LE FAMIGLIE TAME'


 

DOCUMENTI

 

Il cognome Tamè, deriva etimologicamente, per contrazione del nome proprio Bartolomeo (Bartolomè ®Tolomè ®Tolamè ®Tamè). Nei documenti è facile trovare il cognome, anche nella forma plurale Tamedi.

Fin dal Cinquecento alcune famiglie Tamè, risiedevano a Maiano nei pressi di Cles, e proprio da qui ai primi del Seicento una persona, Mattheus Thamedi de Maiano, Plebis Clesij, si era trasferita a Tres, originando una discendenza ancora viva ai giorni nostri.

Vittore figlio di Matteo, nato nel 1650 a Tres e trasferito a Dermulo forse nel 1677 dopo il matrimonio con Giulia figlia di Giovanni Emer, è il capostipite dei Tamè di Dermulo. L’abitazione di Vittore dovrebbe essere nella casa detta ai Fabiani (più tardi casa n. 9-12) dove morirà nel 1701. Dal matrimonio con Giulia Emer, nasceranno almeno tre figli maschi di nome Simone Antonio, Giorgio e Giovanni Matteo ed una femmina di nome Caterina.[1]

 

 

I FIGLI DI VITTORE

 

a) Il primogenito Giovanni Matteo, il cui nome riprende quello dei nonni, nato nel 1679, si sposerà con una certa Caterina, abiterà a Taio ed avrà solo un figlio di nome Vittore (n.1699) probabilmente senza altra discendenza. Nel 1704 rimasto vedovo di Caterina, si risposa con Barbara Stancher figlia del fu Stefano di Piano. Dopo il 1715, Giovanni lascia Dermulo per andare a vivere a Piano, nei pressi di Banco. Nel 1737 rimasto ulteriormente vedovo, sposa Domenica Chini figlia di Lazzaro e vedova di Vigilio Chini. Nel documento di promissione di matrimonio, si dice che Giovanni abita a Pian.

b) Giorgio (n.1684) nei documenti lo si trova nominato pochissimo: una volta nel 1708 assieme ai suoi fratelli, una nel 1714 assieme al fratello Simone[2] ed un’ultima volta nel 1716 come confinante, sempre del fratello Simone, di un fondo arativo a Campolungo. Nel 1716 è pure menzionata sua moglie Margherita, partecipante alla Regola al posto del marito. E’ da supporre che nel 1716, Giorgio non abitasse nella stessa casa assieme al fratello Simone; addirittura è probabile che con la sua consorte avesse lasciato Dermulo (il che spiegherebbe la loro non menzione sui registri parrocchiali)[3] per abitare forse a Tres, paese del padre. Nel 1718 Giorgio compare come testimone nella stesura della carta di regola di Priò.[4] Nello stesso anno muore e della sua discendenza che arriverà fino ai giorni nostri parleremo nei prossimi paragrafi.

c) Simone Antonio nasce nel 1681 e sposerà nel 1704 Maddalena Gasperini. Dal matrimonio nasceranno almeno otto figli[5], la metà dei quali moriranno ancora giovani. Fra i quattro sopravvissuti, ricordiamo due femmine di nome Domenica, morta nel 1746, e Giulia (n.1707), e due maschi di nome Vittore e Giuseppe. Non siamo a conoscenza della data di morte di Simone, ma sicuramente è da collocare prima di quella della moglie Maddalena (+1746), più volte citata come vedova. Nella prossima sezione vedremo la discendenza a Dermulo di Simone.

 

 

 LA DISCENDENZA DI SIMONE (1681- ....)

 

Simone, come i suoi figli, abiterà in una porzione di casa detta ai Massenzi o più di frequente al Castel o Castelet (più tardi casa n. 9-12) che forse aveva abitato pure il padre Vittore. Dalla descrizione e dai confini si deduce che si trattava della parte adiacente alla strada comunale.

Vittore (1709-1744) figlio di Simone, sposa nel 1737 Caterina Betta figlia di Antonio di Seio ed avrà solo una figlia di nome Caterina. Di Caterina, nata nel 1738, si ha notizia solo una volta in un documento del 1748. Nel libro dei morti non è menzionata, quindi probabilmente si sarà sposata e trasferita in altro paese.

L’altro figlio di Simone, Giuseppe nato circa nel 1710 e morto dopo il 1781, lo troviamo citato nei documenti numerose volte nella veste di venditore di terreni o parti di casa. Vendite si diceva, e mai acquisti; una volta è citato come moroso nel pagare gli affitti di due fondi, uno alle Greute ed uno ai Visenzi per un totale di 42 Troni, a don Bartolomeo de Biasi, beneficiato da Castel Bragher. Tutto ciò fa presupporre una condizione economica non proprio tranquilla, come del resto lo era della maggior parte dei suoi compaesani.

In un documento del 1742, compare come testimone e si dice che abita a Taio, ma di sicuro sarà in via momentanea perchè in seguito lo ritroviamo a Dermulo.

Nel 1781 è regolano della comunità di Dermulo assieme a Bartolomeo Mendini ed è questa la sua ultima apparizione ufficiale.[6]

Giuseppe si sposa una prima volta con Caterina Bertagnolli di Fondo, che darà alla luce otto figli, fra i quali sopravvivranno Antonio, Maria Caterina e Maria Maddalena, quest’ultima circa nel 1768 fu serva al maso di Castel Bragher. Maria Caterina nel 1787, sposerà il vedovo Giovanni Bergamo. Nel 1774 Giuseppe rimane vedovo e poco dopo prende in sposa Teresa Giovanetti di Vervò, pure lei vedova. Anche da questo matrimonio nasceranno cinque figli, tutti, tranne Giuseppe Valentino (n.1782), morti poco dopo la nascita. Di Giuseppe Valentino non si sono avute altre notizie oltre alla registrazione della nascita.

Antonio nato nel 1740, sposerà nel 1763 Ursula Inama figlia di Bartolomeo. Ursula darà alla luce ben undici figli: dieci femmine, fra le quali due gemelle ed un maschio, ma di questi ne sopravvivranno solo tre o quattro.

Antonio al contrario del padre, compare nei pochi documenti che lo nominano[7], come compratore di terreni e animali. Compare anche nell’inventario dei beni della chiesa di Dermulo del 1766, come conoscitore di tali questioni.

Nel 1803, Antonio si trasferisce con la famiglia a Brescia, estinguendo così a Dermulo la linea di Simone.

 

 

LA DISCENDENZA DI GIORGIO (1684-1718)

 

Vittore (ca.1717-1767) l’unico figlio di Giorgio di cui si ha notizia, sembra abitare, almeno fino al 1749, nella casa alla Catuzza (più tardi n. 6). Il destino di Vittore è legato a quello delle famiglie Endrizzi, in primo luogo per il suo matrimonio con Barbara figlia di Enrico e poi come vedremo, per altri importanti fatti che sicuramente hanno contribuito a migliorare la sua condizione economica.

Nel 1749 moriva suo cognato Gregorio Endrizzi, lasciando due figlie in tenera età di nome Lucia e Domenica di cui Vittore è nominato curatore[8]. Nel 1750 Vittore in tale veste, vende agli eredi di don Pellegrino Moggio un campo alle Longhe, proprietà Endrizzi. Nel 1754 prende in locazione perpetuale da Giovanni Matteo Widmann cancellerie di Castelfondo, un orticello presso la sua casa, che in precedenza era stato ceduto allo stesso Widmann, dagli eredi Endrizzi.

Vittore, o meglio la moglie Barbara, possedeva già nel 1749 una parte di casa Endrizzi, quale erede del padre Enrico, (+1725). Nel 1748 Vittore attuerà una permuta fra un suo revolto nella casa della vedova Massenzia (la futura n. 5) e una parte di casa Endrizzi proprietà di Gregorio[9]. Nel 1766, Vittore è beneficiato nel testamento dei fratelli Endrizzi, cugini della moglie, morti a Mezzocorona senza discendenza. Dal documento, risulta che a Vittore fù attribuita un’altra parte di casa.

Di Vittore ci sono noti due figli: Gio.Batta (n.1754) di cui l’unica cosa risaputa è il nome, e Giovanni Maria (1742) capostipite delle ultime due linee della famiglia.

Giovanni Maria (1742-1811) figlio di Vittore, sarà l’unico proprietario della casa Endrizia più tardi n. 4. Nel 1774 infatti aveva acquistato per 50 Ràgnesi una parte di casa incorporata alla sua, dai fratelli Giacomo e Gaspare Inama e da Michele Busetti di Taio.

Dal suo matrimonio con Domenica Nesler di Malosco, nacquero cinque figli: Simone, Antonio, Giuseppe, Vittore e Barbara.

Barbara (1795-1838), Simone (1781-1844) e Antonio (1793-1855) non si sposarono e rimasero fino alla morte nella loro casa n. 4, Giuseppe e Vittore origineranno i due ceppi Tamè soprannominati rispettivamente Giovannimarii e Vetori che vedremo nelle prossime sezioni.

 

 

GIUSEPPE (1779-1840) f. DI GIOVANNI MARIA

 

Giuseppe si sposa la prima volta con Teresa Nicoletti, poi rimasto vedovo si risposa con Domenica Inama figlia di Silvestro dal cui matrimonio nacquero i seguenti figli: Vigilio, Giovanni Maria, Vittore e Domenica. (V. Lista n. 1)

a) Vigilio (1831-1915) rimase celibe, e fu per lungo tempo guardia campestre e guardia boschi del Comune, e negli ultimi anni stradaiuolo nel tratto di strada Dermulo-Sanzeno. Nel 1873 acquista assieme al fratello Vittore, dagli eredi di Giuseppe Mendini di Taio, il grande terreno alle Fasse, in parte ancora oggi in possesso dei pronipoti di Vittore.[10]

b) Giovanni Maria (1816-1896) il più vecchio dei fratelli di professione muratore, era sposato con Teresa Lorenzoni e abitava nella casa n. 8. Tale casa una volta era proprietà della famiglia Endriocher, il cui ultimo discendente, Celeste, si era allontanato da Dermulo nel 1865 e non vi aveva più fatto ritorno. Vigilio Tamè fu nominato curatore di Celeste e quando nel 1892 si decise la vendita dei suoi beni, Giovanni Maria Tamè acquista la casa, e lo stesso Vigilio un terreno alle Grente. Dei quattro figli maschi di Giovanni Maria, due di nome Luigi (1849-1879) e Massimino (1855-1890) rimasero celibi, Luigi morì in Polonia dove risiedeva almeno dal 1872; Massimino visse per un certo periodo a Parigi da dove tornò nel 1889. Nello stesso anno fu processato per diserzione, ed il successivo morì causa la tubercolosi. Giovanni (n. 1860) sposava nel 1901 Gioseffa Eccher figlia di Filippo, dal loro matrimonio nacque nel 1902 Erina, poi emigrarono in Usa a Lafferty dove vennero al mondo altri quattro figli. Fra questi, Giovanni Filippo ha dato origine a una discendenza ancora oggi presente negli Usa, benché il cognome originario Tamè, sia stato sostituito con il più pronunciabile (per gli americani), Thomas. Giuseppe (1847-1897) altro figlio di Giovanni Maria, con la moglie Bertha Maronde[11] e l’unica figlia Ida Mina abitava a Berlino. Alla morte di Giuseppe il cugino Emanuele fu nominato curatore di Ida Mina.

c) Vittore (1823-1900) ricoprì dal 1870 l'incarico di stradino, dapprima nella tratta Revò - Dermulo e poi da Taio a Malgolo. Egli risiedeva con la moglie Lucia nella casa n. 4 che poi passerà al figlio Emanuele (1868-1921). Oltre al citato Emanuele che sposerà Maria Asson di Don, e morirà nel 1921 causa ferite riportate in guerra, Vittore aveva altri cinque figli: Dionigio (1859-1943) che sposerà Oliva Ziller di Sanzeno, Cesare (n.1865) apprendista calzolaio trasferitosi a Romallo dai nonni materni e poi forse emigrato in America, Albina (n.1858) maritata con Daniele Endrizzi di Don, Maria (n.1861) andata in moglie a Enrico Pallanch di Fai e Rosa (1863-1949) che sposerà Costante Tamè di Dermulo.

Dionigio si era sposato nel 1887 con Oliva Ziller e nel 1901 e 1902 abitava a Sanzeno dove nacque la figlia Silvia. Dal 1890 svolgeva la funzione di stradino nel tratto di strada da Dermulo a Malgolo. Nel 1914 Dionigio costruisce una casa nuova (sarà numerata con il 41) nel suo campo alle Fasse. Dal matrimoni di Dionigio con Oliva, nasceranno ben 14 figli, ma solo 6 di questi raggiungeranno l'età adulta: Enrica, Giuseppe (Padre Filippo), Maria, Silvia, Vigilio e Agostino.

I discendenti di Vittore portano il soprannome Torlo.

d) Domenica nata nel 1819 sposa nel 1845 Giacomo Biada di Lover.

 

 

 

VITTORE (1787-1855) FIGLIO DI GIOVANNI MARIA

 

Vittore di professione muratore, era anche manente del barone Widmann ed abitava quindi nel maso al civico n. 25. Dal matrimonio con Teresa figlia di Giobatta Inama, nacquero ben sedici figli, (V. Lista n. 2) di cui cinque morirono giovanissimi, due femmine di nome Domenica (n.1816) e Matilde (n.1818) sposarono rispettivamente nel 1841, Baldassare Inama figlio di Silvestro e nel 1844, Giacomo Inama figlio di Giovanni. Rosa (n.1825) rimase nubile e alla sua morte avvenuta nel 1900, lasciò un legato di 400 Fiorini alla chiesa di Dermulo per il mantenimento del lume eterno, davanti al Santissimo. Dei figli maschi, Vittore (1833-1894) intraprende la via ecclesiastica e diventerà parroco con il nome di Don Domenico. Almeno dal 1869 al 1877, è curato a Piazzola di Rabbi, e più tardi a Vervò, sempre seguito dalla sorella Rosa come domestica. Nel 1850/51 Domenico, da quanto si ricava dalla cronaca della scuola, fu maestro a Smarano. Giovanni Casari, autore della cronaca, a proposito di Domenico dice: "..di ottimo esempio alla scolaresca e a tutti, ammalatosi venne supplito da altro educatore.." Altri due figli di Vittore: Luigi (n.1835) e Filippo (n.1823) moriranno di colera nel 1855; Giovanni (1827-1876) si sposerà con Caterina Inama figlia di Valentino e sarà l’unico figlio di Vittore ad avere discendenza.

Nel 1834 Vittore compera da Antonio Martini di Taio, una “casa, uno stabbio ed un orto aderente[12]. La casa nel 1853 sarà ristrutturata dallo stesso Vittore, e dopo il 1860, (le era stato assegnato il numero civico 28) abitata da Giovanni che nel frattempo aveva lasciato la mansione di masadore del barone Widmann[13].

Caterina moglie di Giovanni, diede alla luce dieci figli di cui quattro morti in giovane età. Dei tre figli maschi si fermerà a Dermulo solo Costante (1852-1929), che sposerà Rosa Tamè (n.1863) figlia di Vittore. Infatti Domenico (1863-p.1925) e Candido (1868-1917) raggiungeranno Shepton in Pennsylvania, dove dovrebbero esserci ancora oggi dei discendenti. Domenico era sposato con una certa Carlotta ed aveva tre figli: Caterina, Fiorenza e Giuseppe che nel 1926, quando fu nominato loro curatore Demetrio Inama, erano ancora minori. Candido aveva preso in moglie Virginia Mendini figlia di Tobia, dalla quale aveva avuto un figlio di nome Francesco Ernesto.

Le tre figlie di Giovanni: Maria, Brigida e Irene, sposano rispettivamente Giuseppe Mendini di Dermulo, Giobatta Endrizzi di Vervò e Eugenio Eccher di Dermulo.

Come abbiamo detto, la casa n. 28 è abitata da Costante e dalla sua famiglia. Dei suoi due figli maschi, Germano n.1892, morì nel 1914 a Fortezza in una operazione di guerra, Emanuele n.1891, raggiunge gli zii in Usa, a Shepton. Fra le cinque figlie, Maria n.1889 sposa Angelo Inama figlia di Giuseppe di Dermulo, Candida Emma il falegname Pietro Zambiasi di Taio e Addolorata, Luigi Menapace di Sarnonico.

Emanuele, che nel frattempo faceva il macellaio a New York, si è sposato per ben tre volte: la prima con Erminia Daldoss, dalla quale aveva avuto un figlio chiamato Emanuele Enrico, la seconda volta con una certa Silvia originaria di Malgolo ma residente negli USA, dalla quale avrà un altro figlio di nome Silvio, ed infine tornato in Italia prese in moglie Carmela Toll di Fondo.[14]

 


[1] Potevamo esserci altri figli che però non compaiono nei registri.

[2] In questa occasione viene loro concesso l’utilizzo “del bene comunale”. Ne deriva che il padre Vittore fu sempre considerato come foresto, e pure i suoi figli Simone e Giorgio fino al 1714.

[3] Nei registri dei nati e battezzati di Taio non risulta che sia nato nessun figlio dal matrimonio di Giorgio e Margherita; è ben vero anche che Giorgio morì all’età di 34 anni e forse Vittore fu l’unico suo figlio.

[4] Cfr. Fabio Giacomoni “Carte di regola e statuti delle comunutà rurali trentine” Vol III.

[5] Potevamo esserci altri figli che però non compaiono nei registri.

[6] La sua seconda moglie Teresa diede alla luce l’ultimo figlio il 27 marzo 1787, quindi sicuramente fino al 1786 Giuseppe era ancora in vita.

[7] Con la formula “vivente separato dal padre”.

[8] Domenica morirà poco tempo dopo lasciando la sorella Lucia unica erede del padre.

[9] Si trattava esattamente della porzione a Nord della casa Guelmi.

[10] Si tratta del terreno sottostante la casa di Claudio Tamè e quello oggi in possesso di Giuseppe Endrizzi.

[11] Il Comune di Dermulo per vari motivi ha sempre risposto negativamente alla richiesta di matrimonio fra Giuseppe e Bertha.

[12] Il Martini a sua volta l’aveva acquisita da Giovanni Mendini.

[13] La casa n. 28 nel 1860 risulta intestata a Don Domenico Tamè, però sarà abitata dai suoi fratelli. Più tardi una parte di casa passerà in proprietà a Baldassare Inama (cognato di Don Domenico) e poi al figlio Agostino.

[14] Informazioni avute da Lidia Inama, nipote di Emanuele.