LE FAMIGLIE MENDINI

 

LA LINEA DI GIOVANNI LA LINEA DI GIACOMO
DOCUMENTI 
 
LISTA 2   LISTA 3 LISTA 1

 

 

Cito testualmente quanto riportato nel volume Araldica Tridentina a proposito dei Remondini - Mendini: “Famiglia di notai[1] da Dermulo in Val di Non, elevata nel 1447 alla nobiltà episcopale tridentina dal vescovo Giorgio de Hack:[2] Da un Runondinus de Ermulo è derivato il cognome Runondini, mutato in Remondini, dal quale verrebbe l’abbreviazione di Mendini: infatti la probabilità che i Mendini siano i discendenti dei Runondini sarebbe convalidata dal fatto che ambedue le famiglie si fregiavano del medesimo stemma”.

Al foglio 58 a,b, del Codice Clesiano si legge: Privilegium Nobilitationis Gregorii filii q. Runondini de Ermulo vallis Anaunie. Georgius etc. Nobilitat sopradictum et suos filios, et concedit arma; clipeus cum campo rubri coloris cum medio lepore etc. Dat exemptionem a collectis etc. Dat. In Caldaro 20 octobr. 1447[3]

Desiderio Reich afferma che nel 1442 “Giorgio Runondini aveva la curia[4] in Dermulo, vi venne Michele Thon? vic. di Val di Non a trattare coi comuni del Mezalone fino a Proves, che vennero esonerati dal concorso delle spese per le strade ed i ponti”.[5]

Il Lorenzi osserva che molto probabilmente la forma Runondinus sia dovuta ad un errore di lettura e sarebbe quindi da correggere con Rumondinus; perciò ritiene “che il cognome Mendini sia diminutivo e raccorciamento di un nome personale germanico finente in  -mondo, mund = protezione.”[6]. Sicuramente il Lorenzi ha ragione infatti nelle vecchie pergamene si legge chiaramente in varie occasioni il nome Raimondino.

Proprio un Raimondino citato come già defunto in un documento del 1340 potrebbe essere il capostipite dei Mendini. In questa pergamena rogata a Tassullo, Enrico di Castel Valer investiva Nicolò Svestlino di Campotassullo, di un terreno a Dermulo in località a Femila, dove era un Nascimbene del fu Raimondino che lavora il campo per il locatore Enrico, e un Muzo figlio di Mucio di Campotassullo. Nascimbene aveva sicuramente due figli: Nicolò e Odorico, il primo è citato come confinante in un documento del 1377 il secondo compare nell’elenco di abitanti di Dermulo del 1346, come testimone in un atto del 1357 e come confinante di un terreno a Dermulo nel 1380. Un altro figlio di Nascimbene dovrebbe essere stato il Raimondino padre dei sotto citati Gregorio, Nascimbene, Nicolò e Antonio, ma allo stato attuale manca la prova documentaria.

Di Raimondino conosciamo quattro figli Gregorio, Nascimbene (1446)[7], Nicolò e Antonio.

Gregorio aveva un figlio di nome Vincenzo Raimondino (1471),[8] probabilmente chiamato semplicemente Mendino da dove deriverà il cognome Mendini. Nascimbene, dal quale sembrano discendere le famiglie Massenza, un figlio di nome Francesco.

Gregorio compare come testimone in un documento del 1438 con il quale Sigismondo di Thun donava ai sindaci delle comunità di Tres, Vion, Segno, Dardine, Mollaro, Tuenetto e Taio la regolanaria una volta esercitata da Ottone di Tuenetto in quelle ville.[9] Un’altra citazione di Gregorio si trova in una pergamena del 1438 rogata a Taio.[10]

Nicolò compare in diversi documenti a partire dal 1437 come possessore di casa e terreni a Taio.

Antonio, secondo Benedetto Chini sarebbe il capostipite delle famiglie Barbacovi, in quanto comparirebbe in un documento come “Antonio del fu Raimondino detto Barbacou”.[11] Sarebbe interessante poter vedere questo documento, sia per attestare l’esistenza di Antonio, sia per il soprannome Barbacovi che io ho riscontrato in altre pergamene ma affibbiato a un Nicolò.

In una pergamena del 1513 si menziona un Nicolaus fq. Mendini olim Gregori venditore di un terreno alla Cros a Dermulo. Fra i confinanti di questo terreno compare Giovanni fratello di Nicolò.[12]

Dal catalogo dei Nobili rurali del 1529, si apprende che a Dermulo vivevano quattro famiglie Mendini e cioè: Giovanni Antonio, Tomeo, Giorgio[13] e Nicolò. Tomeo (Tommaso) era tassato per 1 lira, gli altri per 2.[14] La paternità e che grado di parentela avessero fra loro queste persone non è dato a sapere.

Nel 1535 troviamo Mendino, Romedio e Gregorio figli del fu Giovanni Mendini. Il primo che era sposato con una certa Domenica di Smarano, morì circa nel 1554 lasciando solo una figlia di nome Marina della quale lo zio Romedio era curatore. Romedio nel 1550 si univa in matrimonio con una figlia di Antonio Inama di cui non conosciamo il nome.[15] Lo stesso Romedio si trova citato come testimone nel 1561.[16] Da Gregorio discese solo una figlia di nome Anna che sposerà Leonardo De Hendricis di Don.

Forse il Giovanni Antonio del 1529 era lo stesso Giovanni già morto nel 1535?

Di Tommaso, morto prima del 1553 si conosce il figlio Andrea che probabilmente almeno a Dermulo non ha lasciato discendenza. (Vedi più avanti l’ipotesi su Borz.)

Di Nicolò non ho trovato altre menzioni, e vista la ripetizione dell’uso del nome nella linea di Giovanni (V. Tav. 6) si potrebbe ipotizzare che fosse un loro capostipite, ma come detto mancano elementi certi per affermare ciò.

Fra il 1571 e il 1575 si riscontrano nei documenti due persone entrambe di nome Antonio, uno è figlio del fu Giovanni l’altro del fu Giacomo. Nel 1571 Fabiano Massenza è curatore degli eredi di Giovanni Mendini, quindi si presume che in quell’anno i figli fossero ancora in minore età. Nello stesso documento si nomina anche Caterina vedova di Giovanni.

I due Antonio compaiono anche in un documento del 1602 dove per uno di loro si specifica che era figlio del fu Giovanni. Antonio fu Giovanni si era sposato nel 1574 con Maddalena figlia del maestro muratore Rocco de Redis di Tassullo.[17] (V. Tav. 5) Allo stesso Antonio nel 1625 veniva rinnovata l’investitura di alcuni beni in Dermulo (fra i quali una casa) da parte di Francesca Margherita vedova del barone Carlo di Spaur e Valer. La casa in questione era detta Oltra il rì, si trattava quindi della futura casa n. 13-14, oggi Via del Borgo n. 6/8/10.[18] La precedente investitura risaliva all’anno 1600.

Nel libro dei nati e battezzati le prime famiglie Mendini di cui risultano registrati i figli, sono quelle dei fratelli Giovanni, Giacomo ed Antonio II°; questi che erano nati sul finire del ‘500 erano a loro volta figli di un Antonio (I°). Come abbiamo visto sopra le persone di nome Antonio all’incirca coetanee e viventi a cavallo tra il 500 e 600 erano almeno due: uno era figlio del fu Giovanni, l’altro del fu Giacomo. Non sono stato in grado di stabilire chi fosse l’Antonio “giusto” e nemmeno chi fosse il loro nonno paterno, quindi nella Tav. 4, mi sono servito di frecce tratteggiate e punti di domanda. Tutte le supposizioni comunque sembrerebbero portare alla conclusione che il nostro Antonio I° fosse stato il figlio di Giovanni.

Antonio II° (ca.1590-1662) dalla moglie Maria Gallo ebbe diversi figli ma nessuno di loro avrà discendenza a Dermulo. Dopo la morte del marito la vedova Maria venderà la loro casa detta “casa dei Mendini” a Pietro Panizza di Taio.[19] La discendenza di Antonio a Dermulo si estinguerà con i figli Pietro e Simone che si trasferiranno circa nel 1683 in territorio bresciano. Nello stesso anno i due fratelli vendevano al nobile Antonio Mendini loro cugino, una parte di casa incorporata nella “casa mendina” più tardi numerata con il 22.

All’incontrario Giovanni e Giacomo, capostipiti dei due rami Mendini, ebbero una notevole discendenza ancora oggi vivente a Taio e nelle Quattro Ville. (Vedi Tav. 5 e Tav. 6).

Come abbiamo detto nelle liste del 1529 risultano a Dermulo 4 persone con cognome Mendini, nel 1636 solo una, e nel 1760 ben cinque. Nel 1636 anche a Taio c’è una famiglia Mendini, che dovrebbe essere quella di Matteo e nel 1760 vive una nobile famiglia Mendini pure a Casez.[20] Il Mendini di Casez suppongo sia il discendente di quell’Andrea Mendini che nel 1630 abitava a Borz dove era agente di Bonifacio Betta di Malgolo.[21] Oppure potrebbe aver fatto parte della linea Mendini di Sanzeno originata da Giacomo Antonio figlio di Giacomo Mendini di Dermulo. Nei registri parrocchiali di Sanzeno nel 1574, si trova notizia della nascita di Lorenzo Mendini, figlio di Antonio e Clara. Un altro Lorenzo, ma questa volta figlio di Andrea, risulta nato nel 1637. La registrazione della nascita di Andrea non compare, si presume che fosse un figlio del primo Lorenzo e che sia nato tra il 1600 e il 1610.[22] Possiamo quindi ipotizzare che Antonio fosse un figlio di quell’Andrea Mendini di Dermulo citato nel 1553.

Nella carta di regola della comunità di Banco del 1728, troviamo fra i vicini due nobili della famiglia Mendini: Nicolò e Pietro. Nella casa di quest’ultimo (“nella stuffa della casa di maistro Pietro Mendin”) si svolse la riunione della regola nel 1764 per la revisione di alcuni capitoli della carta di regola di quella comunità.[23]

Nel 1781 un certo Bortolo figlio del fu Pietro Mendini, sposato con Maria Bertolini di Romallo abitava a Banco.

 

LA LINEA DI GIACOMO (ca.1600-1668)

 

I discendenti della linea di Giacomo rispetto a quelli di Giovanni si manifestano già nel Seicento più facoltosi ed attivi nel campo delle compravendite. Il loro già considerevole patrimonio di terreni e case, veniva continuamente arricchito, approfittando anche spesso delle persone a cui avevano prestato denaro. I contratti di censo stipulati dai Mendini nella veste di censualisti sono numerosissimi; in quei tempi infatti per la penuria di soldi fra la gente comune, era consuetudine chiedere prestiti alle persone o enti, ad esempio la chiesa, che possedevano qualche somma. Il prestito, naturalmente veniva sempre assicurato su uno o più beni, i quali beni, poi passavano al censualista, quando il censuario non riusciva a far fronte ai propri impegni.

Dal matrimonio di Giacomo (n. ca.1600) con Ursula Manincor nasceranno due figli maschi: Giacomo II° (1642-1717) e Antonio (1636-1713) ed una femmina di nome Maddalena che andrà in moglie a Filippo Cavos. La discendenza di Giacomo II°, molto numerosa, a Dermulo si estinguerà nel XX° secolo, quella di Antonio si spegnerà con le quattro nipoti.

 

 ANTONIO (1636-1713) FIGLIO DI GIACOMO I°

 

Antonio, era il figlio maggiore di Giacomo ed era proprietario di una parte di casa al Plazol (più tardi n. 23) e di una parte di casa vecchia dei Mendini (più tardi n. 20-22). Una prima parte della casa al Plazol, era stata comperata da Antonio nel 1684; nel 1690 invece, acquista con il fratello Giacomo la porzione rimanente, da Matteo Bertolasi di Cles. Antonio aveva acquisito anche la casa di Vittore Massenza, la qual casa fu poi venduta nel 1693 a Michele Inama.

Dal matrimonio fra Antonio e Lucia, nasceranno almeno due figli maschi di nome Antonio II° e Giacomo Antonio. Il primo si era sposato con Maddalena Rizzardi di Coredo[24] che gli aveva dato solo un figlio di nome Silvestro (1708 –1714). Nel 1717, Antonio II° compera da Pietro Panizza di Taio, una parte di casa al Plazol e nello stesso anno la permuta con parte della casa vecchia dei Mendini proprietà del cugino Giacomo III°. Il 5 luglio 1733, Antonio II° redige testamento per mano del notaio Ferdinando Panizza. Nel documento, non avendo discendenti, eleggerà suo erede universale il cugino Giacomo III° e inoltre lascerà 17 messe legatarie, da celebrare annualmente, nella chiesa dei SS. Filippo e Giacomo per se e per la moglie Maddalena. Il 2 febbraio 1737, ormai vedovo da un anno ed in procinto di morire, modifica leggermente il testamento in favore dell’erede.

Giacomo Antonio abiterà nella parte a nord della casa vecchia dei Mendini e si sposerà nel 1687 con Anna Barbacovi di Taio. Dal matrimonio nasceranno quattro figlie: Domenica (1691), Dorotea (1696), Margherita (1699) e Ursula (1703) che si sposeranno rispettivamente con Bartolomeo Pollini di Tavon, Antonio Bergamo di Taio, Giovanni Barisella di Tuenno e Valentino Chilovi di Taio.

Giacomo Antonio nel 1723, disporrà che la casa dopo la sua morte e quella della consorte Anna, debba spettare alla figlia Ursula. Nel 1747, Ursula cederà la casa a Giacomo III° Mendini per la somma di140 Ràgnesi.

 

 

  GIACOMO II° (1642-1717) FIGLIO DI GIACOMO I°

 

Giacomo II° sposato con certa Maria, secondo i documenti aveva due figli: Giacomo III° e Giacomo Antonio che morirà celibe nel 1735.

Il nobile Giacomo Mendini III°, già nel 1710, abitava nella casa detta Guelmi, proprietà dei fratelli notai Alberto e Matteo Guelmi di Scanna. In questa casa rimarrà circa fino al 1738, anno in cui dovrebbe andare ad abitare nella parte di casa vecchia dei Mendini ereditata dal cugino Antonio.

Dal matrimonio con Veronica Bott di Malgolo, nasceranno i seguenti figli: Giacomo Antonio, Romedio Maria, Gioachino Antonio e Maria Orsola, tutti menzionati nel testamento del padre, rogato nel 1745 dal notaio Giovanni Francesco Barbacovi di Taio. Da tale atto, risulta il cospicuo patrimonio di cui Giacomo III° era in possesso, fra il quale spiccano le due case a Dermulo. Si trattava di parte della casa vecchia dei Mendini, per volontà testamentaria, lasciata ai figli Romedio Maria e Gioachino Antonio e parte della casa detta ai Marini (più tardi n. 8) lasciata al figlio maggiore Giacomo Antonio. Alla figlia Orsola, che si sposerà nel 1764 con Tommaso Simbeni di Don, Giacomo lascia la ragguardevole somma di 1000 Ràgnesi. Nel 1796 Maria Orsola, vedova del Simbeni, lascia alcuni legati pii e cioè una quarta di sale per ogni famiglia di Dermulo da distribuirsi l’anno della sua morte; una tronda a tutti quelli che parteciperanno al suo funerale; una messa bassa da celebrarsi dal primissario entro la Madonna d’agosto; ed alla curia di Trento 12 Carantani.

Giacomo Antonio si trasferirà a Sanzeno, avrà due figli di nome Giacomo Antonio[25] e Michele che porteranno avanti la discendenza fino alla fine dell’800. Michele era notaio a Sanzeno dove aveva rogato parecchi atti oggi consultabili presso l’ A.S.T.

Gioachino Antonio, morirà nel 1754 celibe all’età di 18 anni e Romedio Maria rimarrà l’unico discendente a Dermulo della linea di Antonio.

 

 

ROMEDIO MARIA (ca.1733-1798) FIGLIO DI GIACOMO III°

 

Dal catasto teresiano del 1790, il nobile Romedio Maria Mendini,[26] risulta proprietario di ben 41 terreni e di due case: la casa vecchia dei Mendini e la casa al Plazol. Quest’ultima, non risultando nel testamento del padre Giacomo, presumibilmente fu acquisita in seguito.[27]

Romedio Maria, si sposa circa nel 1754 con Marianna Stancher di Tavon, la quale darà alla luce cinque maschi e tre femmine. I maschi sono: Giuseppe (1760-1823), Giacomo (1762-1841), Gioachino (1764-?), Romedio (1765-1834)[28] e VIGILIO (1773-d.1815). Le femmine: Caterina n.1755, che sposerà Bartolomeo Zandron, Veronica n.1756 e Teresa n.1771. (V. Lista n. 1)

Di Gioachino non si hanno notizie, il suo nome non compare nel registro dei morti, ed è quindi probabile che si fosse trasferito in altro luogo.

Romedio visse celibe nella parte ad est della casa n.23, una volta detta al Plazol. Romedio ricoprirà per diversi anni (1821-1827) la carica di Capocomune, e di deputato nell’amministrazione comunale. Alla sua morte il nipote Romedio figlio del fu Vigilio, divenne suo erede.

 

a) GIUSEPPE di professione tessitore abitava nella casa n.20-22, dal matrimonio con Domenica Chini di Vervò, nacquero otto figli dei quali fra i maschi, solo uno di nome Romedio si sposerà. Anche questo Romedio, fra il 1820 e il 1830 fu molto attivo all’interno dell’amministrazione comunale sia come capocomune, sia come cassiere che deputato. Con la morte di Teresa figlia unica[29] di Romedio e Cecilia Deromedis, si estinguerà questo ceppo Mendini. Teresa infatti, che era nata nel 1815, sposava nel 1845 Pietro Inama figlio di Baldassare, e la casa vecchia dei Mendini diveniva proprietà Inama.

 

b) GIACOMO secondogenito di Romedio Maria, possiede assieme al fratello Romedio, la casa al Plazol ed il maso Stancher a Tavon. Nel 1783, Giacomo sposa Domenica Franceschini di Tres e dopo qualche periodo si trasferisce a Taio dove intraprende l’attività di negoziante. Sicuramente fra i fratelli, Giacomo[30] era il più facoltoso, ciò è anche testimoniato dai molti contratti di compravendita che lo vedono protagonista. Gli stessi Giuseppe e Vigilio vendettero a Giacomo molti terreni a Dermulo.

Giacomo aveva almeno cinque figli, di cui tre maschi di nome: Giacomo, Romedio e Giuseppe. Il primo nato nel 1795 intraprenderà la carriera ecclesiastica e sarà Primissario e maestro a Dermulo dal 1832 fino al 1873; il secondo nato circa nel 1785 era pretore (nel 1820 ad Asiago), nei documenti comunali era chiamato “Signor Consigliere Mendini”, non si conosce se fosse sposato, ma a Taio comunque non ha lasciato discendenza[31]. Romedio aveva ereditato dal padre la parte di casa al Plazol e forse più tardi aveva comperato l’altra metà dagli eredi dello zio Romedio. Dal 1812 abiterà in parte di detta casa al Plazol Vittore Brida di Tres masadore del dottor Romedio Mendini.

Giuseppe (ca.1790-1866) altro figlio di Giacomo[32] sposa nel 1820 Maria Corazzola di Tres ed è il capostipite delle famiglie Mendini con il soprannome Zéseri tuttora dimoranti a Taio. A Dermulo Giuseppe possedeva moltissimi terreni ed era pure proprietario del Mas dela Fam. Alla morte del fratello Romedio eredita la parte ovest della casa al Plazol che poi nel 1873 i figli Celeste, Luigi e Filippo e venderanno a Lorenzo Inama.

 

c) VIGILIO Il figlio più giovane di Romedio, si sposa nel 1800 con Maria Fedrizzi di Toss. Dei quattro figli solo Romedio (n.1802) porterà avanti la discendenza. Vigilio circa nel 1811 si trasferisce con la famiglia a Tavon, nel maso che fu dei nonni materni e che sua madre Marianna aveva ceduto ai suoi figli Romedio e Giacomo nel 1794.[33] Probabilmente dopo la morte del padre Vigilio, avvenuta a Tavon intorno al 1823, Romedio torna a Dermulo, dove nel 1829 sposa Lucia Inama figlia di Giovanni Domenico Fogia. Dapprima abiterà assieme allo zio Romedio nella casa n. 23, poi dopo la sua morte si trasferirà nella casa n. 13-14, acquisita mediante una permuta con Teresa moglie di Gio.Batta Inama. Quest’ultima infatti in cambio della casa, riceverà da Romedio molti dei terreni avuti in eredità dallo zio.

Nel 1835 Romedio è nominato erede della sostanza dello zio Romedio (1765-1834). Nel 1870, Romedio manteneva una donna di servizio nella persona di Barbara Sparapani di Preghena.

Con la morte dei suoi nipoti Angelo (+1962) e Rosalia (+1973) figli rispettivamente di Tobia e Giuseppe, il cognome Mendini si estinguerà da Dermulo.

 

 

 LA LINEA DI GIOVANNI (1573-1629)

 

Giovanni nei primi anni del ‘600, abitava a Taio, dove era manente nel maso del nobile Gio.Batta Panizza.(V.Tav. 6) Dal matrimonio con una tale Caterina, nacquero tre figli maschi di nome Giovanni Giacomo (1615), Matteo (1619) e Antonio (ca. 1605) e tre femmine: Caterina (1612), Massenzia (1621) e Francesca.[34] Tutti tre i figli maschi erano sposati e a loro volta avevano figli. Antonio e Matteo rimasero a Taio nella casa vecchia dei Panizzi, fino al 1646 e poi ritornarono a Dermulo nella casa mendina.

Matteo, era in arretrato coi pagamenti degli affitti e quindi sempre nel 1646, dovette cedere a Gio.Batta Panizza alcuni suoi terreni e precisamente: il broilo sotto la casa, un terreno a Roncho, uno alle Late ed un altro a Cavauden.

Sempre nel 1646, anche Antonio si rende protagonista di alcune vendite di terreni a Gio.Batta Panizza, probabilmente, ancora in relazione a problemi di affitto. I terreni interessati erano alla Cros o S. Giustina, a Cambiel, alle Due Vie e a Cavauden.

Nel medesimo anno, Antonio permutava una cantina ed un revolto, nella casa vecchia dei Mendini, con una stalla ed un revolto nella casa Mendina posseduti da Paolo Bevilacqua di Termenago[35].Questo andito, sarà poi ceduto dal Bevilacqua, a Pietro fu Stefano Panizza di Taio.

Paolo, figlio del fu Nicolò Bevilacqua[36] di Termenago, in Val di Sole, aveva sposato una sorella di Antonio, presumibilmente Caterina, ed aveva abitato per alcuni anni a Dermulo. Ciò si evince, da alcuni documenti che lo citano come testimone.

La discendenza dei fratelli Matteo e Giovanni Giacomo, almeno a Dermulo, sembra esaurirsi con i loro figli, da Nicolò figlio di Antonio invece, nascerà una numerosa progenie che arriverà fino ai giorni nostri.

 

 

NICOLO’ (1647-1751) FIGLIO DI ANTONIO

 

Nicolò si sposò nel 1675 con Elisabetta Stringari di Nanno. Da questo matrimonio nacquero ben quattordici figli, dei quali sopravvissero solo quattro maschi e tre femmine. I maschi: Pietro Antonio, Giacomo, Pietro e Giovanni presero tutti moglie ed abitarono nella casa mendina, detta anche dei Mendini di sotto.

Giacomo (1689-1738) e Pietro (1683-1729) sposati rispettivamente con Maria Bertagnolli e Caterina Valemi, molto probabilmente estinguono le loro discendenze con i figli. Pietro addirittura, sembra non avere alcun figlio.[37] Da Giacomo e Maria invece, erano nati tre maschi e due femmine che rimasero orfani del padre in tenera età. Di questi figli, ritengo che solo Maddalena avesse raggiunto l’età adulta. Dopo il suo matrimonio con Giovanni Marchetti di Toss venderà la casa paterna a Francesco Mendini.

Pietro Antonio (1681-1751) e Giovanni (1688-1740) di cui parleremo nelle prossime sezioni, lasceranno invece una numerosa discendenza a Dermulo, Taio e nelle Quattro Ville.

Nicolò, aveva anche tre figlie di nome Annamaria (n.1676), Giacoma (n.1695) e Cristofora (n.1679). La prima era sposata con Giovanni Lorandini di Segno, la seconda con Giovanni Valemi di Taio.

 

 

  PIETRO ANTONIO (1681-1751) FIGLIO DI NICOLO’

 

Pietro Antonio figlio maggiore di Nicolò, dopo la compera delle parti dei fratelli, diviene unico proprietario della casa Mendina. Più precisamente, nel 1725 compera per 75 Ràgnesi la parte di Giovanni e nel 1740 acquista la parte dagli eredi di Giacomo. Pietro Antonio nel 1704, si era unito in matrimonio con Maddalena figlia di Bartolomeo Inama. Rimasto vedovo di Maddalena, nel 1715 si risposa con Antonia Coletti di Tuenetto. Dal primo matrimonio nascono cinque figli fra i quali, Lucia (n.1705), Nicolò (n.1708) e Francesco Antonio (n.1703). Dal secondo matrimonio, nascono almeno tre figli: Annamaria, Maria Lucrezia e Antonio.[38]

Di Nicolò, si è giunti a conoscenza per mezzo di un documento del 1734, che lo citava come venditore di un suo campo a Cavauden. In tale occasione, si dice che Nicolò viveva a Cortaccia.

Francesco Antonio, presumibilmente il più vecchio fra i fratelli, rimase a Dermulo, dove si sposò ed ebbe discendenza.

Annamaria e Maria Lucrezia si sposeranno rispettivamente con Federico Pilati e Antonio Poletti, entrambi di Tassullo.

Antonio (1720-1752) sposa Maria Sborzi e avrà due figlie: Maria maritata con Blasio Bertoluzza e Elisabetta con Antonio Sala. Anche Antonio abiterà in una parte della casa paterna più tardi n. 22.

Nel 1736, Pietro Antonio era sacrestano e possedeva in affitto molti terreni della chiesa di Dermulo. Porta questa data, un suo scritto rivolto al vescovo, con il quale adducendo svariati motivi, chiede uno sconto sull’importo di 27 Ràgnesi, dovuti alla chiesa come affitto. Nel 1748, il figlio Antonio è costretto a chiedere un prestito, per urgenti motivi familiari, all’insaputa del padre Pietro Antonio, che si dice “tenace e sottile”.

 

 

 FRANCESCO FIGLIO DI PIETRO ANTONIO    V. Lista n. 2

 

Francesco (1703-1781)[39] che nel 1773 era manente della famiglia Inama di Fondo, era padre di due figli: Pietro e Giuseppe. I due fratelli, che sposeranno rispettivamente le sorelle Caterina e Marianna Cristoforetti, si trasferirono a Taio dopo al 1780, forse al servizio dei nobili Panizza (da qui il soprannome masadori?)[40]

Pietro (1761-1836) rimasto vedovo si risposa con Barbara Magnani: dal primo matrimonio nascerà Francesco (1786) padre di Barbara e Caterina; dal secondo, Battista (1795) da cui trae origine tutta la discendenza dei masadori a Taio. I Mendini tutt’oggi residenti nelle Quattro Ville, traggono invece origine dall’altro figlio di Francesco di nome Giuseppe (1767-1821). Infatti i suoi figli Pietro e Francesco, si trasferirono circa nel 1820 a Pavillo, alle dipendenze dei Conti Spaur di Castel Valer.

Alla scomparsa del vecchio Francesco e della moglie Caterina, la casa mendina a Dermulo passa in proprietà al figlio Pietro e successivamente ai suoi eredi, fino all’acquisizione da parte di Giacomo Inama Zitol marito di Barbara Mendini.

 

 

 GIOVANNI (1688-1740) FIGLIO DI NICOLO’

 

Giovanni, il figlio più giovane di Nicolò, si sposa nel 1715 con Margherita Massenza figlia di Bartolomeo. Giovanni dopo il matrimonio, va ad abitare nella parte di casa detta ai Fabiani proprietà della moglie e nel 1725 vende, per 75 Ràgnesi, al fratello Pietro Antonio la sua parte di casa mendina.

Dal matrimonio si ha conoscenza della nascita di almeno due figli: Bartolomeo e Giovanni. Quest’ultimo si trasferisce nel bresciano e Bartolomeo, nel 1770, gli corrisponde la parte di eredità paterna di sua spettanza.

Nel 1749, Bartolomeo prende in locazione perpetuale i beni posseduti a Dermulo dai notai Guelmi di Scanna, fra i quali la casa Guelmi. Il contratto fu stipulato con Felicita Inama[41] vedova di Matteo Guelmi.

Nel 1750, Bartolomeo assieme alla madre Margherita, ormai vedova da dieci anni, vende la casa al Castiel, a Domenico Massenza.

 

 

LA DISCENDENZA DI BARTOLOMEO V. Lista n. 3

 

Bartolomeo, di professione sarto, abiterà nella casa Guelmi con la moglie Annamaria Springhetti, sicuramente fino alla morte avvenuta nel 1788. Dal loro matrimonio, nasceranno cinque figli maschi: Giovanni, Romedio, Bartolomeo, Giacomo, Mattia (Matteo) e due femmine: Teresa ed Anna. A parte Giacomo, che morirà celibe a 26 anni nel 1783, tutti gli altri fratelli erano sposati. La sorella Teresa andrà in moglie a Michele Busetti di Taio.

a) Giovanni (1742-1802) sarto come il padre, era sposato con Caterina Inama figlia di Antonio detto Possident. Da questo matrimonio nascerà solo una figlia, che però morirà in pochi mesi. Dal catasto del 1790, Giovanni risulta possessore di due case: una porzione di casa al di là del rì (più tardi n. 13-14) di pertiche 24, ricevuta dal suocero Antonio Inama ed abitata dallo stesso Giovanni, ed una porzione di casa di Pertiche 42 alla Crosara (più tardi n. 2-3), ricevuta da Giacomo fu Michele Inama Fogia. Quest’ultima casa sarà venduta nel 1796 a Giuseppe fu Giacomo Inama Sep.

Nel 1802, Giovanni redige testamento e nomina erede universale il fratello Mattia Alla morte di Giovanni quindi, Mattia diventa possessore della casa al di là del rì. Giovanni rispetto agli altri fratelli era in una posizione più agiata, infatti, oltre che alla parte paterna, più cospicua spettante come primogenito, riceverà la metà della sostanza del suocero Antonio.[42]

b) Romedio (1748-1827) avrà solo una figlia di nome Teresa, nata nel 1777 dal matrimonio con Margherita Brida di Priò. Romedio di professione sarto, abiterà nella casa più tardi numerata col 19, proprietà dei fratelli Inama di Fondo di cui probabilmete era anche manente.[43]

c) Mattia (1761-1832) si sposa con Teresa Paoli di Sporminore ed ha tre figlie: Margherita, Teresa e Maria. Matteo come abbiamo visto sarà erede universale di Giovanni, però non abiterà, se non per poco, nella casa al di là del rì, ma in una parte di casa alla Crosara, vendutagli nel 1806 da Gio.Batta Inama fu Giacomo, abitante a Brescia. Mattia ricoprì per ben quattordici anni, dal 1818 al 1832, l’incarico di sindaco della chiesa e contemporaneamente dal 1826 al 1830 anche di guardiaboschi, guardiacampestre e servo comunale.

Teresa nel 1810, sposerà in prime nozze Franscesco Paoli di Campodenno, che la lascerà vedova dopo pochi anni. Nel 1820 infatti prenderà marito nella persona di Stefano figlio di Lorenzo Inama di Sanzeno. I due coniugi abiteranno per un periodo a Dermulo nella casa ex numero 22.

Maria invece andrà in moglie nel 1814 a Andrea Martini di Revò. Dell’altra sorella, Margherita, non si hanno altre notizie.

d) Bartolomeo II° (1755-1790) sposa Domenica Bacca di Rumo, non sono stato in grado di determinare con certezza, quale fosse la sua abitazione, ma sicuramente suo figlio Bartolomeo III° (1783-1859) abitava nella casa ai Fabiani (più tardi n. 9 -11) dove gestiva una bettola. Già nel 1827, trasferirà l’attività di bettoliere nella casa n. 24, affittata da Romedio Emer.

I due figli maschi di Bartolomeo III°: Bartolomeo IV°(n.1808) e Giovanni (n.1810), nati dal matrimonio con Giulia Demagri di Cles, si sposeranno rispettivamente con le sorelle Innocenza e Teresa Bergamo di Taio. Dopo il matrimonio, Giovanni e Bartolomeo traslocarono a  Taio. La sorella Teresa (n.1812), sposerà nel 1832 Romedio Endrizzi Pignat di Dermulo.

A Taio, attualmente non vive nessun discendente dei due fratelli: Cristina figlia unica di Giovanni, si sposa con Alessio Larcher; Fede e Silvestro figli di Bartolomeo IV°, verosimilmente sono emigrati in altri paesi.

 


[1] Non mi è mai capitato di ritrovare o di avere notizia di documenti, rogati da un notaio Mendini in quell’epoca.

[2] La nobiltà fu conferita a Gregorio figlio del fu Runundino. Il documento di concessione del diploma si trova al f. 66 dei libri feudali c/o AST.

[3] Rivista Tridentina 1905-1908 Pag. 467 Codex Clesianus regesta.

[4] La curia o gafero o gaforum, secondo Vigilio Inama era il luogo dove venivano riscosse e depositate le derrate raccolte dal Gastaldione per poi versarle al vescovo. V. pag 101 “Storia delle Valli di Non e di Sole nel Trentino” di Vigilio Inama.

[5] B.C.T. Archivio Desiderio Reich  Serie G.2.3. fasc. 1. Scatola 4. La notizia dice di averla trovata nel “Repert. Arch. Ep. trid. 86, 304.” Il testo originale ricavato da “Archivi Principatus Tridentini Regesta” di Giuseppe Ippoliti e Angelo Maria Zatelli, nella pubblicazione curata dai padri Frumenzio Ghetta e Remo Stenico a pagg.229 e 230 recità come segue: Anno 1442, indictione 5, septembris in villa Armuli in domo sive in curia Gregorii quondam Remondini de Armulo plebis sancti Victoris de Tayo vallis Ananiae diocesis tridentinae Presentibus nobilis et egregio viro ser Baldessario quondam Federici de Molario, Gregorio suprascripto et Nascimbeno eius fratre filiis quondam suprascripti Remondini de Armulo.- Coram nobili et egregio viro domino Michaele quondam domini Herasmi de Tono honorabili vicario in civilibus et criminalibus causis in vallibus Annaniae et Solis pro reverendissimo domino Alexandro titulo s. Laurentii in Damaso presbitero cardinali, aquileiensi patriarcha et commendatore atque gubernatore ecclesiae tridentinae nec non duce Mazoviae, sindici et procuratores hominum de toto Mezalono videlicet de manso de la Selva usque ad mansum de la Preda de Provexio petunt et obtinent exemptionen ab omni onere contributionum pro aedificio pontium, collectarum et profectionum ad exsercitum vel ad aliquam cavalcatam:exceptis consuectis fictis et contributionibus pro reparatione pontis al pin ultra clausam pro rata et pontis de Infrescua. La pergamena rogata da Simon q. Federici de Balestriis de Tresso si trova nella Capsa 9 al numero 13.

[6] Cfr. E. Lorenzi in “Osservazioni etimologiche sui cognomi di Val di Non e di Val di Sol”. Nella rivista Tridentum.

[7] Cfr. Hanns Inama-Sternegg “Geschichte aller Familien Inama” Pag. 72. Vedi l’ipotesi nel capitolo delle famiglie Massenza che Nascimbene ne sia il loro capostipite.

[8] Cfr. Carta di Regola della comunità di Dermulo in “Taio nel XV e XVI Secolo - Vita di una comunità rurale” di M. Welber M. Stenico F. Giacomoni C. Bertolini Pag.168.

[9] Il documento originale rogato a Dermulo, si trova nell’archivio parrocchiale di Tres ed è menzionato anche a pag. 980 della “Guida storico - archivistica del Trentino” di Albino Casetti, a pag. 272 del volume “Taio nel XV e XVI Secolo” di Welber, Stenico, Giacomoni e Bertolini, e a pag. 68 di “Memorie delle Comunità di Segno e Torra e della vetusta parrocchia di S. Eusebio” di Benedetto Chini.

[10] Documento presso l’Archivio di Stato di Litomerice (Rep Ceca) consultato sul sito www.trentinocultura.net.

[11] Il Chini riporta questa notizia nelle note a pag. 68 di “Memorie delle Comunità di Segno e Torra e della vetusta parrocchia di S. Eusebio”, senza dare altre notizie sulla fonte.

[12] La pergamena rogata dal notaio Antonio figlio del fu Giovanni di Seio è conservata presso l’archivio decanale di Cles.

[13] Ritengo che Giorgio, Gregorio e Rigolo siano stati la stessa persona, infatti in vari atti rogati dal notaio Gottardo Gottardi e da Antonio Cristani si incontrano più volte questi nomi ma mai assieme, ed inoltre dopo il 1574 una “Anna fq. Georges Mendini, Anna fq. Grigoli Mendini, Anna fq. Rigoli Mendini” che non può essere una coincidenza.

[14] Cfr. Desiderio Reich “I nobili gentili della Val di Non e Sole” nella rivista Tridentum a.XIV.

[15] Cfr. Hanns Inama-Sternegg “Geschichte aller Familien Inama” tab. Pag. 176.

[16] B.C.T. Archivio Desiderio Reich  Serie G.2.5. fasc. 19.

[17] Rocco figlio di Giacomo de Redis di Laino presso Como nel 1545 aveva operato come muratore nella chiesa di Pellizzano.(Cfr. Raffaella Colbacchini e Luciano Casotti in “La chiesa della Natività di Maria a Pellizzano” pag. 17) Nel 1552 era già a Tassullo forse per lavori nella chiesa pievana.

[18] Molto probabilmente trascorsi i 19 anni (tanto durava il rinnovo dell’affitto) la casa e gli altri beni passarono in mano a Gio.Batta Inama fu Valentino.

[19] Il nipote Pietro Panizza la cederà poi ad Antonio fq. Giacomo Mendini.

[20] Cfr. Enzo Leonardi - “Anaunia-Storia della Val di Non” pag.430.

[21] B.C.T. Archivio Desiderio Reich  Serie G.2.5. fasc. 16.

[22] Comunicazione di Ferdinand Ziller.

[23] Cfr. Fabio Giacomoni “Carte di regola e statuti delle comunutà rurali trentine” Vol III.

[24] Probabilmente Maddalena era figlia di Silvestro.

[25] Giacomo Antonio era sposato dal 1769 con Brigida Inama figlia di Floriano di Fondo (V.tab II b Hanns Inama-Sternegg op. cit. pag.138).Un figlio di Giacomo Antonio di nome Vigilio sposava nel 1806  Chiara Bergamo di Taio.

[26] Nei documenti è quasi sempre chiamato Romedio.

[27] E’ probabile che la parte di casa al Plazol dopo la morte di Giacomo II° sia stata venduta dai suoi figli (Giacomo III° e Giacomo Antonio) a qualche altra persona, forse al cugino Antonio II° e poi ereditata o ricomperata.

[28] Romedio nei documenti comunali è spesso denominato “Romedio fu Giovanni Maria Mendini”. Non sono riuscito a scoprire da dove provenisse quel Giovanni in quanto il padre di Romedio si chiamava Romedio Maria Quirino.

[29] Secondo quanto riferitomi da Ilda Inama, pronipote di Pietro, Teresa ed un’altra sorella della quale io non ho riscontro erano dette Gusle, e per questo il suo bisnonno fu soprannominato Guslot.

[30] Nel 1796/1797 un Jacopo Mendini faceva parte del corpo dei Schützen col grado di Primo Tenente e fu insignito di una medaglia al valore. Cfr. Albetro Pattini “La guerra di liberazione del popolo delle valli di Non e di Sole contro Napoleone nel 1796-1797” Pag.171. Si tratta di questo Giacomo?

[31] Dalla registrazione del matrimonio fra il dottor Daniele Danieli di Calavino e Caterina Mendini avvenuto nel 1853 apprendiamo che la sposa era “vedova del fu signor Camillo e nata dai furono Giuseppe e Maria nata Vecoli di Pavia.” Giuseppe sarà stato figlio del Sig Consigliere Mendini?

[32] Da un documento dell’APT sembrerebbe che il consigliere Mendini fosse Giuseppe. Non vorrei che Romedio e Giuseppe figli di Giacomo fossero la stessa persona, circostanza da verificare con eventuali altri documenti.

[33] Anno in cui Romedio e Giacomo ottengono l’emancipazione paterna.

[34] Francesca compare come madrina al battesimo di Caterina figlia di Giacomo Mendini il 6 febbraio 1632. Potevano esserci altri figli non registrati nei libri parrocchiali.

[35]  Secondo l’albero genealogico comunicatomi da Maurizio Bevilacqua di Ancona, Paolo era nato nel 1622, quindi è difficile che abbia sposato Caterina Mendini  di 9 anni più vecchia.

[36] Un Nicolò Bevilacqua nato a Termenago fu stampatore e libraio a Venezia dove mori nel 1573. Cfr. Aldo Bertoluzza “Guida ai cognomi del Trentino” pag. 42.

[37] A meno che il Bartolomeo fu Pietro che abitava a Banco non fosse suo figlio.

[38] Il numero dei figli potrebbe essere maggiore, però non è dato a sapere. Inoltre come già detto manca nell’A.P.T. un registro dei nati e battezzati dal 1710 al 1736.

[39] Nel registro dei nati si trovano due Francesco Antonio figli di Pietro Antonio e Maddalena, nati il primo nel 1699 e l’altro nel 1703. Assoldato che il primo è sicuramente morto si è propensi a credere che il Francesco figlio di Pietro Antonio sia proprio quello nato nel 1703. Non è escluso però che si tratti di un altro Francesco nato intorno al 1730 dal secondo matrimonio di Pietro Antonio. Infatti se Francesco fosse nato nel 1703, all’epoca del suo matrimonio dovrebbe aver avuto un’ età di circa cinquant’anni e la considerevole differenza di 35 anni dalla moglie Maria Caterina.

[40] L’appellativo Masadori denota la mansione di chi portava questo soprannome, però non è riscontrabile con sicurezza, a quale generazione sia riferito.

[41] Felicità, figlia di Alberto Inama di Fondo, aveva sposato Matteo nel 1727.

[42] Caterina figlia di Antonio aveva solo una sorella si nome Dorotea che era sposata con Tommaso Paoli di Nanno.

[43] Romedio, secondo quanto asserito nella registrazione di morte, occupava nel 1827 la casa n. 8, che salvo errori sarà poi numerata con il 23.