimo si è trasformato nella forma 
		attuale "a Lamport". 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Laste 
		(su ale) | 
      F1
      CD ACDe1860  | 
      (Laste rosse) Il nome, in passato 
		denominato 
			
       Brusadizzi, deriva dalla roccia rossa 
		affiorante. Nella zona si rinvengono degli aculei fossilizzati 
		appartenuti ad animali preistorici. E’ denominata
      Strada delle Laste la 
		strada che dalla 
      SS 43 dir, porta con una notevole 
		pendenza a detto luogo. Proseguendo è possibile raggiungere il
      Maso Voltoline. Le p.f. 
		interessate vanno dal n. 661 al 668. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      
      Late
      (fòr ale)
      
      
       | 
      F1
      CD LF MC ACDe PAICo1608 ASTn1646 APTa1798 LA1836 CaTer
 | 
      (Latte) Bosco comunale formato in gran parte 
		dalla p.f. 646, ma anche dai 
		frutteti segnati con le p.f. dal 636 
		al 639, 
			
		
		640, 
			
		
		641-642, 
		dal 643 al 645,
		dal 647 al 651. In passato era 
		detta alle Late anche la 
		p.f. 669/1 (Brusadiz), 
		oggi chiamata 
		Laste. Nei primi documenti trecenteschi le future
		p.f. dal 647 al 651 erano dette
		Ronc e evidentemente solo in seguito hanno ricevuto 
		il nome della zona più a nord. In dialetto il termine "lata" si traduce 
		come 
		pertica, per cui probabilmente, il luogo ha preso il nome dalla 
		presenza di piante dal fusto sottile, ma molto alto.
 |  
    | 
      Leonarda 
		 
		(ala)    | 
      F1  ASTn1745 
		ACDe1850 CaTer LA1824 | 
      (Lenarda, Lenarde) 
			
      Il terreno era localizzato  nella zona di
      Ciambiel 
		e corrispondeva alle
      p.f. 370, 371, 372 e 373. 
		Il toponimo deriva da 
		Leonardo, probabilmente l’antico proprietario del terreno. Visto che di 
		tale nome a Dermulo si sono riscontrate pochissime occorrenze, possiamo 
		restringere il campo degli indiziati a 
		Leonardo Inama, morto intorno al 1535, Leonardo Massenza, morto nel 1649 
		e Leonardo Endrizzi, morto nel 1684. Tutti  tre risultavano avere 
		dei possessi a Cambiel, ma ritengo che il maggior indiziato, sia il 
		Massenza. Affermo ciò anche per una questione cronologica più 
		compatibile con gli acquisti effettuati in zona da Silvestro Inama II, 
		il primo proprietario certo. Silvestro infatti fu il maggior acquirente 
		dei beni appartenuti a Leonardo o ai suoi figli. 
       
      
      
       |  
    | 
      Lizzai 
		 
		(a)    | 
      F1  ASTn1684 | 
      (Lizai, Liscai, Licai) Si tratta senza alcun 
		dubbio del toponimo Rizzai. E' probabile che il 
		nome originale fosse stato Liscai, così come individuato in un documento 
		del 1553, e poi si sia via via modificato in Licai, Lizai e consolidato 
		in 
			
		Rizzai 
		a partire dal XIX secolo. A conferma di ciò, 
		riscontriamo la prima apparizione documentale della forma Rizzai solo 
		nel 1742. Per tutto il Settecento si trovano le due forme 
			
		Rizzai 
		e Lizzai, con una prevalenza di quest'ultima. Dall'inizio dell'Ottocento 
		la forma Lizzai scompare per lasciare il posto definitivo a 
			
		Rizzai. 
		Etimologicamente il termine Rizzai sembra la designazione dialettale di 
		rigagnoli; Lizzai invece, se diamo per buona la prima forma originale 
		attestata cioè Liscai, potrebbe invece derivare da lisca (Lischa
		
		GIML) ossia la festuca. Quindi il significato sarebbe terreno coltivato a festuca. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      
      Lòc
      (dént al)
      
      
       | 
      F2 F3 CD ACDe1881
      
			
      ASTn1741 LA1889 | 
    (Logo, Luogo) Frutteti pianeggianti a N del paese 
	proprietà delle 
	famiglie Emer. L'accezione "Loc" sembra 
	essere relativamente recente in quanto nei documenti più vecchi la zona è 
	chiamata Dietro la Casa 
	o a volte anche Ciasalin. Il termine Loc, 
	derivante dal latino locus, indica un 
	terreno coltivato a vite. (VASQ) 
       
      
      
       |  
    | 
      Lònghe
      (ale)  | 
      F1
      APTa1750 ASTn1681  | 
      (Longe) Campo nella zona di 
		Ciambiel che sicuramente era costituito dalla porzione più a est 
		della p.f. 369. Non si può 
		escludere che i vari terreni costituiti dalle p.f. 
			
      368 
		al 374, fossero in antico detti 
		alle Longe e anzi, se non addirittura Stregle Longe di cui Longe sarebbe 
		l'abbreviazione. Sicuramente nel 1769 era denominata 
		
       "Stregle Longhe 
		ossia a Cambiel" la p.f. 
			
		374. Il 
		toponimo
		Stregle Longhe esisteva anche nella zona 
		delle Braide. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      
      Lorenzin
      ( al)
      
       | 
			
       F2 IP | 
    Frutteto nei pressi della casa di Depaoli Lino, 
	corrispondente alle 
			
    p.f. 820/1 e 
	820/2. 
	Il toponimo è chiaramente derivato dal nome del 
	vecchio proprietario Lorenzo Inama. 
       
      
      
       |  
    | 
      Lusciole
      (ale)  | 
      ASTn1558 AP1689 | 
      (Lusciola) Forse se 
			
      pronunciato "Lùs-ciole", il toponimo 
		potrebbe indicare il nome dialettale della lucciola. 
		L'ubicazione non è nota, l'unico indizio 
		che abbiamo su questo toponimo è che almeno uno dei due terreni così 
		contraddistinti, apparteneva agli Inama di Fondo per cui analizzando i 
		possessi della famiglia potremmo restringere il campo a Loc, 
		Braide, Poz 
		e 
			
		Pergolete; forse  a quest'ultimo che 
		sembra essere un toponimo di più recente origine. 
       
      
      
       |  
    | 
		
		Manso Casalis   
		 | 
      Perg.C.Bragher1275
 | 
      Il maso dei casali è da riconoscersi nella ex
		casa n. 9-10-11-12, detta al
		Castel o Castelet, per secoli proprietà della 
		Mensa vescovile. Evidentemente nei pressi della casa si ergevano almeno 
		due casali. 
       
      
      
       |  
    | 
		Marianèl  
		(al)
		 | 
      F2 IP | 
    Prato in località Pradi 
	costituito dalla p.f. 87/2 e 87/3 che 
	riprende il soprannome del suo vecchio proprietario
	Emanuele Inama detto
	Marianel. 
       
      
      
       |  
    | 
		Martini  
		(alli)
		 | 
      F3
			
		ASTn1693 | 
    Terreno nei pressi della
	casa nova dei Cordini. Il nome si 
	riferisce chiaramente alle vecchie proprietà di
	Martino Cordini. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Marzòle  
		(fòr ale) | 
      F1 
		F2 CD LF MC APTa1618 ASTn1753 PAIco1688 CaTer LA1817 | 
    (Marzol, Mazzole, Mazzolle) Frutteti pianeggianti 
	a N del Plantadiz e a S delle 
    Bertuse e della Cros. La zona, 
	attualmente formata dalle
	p.f. dal n. 294 al 302, in antico era 
	denominata Plantadiz ed era proprietà dei Thun di Castel Bragher. Prima 
	della costruzione della strada di collegamento 
	al Ponte di Santa Giustina, costruita intorno al 1888, la località 
	ricomprendeva anche le p.f. 292 e
	293. La strada ha di fatto diviso la 
	località in due porzioni, per cui la parte a valle fu denominata "Marzole 
	sota".Intorno al 1670 i Thun concessero il terreno in investitura 
	perpetuale a Giovanni Battista Inama, i cui discendenti poi, si 
	affrancarono divenendo  proprietari. (Essendo il documento 
	del 1688 un 
	rinnovo, il contratto precedente che era il primo, poteva risalire al 1670.)  Le
	p.f. 301 e 302 a valle della strada 
	che porta a Sanzeno erano denominate anche al
	Poc. Etimologicamente, secondo gli esperti, Marzòla deve il 
	suo nome al tipo di terreno, in quanto deriverebbe probabilmente dal latino 
	"marcidus" ossia marcio, per indicare un terreno umido e perciò verde di 
	vegetazione. La zona delle Marzole risulta tutt'altro che umida, per cui in 
	questo caso la precedente ipotesi va scartata. Oppure da "martius", ossia marzo, intendendo un terreno che si 
	coltiva o si dissoda a marzo. Il termine "marzolo" si ritrova anche in 
	alcuni documenti 
			
    di metà Quattrocento assieme ad altri 
	prodotti come il fieno, il vino, i "nutrima" che venivano corrisposti a 
	titolo di decima. Per cui Marzol si poteva intendere un terreno coltivato a 
	orzo, cereale che veniva seminato in marzo. 
	Io credo invece che il toponimo, probabilmente nella sua forma originale "Mazzole", 
	derivasse dal soprannome Mazzol o Mazzola, affibbiato a qualche personaggio 
	della famiglia Cordini che deteneva il terreno in locazione. E' 
	significativo infatti che in precedenza il luogo fosse denominato Plantadiz 
	e solamente dopo la metà del Seicento, con i nuovi affittuari, avesse 
	assunto il nome di Mazzole. Poi come ad esempio dalle stregle al Bertus di arrivò alle Bertuse, così dalle "le 
	stregle del Mazzol" si arrivò alle Mazzole.
 Era chiamata
    Strada delle Marzole, la 
	via che partendo dal Borgo, transitando per il 
	Porteget sotto la 
    casa primissariale (ex n.16), 
	saliva fino ad oltrepassare l'attuale cimitero per poi sbucare nella strada 
	per Sanzeno (oggi la
      SS 43 dir). Ai proprietari delle Marzole, 
	non so in base a quale compromesso, apparteneva il bosco scosceso sotto
	Sas, detto
	Crona delle Marzole.
 
      |  
    | 
      
      Màs   (su al) | 
      F2
      CD LF ACDe  | 
      (Maso 
		Rauti, Maso del Rauto, Maso dele Plazze). Maso che appartiene al CC 
		di Coredo, anche se la casa rustica al Mas che portava 
		il n. 33 
		era sul CC di Dermulo. Dopo il compromesso con il quale le p.f. n. 732, 
		733/1, 733/2 e 735 erano passate dal CC di Dermulo a quello di Coredo, la 
		suddetta casa rimase per metà su Dermulo e metà su Coredo. Il maso a 
		cavallo fra il Settecento e l’Ottocento era già proprietà dei conti Thun 
		di castel Bragher che avevano nella 
		famiglia Massenza di Dermulo i 
		loro affitalini e manenti. Circa a metà dell’Ottocento il maso 
		passò in proprietà a 
		Giuseppe Mendini di Taio 
		ed infine a Giuseppe Depaoli di Terlago, i cui discendenti lo posseggono 
		tuttora.La strada che si dirama dalla statale, nei pressi del Consorzio Agrario 
		adducente al maso e detta 
		Strada del Mas.
 
 |  
    |  | 
      F3 CD  | Si tratta della 
      casa ex n. 25 oggi proprietà dei fratelli 
		Eccher ai quali era stata venduta dai fratelli Emer trasferitisi a 
		Taio negli anni Settanta del Novecento. In precedenza era appartenuta ai 
		baroni Widmann. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      Màs dela Fam 
		(el)
      
      
       | 
      F2 CD ACDe1850 
		PADepaoli | 
      Altro nome del
		Maso Rauti indicante 
		la situazione poco florida e le condizioni poco favorevoli alle quali 
		andavano incontro i fittavoli.  
       
      
      
       |  
    |  | 
      F3 CD LA1856 | (Maso) Si trattava 
		della futura 
			
		 casa n. 1 
		e del terreno limitrofo che la 
		famiglia Martini di Taio possedeva a Dermulo. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      Mòra 
		(fòr ala) | 
      F1
      CD LF ASTn1780 CaTer LA1825 | 
      (Pra da Mora) Frutteto a S di 
		Rizzai, compreso fra la
      Strada della Mòra (o delle 
		Parisole)
      ed il Ri dela Mòra. Le particelle interessate 
		sono dalla n. 565 alla 569. E' 
		da credere che la Val Mora menzionata in un 
		documento dell'ACde del 1883, si riferisse alla parte di valle percorsa 
		dal 
			
       Ri dela Mòra, 
		nei pressi del torrente Noce. Il 
		
		GIML a proposito di Mora riporta: locus palustris, acquaticus, 
		palus, stagnum quindi anche questo toponimo indica l presenza di acqua come i vicini
		Palusele, Pozzata 
		e 
		Rizzai. In passato il luogo era detto 
		Pra del Conz, e veniva ascritto alla zona di 
		Cavauden. Questo ci illumina 
		sulla primitiva estensione del toponimo Cavauden, che abbracciava una 
		zona molto più a S di quella attualmente conosciuta.  
       
		 
      
       |  
    | 
      
      Mósne  
		(le) | 
      F3 IP | 
    (Mosna) Piccolo terreno pieno di sassi e 
	ricoperto da arbusti ora eliminati con la costruzione del garage di 
	Casimiro Inama. In 
	questo luogo una volta sorgeva la casa che qualche anziano ricorda come
    la
    ciasa dele Tomeline. La casa portava il 
	n. 15, ed era già in precarie condizioni nel 1868 dopo la morte 
			
	dell’ultima proprietaria  
			
     
	Anna Massenza detta Tomelina. Passata in 
	proprietà del comune, di lì a poco tempo si ridusse ad un rudere, per poi 
	scomparire completamente.Nel 1671 si trova citato un luogo detto "la Mosna" situato  
	nella zona dei 
	Pradi. Il termine significa, al pari di marogna, cumulo di sassi 
	derivato dalla spietramento dei campi. Mosna sembra derivare dal latino 
	arcaico "mucina". (VASQ)
 
       
      
      
       |  
    | 
		Nantoline 
		(in)  
		 | 
      Cod.Clesiano 1357 Perg.C.Bragher1357
 | 
      Nella lingua celtica il termine nanto 
		significa valle per cui il nome avrebbe un'etimologia plausibile. Nel 
		documento del 1357, al quale credo si rifaccia anche il Codice Clesiano, 
		la lezione Nantoline non è secondo me così scontata, in quanto la "n" 
		iniziale si potrebbe leggere benissimo "v". Nella pergamena del 1275 si 
		legge senza alcun dubbio
		Vantolinam che quindi rilegherebbe Nantoline 
		ad un errore di lettura. In ogni caso, per l'assonanza, mi sento di 
		affermare che il toponimo sia riconducibile alle 
			
       
		Voltoline. 
       
      
      
       |  
    | 
      Nocent 
		(al) | 
      
			
			F1 F2
			F3 LA1841 | 
      (*Nozent) Terreno nella zona delle
		Voltoline 
			
      appartenuto a
		Innocente Massenza 
		e costituito dalle future
		p.f. 726 e 727.
 |  
    | 
      Novai (ai) | 
      F1 ASTn1750 
		CaTer | 
      (Novali) Il nome indica dei terreni ridotti da 
		poco a coltura, similmente a "raut". Nel territorio di Dermulo 
		esistevano due zone così denominate. Una era nell'area del Raut, dove si 
		ha testimonianza del campo segnato dalle future
		p.f. 624, 625 e 626, detto "ai 
		Novai=sopra le due vie" e di un altro terreno contraddistinto dalle 
		future  p.f. 617 e 618 dette 
		"alli Novalli". L'altra occorrenza del toponimo la troviamo 
			
      a 
		Ciamblonc nel 1752, dove un arativo vignato 
		nei pressi della futura p.f. 811 era denominato 
      
		"ai Novai".
 |  
    | 
		Novalle 
		de Rallo (ad)  
		 | 
      F2 
		Perg.C.Bragher1275
 | 
      Vedi il toponimo Audaral. 
		Il nome novale indica la trasformazione avvenuta, da bosco a terreno 
		coltivato. Il "de Rallo" si può intendere sia come proprietà legata a 
		qualche personaggio abitante a Rallo, sia come attribuzione di quel novale alla zona chiamata Ral o Rallo. 
		Oltre che alla frazione nel comune di Ville D'Anaunia, del toponimo 
		Rallo si sono 
		avuti altri riscontri in valle, a Sarnonico e a Casez.
 |  
    | 
      Oltra el ri  | 
      F3 ASTn1625 ACValer 
		1534  | 
    (Oltre il ri) Era così denominata 
	la zona a nord del rio Pissaracel più tardi 
	chiamata "De la del ri" e in seguito
	Borgo. Nel 1701 si trova lo stesso luogo chiamato "Di 
	qua dal ri", quindi con la prospettiva inversa. In alcuni documenti la 
	zona era detta anche "Sopra la Chiesa". 
       
      
      
       |  
    | 
      Òrt del Médio  | 
      F3  
		LA1835 | 
    Era così denominato l'orto contrassegnato 
	dalla p.f. 
	179 
	localizzato sul piccolo pianoro a valle della Strada Romana nei pressi della
	Pontara. Detto anche orto al Rì, ha preso il nome dal suo proprietario 
	Romedio Mendini, evidentemente chiamato "Médio". 
       
      
      
       |  
    | 
      Òrt de guera 
			
		(l')  | 
      IP | 
    Era così denominato lo spazio che durante, e 
	subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, era stato destinato a orto. Si 
	trovava nell'odierno piazzaletto adibito a parcheggio, sopra la nuova 
	chiesa. 
       
      
      
       |  
    | 
      Òrti  
		(ai) | 
      F3 ASTn1719 
		CaTer LA1838 | 
    (Horti) Erano così denominati gli orti 
	proprietà delle future case n. 
    1, 2 3,
    4, 7, e 
	8, circondati dalla proprietà Betta (ora Eccher) e dalle tre strade 
	comunali. (V. mappa). Nei documenti a volte 
	veniva specificato "Orti ala
    Crosara". Le p.f. interessate vanno dal
    n. 154 al 162. 
			
    Nel 1552 tali orti si dicono essere nel luogo 
	"Soto la Casa" e nel 1662 "Sotto la Casa degli Inami". Dopo il 1860 fu 
	ricavato un orto nella parte a nord della 
	p.f. 125, dove oggi sorge la casa Zanon. Tale orto era pure denominato 
	"agli Orti". 
       
      
      
       |  
    | 
      
      Oseléra 
		(su al’) | 
      F2 
		F3 IP CD LF ACDe1868 LA1857 | 
      (Uselera, Oselièra) Zona coltivata a frutteto a 
		N del
		Maso Rauti, confinante 
		con il CC di Coredo. In passato nel luogo veniva praticata la caccia 
		agli uccelli utilizzando anche l’apposito roccolo, oggi scomparso. Le 
		p.f. interessate vanno dalla n. 732 
		alla 744, e dalla n. 772 alla 779. 
		Il toponimo sembra essere relativamente recente. 
        |  
    | 
      Palisole (ale)
      
       | 
      
			
		F1 
			
			LiberGafforii1510 
			
		ArComCles1604 PAICo1545 | 
      
			
		(Palizole, Palisole, Palesole) Vecchia denominazione della zona 
		oggi chiamata
	Parisole. A sua volta Palisole sembra la storpiatura 
		del toponimo Palusele. Se il toponimo originale 
		fosse Palisole potremmo considerarlo un sinonimo di palizzata, 
		diversamente potrebbe essere un diminutivo di palù.  
        |  
    | 
      Palù (la)
      
       | 
      F2 ASTn1680  | 
    Zona ai
      Pradi con caratteristica di acquitrino, individuabile 
	nella parte a monte dell'odierna p.f. 87/3. 
       
      
      
       |  
    | 
      Palusele (ale)
      
       | 
      
			
		F1 
		
		Perg.C.Bragher1466 ArcThunLitomerice1299 LiberGafforii1510  | 
    Località che si dice in parte su Coredo e in 
	parte su Dermulo, per il qual motivo, ritengo si trattasse delle
	Palisole e quindi poi Parisole. 
	Nel 1299 il terreno si dice confinare con i campi di Dermulo. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      Paradìs 
		(fòr al) | 
      F1 CD | 
      Frutteto nella zona di 
		Ciavauden più propriamente ai
		Sassi, formato dalle 
      p.f. 508 e 509. Il nome, di cui non 
		si è mai riscontrata testimonianza documentale, forse era stato dato per 
		descrivere l'amenità del luogo. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      Parisòle  
		(fòr ale) | 
      F1 CD APTa1710 
		ACDe1859 ASTn1695 LA1879 
		  
        | 
      (Parissole) Frutteti e boschi a E di 
		Rizzai in parte sul CC di Coredo. La strada che si dirama dalla 
		SS 43 dir, fra la 
      Mora ed il Rizzai è detta
      Strada delle Parisole. 
		Nel Seicento detta strada era classificata come "Imperiale" per cui era 
		di primaria importanza per il collegamento fra Coredo e 
		Pont Aut e anche con Sanzeno. Parisole è la 
		trasformazione del toponimo originale Palisole, di cui si ha la prima 
		testimonianza documentale nel 1695, e che a sua volta, era la 
		storpiatura di Palusele. Durante il Settecento convivono le 
		prime due forme, finchè poi, prenderà definitivamente il sopravvento l'attuale Parisole. Questo perchè probabilmente all'orecchio dei nostri 
		avi, doveva sembrare un termine più sensato Parisole che non il 
		"misterioso"
		Palisole. In dialetto noneso parisola (derivante 
		dal nome scientifico Parus) designa infatti un piccolo uccello comune il 
		cui nome italiano è cinciallegra.(VASQ) 
       
      
      
       |  
    | 
		 Parolot 
        (al)
      
      
		 | 
      F1 LA1848 | 
    Terreno al Raut 
	costituito dalla
	p.f. 614/2. Il toponimo deriva sicuramente dal soprannome del suo vecchio proprietario 
	Michele Busetti di Taio, la cui figlia Maria lo aveva venduto nel 1814 a 
	Pietro figlio di Giovanni Francesco Inama. E' da credere che il toponimo sia 
	stato utilizzato per 
	
			
    la prima volta
      da Pietro, dopo l'acquisto. Infatti nel documento di compravendita il 
	terreno è chiamato al Raut. 
      |  
    | 
      Pasturèla 
      
      
      
			
		 (la)   | 
      F2
      ACDe1860  | 
      In un atto dell’ACDe si trova menzionato il 
		pascolo alla Pasturela, ossia alle
      Braide. Si trattava specificatamente di una parte della zona ora chiamata 
      Somager, formata in addietro dall’unica 
		p.f. 828. 
       
      
      
       |  
    | 
		Pedrezolo
		(sub)  
		 | 
      Perg.C.Bragher1275
 | 
      Ubicazione sconosciuta. Qui si riferisce ad una 
		località  "Sotto a Pedrazolo" per cui è logico dedurre che 
		Pedrazolo fosse il toponimo principale. Potrebbe trattarsi di un 
		diminutivo di Pedros o forse il nome/soprannome del proprietario. Ma è 
		molto più probabile che derivi dalla parola "pietra" combinata con un 
		suffisso diminutivo, formando l'antico italiano "Pedrezo" o "Pedrezolo" 
		per indicare un piccolo rilievo roccioso o un luogo 
		composto da sassi. 
       
      
      
       |  
    | 
      Pedros (a)
      
       | 
      ASTn1560 
		Perg.C.Bragher1275
 | 
      (in Pedrosso) Toponimo di ubicazione 
		sconosciuta citato per la prima volta nel 1275 e ancora vivo nel 
		Cinquecento. Nelle due apparizioni cinquecentesche, il terreno 
		apparteneva alla famiglia Cordini 
		e tra i confini per due volte figurava una strada consortale e 
		una volta la via comune. Dei tre terreni "in Pedrosso" elencati nel 
		1275, due annoveravano fra i confini il "limes" o "limites" e uno "la 
		via". Questi termini potrebbero essere considerati dei sinonimi per cui 
		non c'è alcun dubbio che la località Pedros fosse delimitata da una 
		strada. Risulta però problematica la sua localizzazione. 
		Etimologicamente sembra che ci sia la radice "Ped" forse indicante il 
		nome Pietro e Ros = Rosso. Pedros = Pietro Rosso? Ma mi sembra poco 
		credibile. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      Pergoléte 
		(fòr ale) | 
      F1
      CD IP 
			
      ASTn1713 
		ACDe1902 LA1831 | 
      Frutteti posti a cavallo della 
		SS 43 a N della 
      Cros, in prossimità della diga di S. Giustina. Il nome 
		è in relazione con la coltivazione della vite, di cui riprende un sesto 
		di allevamento, cioè a pergola. Le p.f. interessate erano principalmente le 
		numero
      337, 338,
      339 e 340, ma saltuariamente anche 
		altri terreni nei paraggi altrimenti detti alla Cros, 
		quali le p.f. 319 e una parte di 
		p.f. 320. Inoltre sembra che a 
		volte fosse detta alle Pergolete una porzione della p.f.
		332. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      Peròta 
		(al) | 
      
			
		F2 IP | 
      Frutteto nei pressi del Rizan 
		il cui nome è derivato dal soprannome del vecchio proprietario, tale 
		Pietro fu Giovanni Inama di Taio, detto 
		Perota. Le p.f. interessate sono 
		le 
			
    871 e 872. 
       
      
      
       |  
    | 
      Pian (a, 
		in, al)    | 
			
       F3 Perg.C.Bragher1275 
			Perg.C.Bragher1357 ASTn1602 
		ASTn1681  | 
			
    (Piano, Plano, Plan) Il toponimo appare per 
			la prima volta nel 1275 nella forma in Plano, riconfermata pure nel 
			1357, mentre successivamente più spesso appare Pian. La menzione "alle 
    Braide
      		osii Pian" ci ha permesso di localizzare il terreno nella
			p.f. 878. Nel 1357 il terreno 
			in Plano faceva parte dei sei terreni che Michele Thun locava a 
			Nicolò fu Delaito. Questa circostanza ha permesso poi di confermare 
			che il terreno si trovasse nella zona delle Braide, grazie anche 
			alla documentata  proprietà Thun fino alla metà dell'Ottocento, 
			ma pure all'utile dominio posseduto dai discendenti di Nicolò fu 
			Delaito (i Cordini) fino agli ultimi anni del Cinquecento. L'ultima 
			testimonianza del toponimo risale al 1695 dopo di che fu 
			gradualmente sostituito con il solo nome Braide.
 
       
      
      
       |  
    | Pinat 
		(al) | 
      ACDe1859 | 
      Campo di ubicazione sconosciuta proprietà 
		della famiglia Tamè. Forse si 
		riferiva ai Pini Grandi. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Pini
		 
		 
      
      
      Grandi
       
      (ai) | 
      F1
      IP LF ASTn1775 LA1821 | 
      (Pinigrandi, Pini) Boschi e frutteti a monte della 
		Strada dele Plazze che grosso modo corrispondono con il 
		Gomer e le Sabionare. Il toponimo compare 
		nel LF ma non è molto utilizzato. Sicuramente era più vecchio il 
		toponimo ai Pini che si riscontra almeno tre volte, a partire dal 1775 
		fino al 1796, riferito esclusivamente alla 
		p.f. 456. Potrebbe essere che in seguito fosse stato aggiunto 
		l'aggettivo "Grandi", per descrivere la caratteristica di questi pini. 
		Con il nuovo toponimo ai Pini Grandi si riconobbero le p.f.
		458 e
		599. Era detta Reta dei Pini 
		Grandi 
		il tratto rettilineo della 
		Strada delle Plazze con inizio all'altezza del 
			
       Gomer. 
		Molto probabilmente erano detti ai Pini Grandi, anche i boschi a valle 
		della Strada delle Plazze in quanto alcuni documenti ottocenteschi 
		riportano "a Pontalt ai Pini Grandi". 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Pinza 
		(fòr ala) | 
      F1
      CD ASTn1857 LA1830 | 
      (Pinze) Frutteto compreso fra la
      Strada dele Plazze e quella 
		di 
      Ciambiel. Il nome non ha niente a che vedere con 
		il famoso attrezzo, ma deriva dal nome dialettale della schiacciata, 
		ovvero "tortina senza lievito, cotta sotto la cenere" come si può 
		leggere nel VASQ. Probabilmente la morfologia del luogo ricordava questa 
		preparazione. Le altre p.f. interessate dal 
		toponimo sono comprese dalla
		n. 358 alla 366. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Pinzot 
		(al)       | 
      F1  LA1850 | 
      Toponimo indicante il diminutivo di Pinza e che 
		nel 1850 era riferito alla p.f. 363. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Pissaràcel  
		(el) | 
      F2 
		F3 CD ASTn1774 CaTer LA1850 | 
      (Pissarachel, Pisaraca) Rivo che nasce in 
		località Rizzol nel CC di Coredo e che con 
		direzione E-O scende verso Dermulo. In corrispondenza dell'attuale 
		galleria della ferrovia riceveva le acque di un piccolo rio denominato 
		il 
		Rido del Vignal. Tramite un tombone 
		quindi, il Pissaracel supera i binari della Ferrovia Trento-Malè e lo 
		stradone, e con percorso sotterraneo prosegue fino quasi alla cascata 
		che lo immette nella zona di Poz. Da qui il 
		torrentello percorre a cielo aperto qualche centinaio di metri, per poi 
		confluire nel Noce dopo aver superato la località 
		Scol. Il nome Pissaracel era usato anche per designare i prati della 
			
      zona di Poz 
		lungo il percorso del rio (p.f. 194 
		e 195). Nella sua parte iniziale, prima del suo ingresso a Dermulo, il rivo è detto 
		anche Ri dele Voltoline. 
       
      
      
       |  
    | 
		
      	
      
		Plàn  
      	 
		 
      
      	 
      
      	de l’ Emer
        
      (fòr al) | 
      F1 CD | 
      (Bos-c de l’Emer) Bosco pianeggiante a N delle 
		Plazze, sul CC di Sanzeno. In passato parte di questa 
		zona era detta Zurlaia. 
       
      
      
       |  
    | 
      Plàn dei 
		Cucùdi 
		(fòr ai) | 
      F1 IP | 
      (Plan del Cucù) Boschi privati a valle del 
		Ri dele Force, oggi scomparsi causa lo sfruttamento come 
		cava di sabbia e ghiaia. Le p.f. in passato erano denominate 
		Fossadi, e corrispondevano alle p.f. dal n. 
		499 al 
		502. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Plani 
		(ai)
      
      
       | 
      F2 IP ASTn1742  
		CaTer | 
    (Piani, Plan) Frutteti a S del 
	Rizzan e del 
	Ciamblonc, una volta proprietà per intero della 
	famiglia Fuganti di Taio. (p.f. da 862 a 
	870). Il toponimo prosegue sul CC di Taio. 
       
      
      
       |  
    | 
      Plani (ai) | 
      F1 
       F2 ASTn1752 
			
      LA1870 | 
      Altro nome della località 
		Plazze, 
		in parte sul CC di Coredo, dove si trova il Maso 
		Rauti. In alcuni documenti compare testualmente Maso ai Rauti o 
		Plani.  
       
      
      
       |  
    | 
      Plani (ai)   | 
      F1  ASTn1806 
		CaTer Perg.C.Bragher1466 | 
      Questa località si trovava ai confini fra il 
		comune di Coredo e quello di Dermulo sopra il Pra 
		Comun ed era detta anche Pradaz. 
       
      
      
       |  
    | 
      Plani 
		delle Voltoline (ai) | 
      F1 
       F2 ASTn1671  | 
      Dalla descrizione fatta nei documenti, si evince 
		che si trattava di una zona pianeggiante ai margini delle 
		Voltoline, in parte sul CC di Coredo. Sopra i 
		Plazi de Cologna esiste la località Plani, ma è interamente sul CC 
		di Coredo. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Plantadìz  
		(fòr al) | 
      F2 
		F3 CD LF APTa1629 ASTn1554
      APCoredo1343 CaTer LA1818 Perg.C.Bragher1357 
			
      Perg.C.Bragher1294
   | 
      (Platadig, Plantadizzo, Plantadice, Piantadiz, 
		Plantadigge, Plantadigo) Frutteti a S delle Marzole 
		racchiusi tra la 
      SS 43 e la SS 43 dir. Le p.f. 
		interessate al toponimo vanno dal n. 
		254 al 264. Il nome indicava un terreno piantato con alberi 
		similmente al toponimo Plantum. (GIML) In passato era detta Plantadiz anche 
		tutta la zona a valle dell'odierna 
      SS 43 e a monte della
		Strada delle Marzole, 
		dove oggi si ergono le case di Emer Gustavo, Sergio Chistè e Ottavio 
		Sandri. 
       
      
      
       |  
    | 
      Plantum 
		 
		(a)
      
       | 
			
       F3 
		ASTn1558 BCTn1540 
        
       | 
    (Plantumo) Toponimo localizzabile nella zona oggi 
	chiamata Poz. Esistono una serie di documenti di 
	compravendita cinquecenteschi, mediante i quali alcuni rappresentanti della 
	famiglia Inama di Fondo acquisivano dei prati nella località Plantum. Dai 
	confini citati in questi documenti si capisce che il Plantum era da 
	riconoscersi nella futura p.f. n. 200, 
	e più precisamente nei frazionamenti più a valle 200/2 e 200/3. In 
		
	GIML di Plantum si trova la seguente definizione: 
	Ager jure usufructuario ad plantandas vineas certis 
	conditionibus datus, ossia campo dato in usufrutto per piantare viti a 
	certe condizioni.  
       
      
      
       |  
    | 
		Plaza 
		(in)  
		 | 
      Perg.C.Bragher1275 | 
      Ubicazione sconosciuta. Forse considerando che 
		il possessore nel 1275 era Oluradino di Coredo e pure tra i confinanti 
		figuravano dei coredani, vale a dire 
			
      gli eredi di Marquadino, 
		il toponimo era riferito alla futura località Plazze,  
		al Maso Rauti. 
       
      
      
       |  
    | 
      Plàzi de 
		Cologna | 
      F1 IP ACDe1850 | 
    (Plaz de Cologna) Zona nel CC di Coredo a monte 
	della vecchia strada per Coredo (nel tratto dopo il tornante). 
	Nell'Ottocento, nella zona i nostri paesani vi
      pascolavano le capre. Sul nostro 
	CC invece era detta Strada di Cologna, la via per accedere a tale pascolo che 
	in parte corrisponde alla vecchia strada per Coredo. In questa accezione, i 
	Plazi, sembrano indicare una zona pascoliva con scarsa vegetazione e posta 
	in leggera pendenza. Secondo Policarpo Petrocchi i "plazi" dovevano 
	intendersi come spazi coperti da sterpaglie. Nell'italiano ottocentesco era tradotta in "Piaggio" 
	e in tale forma si ritrova anche nel CaTer, dove nella fattispecie era così 
	determinata la categoria di terreno assegnata alla località comunale del
	Doss. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Plàzze  (fòr ale) | 
      F1
      CD LF MC ACDe LA1882 | 
      (Piazze)
      Zona boschiva per la maggior parte comunale nelle 
		vicinanze del lago di Santa Giustina. Nel secolo scorso, ma sicuramente 
		anche prima, era la zona principale di pascolo di capre e mucche del 
		comune di Dermulo. 
		Il toponimo dovrebbe indicare il 
		corrispettivo italiano di radura. 
		Dalla 
      SS 43
      dir si dirama la Strada dele 
		Plazze, una volta detta dei 
		Regiai, che costituiva il tratto iniziale dello 
		stradone che portava a Revò. Etimologicamente Plazze dovrebbe derivare 
		da plagia ossia parte pianeggiante.  
       
      
      
       |  
    | 
      
		Plàzze  (ale, in) | 
      
			
		F2  LA1870  APTa1706 
		ASTn1670 CaTerCo | 
       (Plaze, Piazze) Altro nome con il quale era 
		appellata la zona del 
			
		Maso Rauti. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Plàzzec  
		(su al, su in) | 
      F2
      IP ACDe1827 ASTn1674 CaTer LA1818
 | 
      (Plachez, Placech, Plazzego, Placego, Placegg) 
		In passato erano dei boschi di pini e querce posti a S della strada 
		consortale n. 900 molto ripidi che poi spianavano all'Oselera. 
		Oggi buona parte dei boschi sono stati trasformati in frutteti ed il nome Plazzec è quasi dimenticato. Le p.f. 
		interessate vanno dalla n. 742, alla 
		748 e dalla 758 alla 763. 
		Il Plazzec veniva spesso ricompreso nella zona delle 
		Sort.Nel CaTer era detto Plazzec anche il bosco comunale
		p.f. 771.
 
       
      
      
       |  
    | 
		Plovao 
		 (in)  
		 | 
      Perg.C.Bragher1275 | 
      Ubicazione sconosciuta. Esiste un dubbio se sul 
		documento sia da leggersi "Plovas" oppure "Plovao". Io propendo per 
		questa seconda ipotesi e ritengo che dal punto di vista fonetico si 
		pronunciasse Plovào. Il termine sembra derivi da latino "ploum"o 
		"plovum" ossia l'aratro 
			
    (GIML), 
		abbastanza assonante con il noneso "plou". Sul territorio di Tassullo, in 
		riva al torrente Noce e prospicienti a 
		Scol, esisteva il molino di Plouà o dei Plouadi, dal nome molto 
		simile a Plovao. Forse il Plovà di Tassullo era un continuum con il Plovao 
		di Dermulo e quindi si poteva riconoscere con l'attuale 
			
		Grezot 
		e 
			
		Traina? 
       
      
      
       |  
    | 
      
      Poc
      (al)  | 
      
			
		F1 F2 
			
      ASTn1759
      LA1828 | 
    (Poch, Pocho) Erano così denominate le future 
	p.f. 300 e 302 nella zona delle Marzole. Riguardo 
	alla pronuncia, essendo il toponimo non più utilizzato, si possono solo fare 
	delle ipotesi, in quanto il nome si presta ad almeno quattro combinazioni, 
	Pòc, Pòch, 
			
	Póc 
	e Póch. 
	E' molto probabile che, per analogia con altri nomi ancora vivi, la cui però 
	forma scritta risentiva dell'italianizzazione, quali ad esempio Placez (di 
	cui a volte si trovava Plachez) o Ronc (spesso scritto Ronch), la forma 
	popolare, fosse effettivamente Póc, 
	(con la “c” finale dolce e la "o" chiusa). Qualche certezza in più, potremmo 
	averla se fossimo in grado di capire il significato del toponimo che 
	però, allo stato attuale, non conosciamo. 
			
	 Nel DDT abbiamo 
	almeno tre esempi del toponimo Poch, a Pergine, Palù del Fersina e Pozza di 
	Fassa. Pochi è anche una frazione di Salorno. Alla luce di queste ultime 
	considerazioni forse l'etimologia di Poch va ricercata in altri contesti e 
	cioè in relazione con l'acqua, come dire pozza o polla. 
	Che si debba tradurre con l'italiano 
	"poco" non mi pare credibile, per cui non 
	possiamo che fare delle congetture. Aver trovato in uno scritto il toponimo
	
			
	alle Pochene, mi fa 
	pensare che ci si trovi davanti all'ennesimo soprannome. Allo stesso modo di 
	Bertus e Bertuse, declinato al maschile singolare (Poc) o al femminile 
	plurale (Pochene). Se diamo per vera l'ipotesi del soprannome, possiamo 
	cercare di capire chi potesse essere la persona che lo portava. Visto che il 
	luogo si trovava alla Marzole, (pure questo un 
	soprannome) il personaggio va ricercato fra i locatari di tale terreno. Nel 1759 abbiamo un'interessante scrittura 
	con inflessioni dialettali, di Cristano Emer, mediante la quale, si assegnava la sostanza lasciata da  
	Giovanni Battista Inama II, morto nel 1757 ai tre figli. Fra i terreni, Cristano, indica 
	"al Pocho sora la Tonia" e al "Pocho su in cima". Quindi 
	andando a ritroso nel tempo, ho scoperto che la zona sommitale delle Marzole 
	comprendente i terreni al Poc, ma non solo quelli, era stata in possesso di 
	Bartolomeo Inama, zio del succitato Giovanni Battista II. Bartolomeo lasciò 
	dopo di lui due figlie, Maddalena e Domenica che avevano preso marito 
	rispettivamente Pietro Antonio Mendini di Dermulo e Bartolomeo Fuganti di 
	Taio. Il terreno alle Marzole fu quindi equamente diviso fra le due figlie: 
	a Maddalena le future p.f. 298 e 299, a Domenica le future 
			
     
	p.f. 300, 301 e 302. Successivamente 
	si sono avute le solite vendite e avvicendamenti, dove il toponimo 
	utilizzato era sempre Marzole, ma solamente le p.f. 300, 301 e 302 furono 
	denominate al Poc. Concludendo, ritengo che questa sia una prova abbastanza 
	solida, che Poc fosse stato un soprannome, ma non di Bartolomeo Inama, che 
	nel qual caso avrebbe ricompreso tutta la sua ex proprietà, ma bensì di 
	Bartolomeo Fuganti, che assieme alla moglie Domenica era stato il possessore 
	delle più volte citate 
			
     
	p.f. 300, 301 e 302.     
       
      
      
       |  
    | 
      
      Pochene
      (le) 
      
      
		 | 
      
			
		F1 
			
      ASTn1681  | 
    Era un terreno nella zona di 
	Cambiel che nel 1681 apparteneva a Silvestro Inama. 
	La lettura è incerta, ma sembra che il toponimo sia Prochene anzichè Pochene. 
	In questo caso la paventata correlazione con il toponimo Poch, 
	non ha ragione di esistere. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      
      Poinèla
      (la)
      
      
       | 
      F1
      CD IP | 
      Altro nome del
		Doss dele Plazze derivante dalla forma 
		tondeggiante. Prima dell'intervento della ditta Lorengo di Cles, furono i dermulani a sfruttare luogo per i loro bisogni di sabbia e ghiaia. 
       
      
      
       |  
    | 
      Pomàra   
		(ala) | 
      F1 ASTn1780 CaTer 
		LA1824 | 
    Dal nome si evince che nell’arativo alla Pomara 
	era presente una pianta di melo, e probabilmente era anche di grandi 
	dimensioni - per quei tempi una cosa non proprio comune - tanto da 
	caratterizzare il luogo. Nel catasto del 1780 è proprietario 
	Romedio Maria Mendini e sono anche specificati i confini: a E e N il 
	Beneficio Panizza, a S i Betta e a O la Strada. L’arativo alla Pomara corrisponde all’attuale
	p.f. 498. Nel 1783, a conferma di quanto sopra, è nominata la località 
	Casetta di Sotto, ossia alla Pomara.Da altri documenti (CaTerSa, ASTn1743 LA1821) risulta un arativo alla Pomara 
	anche nella zona di Cavauden, nelle pertinenze di Sanzeno. 
	Il terreno, racchiuso fra la strada imperiale che portava a Sanzeno e quella 
	di 
	Cavauden, si può riconoscere nell'attuale p.f. 592. Per coincidenza i 
	due terreni a fine Settecento appartenevano a 
	Romedio Maria Mendini, ma tale insolita situazione è attestata da 
	diversi documenti e 
	pertanto deve ritenersi attendibile.
 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Pònt  
		(fòr al) | 
      F1 CD | 
      Toponimo abbastanza recente che indica il ponte 
		di Santa Giustina, costruito nel 1888 e la zona nelle immediate 
		vicinanze. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      
      Pònt
      
      
      
      
      
      Aut 
		(fòr a)
      
      
        | 
      F1
      CD ACDe1828 MC LA1822 ASTn1696 APTa1648 CaTerCo | 
      (Pontalt, Pontalto, Ponte Alto, Pontealto, Pontealt) 
		Il ponte, 
			
      così chiamato per la considerevole altezza 
		dalle acque del Noce, si trova ora sommerso dal lago nei pressi del Doss 
		dela Colombara e per secoli, fino alla costruzione del ponte di S. 
		Giustina, fu di vitale importanza per il collegamento fra le due sponde 
		del Noce. Il ponte era detto anche della Caralla. La tradizione che lo voleva di origine romana è stata da poco 
		smentita da alcuni documenti d'archivio, per cui la sua costruzione nel 
		luogo attuale si può collocare fra gli anni 1459 e 1530. Il toponimo Pont Aut comprendeva anche la zona circostante di bosco e pascolo, 
		quindi il
		Doss dela Colombara e gran parte 
		della
		p.f. 413. La
		Croce detta di Pontalto invece, era 
		collocata nei pressi della Mora, all'incrocio fra la 
		strada imperiale che portava a Sanzeno e quella che scendeva da Coredo. 
		In un documento del 1788 è detto a Pontalto un terreno proprietà 
		della chiesa di Taio che inequivocabilmente si poteva riconoscere in una 
		porzione della p.f. 466, quindi
		alla Pozzata. Forse in questo caso, la denominazione 
		esatta era "alla croce di Ponte Alto", ma fu 
		abbreviata  "a Pontalto". Il nome Pontalto si trova nei documenti 
		anche accoppiato con Sabionare, con la formula 
		"a Pontalto ossia ale Sabionare" che designava la 
		
		p.f. 
		434. Lo stesso si può dire con 
		
		i Pini Grandi. 
       
      
      
       |  
    | Pontaz 
		(al)
      
      
		 | 
      LA1846 
        
       | 
    Bosco non ben localizzabile che nel 1846 
	apparteneva a Antonio fu Giovanni Francesco Inama. Forse si trattava del 
	Pradapont? Oppure non ricadeva sul CC di Dermulo 
	ma su quello di Sanzeno o Banco ed era il luogo conosciuto come Pont Fond? 
       
      
      
       |  
    | 
      
      
      
      Pònt  
		  
      
		
      dela Mula
       
       
      (fòr al) | 
      F1
      CD ACDe1828  | 
      Piccolo ponte medioevale sul Rio San Romedio, 
		
		detto anche ponte Largaiolo (errore era 
		Regaiolo) 
		che collegava Sanzeno con le 
      Plazze. Oggi se ne possono intravedere i resti 
		quando il livello del lago si abbassa. Sul nome del ponte esiste anche 
		una leggenda secondo la quale, il ponte fu così denominato in seguito al 
		poderoso salto spiccato da una mula cavalcata da un barone di Castel 
		Cles, mentre stava fuggendo dall'inferocito popolo di Sanzeno. In realtà 
			
		Molar o Mular 
		era l'antico nome del Rio San Romedio di cui c'è giunta la lontana 
		reminiscenza con Mula, l'originale Pont dela Mùlar si è tramutato in 
		Pont dela Mula. Poco sopra il Pont dela Mula alla metà dell’Ottocento è 
		stato gettato un altro ponte, ben più largo e solido sul quale passava 
		lo stradone per Revò e che qualcuno confonde con quello della Mula. Nel 
		1503 il Pont dela Mula 
		si trova citato come Ponte Regaiolo cioè dei Regai. 
       
      
      
       |  
    | 
      Pònt dele 
		Clao 
      
      
			
		(el) | 
      F1
      ACDe1920 IP  | 
      (Ponte delle Chiavi) Piccolo ponte sul 
		Ri dei Fossadi lungo la strada che scendeva a 
		Pont Aut. 
       
      
      
       |  
    | 
      Pònt 
		de Rivalènt 
      
      
			
		(el) | 
			
      
		F2 F3 
		CD | 
      Ponte 
		
		della SS 43 
		sul rio omonimo. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Pontàra  (la) | 
      F3 CD ASTn1768 
		LA1856 | 
      Ripida stradina che parte dalla 
		Strada Romana in prossimità del 
      Pissaracel, ed arriva in Via Eccher nei pressi 
		del Ciapitel. Nel 1768 è nominato "prastello 
		alla Pontara" la futura
		p.f. 150, tra la Pontara stessa e 
		la Casa al Plazol. Nel 1879 è detto 
		prato in fondo alla Pontara il piccolo terreno
		p.f. 192. 
       
      
      
       |  
    | 
      Pontare   
		
		
			
		(le) | 
      F1
      
			
      ASTn1681  | 
      Terreno riconoscibile nella
		p.f. 376 nella zona di
		Ciambiel. Il toponimo è stato riscontrato 
		un'unica volta nel 1681 e l'etimologia ci sfugge, non essendo 
		assimilabile per le sue caratteristiche al nome Pontara. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Portegét  (el) | 
      F3 CD  | 
      Piccolo portico sotto le ex
		case n. 17-18 e 16, 
		attraverso il quale transita la
		Strada delle Marzole. 
		Il passaggio per le esigenze odierne è così angusto da renderlo 
		inutilizzabile per i veicoli, per cui la via si è ridotta di fatto ad un 
		percorso pedonale. Credo che la costruzione sopra la strada sia avvenuta 
		nel corso del Seicento, per consolidare le sopradette case che, come 
		esposto in alcuni documenti, presentavano seri problemi strutturali, 
		rischiando di franare l'una addosso all'altra. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Portegét  (el) | 
      F3 CD | 
      Portico fra le case ex n. 5 e 6, 
		presentemente chiuso e adibito a deposito ma fino agli anni Settanta del 
		Novecento aperto al passaggio pedonale. Di questo portico si trova 
		notizia nel 1856, quando don Carlo Martini vendeva ad Antonio fu Giovanni 
		Francesco Inama un pezzo di terreno davanti alla
		casa n. 5, e fra le clausole, il 
		Martini obbligava l'Inama ad aprire una passaggio che gli permettesse di 
		raggiungere, partendo da casa sua, la 
		strada che passava sotto il portico di Giovanni Endrizzi. Tale portico 
		era il "porteget" ed era quindi privato, ma come spesso succedeva in 
		passato era utilizzato senza particolari problemi da tutti. A tal 
		proposito mi è stato riferito che ancora nel secondo dopoguerra era 
		consuetudine della gente che abitava in Bassa 
		Italia e che doveva portarsi sullo stradone, entrare
			
		dall'Androna nel portico della
		ex casa n. 2, quindi salire le scale 
		fino al somasso della ex casa 
		n. 3, scendere il pont e passare sotto la
		casa ex n. 5 attraverso un altro 
		portico per infine sbucare nello stradone. Una cosa impensabile ai 
		giorni nostri, dove tutti sono impegnati a difendere la proprietà 
		privata. 
       
      
      
       |  
    | 
      Portella   
		
		
			
		(la) | 
      
			
		F2
      
      ASTn1680  | 
      (Porlessa?) Nel 1680 era un bosco di roveri nella zona dei Pradi 
		appartenente alla famiglia Inama. Il 
		nome, dalla grafia incerta, indicava un luogo nei pressi del fiume Noce. 
       
      
      
       |  
    | 
		
      	
      
		Pòusa
        
      (su ala) | 
      F1 CD | 
      Bosco misto a pascolo sul CC di Coredo, a 
		monte delle Parissole, in passato molto 
		frequentato dai dermulani. Etimologicamente equivale a "pausa", forse 
		perchè nella zona venivano fatti riposare gli animali da traino, dopo 
		che avevano affrontato la notevole salita del tratto della Strada Imperiale per Coredo che si dipartiva da quella per Sanzeno, in 
		prossimità della Croce di Ponte Alto. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      
      Póz
		
       (zó a)
      
      
        | 
      F2 
		F3 CD APTa1618 ASTn1554 CaTer LA1818Perg.C.Bragher1275 
			
      Perg.C.Bragher1377 
			
      Perg.C.Valer1381 
		APCles1640
 | 
      (Pozzo, Pozo) Frutteti a N del 
		Pissaracel, a E di 
      Scol Grant e a S delle Fasse. 
		La zona è così denominata per la presenza di un pozzo 
			
      da tempi molto antichi 
		poi riconoscibile con la Fontanazza. 
			
		Le p.f. interessate vanno dalla
		n. 194 alla 201, e dalla
		204 alla 222. 
		Erano detti a "Poz ossia alle Fasse" anche i terreni poi confluiti nelle 
		p.f. 223 e 224. 
			
		In passato la zona propriamente detta Poz era 
		più circoscritta in quanto erano utilizzati altri toponimi quali
		Plantum, Sotto la 
		Chiesa, Pissaracel,
      Fassa Longa o Sonda 
		Longia, Fontana e Fasseta. 
		Sulle MC in corrispondenza di Poz si 
		legge 
      Santa Maria, toponimo che non ho mai 
		riscontrato in altre occasioni e di cui nessuno in paese serba memoria, 
		per cui ritengo fosse dovuto ad uno sbaglio del compilatore della mappa. 
		Molto probabilmente era designato con il toponimo Poz o
		Fontana, il piccolo terreno in seguito detto
		Fasseta. 
       
      
      
       |  
    | 
      Pozzàta di 
		Sopra  
		
		(ala)   | 
      F1
      LF ACDe1821 APTa1778 ASTn1747 CaTer LA1821
 | 
      Era così designato il grande prato comunale a S 
		del Ri della Mora, oggi 
		p.f. 570
      proprietà di Luigi Inama. 
		A metà Ottocento era detto anche 
		Pracomun o
      Pra Grand, oggi semplicemente 
		Raut. La distinzione fra "Pozzata di Sotto" e "Pozzata di Sopra" era 
		applicata solamente per non confondere i due luoghi comunali. Fra di essi però non 
		c'era mai stata soluzione di continuità e solo casualmente si 
		ritrovavano abbastanza vicini. Molto spesso nei documenti 
		il terreno appare come "Pozzata" e  solo grazie alle 
		informazioni sui confini, risulta possibile la discriminazione. Fino alla fine del Seicento il 
		toponimo Pozzata ricomprendeva una zona molto più ampia, estendendosi più 
		a S, dove antecedentemente il luogo si diceva al 
		Greggiot e presentemente 
			
      Raut, 
		costituito dalle p.f. dal 
		n. 581 al 
		590. 
		Nel 1774 compaiono i due terreni in contemporanea per la prima volta 
		appellati "di Sotto ossia alla Casetta" e "di Sopra". 
       
      
      
       |  
    | 
      Pozzàta di 
		Sotto  
			
		(ala) | 
      F1
      LF ACDe1821 APTa1778 ASTn1695 LA1816
 | 
    Zona a valle della 
	SS 43 dir che si estendeva da N della 
    Busa fino alle Ciasete. Alla fine 
	dell’Ottocento era detta Pozzata solo la 
    p.f. 472, oggi invece il nome è stato 
	soppiantato e sostituito con Ciasete.  Nei 
	documenti a volte si legge "alla Pozzata ossia al Gomer" 
	e occasionalmente il luogo era chiamato alla Pozza. 
     
      
       |  
    | 
      Pra Comùn  
			
		(al)   | 
      F1 LF ACDe1850 
		LA1824 | 
      (Prato Comune) Frutteto oggi chiamato 
		Raut formato dalle 
      p.f. 570/1 e 570/2. Il prato, dopo 
		le alienazioni sei-settecentesche dei terreni comunali posti a S, rimase 
		per svariati anni in proprietà alla comunità di Dermulo, fino a quando 
		nel 1778 la comunità stessa si vide costretta alla sua cessione per i 
		cronici problemi economici. La comunità nel documento di compravendita 
		con Giovanni Mendini si era riservata la possibilità di riscatto che 
		effettivamente fece valere nel 1785. Ma dopo una breve parentesi di 
		proprietà pubblica passò definitivamente in mano a Giacomo Mendini 
		intorno al 1818. Il luogo si può identificare anche con il toponimo 
		Pra Grand (1804) e 
		Pozzata di Sopra. Con Pra Comun si 
		designava per consuetudine qualsiasi prato di proprietà comunale, quindi 
		a volte anche il prato ai Regiai o 
		Pra dela Mula e pure il prato al Grezot. 
        |  
    | 
      Pra da Pònt 
			
		(al) | 
      F2 ASTn1661 CaTer 
		LA1850 | 
      (Pra dal Pont, Pradapont) Era così designata la 
		zona dei Pradi a N del 
      Rivalent. Per il terreno in riva al Noce veniva 
		spesso usato il nome
      Ischia, in quanto prospiciente all'ischia in mezzo 
		al fiume. Le p.f. interessate vanno dal
		n. 95 al 107. Il toponimo è 
		importante perchè attesta in modo inequivocabile la presenza di un ponte 
		sul Noce. Il ponte in legno permetteva di attraversare il Noce, 
		raggiungere il vicino molino di Plouà e poi la villa di Tassullo. Il 
		ponte fu voluto dai signori di Castel Valer che da tempi molto antichi, 
		oltre al citato molino di Plouà, possedevano anche i
		pradi in Feuril, sul tenere di Dermulo. Di tali 
		prati si ha la testimonianza di una locazione già in essere nel lontano 
		1340. Altre locazioni sono proseguite nel Cinquecento, dopo di che i Pradi furono ceduti per affrancazione, ai locatari. 
       
      
      
       |  
    | 
      Pra dela Mula  
			
		(al) | 
      F1 IP | 
    Prato di proprietà comunale detto più spesso 
	Prato ai Regiai 
    o Pra del Comun. Era posto a valle della strada in prossimità dell’omonimo 
	ponte. 
       
      
      
       |  
    | 
      Prà Grand
		
      
       | 
      F1 ASTn1804  | 
      Visto l’appellativo e assodato che era un prato 
		comunale, si può ipotizzare che si trattasse del 
		Pracomun (Pozzata di Sopra) più 
		tardi 
      p.f. 570. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Pradàz  
		(su a) | 
      F1
      CD 
			
      ASTn1767 
		ACDe1857 LA1869 CaTerCo | 
    (Pradazzo) Parte all’estremo E del 
	Pracomun e tutta la zona a frutteto (sul CC di Coredo) a monte (detta 
	anche Zaneto) e a valle della strada che conduce alla cava del cementificio. 
	Nel Catasto Teresiano di Coredo il prato, proprietà di Bartolomeo Mendini di 
	Dermulo, viene descritto come "Pradazzo di Cologna". 
	Nel 1869 si trova al Pradaz ossia alla
	Mora e quindi da questo documento sembrerebbe che anche 
	la Mora facesse parte dell'ampia zona del Pradaz! 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Pradi 
		(zó ai) | 
      F2
      CD MC ACDe1835 ASTn1749 LA1888 | 
    (Prati) Località detta anche 
	Pramartinel in riva al Noce e ricompresa fra il 
    Rizzan il Rivalent ma anche a 
	S-O del Doss e a N dello stesso Rivalent. Anticamente la 
	zona era denominata Feuril. Sulla MC del 1859 i 
	Prati erano un settore che comprendeva le p.f. dal 1 al 225. All'interno 
	della zona dei Pradi insistevano altre località quali: 
	
	Fuganti, 
	Pradapont, 
	Ischia, Bos-c Lonc,
	Marianel, Mosna. 
	E’ detta
      Strada dei Pradi, la 
	ripida e sassosa via che partendo in prossimità della Coa, 
	permette di raggiungere i Pradi. Le p.f. interessate vanno dalla 
	n. 86 alla 112. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Pradi 
		(ai) | 
      F2
      IP | 
    Frutteto nella zona di 
	Ciamblonc a valle della strada che conduce alla casa di Lino Depaoli, 
	costituito dalla p.f. 858/1.  
       
      
      
       |  
    | 
		
      Pradi de Ternel 
      
       | 
      F2 APTa1537  | 
      I Pradi de Ternel si trovano menzionati un paio 
		di volte nel
			regesto dei documenti presenti 
		nella sacristia della chiesa di Dermulo, in relazione a dispute fra gli 
		abitanti di Dermulo e i signori di Castel Valer. Senza ombra di dubbio, 
			
      un errore di lettura di chi ha regestato i 
		documenti, ha trasformato
		Pradi di Feuril in Pradi de Ternel. 
       
      
      
       |  
    | 
      Praiola 
		(ala) | 
      F3 ACDe1881 
		ASTn1695 CaTer LA1854 | 
      Era così chiamata la fascia di terreno a N 
		della casa n. 9-10-11-12, 
		ricompresa fra il Pissaracel e la strada 
		principale, contraddistinta dalle p.f.
		n. 182 alla n. 186. Nel 1749 
		
		la 
		p.f. 765 era denominata alla Praiola ossia il Ridal. Il nome 
		dovrebbe derivare dalla presenza di piante di pero.  
       
      
      
       |  
    | 
      
		Pràmartinèl 
		(zó a - in)  | 
      F2
      IP ACDe1848 LF ASTn1661 CaTer LA1818 
			
      Perg.C.Valer1529 | 
      (Pra Martinello, Pramartinelli, Martinel) 
		Indica la stessa zona dei Pradi ma il toponimo è 
		meno utilizzato. Il nome deriva palesemente dal nome Martino o 
		Martinello antico proprietario. A Dermulo portava questo nome un 
		rappresentante della famiglia Cordini ma il nome del luogo è documentato 
		prima della sua nascita (ca.1540). Prima del 1294 viveva un altro 
		Martino padre di un certo Segalla che potrebbe essere stato 
		ipoteticamente il possessore dei prati. Gli indizi comunque sono troppo 
		pochi, in quanto tra il 1300 e il 1500 potrebbero esserci stati altri Martino o Martinello mai 
		apparsi in documenti. Non si può 
			
      nemmeno 
		escludere che il nome si riferisca ad un antico locatario di Tassullo, in 
		quanto già nel 1340 erano in essere contratti di affitto di questi prati 
			
		a persone di Tassullo, 
		da parte dei dinasti di Castel Valer. A tal proposito è da notare che a 
		Tassullo è diffuso il cognome Martinelli chiaramente derivato dal nome 
		proprio Martinel o Martinello. 
       
      
      
       |  
    | 
      Pramustèl 
		
		(in) | 
			
        F2 
			ASTa1730 | 
      Il toponimo purtroppo non è collocabile con 
		sicurezza, in quanto è apparso, con due occorrenze, in un unico 
		documento del notaio Pietro Demediis Senior di Taio. E' escluso che il 
		prato non si trovasse a Dermulo, perchè chiaramente specificato, ed è 
		pure escluso che si trattasse del toponimo assonante
		Pramartinel, in quanto, i futuri acquirenti 
		Inama di Fondo, non avevano possessi ai Pradi. Come indizi per la 
		localizzazione, sappiamo che apparteneva a Vittore Inama III, il quale 
		dopo il 1687 l'aveva venduto ad Alberto Inama di Fondo. E' logico 
		pensare che l'Inama di Fondo confinasse con il prato acquisito e che 
		quindi, lo avesse accorpato e aggregato al suo
		maso che possedeva a Dermulo. 
		Cercando fra i prati che risultavano afferenti al maso, mi è parso che 
		solo il prato a Rizzan, individuato con le p.f. n.
		24, 25 e 26, avesse tutti i 
		requisiti per essere riconosciuto con il Pramustel. Fra questi, anche il 
		fatto non trascurabile, che il prato, transitato a Floriano Inama IV 
		figlio di Alberto, fu dato in locazione perpetuale a Giacomo Inama III, 
		nipote di Vittore III.Il toponimo si riscontra anche a Livo ed etimologicamente, forse deriva 
		da "mustolium" ovvero mistura, miscela di frumento.
 
       
      
      
       |  
    | 
      Prastello | 
			
         F3 
			APTa1710 | 
      (*Prastel) Piccolo prato nei pressi della 
		
		casa 
		eremitale, venduto nel 1710 da Antonio Mendini all'eremita di Santa Giustina, Bartolomeo Sandri.  
       
      
      
       |  
    | 
      Prato del 
		Conz | 
      F1 ASTn1721 
			
      APTa1733 | 
      (Pra del Conzi, Pra del Conci, Pra del Conz) 
		Prato che nel 1721 apparteneva a 
      Giacomo Antonio Mendini e che veniva 
		ascritto 
		
		alla zona di Cavauden. 
		Il luogo corrisponde alla Mora e fu così appellato 
		per il nome del vecchio proprietario, 
			
		 
      Concio 
		Massenza, di cui Conz era 
		la dizione dialettale. 
			
      Le particelle interessate vanno dalla n. 
		565 alla 569. C'è qualche possibilità che il "Campo del Conz" 
		individuato nel 1733 a Cavauden, fosse proprio in tale circondario.Nel 1787 appare nei documenti, solo in 
		un'occasione e nella seguente forma il toponimo "alla Mora ossia Pra del Lanz". 
		Essendo l'atto, un rinnovo di investitura dove per consuetudine, molto 
		spesso, venivano 
		ricopiati i precedenti documenti, ritengo si fosse trattato di un errore di 
		lettura da parte del notaio Giuseppe Alfonso Widmann. Per cui in realtà 
		si doveva leggere "alla Mora ossia Pra del Conz". Il toponimo 
		Pra del Lanz, in un primo 
		momento mi era parso interessante in quanto sembrava richiamare il nome Lanzo/Lanzono, che per coincidenza era l'antico possessore di un terreno 
		a monte della Mora, nonchè conduttore di un antico maso a Dermulo verso 
		la metà del Quattrocento. Ma poi come visto, l'ipotesi è venuta a 
		cadere.
 
       
      
      
       |  
    | 
      
      
      Préda
		(fòr ala)
      
      
       | 
      F1 CD 
			
			LiberGafforii1510 LA1838 | 
      Oggi è un piccolo frutteto compreso fra la 
		SS 43 dir e la SP 7 a S dei 
      Rauti costituito dalle p.f.
		n. 633, 634 e 635. Lo stesso 
		terreno era denominato al Raut e nell'Ottocento anche al
		Tomelin, dal soprannome 
		di quello che fu il suo proprietario,
		Antonio Massenza. 
		Preda in generale potrebbe indicare il luogo dove si trovava 
		una pietra miliare o cippo gromatico, ad lapidem dove veniva 
		conficcata la groma. In passato però il toponimo Preda, come rilevato 
		dal Liber Gafforii, era molto più 
		esteso di quanto non lo fosse attualmente. Infatti 
			
		interessava sicuramente quello che oggi ha preso il 
		nome di Pinza, 
		e l'attuale Albera, già 
		Chegaiole, quindi la fascia compresa tra la strada di
		Ciambiel e la strada vecchia per Coredo. Anzi, 
		ritengo che l'attuale luogo denominato Preda, in realtà non fosse in 
		relazione con il toponimo originale. Fino alla fine del Settecento la 
			
      
		n. 633, 634 e 635 
		erano coperte da bosco e non avevano che un nome generico quale Late o 
		Brusadiz, per cui anzichè Raut (come le altre terre "rautate" vicine), 
			
		fu denominata alla Preda, mutuando il nome della 
		zona coltivata posta a valle. L'unica 
		testimonianza scritta del toponimo, oltre a quella del 1510, l'ho 
		riscontrata nel 1838 in un documento dei Libri di Archiviazione dove 
		appare, "alla Pinza ossia in Preda". Riguardo all'etimologia, visto i 
		riscontri storici, credo si possa equiparare a quella di Predaia, ovvero 
		preda che sta per prada cioè prateria. 
       
      
      
       |  
    | 
      Predont 
		(a) | 
      F3 ASTn1672 | 
      (Predon) Si trattava del 
		Ciamperdon vista l'inequivocabile elencazione dei confinanti. Il 
		nome Pre[re]dont richiama anche in questo caso la forma vagamente 
		circolare del terreno. 
       
      
      
       |  
    | 
      Presso le Case    | 
      F3 ASTn1716  
        
       | 
      (Apresso le case, *Vizin ale Ciase) Orto e broilo presso le case
		Al di la del Rì, 
		la Casa n.15 e
		la casa  ai Cristani. 
		Il luogo è diverso da quello indicato con lo 
		stesso nome nel 1754. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Ràut 
		(fòr al - su al) | 
      F1
      CD LF MC ACDe1852 APTa ASTn1722 CaTer LA1818 PASIDe1808 | 
    (Rauti, Rauto, Raot, Raoti) Il nome al pari di 
	Ronc sta a significare terreno bonificato e arato. In dialetto rautar 
	vuol dire scavare quindi il toponimo è molto diffuso in quanto ogni terreno 
	che subiva quel trattamento era definito "raut". Il toponimo 
	sembra derivare dal tedesco "reuten" che vuol dire disboscare, quindi 
	attinente anche con l'antico "ge-reute" di Greute.  Attualmente il Raut designa 
	una vasta zona di frutteti con pendenza verso O ricompresi fra la strada 
	vecchia di Coredo e la
      SS 43 dir, e il 
    Ri dela Mora. Verso la fine del Settecento il 
	toponimo Raut ha "invaso" i terreni che fino allora era detti alla
	Pozzata e Grezot, 
	invece altri campi più tardi erano conosciuti anche con altri nomi quali:
	Sopra le Due Vie, Novai,
	Preda, Tomelin,
	Parolot, Brusadiz. Il 
	toponimo era usato anche spesso nella forma plurale ed in questo caso poteva 
	essere confuso con la zona al maso Rauti. Le p.f. interessate vanno dalla 
	570 alla 
	
	590 
	e dalla 611 alla 
	
	640. Nel 
	1741 è definito un boschetto nel luogo "sotto il Raut" proprietà dell'eremo 
	di Santa Giustina da localizzarsi nei paraggi della Cros. 
       
      
      
       |  
    | 
      Rautel 
		(al) | 
      
			
			F1 
			ASTn1721 | 
      (Rautello, Raudel) 
			
		Il nome è 
		chiaramente un diminutivo di "raut" 
		ed  il terreno è 
		da localizzarsi nel luogo ricompreso a N del 
		sentiero che porta all'eremo e a S dei pilastri del ponte della 
		ferrovia. 
       
      
      
       |  
    | 
      Rauti
      
      
       | 
      F2   
		F3 CD MC CaTerCo 
			
      ASTn1670 
		LA1870 | 
      (Rauto) Definito nella MC del 1859 come 
		settore G, con le p.f. dal 
		n. 730 al 827, oggi non è più 
		usato se non per denominare l'omonimo maso. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Ràut da Ràl
        (al)  | 
      F2 CD LA1819 LA1882 | 
      (Rauderal, Rautdaral) Frutteti a S di 
		Sass a valle della SS 43. Nella 
		zona è stata riversata una gran parte della terra proveniente dallo 
		scavo per la costruzione del magazzino, oggi proprietà del Consorzio 
		Agrario di Bolzano. Questo riempimento ha modificato parecchio l’aspetto 
		originario. Il toponimo, dall'originario Noal 
		de Ral, si è trasformato lungo gli anni in Raut da Ral passando per
		Audaral, Lauderal e Rauderal. Casualmente questa 
		trasformazione non ha mutato in modo sostanziale il significato 
		originale del toponimo, vale a dire terreno dissodato. Nella forma Rauderal il toponimo compare nei documenti all'inizio dell'Ottocento, per 
		poi consolidarsi definitivamente 
		
		nella grafia attuale verso la fine del 
		secolo. Le p.f. interessate al 
		toponimo, vanno dalla n. 9 alla n. 
			
      29 
		e dalla n. 47 alla 50. I terreni 
		in prossimità del Rizan sono spesso designati con 
		il nome del rivo. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Regiài 
		(ai) | 
      F1 CD LF MC 
		ASTn1562 ACDe1828 LA1839 | 
      (Regai, Rigai, Ragai) Nella MC del 1859 era il 
		settore C, che comprendeva le p.f. dal 
		n. 390 al 
		445. La zona oggi è sommersa dal lago ma in passato i suoi pascoli, 
		prati e boschi, che dalle Plazze degradavano 
		fino al Noce, avevano per Dermulo una notevole importanza economica. Il 
		nome ha la stessa etimologia di Rizzai, cioè 
		indica la presenza di rigagnoli. Il toponimo prosegue sul CC di Sanzeno, 
		(fino al 1850 sul CC di Banco). Era anche detta dei Regiai, la 
			
       
		Strada dele Plazze che 
		diramandosi dallo stradone per Sanzeno, proseguiva e conduceva a Revò. Era pure detto Prato ai Regiai, il prato di proprietà comunale nei 
		pressi del
		Pont dela Mula, chiamato per questo anche 
		Pra dela Mula o Pracomun. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Rèta dei Pini Grandi (la) | 
			
      
		F1 IP | 
    Tratto rettilineo 
			
    della 
	Strada dele Plazze, dopo i
	Visenzi in direzione nord. 
       
      
      
       |  
    | 
      Res 
		(ai)     | 
      
		AICo1608 | 
    Ubicazione sconosciuta. Il res poteva essere la 
	barbatella di vite, ma in tal caso doveva essere "al Res" o "ai Resi" e non 
	"ai Res". Res da quanto risulta dal
		
	GIML sarebbe l'equivalente del Sextarius cioè misura per aridi. Oppure 
	un'altra possibilità è che sia stata una pianta delle rosacee. Potrebbe 
	essere anche l'abbreviazione del toponimo Roves 
	(Rovesso) documentato nel 1275. Il toponimo esiste pari pari a Ton nella 
	forma "ai Res". 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Rì 
		(dént al)  | 
      F3 CD ASTn1695 
		CaTer LA1830 | 
      (Riddo, Rido) Con questo toponimo si intende il 
		Pissaracel 
		e anche alcuni terreni lungo il suo corso. Attualmente ci si riferisce alle p.f. dal n. 
		700 alla 
		707, quindi a valle della 
			
       
      Strada delle Voltoline, 
		pochi metri dopo il suo imbocco, oltre i binari della ferrovia. 
		 
		In passato invece ricomprendeva le p.f. 
		
		dal n. 696 
		alla 699, 
		e i terreni nei pressi delle 
		Sort, quelli denominati alla Praiola e a 
		volte quelli nella zona di Poz. In un documento del 
		1716 veniva precisato che un prato si trovava "al Ri giù in fondo" 
		confinante con il "sasso", per cui si era in prossimità del burrone, 
		nella zona denominata
		Scol. Per descrivere i terreni adiacenti al Pissaracel era usato in qualche occasione anche il toponimo
		Ridal. 
       
      
      
       |  
    | 
      Ri dei 
		Fossàdi (el) | 
      F1 ACDe1860 | 
    Piccolo rivo che nasce nel CC di Coredo ed entra 
	nel territorio di Dermulo a valle della strada Statale per Sanzeno, fra le 
	località 
	Cianvecel e Sgolma. Qui inizialmente scorreva in 
	direzione E-O, per poi piegare a S attraversando i 
	Fossadi, passando sotto la strada delle Plazze, 
	per gettarsi infine nel Noce. Oggi lo stesso torrentello, conosciuto anche 
	come 
    Ri dele Force o Ri dele Volp, nella zona coltivata è stato 
	intubato. 
       
      
      
       |  
    | 
      Ri del 
		Brusadìz (el) | 
      F1 ACDe1870 | 
    Piccolo rigagnolo quasi scomparso che attraversa 
	in direzione E-O la zona del
      Brusadiz. Oggi è chiamato 
	Ri dela Preda. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Ri dela Mòra 
		(el) | 
      F1 CD | 
      Rivo di modesta portata che scorre in direzione 
		E-O a S della Mòra. Le sue acque passando 
		poi a N dei 
      Visenzi, attraversano il Blaum 
		e si gettano nel lago di Santa Giustina. Nel Settecento è nominato come 
		Ridal. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Ri dela 
		Preda (el)
      
      
       | 
      F1 IP  | 
    Piccolo rivo una volta chiamato 
	Ri del Brusadiz. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      
		Ri  
       
      
       
       
      
      dela Zènia
      
		(el) | 
      F1 IP | 
    Piccolo rigagnolo sul CC di Coredo a E delle 
	Parissole. Il luogo circostante apparteneva in passato a Ezio Negri per cui 
	è da credere che con "Zenia", ci si riferisse ad 
	Eugenia Inama. 
	Emma Inama, 
	madre di Ezio Negri, era infatti una nipote di Eugenia. 
     
      
       |  
    | 
      
      
		Ri  
       
       
      
       
      
      dele Fórce
      
		(el) | 
      F1 IP | 
    E’ lo stesso rivo una volta chiamato 
	Ri dei Fossadi. Nel CC di Coredo è detto anche "Ri dele Volp". 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Ri dele 
		Voltoline  (el)  | 
      F2 
		F3  IP | 
      E' anche così chiamata la parte iniziale del
		Pissaracel dalle sue sorgenti nel CC di Coredo 
		fino al suo ingresso nel paese di Dermulo, nei pressi del 
			
       tombone.  
       
      
      
       |  
    | 
      
		
      Ri di Valem  (el) | 
      F2 
		F3  ASTn1680 | 
      (Rido di Valemi, Rivo di Valem, Rivalem) 
		Piccolo rivo che attraversa il Somager, 
		Sass, la 
      Crona dele Marzole e i 
      Pradi per poi gettarsi nel Noce nei pressi del 
		Pradapont. Nel 1781 troviamo anche la località alla 
		Croce del Rivalem nei pressi di Sass. Il nome ha 
		tratto origine dai vecchi proprietari dei terreni presso il rivo che 
		erano i Valemi di Taio. Il cognome Valemi, oggi estinto, era 
		nato come soprannome di coloro che abitavano a Taio, presso la valle. Il 
		toponimo Rivalem fu poi storpiato in Rivalent 
		verso la fine dell'Ottocento. 
       
      
      
       |  
    | 
      Ri Risòla (el) | 
      F3
      ACDe1850 LF  | 
      Probabilmente il toponimo originale era Ri 
		Sola, cioè il rivo della località Sòla e poi divenuto nome unico. Il rigagnolo, quasi sempre asciutto, 
		scorre in direzione sud-nord in un avvallamento fra le p.f.
		769 e
		763 al Plazzec 
		e fra le p.f. 768 e
		764 al Ciampet. 
       
      
      
       |  
    | 
			
		Ridàl 
		
			
		(entro al) | 
      
			
		F3
      ASTn1680 | 
      Il toponimo è riferito ad un bosco nei pressi 
		della Praiola. 
		Più in generale il nome era sinonimo di "Ri", come "Ridàt" ne era il 
		diminutivo, per cui veniva a volte utilizzato in altri contesti non 
		legati necessariamente al 
			
       Pissaracel. 
		Era propriamente denominata Ridal la 
		p.f. 765. 
       
      
      
       |  
    | Rido dal 
		Vignal | 
      
			
		F3
      ASTn1773 | 
      (*Ri del Vignal) Piccolo affluente del 
		Pissaracel, oggi scomparso a causa della costruzione della galleria 
		ferroviaria. 
       
      
      
       |  
    | 
		Rido di 
		Rizzol  | 
      
			
		F3
      ASTn1781 | 
      (Ri de Rizuol) Era così chiamato il rio 
		Pissaracel finchè scorreva sul territorio di Coredo.  
       
      
      
       |  
    | 
      
		Risòla 
		(su a)  | 
      F3
      CD LF ACDe1860 ASTn1740 CaTer LA1829 
        | 
      (Risolla, Rizol, Rizolla, Risolle, Resola) 
		Frutteti a N di Ciamblonc delimitati dal bosco 
		comunale del 
      Ciampet, la Strada di Risola e l’acquedotto 
		irriguo. Le p.f. interessate vanno dalla
		n. 780 e 781 e dalla
		794 alla 800. La forma originale 
		e più antica era Rizola che contraddistingueva la parte di bosco 
		comunale nei pressi dell'omonimo rivo. Alla metà del Settecento una 
		parte di quel bosco fu assegnato dalla comunità a Gaspare Inama che lo 
		rese coltivabile. Il significato del nome è a tutt'oggi sconosciuto. Forse si trattava 
		dell'antico Asolum?.
 
       
      
      
       |  
    | 
      
		
      Rivalènt  (el) | 
      F2 
		F3 
		CD ACDe1908 | 
      Piccolo rivo che attraversa il 
		Somager, Sass, la 
      Crona dele Marzole, i 
      Pradi per poi gettarsi nel Noce nei pressi del 
		Pradapont. Il nome originario del toponimo era 
		Rivalèm, quindi il "rivo del Valem". I Valemi di Taio già nel 
		Seicento, possedevano un 
		terreno nella zona di 
			
       Sass, 
		dove scorreva il rivo che prese appunto il 
		nome di Rio dei Valemi. Sul 
		finire dell'Ottocento, Rivalem si trasformò in Rivalent perchè 
		probabilmente, essendosi da tempo estinto il cognome che lo aveva 
		originato, 
			
      ed essendosene persa la memoria, 
		Valem suonava un po' strano. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      
      Rizàn
		(el)
      
      
       | 
      F2
      CD MC ACDe1881 ASTn1552 CaTer LA1819 | 
    (Rizagn, Rizzan, Rizagno, Rigagn, Ricagn) Rivo che segna per 
	buona parte il confine fra il CC di Dermulo e quello di Taio. Erano detti al 
	Rizan, anche alcuni prati nelle vicinanze del rivo, a valle della 
	SS 43 altrimenti designati come Raut da Ral e 
	pure a monte della strada, altrimenti detti alle Braide. 
	Questa caratteristica traspare anche in alcuni documenti della metà del 
	Cinquecento, dove si trova "Rizagn de Sora", "Rizagn de Soto" e anche "Rizagn 
	Sota Via", per cui si capisce inequivocabilmente che il riferimento era la 
	strada. Dobbiamo rilevare che la forma più vecchia contemplava il "gn" 
	finale anzichè la "n".Nella parte a monte dello stradone il Rizzan veniva detto anche "Rido dele 
	Braide".
 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Rizzài 
		(fòr a) | 
      F1
      CD LF MC ACDe1866 ASTn1742 CaTer LA1816 | 
      (Rizzaio) Frutteti a N della strada della 
		Mòra e a monte della 
      SS 43
      dir. Il nome, se non si fosse accertata la forma originale
		Lizzai, parrebbe indicare la presenza di piccoli 
		rigagnoli. Le p.f. interessate al toponimo vanno dalla 
		n. 551 alla 564.In alcuni documenti settecenteschi si riscontra il toponimo Rizzai con 
		la specificazione "di Sotto" 
		
		(p.f. 
		563 e 564) per 
		contraddistinguere due terreni in mano allo stesso proprietario.
 
       
      
      
       |  
    | 
      
      
		Rizzòl 
		(su a) | 
      F2
      IP ACDe1879 ASTn1680  | 
      (Rizol) Bosco sul CC di Coredo dove nasce il 
		Pissaracel e dove arriva la 
      Strada delle Sort che poi 
		prosegue per Coredo. A Coredo è detto Rizzuol. Anche il 
		Pissaracel a volte si trovava menzionato come 
		Rido di Rizzol. 
       
      
      
       |  
    | 
      Romenere 
		(ale) | 
      F1 ACDe1850 APTa 
		ASTn1742 CaTer LA1850 
        | 
      Terreni nella località di 
      Ciambiel costituiti dalle
		p.f. 341, 342 e dal
		n. 352 al 357. In passato avevo 
		ipotizzato che il toponimo derivasse dal soprannome del proprietario, in 
		qualche modo legato al paese di Romeno e Infatti recentemente ho trovato 
		la conferma documentale. Nell'ultimo quarto del Cinquecento 
		un tale Pietro Fattor (Pero della Fattora) 
		di Romeno risultava confinare verso ovest con il terreno gafforiale alla 
		Preda. Quindi il terreno apparteneva a uno di 
		Romeno, ossia ad un “Romenér”. Perché allora al plurale femminile? Per 
		lo stesso motivo di Longhe, Curte, e Bertuse, vale a dire che per 
		abbreviazione, “le stregle del Romenér” potrebbero essere diventate “le Romenére”. 
        |  
    | 
      
      
      Rónc
      (fòr a)
      
      
       | 
      F1 
		F2 CD LF ACDe APTa1681 ASTn1564 CaTer LA1830 
		Perg.C.Bragher1275 
		Perg.C.Bragher1357 
			
      Perg.C.Valer1381 
        | 
      (Ronch, Ronchi, Roncho, Runch, Rung, Ronzo, 
		Roncum) Frutteti a monte della 
      SS 43 dir e a S delle 
		Late.
      
			
      Le particelle interessate vanno dal 
		n. 652 al 660. Il toponimo, 
			
		 di cui si ha il primo riscontro nel 1275, 
		indica degli appezzamenti disboscati e ridotti a coltura. Gran parte di 
		questi terreni fino alla metà dell'Ottocento erano proprietà della Mensa 
		Vescovile di Trento, altri appartenevano a Castel Valer. Il terreno di 
		Castel Valer nel corso del Seicento perse il nome originale Ronch per 
		essere denominato
		ale Late. Nel 1770 troviamo la distinzione fra "Ronc 
		di sopra" e "Ronc di Sotto" quest'ultimo detto anche "Ronc picolo". Tale 
		differenziazione  era dovuta per la necessità di distinguere gli 
		appezzamenti appartenenti allo stesso proprietario, insistenti nelle 
		stesse pertinenze. Specificatamente il "di Sopra" e il "di Sotto" in 
		questo caso non si riferiva a monte o a valle, bensì a nord o a sud.  Oggi si denominano impropriamente Ronc, anche i 
		terreni al 
		Ciamperdon a valle 
			
      della 
      SS 43 dir. 
       
      
      
       |  
    | 
      Ronda (ala)    | 
      F1  ASTn1783  
        | 
      Terreno nella zona ai Sassi 
		di Ciavauden costituito dalle p.f. 
		
			
      n. 510 e 511. 
		In un altro documento anzichè Ronda si legge Tonda. 
       
      
      
       |  
    | 
		Rovesso
		 (in)  
		 | 
      Perg.C.Bragher1275 | 
      (*Rovés) Da quanto appare nel
		
		GIML, "roves" equivale 
		a "rover", cioè quercia. Oggi non c'è traccia 
		del toponimo che forse si potrebbe collegare a "Res", 
		altro toponimo di ubicazione sconosciuta documentato nel 1608.  
       
      
      
       |  
    | 
		Roggia Lunga
		
		(alla) | 
      F3 ASTn1776 | 
      (*Roza Longia) Località nella zona dei
		Pradi che molto probabilmente corrispondeva a 
		Bos-c Long. 
       
      
      
       |  
    | 
		
      Róza 
		d’ Imbrenzi 
		(la) | 
      F1 ACDe1868 | 
      Dovrebbe essere il Rio San Romedio. Il nome 
		imbrenzi indica il luogo di raduno degli animali pascolati. 
       
      
      
       |  
    | 
		
		Róza 
		del Teg
		
		(la) | 
      F2 ASTn1716 | 
      (*Roza del Tez) Si tratta del piccolo rivo, 
		quasi sempre in secca, rilevabile nei pressi del Bus 
		dele Angane, all'estremità nord del Doss. 
       
      
      
       |  
    | 
      Sabionàre 
		(ale) | 
      F1 ACDe1885 
		ASTn1671 CaTer LA1859 | 
      (Sablonare) Il nome lascia intendere 
		chiaramente la consistenza sabbiosa del sottosuolo. Nella zona infatti 
		si sono aperte varie cave per l'estrazione della sabbia. Si tratta della zona boschiva 
		a O del Gomer e della 
      Busa, costituita dalle p.f.
		452,
		457 e
		458, ma anche a valle della 
		strada dei Regiai con le p.f. 433 e 
		434. C'è qualche probabilità che 
		il toponimo a Sablonezum, corrispondesse alle Sabionare. 
       
      
      
       |  
    | 
		Sablonezum
		 (a)  
		 | 
      Perg.C.Bragher1275 | 
      Ubicazione sconosciuta. Forse lo stesso 
		toponimo di Sabionare. 
       
      
      
       |  
    | 
		Saldato 
		(in)  
		 | 
      Perg.C.Bragher1275 | 
      (*Saldà, *Saudà) Ubicazione sconosciuta. Molto 
		probabilmente deriva da "saldus" ovvero terreno paludoso. 
			
    (GIML) 
       
      
      
       |  
    | 
		Salgar (al)  
		 | 
			
      
		F1 ASTn1719 | 
      
			
		(*Salgiar) Nel documento dove è riportato il toponimo, sembra che 
		si debba collocare a cavallo fra il CC di Dermulo e il CC di Sanzeno, 
		quindi giocoforza nella zona di 
			
      Cavauden, 
		ma per ora non posso aggiungere altro. Il nome si riferisce alla 
		presenza di una pianta di salice bianco (Salix Alba), che in dialetto 
		noneso è detta salgiàr. 
       
      
      
       |  
    | 
		San Giacomo
		
		 | 
      F3 Perg.C.Bragher1380 | 
      Terreno nei pressi della 
		vecchia chiesa che dovrebbe essere stato una parte di 
		quello più tardi individuato come Clesura. 
		Il toponimo è 
		interessante in quanto è una delle prime attestazioni, anche se non la 
		prima in assoluto, sulla presenza di una chiesa a Dermulo.  
       
      
      
       |  
    | 
      
		Santa
		  
      
      
		Giustina   
			
		(zo/fòr a) | 
      F1
      CD ACDe1866 ASTn1554 CaTer LA1824 | 
    Boschi scoscesi nei dintorni e lungo il sentiero 
	che conduce all’omonimo 
	eremo, ma anche terreni arativi nelle 
	vicinanze. Le p.f. interessate vanno dalla
	n. 324 alla n. 336. In un documento 
	del 1668 si trova anche "alle Sorti di Santa Giustina". 
       
      
      
       |  
    | 
      Santa Maria | 
      F3 MC1859 | 
      Il toponimo non è mai stato riscontrato in 
		altri documenti ad eccezione che nelle vecchie Mappe Catastali, nelle 
		quali veniva localizzato a O della chiesa dei SS. Filippo e 
		Giacomo, quindi nella zona oggi 
			
      chiamata Poz. 
		Ai dermulani il toponimo risulta del tutto sconosciuto, motivo per il 
		quale ritengo che si sia trattato di un errore del primo redattore della 
		mappa del 1859 e perpetuatosi poi anche nelle mappe successive. 
		Verosimilmente il compilatore si riferiva alla chiesa di Santa Maria di 
		Taio, confondendo però il paese. Ci sarebbe, in verità, una remota 
		possibilità che il toponimo indicasse una zona posseduta dalla chiesa di 
		Santa Maria di Taio, cosa effettivamente plausibile. A metà Settecento 
		infatti c'erano almeno due località a Dermulo dove la chiesa di Santa 
		Maria aveva possessi, esse però erano molto lontane dalla zona indicata 
		sulla mappa e da poco acquisite. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      
      Sass
		(fòr a)
      
      
       | 
      F2 
		F3 CD LF MC ACDe1875 ASTn1717 PAICo1608 CaTer LA1823 
		
		Perg.C.Valer1529 ADTn1541 | 
      (Sasso) Frutteti a valle del primo tratto della 
      Strada Romana per chi proviene da 
		Taio. Il luogo è diviso in due parti da una vallecola, dove scorre il 
      Rivalent. Il nome Sass secondo Karl Ausserer (Der 
		Adel des Nonsberger pag. 50, nota n. 13) deriva dal tedesco Freisasse 
		che significa possessore di bene allodiale. Nel nostro caso è più 
		probabile che il nome identificasse la rupe (GIML) 
		e in seguito i terreni nei suoi pressi. Nei vecchi documenti si trova 
		molte volte il termine "sass" o "sasso" come parte confinante di altri 
		terreni. Le particelle interessate vanno dalla
		n. 51 alla 59  e dal
		64 al 67.  
       
      
      
       |  
    | 
      Sassi (ai) | 
      F1 ASTn1695 LA1811 | 
      Era così denominata la zona di 
			
		
      Cavauden 
		a valle della strada 
		omonima. Il nome chiariva la natura sassosa dei terreni detti anche 
		campi alle Giare. Un'ulteriore specificazione la 
		troviamo per il terreno più tardi contrassegnato dalle p.f. 
			
		
      n. 510 e 511, 
		detto per il suo confine curvo alla Ronda o Tonda. 
		(Da non confondere con l'altro luogo alla Tonda 
		nella zona della Casetta.) Le p.f. interessate 
		vanno dal
		n. 508 al 519. 
       
      
      
       |  
    | 
      Sasson 
		(al)   | 
      F1 ASTn1706 | 
      Bosco nella zona dei Pradi 
		che sembra corrispondere alle p.f. 
			
		33 e 34.  
       
      
      
       |  
    | 
      
      
      Scòl
        (zó a)
      
      
       | 
      F2
      IP ACDe1910 ASTn1780 CaTer 
		
		Perg.C.Valer1564 
        | 
    (Scolla, Scola, Schola) Il toponimo ha preso 
	origine da "iscla" cioè parte di terra affiorante in mezzo al fiume. Da 
	iscla 
			
    si è passati a iscòl  ed infine 
	a scòl. (GIML) Nelle vecchie scritture il toponimo si è sempre presentato come 
	entità unica, ma in paese si usa distinguerlo in Scol Grant e Scol Pizzol. 
	Originariamente il nome si riferiva ai due isolotti presenti in mezzo al 
	torrente Noce, però in seguito fu esteso anche alla zona boschiva e rocciosa 
	che saliva fino alle campagne di Dermulo, dirimpetto alle due iscle. Quindi 
	in corrispondenza dell'isolotto più grande a ovest di Poz 
	e delle Fasse, e sulla destra orografica del 
			
       
      Pissaracel si identifica con 
	"Scol Grant", mentre dirimpetto a quello più piccolo, a ovest del 
			
       Grezot, 
	sulla sinistra orografica del 
			
       
      Pissaracel 
	viene detto "Scol Pizzol". 
       
      
      
       |  
    | 
		
		Sesen 
		
			
		(al) | 
      
			
		F1 ASTn1719 | 
      Il terreno era ubicato nelle pertinenze di 
		Dermulo, nella zona di Cavauden e più precisamente Sotto la Strada, per 
		cui abbiamo moltissimi indizi per poterlo individuare e collocare precisamente 
		in corrispondenza della p.f. 515. L'unico problema in questo caso, essendo un toponimo 
		sconosciuto, risulta essere la grafia del notaio Baldassarre Bergamo, nei 
		cui atti esso appare in due occasioni. Dopo attenta lettura e comparazione 
		non sono riuscito a decifrare con sicurezza il nome, per cui pur essendo 
		la dizione più probabile "al Sesen", non posso tuttavia escludere che la 
		prima lettera fosse stata una "G" oppure una "Z", da cui avremmo "al Gesen" e "al Zesen". Altro dubbio esiste sulla lettera finale che 
		potrebbe essere una "r", da cui "al Seser", "al Geser" 
		o "al Zeser". 
		Dando per buona l'interpretazione più certa, potremmo spingerci su 
		alcune divagazioni etimologiche. Se fosse "al Sesén" potrebbe derivare 
		dalla forma dialettale del nome proprio Sisinio, ipotetico proprietario antico 
		del campo; oppure da Sexenus di cui il 
			
		
		
	GIML da le seguente 
		definizione: Sexta pars fructuum quam dominus ex agris 
		vineisve percipit;  fra le altre interpretazioni grafiche, la 
		parola avrebbe forse un senso compiuto se fosse "al Séser" o magari "al 
		Sasèr" ovvero qualcosa che aveva attinenza con i sassi ed in questo caso 
		andrebbe a coincidere con il 
		toponimo "ai Sassi" effettivamente presente e 
		documentato proprio in questa circoscritta zona. Osservando la forma Zeser 
		si potrebbe tenere in considerazione un'altra possibilità, ovvero che si 
		trattasse del soprannome 
			
		
		Zéser, 
		riferito sicuramente alla famiglia di Giuseppe Mendini di Taio, ma che 
		potrebbe essere appartenuto ai suoi progenitori di Dermulo, possessori 
		del menzionato terreno.  
        |  
    | Sfortum | 
      APTa1537 | 
      Ubicazione sconosciuta. Ritengo che questo 
		toponimo non sia mai esistito, ma derivasse da una errata lettura del 
		documento originale e conseguente sbagliata trascrizione nel regesto dei 
		documenti presenti nella sacristia della chiesa di Dermulo. Molto 
		probabilmente si trattava del 
		toponimo Plantum. 
       
      
      
       |  
    | 
      Sgolma 
		(la, in, ala)  | 
      F1 ASTn1729 LA1823 
		APTa1733 
        
       | 
      Terreno in località 
		Ciavauden, a nord del Ri delle Force 
		rappresentato dalle p.f. dal n. 527 
		al 530. In realtà un documento del 1814, nomina indubbiamente con 
		questo toponimo anche la p.f. 522, 
		perciò, almeno come ipotesi (vista l'unicità del riscontro), possiamo 
		presumere che la Sgolma si estendesse più a nord, 
		fino quasi al confine con il territorio di Sanzeno. L'etimologia è sconosciuta. Potrebbe essere un soprannome o 
		forse avere la stessa origine di "Colm" o "Colma", toponimi molto 
		diffusi in Trentino. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      
      Somàger
      (su a)
      
      
       | 
      F2 
		F3 CD MC ACDe1828 ASTn1554 CaTer LA1848Perg.C.Bragher1275
 | 
      (Somagro, Sommagro, Somagher, Somagri) Zona per 
		la maggior parte a frutteto, molto ripido ed esposto a O. E’ delimitata 
		grosso modo dalla strada che porta al 
      Maso Rauti, da quella 
		che scende alle Braide, dai binari della Ferrovia 
		Trento-Malè e dalla strada che dalla SS 
		43 sale alle Braide. Le p.f. interessate vanno 
		dalla n. 788 alla 793 e la 
		828. Nel 1871, la
		p.f. 828 (detta anche
		Pasturela) fino allora proprietà 
		comunale, fu frazionata in sei parti e venduta all’asta ad altrettanti 
		abitanti di Dermulo. In passato era detta Somager pure la zona designata 
		dalle p.f. 788, 789 e 
		
		  3 e 4 
		e forse anche una parte di terreno 
		dove oggi c'è il magazzino del Consorzio Agrario di Bolzano, quindi le p.f. 
		
		n. 782, 
		783 e 784. 
		Il nome, al contrario di quello dichiarato da qualche esperto, 
		non significa suolo magro ma deriva dalla fusione di
		
			
		
		"summa", punto più elevato, il posto più alto, in cima 
		e "ager" cioè terreno. Per cui Summa più Ager = Somagro, il luogo sopra il 
		campo, (sopra la campagna) come ad esempio, Somrabbi indica la zona più 
		elevata di Rabbi. Somagro è uno dei 
		toponimi più antichi di cui si ha riscontro essendo stato citato perla 
		prima volta in una
		pergamena del 1275. 
       
      
      
       |  
    | 
		Somocinum (in)   | 
      Perg.C.Bragher1275 | 
      Ubicazione e significato sconosciuti. Anche 
		questo toponimo, similmente a Somager, sembra 
		composto dal termine "Summa" abbinato con altro lemma che potrebbe 
		essere stato "Cinum", Ocinum", "Acinum" apparentemente senza 
		spiegazione. (GIML) 
       
      
      
       |  
    | 
      Sonda Longia 
		(la) | 
      F3 ASTn1716 
        
       | 
      (Sonda Longa) Terreno nella zona di
		Poz, che in passato apparteva alla 
		chiesa di San Giacomo. Il nome, le cui p.f. si possono riconoscere 
		nelle n. 
			
       216 
		e
		217, deriva chiaramente 
		dalla forma caratteristica del terreno, molto stretto e lungo. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      Sopra la Chiesa   | 
      F3 ASTn1773 
        
       | 
      (*Sora la glesia) Era così contraddistinta la 
		zona dove sorgevano le case 13-14,
		28 e 
		15. Per quest'ultima, nel 1763, si trova anche la forma "Dietro alla 
		Chiesa". Il luogo era detto anche "Oltra il ri" 
		e poi Borgo. 
       
      
      
       |  
    | 
      Sopra le Due 
		Vie  | 
      F1 ASTn1781 
        
       | 
      (*Sora le Doi Vie) Terreni al 
		Raut formati dalle future p.f. n. 
		624, 625 e 626, 
		627,
		628,
		629 e
		630, 631 e 632. 
       
      
      
       |  
    | 
      Sopra il Lézzo  | 
      
			
		F2 ASTn1695 
        
       | 
      (*Sora 'l Lez) Nella zona di
		Pramartinel contraddistingueva la parte di 
		prato che giaceva a monte del canale dell'acqua che attraversava
		la p.f. 87. 
       
      
      
       |  
    | 
      Sora le Case   | 
      F3 ASTn1574  
        
       | 
      (Sopra le case, 
			
      *Sora le Ciase) 
		Oltre ai toponimi "Sota le Ciase" 
		e "Dietro alle Case", esisteva anche "Sora le Ciase" 
		che contraddistingueva i terreni a monte delle future case n.
		1, 2-3,
		4, 5-6,
		7-8, 
		24 e 23. Le p.f. interessate 
		erano la 
			
		1 e 2,
		168 169,
		171,
		 782, 
		783 784, 785 e 786.  Il terreno pare 
		in parte corrispondere a quello denominato "Presso le case" del 1754 e 
		altro "Appresso le case", del 1663.Oggi il luogo è stato spezzettato in molte particelle dallo stradone, 
		dalla ferrovia e dalle case, per cui il toponimo si è estinto.
 
       
      
      
       |  
    | 
      
      
      Sòrt
      (ale)
      
      
        | 
      F2 
       F3
      CD LF MC ACDe1845 ASTn1625 LA1824 CaTer 
			
		Perg.C.Valer1381 | 
      (Sorti) Piccoli frutteti e boschi di conifere 
		in prevalenza comunali esposti a N, sulla sinistra del 
		Pissaracel e dirimpetto alle
		Voltoline. Il nome indica che nella zona venivano assegnate le sorti di legna agli abitanti del paese. I 
		terreni 
		furono poi 
		in parte  venduti dal comune ai privati. Le p.f. interessate al 
		toponimo sono la
		764 e
		765 e anche dalla
		n. 748 alla n. 758. Lungo il Ri 
		dele Voltoline correva la strada detta
		Strada dele Sort che 
		portava a Rizzol e poi raggiungeva Coredo. In 
		passato era una via molto importante e frequentata, ma poi, con la 
		costruzione di altre strade, fu via via abbandonata, per cui oggi è 
		ridotta a sentiero.Ho ragione di credere che il toponimo Sort, al tempo della prima 
		locazione di Castel Valer (1381), si estendesse pure sul lato destro del 
		rivo, e solo più tardi fosse stato sostituito da 
		Voltoline.
 
       
      
      
       |  
    | 
      Sorti di Santa 
		Giustina 
			
		
      (ale) | 
      F1 ASTn1668 
 
        
       | 
      Nel 1668 era così denominato il bosco nei 
		pressi delle p.f. 327, 328 e 329. 
        |  
    | 
      Sot Fontana | 
      F3
      APTnCastelThun1569 | 
      (*Sota la Fontana) Terreno nella zona 
		sottostante la Fontanazza, quindi a 
		Poz, e più specificatamente la
			p.f. 219 detta
		Fasseta. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      Sotto il Lézzo   | 
      
			
		F2 ASTn1695 
        
       | 
      (*Sota 'l Lez) Nella zona di Pramartinel 
		contraddistingueva la parte di prato che giaceva a valle del canale 
		dell'acqua 
			
		che attraversava
		la p.f. 87.  
       
      
      
       |  
    | 
      
      
      Sóta  
      
		
      le Ciàse | 
      F3
      CD LF ACDe1883 ASTn1559 LA1823 CaTer 
        | 
    (Sotto le Case di Inami, Sotto le Case) Striscia 
	di frutteti e bosco a O delle case ex 
    n. 26, 27, 
    31 e 32. Le p.f. interessate vanno dalla
	n. 133 e 134, alla
	n. 118 alla 127. Nel 
	1662 invece "Sotto la Casa degli Inami" si riferiva alla zona degli 
	Orti sotto la casa n.7-8. "Le ciase" 
	potevano essere anche intese genericamente come abitato.In 
	contrapposizione a Sota le Ciase, esisteva
	Sora le Ciase, ma in questo contesto le case erano le
	n. 1, 2-3,
	4 e 5-6.
 
       
      
      
       |  
    | 
      Sotto il 
		Roccolo | 
      F2 
		F3 LF
       | 
      (*Sota ‘l Rocol) Frutteto contraddistinto 
		dalle p.f. 773 e
		777
	nella zona dell’Oselera, 
			
		sottostanti il roccolo una volta ivi 
		esistente sulla p.f. 
			
      n. 739. 
		Il roccolo era una piccola costruzione connessa alla pratica 
		dell'uccellagione.  
       
      
      
       |  
    | 
      Sotto il Segrà | 
      F3
      
			
      ASTn1716 | 
      (*Sota 'l Segrà) Piccolo terreno coltivato a 
		prato e boschetto a valle del vecchio cimitero. Era chiamato anche prato
		al Cimiterio. 
       
      
      
       |  
    | 
      Sotto la 
		Chiesa | 
      F3 APTa1618 LA1895
		Perg.C.Bragher1275 | 
      (*Sota la Glésia, Sub Ecclesia) Nel 1275 si 
		riscontra la prima volta questo toponimo nella forma latina Sub 
		Ecclesia. Nel 1618 il toponimo contraddistingue un terreno proprietà della chiesa 
		stessa. Nel 1766 il medesimo luogo è detto Pissaracel, come pure nel 
		1780 e corrispondeva agli orti e al piccolo prato sotto il vecchio 
		cimitero. Nel 1895 si contraddistingue con questo toponimo la p.f.
		n. 215 
			
      a Poz. 
       
      
      
       |  
    | 
      Sotto Sass
		  | 
      F3 LA1823 | 
      (*Sota Sas, Sota Sasso, Sot Sassi) Boschi individuabili 
		nelle p.f. dal 68 al 76 sotto la 
		località Sass. 
       
      
      
       |  
    | 
      Spinate 
		(ale) | 
      F1 ASTn1751 CaTer | 
      Arativo nella zona di 
		Ciambiel formato dalle
		p.f. 388 e 389. Un toponimo alle 
		Sponare individuato in un documento presente all'ASTn, sembra essere 
		stato un errore di scrittura, visto che entrambi i luoghi appartenevano 
		alla stessa persona. Il nome pare indichi la presenza di siepi di piante 
		spinose. (GMIL) 
       
      
      
       |  
    | 
      Splazzol
      (al) | 
      F3 ACDe1869 LA1870 | 
    (Plazzol, Spiazzol) Con questo nome, si 
	intendeva la piccola piazza presente a nord della 
	
	casa n. 23 
	(pure detta al Plazzol), identificabile con la 
	p.f 172.
	Allo stesso modo era denominato anche il terreno 
	a monte della piazzetta, costituito dalle p.f.  
			
      
 171, 
    785 e 
	786, appartenente fin dal 
	Settecento alla famiglia Emer. Il terreno 
	formava 
			
      
un corpo unico, 
      
prima della costruzione dell'odierno stradone 
	alla metà dell'Ottocento. Non è del tutto chiaro, se le vicine p.f. 
    
			
	
      
	 p.f. 
	168, 169, dette 
    
			
      
Sopra le Case, 
    
      
	fossero denominate talvolta "al Splazzol". 
       
      
      
       |  
    | 
      Sponare 
		(ale) | 
      F1 ASTn1751 CaTer | 
      Il toponimo è ascrivibile alla zona di 
		Ciambiel. Rimane il dubbio che non possa essere stato un errore di 
		scrittura del notaio, vista l'unicità della citazione, ma soprattutto la 
		somiglianza con il toponimo Spinate e l'appartenenza dei due luoghi alla 
		stessa persona. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      Stradàzza 
		(la) | 
      F1 CD | 
      Strada 
		sterrata fra l’Albera e il 
		Ciamperdon che serviva di collegamento fra la
      SS 43 dir e la SS 43. Fu costruita 
		nel 1890 a spese del comune di Coredo, quale scurtatoio per 
		raggiungere il ponte di S. Giustina, da poco ultimato. 
       
      
      
       |  
    | 
      Stregle Longe  (ale)  | 
      F3 ASTn1559 
		APTnCastelThun1569 
			
      APTnCastelThun1434 | 
    (Strega Longia, Stregie Longhe, Stregla Longa) 
	Una mappa riportata in Geschichte aller Familien Inama di Hanns Inama 
	Sternegg, ubicava erroneamente le Stregle Longe nella zona di
      Sass. Questo errore fu probabilmente indotto dall'errata scrittura di documenti, nei quali, alcuni membri della famiglia Inama, venivano investiti da parte dei signori Thun di questo terreno. Nelle 
	varie investiture non appariva mai chiara la zona di ubicazione delle 
	Stregle Longhe, per cui si leggeva a volte "alle Parise", oppure "alle Bardise", "alle Bardisie", "alla Pardisa", toponimi inesistenti e 
	fuorvianti. Finalmente nel 1595 si poteva accertare con sicurezza che le Stregle Longe erano 
	nella zona delle Braide. Più precisamente è stato 
	possibile localizzarle nelle p.f. 829,
	831,
	834,
	835. La 
			
     stregla 
	era un modo di coltivare il terreno a strisce, 
	ovvero l'arativo (vanezza) veniva inframmezzato da porzioni più o meno ampie 
	(stregle) 
	dove si piantavano uno o più filari di viti. Il campo era quindi classificato come arativo-vignato o streglivo. Essendo questa 
	in passato una caratteristica molto 
	frequente, esistevano altri luoghi con il medesimo nome, uno di questi nella 
	zona di 
	Cambiel, individuato nella p.f. 374. Nel 1567 si 
	riscontra in un documento alle Stregle Longe osia al Canton del quale 
	non sono a conoscenza dell'ubicazione. Probabilmente era una parte terminale 
	di uno dei due luoghi alle Stregle Longe menzionati sopra.Se esistevano le Stregle Longe non mancavano le "stregle corte", per cui 
	alcuni terreni con tale caratteristica era detti, tralasciando "stregle", 
	alle Corte o Curte. E' pure documentato un terreno 
	detto "alle Longe", in questo caso abbreviazione di 
	Stregle longe.
 
 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Tèrmen (al) 
		 | 
      F1 ASTn1759  | 
      Terreno così chiamato per l'esistenza di un 
		cippo di confine fra il CC di Sanzeno e quello di Dermulo. La 
		particolarità era che il campo insisteva su entrambi i comuni catastali. 
       
      
      
       |  
    | 
      Téza (ala)   | 
      F2 
		F3 
		ACDe1868  LA1842  | 
    (Tega, Teggia, Tezza) 
			
    La tezza o tegia era un soppalco con tetto che 
	serviva al guardiaboschi come punto di 
	osservazione. A Dermulo c'erano almeno tre luoghi dove già nel Settecento 
	erano stati costruiti questi palchi: al Doss, a
	Ciambiel e a Somagro. 
	Nel 1868 troviamo infatti la località 
			
     Doss 
	descritta come "bosco ai 
    Pradi ossia alla Tega", in altre scritture detto anche
	Doss del Tez.  
       
      
      
       |  
    | 
      Téza di Ciambiel 
		(ala) | 
      F2 
		F3  ASTn1756 LA1830 CaTer  | 
    (Tega, Teggia, Tezza) La Teza di 
	Ciambiel individuava il bosco comunale costituito dalla futura 
	p.f. 390. Il luogo detto anche 
			
     Busa 
	fu poi venduto a privati. A volte era denominato alla Teza il bosco 
	confinante con quello comunale, contraddistinto dalle p.f. dal
	n. 404 al n. 409. 
       
      
      
       |  
    | 
      Téza di Somagro 
		(ala) | 
      F2 
		F3 
		ACDe1828 ASTn1780 LA1848 CaTer   
		ASTn1808 
        | 
    (Tega, Teggia, Tezza) Era detta Teza di 
			
	 
    Somagro o 
	più raramente Teza di 
			
	 Campolongo, 
	la zona boschiva comunale costituita dalle future p.f. 
			
    p.f. 791, 792, 
	793. 
       
      
      
       |  
    | 
      Tomelin 
		(fòr al)   | 
      F1  LA1885  | 
      Piccolo frutteto compreso fra la 
		SS 43 dir e la SP 7 a S del 
      Raut, costituito dalle p.f.
		n. 633, 634 e 635. Il toponimo 
		deriva dal soprannome 
		Tomelin riferito ad 
		Antonio Massenza, suo antico proprietario. Lo stesso terreno era 
		denominato al Raut e attualmente alla Preda.  
       
      
      
       |  
    | 
      
		Tónda 
		(fòr ala) | 
      F1
      CD LF ASTn1772 LA1825 | 
      Piccolo frutteto nella località 
		Ciasete formato dalle 
      p.f. 486 e 487. Il nome indica la 
		forma tondeggiante del luogo. 
       
      
      
       |  
    | 
      Toresco
			
		(a, in) | 
      F1 ADTn1585 
        
       | 
      (* 'n Torés-c, in Tores, in Toresch) Il toponimo dal più 
		antico Forex del 1510, si sdoppia e muta in Fores e in Toresco nel 1585, 
		quando plausibilmente il terreno originario si era diviso in due arative 
		e steglive ben distinte. La prima era costituita da tre 
		stregle, mentre la seconda da otto quarte di seminativo e due stregle 
		“longe”. Nell’investitura successiva del 1640, Fores diventa Tores, e 
		Toresco è scritto con una "h" tra la "c" e la "o". Ma se per 
		quest’ultimo sostanzialmente nulla cambia, invece per il primo, da Fores 
		a Tores aggiunge ulteriore incertezza. Ritengo che i due terreni fossero 
		contigui perché i confinanti sono li stessi, altrimenti sarebbe una 
		coincidenza strabiliante. In base alla descrizione dei confini dovevano 
		essere disposti nel seguente modo: a nord di tutta larghezza si 
		estendeva il 
		terreno degli eredi di Romedio Barbacovi, a sud di tutta larghezza il 
		terreno dei Thun. Quindi la parte centrale, appartenente a Ercole Inama, 
		era suddivisa in più porzioni di terreno, due delle quali soggette al 
		gafforio. Credo che questa località, che solo grazie alla citazione più 
		vecchia possiamo collocare nella zona di Campolongo, 
		si trovasse più precisamente poco sopra alla strada delle 
		Braide, riconoscibile probabilmente nelle p.f.
		845-846 e
		847-848, quindi a sud dell’altro terreno della 
		mensa. Ma perché uno Tores e l’altro Toresco? Credo che il 
		tutto dipendesse da un equivoco nelle scritture gafforiali. Queste 
		investiture, al momento del rinnovo, spesse volte venivano semplicemente 
		ricopiate dalle precedenti più vecchie, aggiornando solo il nominativo 
		della persona investita. Di questa pratica si ha la conferma scorrendo i 
		nomi dei confinanti dei beni oggetto di investitura, che rimanevano gli 
		stessi, attinti dalle precedenti, anche a distanza di secoli. Per cui 
		tornando ai toponimi, un nome scritto e letto male, spesso da estensori 
		che non conoscevano i luoghi, si trascinava per anni. Nello specifico il 
		toponimo risulta oggi obliato e mai ricomparso in altri scritti ad 
		eccezione delle investiture in parola. Questa circostanza ci obbliga a 
		formulare delle ipotesi, non sull’ubicazione, che è stata individuata 
		con buona sicurezza, bensì riguardo a quale fosse, fra le varie lezioni, 
		la forma effettiva del nome. Analizzando la prima forma documentata 
		possiamo dire che la “x” finale, puro vezzo notarile, avesse, per la 
		pronuncia, lo stesso suono di “s”, oppure Tores-c. (Di tale cosa ho trovato riscontro 
		nei nomi “ala Buxa” e “ala Croxe”). Anni dopo infatti troviamo la forma 
		“in Fores”.L'origine del toponimo è di difficile spiegazione, l'unica ipotesi 
		attualmente è che con "tores-c", (probabile accezione in noneso) si 
		intendesse l'aggettivo relativo al toro. Quindi il "terreno o il pra del 
		toro" diventato  "terreno tores-c" e infine abbreviato in "tores-c". 
		In Trentino il toponimo "pra del toro" presenta parecchie occorrenze.
 
       
      
       |  
    | 
      Tovàre
		(ale) | 
      F1 IP ACDe1876 | 
      (Tovara) Località in parte comunale ed in parte 
		privata nella zona di 
      Pont Aut. Ad inizio secolo venne sfruttata come 
		cava di tufi dal sovrastante Cementificio di Tassullo. 
       
      
      
       |  
    | 
      
      
      Traìna  
		 (zó ‘n)  | 
      F2 
		F3 CD ACDe1886 ASTn1573 LiberGafforii1510 LA1894 
        
       | 
      (Troina) Boschi scoscesi dopo il 
		Grezot a valle della strada dei Pradi, 
		costituiti dalle p.f. dal 135 al 138. 
		Il nome sembra corrispondere ad una unità di misura legata alla legna, 
		come dire un fascio. In 
		
		GIML la voce è equiparata a "trana" o "trava", ma dal glossario non 
		traspare se sia da pronunciarsi come il nostro Traìna oppure Tràina. 
		Tutta la zona apparteneva alla Mensa vescovile, però nel 1573 una parte 
		fu acquisita da Antonio Berti, mugnaio del mulino di Plouà, posto 
		dirimpetto a Traina sul territorio di Tassullo. Nel 1583 fu acquisita da 
		Ferdinando Spaur e in quell'occasione fu identificata con "terreno 
		boschivo Ultra Nusium", cioè al di là del Noce. 
       
      
      
       |  
    | 
      Val
		
      
       | 
      F1
      ACDe1858  | 
      Luogo menzionato come 
		pascolo di capre assieme a Pont Aut e 
      Foram. Dovrebbe essere un’abbreviazione di 
		Val Secca o
      Val Mora. 
       
      
      
       |  
    | 
		Vala Bernaya
       (in)
      
       | 
      F1 
			
      Perg.C.Valer1381 | 
      Nome antico del luogo alle 
		Doivie, in seguito denominato Val Merlai 
		forse per la storpiatura del nome. Sul documento si  legge "Vala", 
		ma forse la "a" era da intendersi separata ed appartenente alla seconda 
		parola, per cui risulterebbe "Val Abernaya". Osservando attentamente la 
		parola sembra quasi che la "b" sia stata sovrascritta da un'altra 
		lettera, forse una "r" per cui Arenaya? Oppure Arernaya? O Avernaya. 
       
      
      
       |  
    | 
		Valbocara
		 (in)  
		 | 
      Perg.C.Bragher1275
 | 
      Ubicazione sconosciuta. Il nome "bocar" indica 
		un luogo di stazione dei bovini, al pari di "bostar" (GIML) 
		per cui il toponimo potrebbe essere inteso come "la valle dove si 
		radunano i bovini al pascolo", ovvero il più "moderno" imbrenza. 
       
      
      
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      Val de 
		Dermul | 
      CD Istrumentum 
		Sisiniae plebis1586 | 
      (Valle di Dermulo) Località sulle pendici 
		del Monte Roen, sul CC di Tavon contrassegnata dalle p.f. 1353/1, 1353/2, 
		1353/3, 1353/4 e 1353/5. Il toponimo è stato oggetto di diverse 
		narrazioni più o meno fantasiose, miranti a giustificare l'antica 
		appartenenza del luogo alla comunità di Dermulo. Tale probabilità è 
		stata finalmente esclusa, constatando l'origine casuale del toponimo che 
		deriva dal luogo "Mula" sul CC di Smarano. Probabilmente dall'originale "Val dela Mula" o "Val de Mula", 
		si è poi negli anni trasformato 
		in Val de Dermul. (Vedi la pagina dedicata) 
       
      
      
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		Vallesella del Gaio | 
      F1 APTa1706  | 
      Vallecola che reputo sul CC di Coredo, posta tra 
		i Plazi de Cologna ed il 
      Maso Voltoline. 
       
      
      
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      Val 
		Merlai
        (a)   
		 | 
      F1 ASTn1625 
			
      Perg.C.Valer1534 | 
      Era così denominato il luogo alle
		Doivie. Forse deriva dalla storpiatura del 
		toponimo Vala Bernaya riscontrato nel 1381 e 
		sicuramente riferibile a questa zona. Le notizie di questo toponimo 
		derivano da una serie di rinnovi di investitura, relative ad un maso che Castel Valer possedeva in quel di Dermulo. Succedeva spesso che 
		all'atto del rinnovo, il 
		notaio incaricato, ricopiasse l'investitura 
		precedente aggiornando solo i dati che nel frattempo erano cambiati, per 
		cui ritengo che dei refusi si siano trascinati nei documenti successivi. 
		Tale caratteristica si può accertare ad esempio per i nomi dei 
		confinanti relativi al terreno alle Sort, rimasti 
		immutati per un secolo, ma io credo, ancor di più per il toponimo 
		Val Abernaya travisato una prima volta in Val Merlai e in questo 
		modo replicato in tutte le investiture successive. 
       
      
      
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      Val Mora | 
      F1 ACDe1883 | 
      L'unica citazione documentale di questo 
		toponimo, si riscontra in un atto 
			
		 
		del 1883 presente nell'archivio dell'ex comune di Dermulo, 
		trattante problemi di pascolo. I luoghi 
		citati nel documento sono localizzati nella zona delle 
		Plazze, 
		e con Val Mora, presumo si ritenesse il bosco-pascolo, lungo il corso 
		finale del Ri dela Mora. 
       
      
      
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      Val Sècia | 
      F1  
		ACDe1912 IP | 
      (Val Secca) Era così denominata la zona in 
		riva al Noce a N di Pont Aut, sottostante alla 
		rupe contrassegnata dalla p.f. 437. 
		Nel 1912 troviamo il toponimo in un documento redatto dal 
      Capocomune che descriveva la zona, dove 
		in seguito alla caduta dalle rocce soprastanti, era stato rinvenuto il 
		corpo privo di vita del pastorello 
      Giacinto Inama, figlio di Romedio 
		di Dermulo. 
       
      
      
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		Valuclo
		 (in)  
		 | 
      Perg.C.Bragher1275 | 
      (*Valùcel) Ubicazione sconosciuta. Il 
		toponimo si riscontra abbastanza frequentemente in altre zone nella 
		forma "valucla" che è una smozzicatura del latino valuncula, ossia 
		piccola valle.  
       
      
      
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		Vantolinam  
		(in)  
		 | 
      Perg.C.Bragher1275 | 
      Presumo si tratti delle 
		Voltoline. 
       
      
      
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		Via Orva
		 (in)  
		 | 
      Perg.C.Bragher1275 | 
      Ubicazione sconosciuta. 
       
      
      
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    | 
      Vicenze 
		(ale) | 
      F1 ASTn1774 
		ACDe1922 | 
    Nel 1922 si trova nell’ACDe un prato comunale 
	alla Visenza costituito dalla
      p.f. 422, potrebbe essere stata la 
	stessa località. E’ possibile fosse anche la 
	p.f. 600, pure proprietà comunale, poco più sopra la 422. 
       
      
      
       |  
    | 
      Vignàl
		(su al) | 
      F3
      IP ACDe1902 ASTn1750 LA1879 | 
      (Vignale) Frutteto costituito dalle 
		p.f. 690, 691, 692 e 693 a O delle 
      Voltoline. Fino a qualche decennio addietro, nei pressi, scorreva un 
		minuscolo rivo denominato Rido del Vignal.  
		Attualmente è detto Vignal anche il frutteto, fino a pochi anni fa 
		vigneto, 
			
      nella località Grezot, 
		proprietà di 
		Bruno Emer. 
       
      
      
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    | 
      
		Visènzi 
		(fòr ai) | 
      F1
      CD LF ASTn1563 LA1823 CaTer | 
    (Vicenzi, Vicenci, Vicentii) Frutteti a N del 
	Bertus e a S del 
    Ri dela Mora racchiusi fra la 
	SS 43 
		dir e la 
			
       
	Strada dele Plazze. Il nome 
	contraddistingue l'antica proprietà prativa del "Visenzi", ovvero Vincenzo fu 
	Michele detto Zaton di Tres, residente a Dermulo già nel 1437 e sicuramente 
	si è sovrapposto al più vecchio toponimo che presentemente ci è sconosciuto. 
	Per lo stesso motivo in paese era detto ai Vicenzi,
	il colomello più tardi numerato 
	con il 16-17-18-19. Le p.f. interessate al toponimo vanno dalla 
	n. 591 alla n. 597.Nel 1753 è stato definito ai Visenzi anche un prato che in realtà era 
	estraneo al toponimo, essendo a monte della strada in località alla Mora. 
	Una situazione analoga si è presentata nel 1824, dove il Pra Comun è stato 
	definito Visenzi di Sopra.
 
       
      
      
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		Voltolìne 
		(su ale) | 
      F1 
		F2 F3 CD LF ACDe1848 APTa1663 ASTn1562 
		LA1817 CaTer AttiNotaioTomeo1374 | 
    Ampia zona di frutteti esposti a 
	mezzogiorno e posti a nord del tratto iniziale del
      Pissaracel. Il toponimo prosegue nel CC di 
	Coredo dove sorge l’omonimo maso. Forse in antico la zona apparteneva a 
	delle persone provenienti dalla Valtellina, d’onde il nome. La strada sulla 
	destra orografica del Pissaracel che si dirama dalla 
    SS 43
      dir è detta Strada delle 
	Voltoline. Nel 1275 troviamo il toponimo 
	Vantolinam che forse potremmo far corrispondere a Voltoline. 
       
      
      
       |  
    | 
      
		Zimitèri 
		(al) | 
      F3 CD | Dopo la 
		costruzione del nuovo cimitero nel 1923, il 
		toponimo è qualche volta utilizzato  per definire la zona 
		circostante delle Marzole e del
		Plantadiz. 
       
      
      
       |  
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		Zità 
		(la) | 
      F3 CD | (Città) Parte del 
		paese di Dermulo posta a sud del
      Pissaracel, forse chiamata così perchè con un 
		numero maggiore di 
      case
      rispetto al Borgo. Questo toponimo era già utilizzato 
		almeno dal 1876, tanto che appare citato assieme al Borgo nella poesia 
      “En viaz atorn la Val de Non” 
		di Bepo Sicher di Coredo. La Zità nell'Ottocento era detta anche 
		"frazione meridionale". Potremmo forse riconoscere un primo accenno alla 
		zona della Zità nell'appellativo riferito ad uno degli uomini di Dermulo 
		beneficiato dal vescovo Wanga nel lontano 1218, vale a dire Bonomo fu 
		Giovanni detto "de Contrata". La contrata o contrada, o ancora 
		contrà, 
		nell'ambiente del villaggio rurale si configurava come una località 
		caratterizzata da alcune case disposte lungo una strada.  
       
      
      
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		Zoccol 
		 | 
      F1 LA1848 | 
      Parte di terreno roccioso non ben definito 
		nella zona dei Regai. 
       
      
      
       |  
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		Zovet   | 
      LA1832 | 
      Il toponimo si incontra solamente una 
		volta, in un documento mediante il quale, la chiesa di Smarano prestava 
		un capitale ai fratelli Giacomo Antonio e Baldassarre Inama, figli del 
		fu Giovanni Francesco. Successivamente il debito rimase in carico a 
		Filippo, figlio del fu Giacomo Antonio Inama. Uno dei due terreni 
		ipotecati per il prestito, è descritto come "fondo arativo e vignato con 
		gelsi al Zovet", recante una superficie superiore alle 9 staia (quindi 
		più di 4000 mq) e ben delimitato dai quattro confini. Scorrendo le 
		proprietà di Filippo Inama, sono riuscito agevolmente a scoprire il 
		terreno interessato, localizzato al Raut e contraddistinto dalle p.f.
		585/1 e 585/2. Quindi si potrebbe 
		affermare con sicurezza che quelle particelle fossero denominate "Zovet". 
		Invece, esprimo un dubbio, che il toponimo sia il risultato di un 
		travisamento nella lettura del toponimo originale 
		Grezot. Infatti Grezot risulta documentato in varie occasioni per 
		contraddistinguere questa località. 
       
      
      
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      Zurlaia | 
      F1 ACDe1827 CaTerSa | 
      (Giurlaja) Zona di bosco alle 
		Plazze proprietà del CC di Sanzeno ma nei secoli scorsi sempre frequentata e sfruttata 
		dai dermulani come pascolo.
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