IL CLERO DI DERMULO




 

RELIGIOSI VISSUTI PRIMA DEL 1800



NOME ANNO NOTE
UDELRICO ca.1120 Il nominativo appare nel Sacramentario Adalpretiano come  "Udelrici monace Armulli".

SALVATORE INAMA 1566 Da un documento presente nel Spicilegium Cazzufianum, risulta che nel 1566 il "fratre Salvatore Inama de Dermulo Vallis Annaniae" era frate nel monastero di San Marco a Trento. Sicuramente considerato il nome, era un figlio o un nipote di Salvatore I Inama.

UDALRICO INAMA 1595-1606 (Detto anche Odorico) Era figlio di Michele Inama che si era trasferito a Coredo intorno al 1560 in occasione del suo matrimonio con Clara Biasi. Aveva quindi stipiti dermulani.
(Riguardo a Romedio prete a Coredo, che secondo Inama-Sternegg era figlio di Salvatore Inama e che era stato documentato nel 1544, ho constatato che si tratta di un errore di datazione del documento. Tale documento non era del 1544, ma bensì del 1574 e il Romedio citato, non era prete e nemmeno figlio di Salvatore, ma di Michele Inama e quindi fratello del qui citato Odorico.)

GASPARE INAMA 1601-1616

Gaspare III era figlio di Ercole e Domenica Geri. Gaspare fu Pievano di Fassa dal 19 marzo 1602 al 1616 quando morì tra il 18 e il 21 agosto. Don Gaspare successe nell'incarico allo zio materno don Matteo Geri che a sua volta successe al fratello Andrea Geri. Gli zii molto probabilmente avevano avuto un ruolo sulla sua scelta di intraprendere la carriera ecclesiastica. Gaspare aveva studiato a Dillingen in Baviera ed era stato ordinato sacerdote il 10 aprile 1599. La sua Memoria resterà in benedizione, e i Fassani continueranno per lungo tempo a domandare ai suoi successori di seguirne gli esempi, e primo fra tutti il suo successore, don Giovanni Andrea Rossi, solandro. (Pagg. 141 e 233 di Documenti per la storia della comunità di Fassa.)
 

SILVESTRO INAMA n.1659 v.1681

Silvestro era nato a Dermulo nel 1659 da Vittore e Anna Maria Busetti. Nel 1681 l'omonimo nonno Silvestro aveva assegnato al nipote due terreni a Dermulo, uno al Blaum di 13 stari e uno alle Braide di 19 stari per costituire il patrimonio per il mantenimento. Non sappiamo nient'altro su Silvestro.


VITTORE INAMA n.1677 +1704  Vittore era nato nel 1677 a Dermulo ed era figlio di Vittore e Anna Maria Busetti. Nel 1700, quando Vittore era già chierico, fu costituito il suo asse patrimoniale derivante dalla sua parte di eredità del padre Vittore. Il patrimonio costituito da prati, boschi e una parte di casa a Dermulo, assommava a 1696 Ragnesi. Don Vittore Inama sembra che nel 1704 si trovasse a Venezia per continuare gli studi, dove morì all'età di 27 anni.


GIOVANNI INAMA n.1659 Un Giovanni figlio di Vittore e Anna Maria Busetti, era effettivamente nato a Dermulo nel 1659, ma ho riscontrato la notizia che fosse un prete, solo da quanto scritto da Inama-Sterneg, che non cita la fonte.

GIOVANNI ANTONIO EMER n.1668 +ca1744 Giovanni Antonio era nato a Dermulo nel 1668 da Giovanni e Ludovica Cordini. Molto probabilmente intraprese gli studi per diventare prete grazie allo zio materno, don Francesco Cordini. Giovanni Antonio fu ordinato sacerdote nel 1683, e nel 1690 il padre Giovanni gli aveva assegnato un patrimonio di 1210 Ragnesi in terreni e in una parte di casa. Altro non sappiamo, se non della morte avvenuta in Austria intorno al 1744. Da quanto si evince da un documento trattante questioni di eredità della famiglia Emer, don Giovanni Antonio dovrebbe essere stato parroco a Lofer (o Unken), nel distretto di Zell am See nel Salisburghese, dove aveva fatto testamento mediante il quale aveva beneficiato anche la chiesa di Dermulo con la somma di 100 Ragnesi.

STEFANO CARLO CORDINI v.1662,1690 

Di Stefano Carlo non si conosce la data di nascita, si sa solo che era figlio di Baldassarre e di Antonia Panizza e risultava documentato vivente fra gli anni 1662 e 1690. Gli ultimi anni della sua vita li trascorse a Graz, in Stiria.

 

FRANCESCO CORDINI n.1647 +1717 Figlio di Ercole fu Simone III, quest’ultimo marito di Maddalena Inama di Dermulo, la sorella del pievano di Fassa don Gaspare. Don Francesco fu primissario a Dermulo.

NICOLO' INAMA n.1689

Secondo l'Inama-Sternegg, Nicolò figlio di Antonio I Inama e di Caterina Bertoldi, intraprese la carriera sacerdotale ed era parroco a Taio nel 1744. In realtà, oltre alla data di nascita, di Nicolò null'altro sappiamo, non essendo mai comparso in altri documenti. Purtroppo non conoscendo la fonte da dove lo Sternegg ha ricavato la notizia, dobbiamo fidarci sulla parola. Esisteva un altro don Nicolò Inama che fu arciprete di Primiero per 23 anni, dal 1668. Non credo possa essere stato confuso con questo, visto che era di Fondo e poco compatibile cronologicamente.

PIETRO CORDINI v.1713 +p.1728  Era pronipote di don Francesco cioè figlio di Giacomo Michele che a sua volta era figlio di Gaspare, fratello di don Francesco. Quindi aveva lontani stipiti dermulani, sia perchè discendente da quel Simone I trasferitosi da Dermulo a Taio intorno al 1561, sia per via di Maddalena Inama moglie di Simone III e sorella del pievano don Gaspare. Don Pietro nel 1713 risultava avere ancora dei possessi a Dermulo.

PIETRO PANIZZA v.1693 1732 Don Pietro Panizza era nato nel 1665 da Giovanni Antonio e di Anna Caterina Concini. Giovanni Antonio, originario di Taio, almeno dal 1671 abitava a Dermulo nella casa n. 20 che aveva acquistato suo padre Pietro dopo il 1650. Quindi anche il giovane Pietro era residente nel nostro paese e forse vi era pure nato. Lo stesso Pietro, divenuto adulto, era citato come convicino di Dermulo. La famiglia inoltre, intrattenne dei rapporti di parentela con i dermulani, in particolare con la famiglia Inama. Infatti Margherita, sorella di don Pietro, aveva sposato Silvestro Inama di Dermulo. Giovanni Andrea, fratello di don Pietro, aveva invece preso in moglie Giovanna Inama figlia di Bartolomeo della linea di Fondo, proprietario della vicina casa n. 19. Nel 1716 Don Pietro figura come partecipante ad un’assemblea regolanare, in qualità di vicino. (Nel 1710 però è elencato fra gli abitanti di Taio.) Nel 1718 don Pietro Panizza, alla morte del fratello Giovanni Andrea, promuoveva l'istituzione di un beneficio ecclesiastico che porterà il suo nome.[1] Nel suo testamento del 1731 sono elencati i moltissimi beni che furono destinati al beneficio, di cui a Dermulo un prato alla Casetta di 14,5 Stari e un campo a Cavauden di 5 Stari. Suoi eredi universali furono i tre nipoti Giacomo Antonio, Pietro Andrea e Silvestro, figli di sua sorella Margherita, moglie di Silvestro Inama. Poi essendo morti prematuramente Pietro Andrea e Silvestro, rimase unico erede Giacomo Antonio Inama. Don Domenico Emer fu il primo nominato e chiamato al beneficio Panizza. Nel 1775 il beneficiato era don Giuseppe Panizza.


 

RELIGIOSI VISSUTI DOPO IL 1800

GIACOMO MENDINI
Don Giacomo Mendini era nato a Taio il 17 luglio 1795, da Giacomo Antonio e Domenica Franceschini di Tres. Il padre Giacomo Antonio, (quasi sempre apparente solo come Giacomo) figlio di Romedio Maria Mendini, si era trasferito a Taio intorno al 1785 ed aveva avviato una florida attività di negoziante. La carriera ecclesiastica del giovane Giacomo, fu sicuramente caldeggiata dallo zio materno, don Cristoforo Franceschini di Tres, che in quegli anni ricopriva la carica di pievano di Taio. La prima notizia del suo mandato la troviamo nel 1824 dove risultava essere primissario a Segno. Non sappiamo però da quanto fosse in quel paese e nemmeno se vi fosse rimasto continuativamente fino al 1832, quando poi gli fu assegnata la primissaria di Dermulo. Don Mendini ne rimase titolare fino al 1873, risultando così il più longevo dei primissari di Dermulo. A lui, oltre che ai compiti religiosi, fu demandata l’istruzione dei fanciulli del paese. Vista la breve distanza da Taio, sicuramente don Giacomo avrebbe avuto la possibilità di fare il pendolare, e sicuramente lo fece, ma ritengo molto plausibile che si fosse fermato spesso a Dermulo. Infatti in paese aveva la disponibilità di una parte di casa, ereditata assieme a diversi terreni, dal padre Giacomo Antonio. Romedio Mendini “consigliere d’appello” in varie preture del Veneto, per seguire i suoi numerosi interessi, aveva eletto suo procuratore, il fratello don Giacomo, per cui lo si trova spesso nei documenti in tale veste. Don Giacomo si ritrovò primissario nel 1855, quando imperversò l’epidemia di colera, e in quel periodo il pievano di Taio gli aveva ordinato di non recarsi a Dermulo. Don Giacomo possedeva a Dermulo la casa denominata al Plazol, nei pressi del capitello, più specificatamente la parte a ovest, verso la strada Romana, che ampliò anche con nuove acquisizioni dagli altri eredi. Nel 1872 poi la mise in vendita e fu acquisita da Lorenzo fu Valentino Inama. Don Giacomo si spense il 7 novembre 1875 all’età di ottant’anni. Nel 1877 si trova notizia di un suo legato di 25 Fiorini lasciato alla primissaria di Dermulo.
 

DOMENICO TAME'
Nato a Dermulo il 24 gennaio 1833 da Teresa Inama e Vittore. Egli fu battezzato con il nome del padre Vittore che poi tramutò in Domenico nella vita sacerdotale. Non conosciamo tanto della sua vita; almeno dal 1868 era curato in val di Rabbi a Piazzola, dove l'avevano seguito le sorelle Rosa e Matilde. Nel 1878 fu curato a Vervò dove morì l'8 novembre 1893 e sepolto in quel cimitero avanti la porta della chiesa dal decano. Nel 1879 aveva donato alla comunità di Dermulo la somma di 180 Fiorini, con lo scopo di costituire lo stipendio per il sacerdote del paese. Don Domenico fu molto amato dalla gente di Vervò dove si era adoperato per l’ampliamento della chiesa di Santa Maria che fu riconsacrata il 13 agosto 1886. Nel 1894 l'eredità di don Domenico, costituita da metà arativo al Campet, metà vignato  alle Braide, arativo a Cavauden, prato alle Parissole, casa rustica al civico 28 con annesso orto con gelsi tutti a Dermulo e un campo a Vervò, fu aggiudicata alle due sorelle Rosa e Matilde e alla premorta sorella Domenica, per cui ai nipoti Filippo, Agostino e Eugenia fu Baldassarre Inama.
 

BLANDINA ECCHER
Suor Blandina era figlia di Andrea e Teresa Stancher ed era nata a Dermulo il 10 ottobre 1857. Da una notizia dell'archivio comunale di Dermulo, risulta che nel 1916 si trovava a Merano. Nel censimento della popolazione effettuato nel 1921 è contrassegnata come assente da Dermulo. Probabilmente si trovava già a Trento dove prestò servizio nella comunità delle suore di Maria Bambina. Non conosciamo la sua data esatta di morte, ma possiamo collocarla negli anni dopo la Seconda Guerra mondiale. Durante la guerra, secondo la nipote Olga Eccher, lei si era trasferita da Trento a Cavalese.


ABENE INAMA
Addolorata figlia di Lorenzo e Giuditta Zucal era nata a Dermulo il 23 settembre 1863 e divenne suora con il nome di suor Abene. Niente altro possiamo aggiungere sulla sua vita.
Su un articolo riguardante l'istituto del Cottolengo, apparso nella Strenna Trentina del 1939, Augusto Goio, in conclusione scrive" La Superiora delle Vicenzine (se non erro), il più importante forse dei gruppi di suore fioriti intorno all'opera santa, è oggi una trentina, un'Inama di Dermulo." Io ritengo quindi si potesse trattare di suor Abene o della sorella suor Augusta.

AUGUSTA INAMA
Sorella di suor Abene, Augusta era nata a Dermulo il 5 settembre 1868, e allo stesso modo, come per la sorella, null'altro possiamo aggiungere.


LORENZO ECCHER
Don Lorenzo nato a Dermulo il 29 aprile 1889 da Eugenio e Irene Tamè era fratello di padre Andrea e nipote di don Domenico Tamè. Celebrò la prima messa a Dermulo nel 1914 e fu arciprete a Spormaggiore dal 1939 al 1959, dove lo aveva seguito come perpetua Emma Inama. Morì il 12 aprile 1970 a Dermulo.


 

STANISLAA INAMA
Suor Stanislaa, al secolo Anna Marina, figlia di Ferdinando e Rachele Eccher, era nata a Dermulo il 10 dicembre 1891. Entrata nella Congregazione di Gesù (Dame Inglesi) a Rovereto il 20 ottobre 1919, in un momento cruciale, quando le Consorelle, che avevano dovuto disperdersi a motivo della guerra e del bombardamento della loro casa, vivevano in abitazioni di fortuna, come ad esempio in casa Parolari, gravemente danneggiata dalla guerra, con i disagi che facilmente si possono immaginare. Abituata ad uno stile di vita semplice e laborioso, contribuì alla ripresa della casa e dell’attività apostolica con il lavoro e l’amore di Dio che ardeva nel suo cuore giovanile, docile alla chiamata del Signore. E al Signore fu fedele per 63 anni, occupata nei vari uffici di casa a Rovereto e a Predazzo in due periodi, dal 1929 al 1930 e dal 1939 al 1952. Suor Stanislaa fu bidella della scuola, incaricata del refettorio, della portineria, del guardaroba delle educande e delle religiose, ufficio quest’ultimo che tenne fino alla tarda età di 85 anni circa. La sua caratteristica fu il lavoro umile ma assiduo, fatto con amore e per amore. Morì a Rovereto nella notte del 19 luglio 1983.[2]


CELESTINO ECCHER
Monsignor Celestino Eccher nacque a Dermulo nella casa n.8, il 12 giugno 1892 da Enrico e Celestina Emer. Ancora giovanissimo, entrò prima in un collegio religioso e poi nel Seminario diocesano di Trento. Ordinato prete il 1 maggio 1917 a Bressanone, fu destinato come cura d'anime a Tione e poi a Mori. Nel 1922 fu avviato agli studi musicali presso il Pontificio Istituto di musica sacra a Roma. Don Celestino in questa scuola incontrò un ambiente giovane, dinamico e sorretto da forti idealità, che dava il senso di pionierismo.
Ritornato a Trento nel 1925 fu incaricato dell'insegnamento della musica nel Seminario diocesano, della direzione della cappella della cattedrale e, qualche anno più tardi a partire dal 1932 fino al 1962, insegnò musica sacra al Conservatorio di Bolzano.
L'opera sua più fruttuosa, in ordine alla promozione musicale del Trentino, fu senza dubbio la Scuola di musica sacra, che egli fondò nel 1927. La scuola di musica sacra, preparava il personale necessario al servizio musicale nelle parrocchie e nei quarant'anni sotto la sua direzione, contò più di tremila alunni.
Le idee ceciliane dell'Eccher lasciarono una profonda traccia anche nella costruzione degli organi che egli promosse per il Trentino con il consueto zelo, avvalendosi quasi esclusivamente della famiglia organaria Mascioni. L'organo era visto specialmente nella sua funzione di accompagnatore del canto liturgico del coro e del popolo e solo limitatamente come solista.
Monsignor Celestino morì a Trento il 24 settembre 1970 e fu sepolto a Dermulo.[3]

FILIPPO TAME'
Al secolo Giuseppe, era nato a Dermulo il 27 maggio 1897, ed era entrato a Camposampiero nel 1910. Emise i voti temporanei nel 1917, quelli solenni nel 1921 e fu ordinato sacerdote nel 1923. Compì gli studi superiori a Roma: la filosofia all’Università Gregoriana e la teologia nella nostra Pontificia Facoltà di S. Bonaventura. Un mese dopo la sacra ordinazione venne di convento al Santo, dove si dedicò con grande amore al ministero delle confessioni. Colpito ben presto da una grave forma di epilessia, fu trasferito dapprima all’Arcella e quindi a Camposampiero, dove morì prematuramente a soli 35 anni. Padre Filippo presentiva da tempo la sua fine e ogni giorno vi si preparava con il “pio esercizio della preghiera della buona morte”. Sempre ilare, benigno, paziente, di grande carità verso gli infermi, fu di esempio nella vita religiosa e nelle pratiche di pietà. Devotissimo di San Giuseppe, si spense nella festa del Patrocinio di questo santo, patrono della buona morte, il 13 aprile 1932. Riposa a Camposampiero.
La sua prima S. Messa fu celebrata a Dermulo il 12 agosto 1923, e in quell'occasione il parroco don Carlo Paolazzi, e la zia Maria gli dedicarono un sonetto ciascuno.

 



ANTONIA INAMA
Suor Antonia, al secolo Modesta, era nata in Colorado (USA) il 20 marzo 1897 da Romedio e Diomira Barbacovi. Ritorno a Dermulo al seguito dei genitori intorno al 1910. Suor Antonia è morta presumibilmente nel convento delle suore Terziarie di Rio di Pusteria (BZ).



ANDREA ECCHER
Padre Andrea, nato a Dermulo il 2 gennaio 1898 da Eugenio e Irene Tamè era fratello di don Lorenzo. Entrò a Camposampiero nel 1910. Fece professione temporanea nel 1917 e la solenne nel 1920. Studiò filosofia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e la teologia nel nostro Collegio internazionale di di via S. Teodoro (Roma). Qui fu compagno e amico del padre Koble, ed ebbe l'onore di essere il 12° iscritto alla MI. Fu ordinato sacerdote a Venezia nel 1923. Di famiglia all'Arcella e poi guardiano a Venezia, a Pola e a Camposampiero, segretario provinciale nel 1939, poi ministro provinciale dal 1940 al 1952, e da quell'anno di famiglia al Santo fino alla morte. Gli anni del suo provincialato gli meritano a ragione il titolo di "Padre della Provincia". Devono essere ricordate l'opera svolta durante il lungo, doloroso periodo di guerra, nel salvaguardare soprattutto i seminari, assicurando ad essi i mezzi di sostentamento e garantendo la continuità della scuola; l'apertura della missione dell'America Latina (solo un occhio lungimirante e una fede intrepida potevano spingerlo ad allargare ad orizzonti sì vasti l'attività della Provincia); l'apertura dei conventi in Francia e l'incremento della missione dell'Albania, appena iniziata; l'invio di frati in altre parti del mondo, soprattutto in Cina. Fu uomo di grande prudenza, discrezione, fedeltà, laboriosità e preghiera. La sua capacità di conciliazione di rivelò anche alla fine del sanguinoso conflitto, quando i capi partigiani e i gerarchi fascisti si riunirono al Santo e sotto la sua guida pattuirono la resa. Sopportò con magnanimità e pazienza qualche insuccesso e incomprensione, lasciando a tutti un raro esempio di bontà e di serenità. Trascorse gli ultimi trent'anni al Santo da fedele officiatore e ricercato direttore di anime. Il suo esempio era quasi la coscienza della comunità. Già preparato alla fine, la morte arrivò la fredda sera dl 4 febbraio, e la sua animo si avviò verso il giorno senza tramonto. Riposa all'Arcella. Celebrò la prima santa Messa a Dermulo il 3 aprile 1923. Fu padre alla Basilica del Santo di Padova dove morì il 4 febbraio 1983.


BERNARDO INAMA
Padre Bernardo, al secolo Elviro era nato a Central City (Colorado USA) il 13 aprile 1905 da Candido e Assunta Barbacovi. Entrò a Camposampiero nel 1918. Fece la professione temporanea a Padova nel 1922, la solenne a Camposampiero nel 1925 e fu ordinato sacerdote al Santo nel 1928. Di comunità all'Arcella, al Santo, ad Arsio di Brez per due volte, a Milano, a Rio di Pusteria, a Brescia e di nuovo al Santo. Presso la tomba di Sant'Antonio trascorse circa quarant'anni della sua vita, esercitando l'ufficio di penitenziere e di economo, oltre a quello di cerimoniere, svolto con dignità e precisione. Doti del p. Bernardo, di esempio a tutti la costanza, la diligenza, la fedeltà nel suo lavoro, nei vari uffici per lo più umili e poco gratificanti. Puntuale agli atti della vita comune, non si arrese neppure quando la malattia gli tolse completamente le forze e lo ridusse alla carrozzella. Negli ultimi tempi, ricoverato alla clinica "vlla Maria" di Padova, si spense serenamente il 5 dicembre 1983. Riposa all'Arcella.


EGIDIO ECCHER

Padre Egidio, al secolo Francesco era nato a Dermulo il 8 ottobre 1907 da Fortunato e Maria Inama. Fancesco entrò nel 1920 a Camposampiero ove frequentò le medie e il ginnasio; completò gli studu a Cherso, a Camposampiero e a Venezia. Emise la professione sempilce nel 1924 al Santo, la solenne a Camposampiero nel 1929; fu ordinato sacerdote ai Frari (Venezia) il 30 maggio 1931. Svolse il ministero a Vicenza, a Trieste, al Santo, per nove anni a Milano e poi, in tre turni a Brescia. Visse in maniera semplice, lineare, prevalentemente in comunità tradizionali, quasi sempre incaricato dell'economato. Si distinse nell'apostolato della predicazione. Dotato di memoria eccellente, di una voce chiara, modulata a dovere, talvolta squillante "con metodo, modo e profitto seppe intrattenere folle di fedeli anche in insigni chiese e basiliche d'Italia" Di poche pretese metodico nel suo impegno quotidiano, ben presto fu colto da una tosse fastidiosa e persistente dovuta anche alle sue sudatissime corse in bici nel recarsi nei paesi delle valli  bresciane per adempiere i doveri dell'apostolato. Già anziano venne colpito da un'insufficienza polmonare e bronchiale chwe minò la sua fibra robusta. Ricoverato dapprima all'ospedale di Brescia, poi ad Arco, lottò con quella tenacia che lo distingueva e con umile sopportazione. Dal 1984 venne trasferito a S. Pietro di Barbozza. In silenzio e pazienza sopportò la penosa situazione, finchè le forze lo abbandonarono. Al superiore che gli faceva coraggio e lo incitava a "tirarsi su", nemo dat quod non habet, rispose, e all'ospedale di Valdobbiadene nella fredda giornata del 15 gennaio 1990, incontrò sorella morte. "Mi pare di piangere un lutto di famiglia" disse un'anziana frequentatrice di S. Francesco, in Brescia. Riposa all'Arcella. [4]

PIA GERMANILLA ENDRIZZI

Al secolo Teresa era nata a Dermulo il 25 ottobre 1908 da Germano e Rachele Inama. Durante la sua vita prestò servizio nella congregazione delle suore di Maria Bambina a Telve Valsugana, a Ponte di Legno (BS) ed infine a Vezza d'Oglio (BS) dove era madre superiora e dove morì il 15 aprile 1999.


PIETRO INAMA
Don Pietro, al secolo Eugenio era nato a Dermulo il 28 ottobre 1908 da Celeste e Fortunata Inama. Il benedettino don Pietro trascorse la sua vita a Perugia, nel convento di.... viene ricordato, anche assieme a padre Martino Siciliani per avere avuto il merito nella riattivazione della stazione sismica situata nella suggestiva cornice dell'abbazia di San Pietro e di aver dato nuova vita a quell'osservatorio che, nel corso della sua storia, ha conosciuto tante vicissitudini.
Don Pietro era conosciuto anche per la sua bravura nel restaurare libri antichi.[5]

 

LUIGI ECCHER
Don Luigi è nato a Malgolo (ma il papà era di Dermulo) il 16 agosto 1932 da Abramo e Viola Bott. Don Luigi è stato parroco di Segno per molti anni fino al suo pensionamento.

CORRADO BRIDA
Padre Corrado è nato a Dermulo il 29 dicembre 1936 da Martino e Giuseppina Inama. La famiglia, quando Corrado era ancora da bambino,  si era trasferita a Arco dove il padre era impiegato come stradino. Con Dermulo ha sempre mantenuto, oltre a vincoli di parentela, un particolare legame affettivo. Entrato in seminario con i Cappuccini a 11 anni, è stato ordinato sacerdote a 24 anni nel 1961. La sua storia si lega in particolare con i 22 anni trascorsi come cerimoniere nel santuario della Santa Casa di Loreto, dove padre Corrado era noto, oltre che per la sua dedizione ai pellegrinaggi per gli ammalati, per gli "assoli" cantati con cui accompagnava le liturgie mariane. Celebre la sua interpretazione del canto di origine polacca Madonna Nera, un brano che ha anche inciso su un'audiocassetta di canti lauretani. Rientrato a Trento, dal 2001 fu rettore del Tempio Civico di San Lorenzo dove nel 2011 festeggiò i 50 anni dall'ordinazione sacerdotale con la Santa Messa animata dal Coro Parrocchiale di Tassullo. Per tale occasione ha celebrato la messa anche nella chiesetta dei santi Filippo e Giacomo, dove è stato battezzato il 3 gennaio 1937. Almeno dal 2015 era stato trasferito al convento dei Cappuccini di Rovereto, dove era confessore. Attualmente si trova a Rovereto.
 

PIO EMER
Padre Pio è nato a Dermulo  il 23 marzo 1938. Entrò in seminario nel 1950 ed emise la Professione temporanea nell' Ordine dei FF.MM.CC. nel 1957 e la  professione solenne nel 1961. Fu ordinato sacerdote nel 1965 e fu padre Guardiano a Treviso, Parroco a Rovereto, rettore della Basilica del Santo a Padova, Parroco ai SS. Pietro e Paolo a Roma, e dal settembre 2001 parroco a Milano. Attualmente si trova a Pedavena (Bl).


FABIOLA EMER
Suor Fabiola, sorella di padre Pio, è nata a Dermulo il 28 giugno 1942. Attualmente a Bressanone (Bz).


MARIA ALESSANDRA INAMA

Maria Teresa è nata a Trento il 13 dicembre 1940 da Matteo e Emma Genari.  Dal notiziario parrocchiale "Le campane di Villazzano", del mese di settembre del 2016, ho appreso che suor Alessandra Inama faceva parte della comunità delle Suore di Maria Bambina.


 


Cartolina riportante sul recto l'immagine del Papa Pio XI, scritta da padre Filippo Tamè ai familiari di Dermulo. Probabilmente non fu mai spedita. 
  Padre Filippo Tamè con alcuni confratelli e il papa Pio XI.
CORO PARROCCHIALE DI DERMULO ANNO 1955 circa
Seduti da sinistra verso destra: Luigi Eccher, Don Giuseppe Leita, Don Luigi Rosat, Alessandro Inama. Dietro da sinistra a destra: Candido Inama, Felice Inama, Aldo Chilovi, Remo Inama, Guido Eccher, Mario Kaisermann e Bruno Inama. 
  Fra' Pietro Inama con il Papa Karol Wojtyla.
Padre Andrea Eccher.
Padre Andra Eccher con il Papa Karol Wojtyla.
Monsignor Celestino Eccher
Famiglia Eccher dove appaiono don Luigi e don Lorenzo.
Filippo Tamè con alcuni confratelli a Padova.  
  Suor Stanislaa nel dicembre 1968 a Rovereto.
La famiglia di Fortunato Eccher.
Suor Fabiola Emer, padre Pio Emer, suor Modesta Inama, Giuseppina Inama, Elma Inama, ecc. 
 
PRIMA COMUNIONE ALL'INIZIO DEGLI ANNI CINQUANTA.
I bambini, tutti nati nel 1943, sono da sinistra a destra: Rosetta Emer, Maria Inama, Carla Inama, Silvana Inama, (bambino anonimo cieco che abitava nella casa del Tullio Inama), Luciana Endrizzi e Mariuccia Tamè.
Dietro c'è il vescovo Carlo de Ferrari, don Luigi Rosat e la maestra Chilovi di Taio. 
La prima Santa Messa di padre Corrado Brida nel marzo 1961. 
  Suor Blandina Eccher con le nipoti Olga e Daria Eccher in una foto scattata a Dermulo nel 1930.
   
   

 


 

 

[1] Il seguente documento redatto a Taio il 27 giugno 1718, riporta la fondazione del così detto "Beneficio Pietro Panizza" Fu esposto che era passato a miglior vita in questo giorno, Giovanni Andrea Panizza senza fare testamento, ma che aveva espresso che i suoi eredi universali fossero il fratello don Pietro e la sorella Margherita moglie di Silvestro Inama di Dermulo, riservando l’intero usufrutto a don Pietro e alla vedova Giovanna, restando essa però in stato vedovale. Giovanni Andrea aveva lasciato ragnesi 1083 da essere utilizzati per l’erezione di un beneficio al quale intendeva fosse presentato e investito uno dei figli della sorella Margherita. La morte repentina non aveva permesso di scrivere questi intenti, ma gli eredi li intendevano perseguire comunque. Per cui Margherita alla presenza del marito Silvestro Inama rinunciava all’usufrutto della sua porzione ereditaria al fratello don Pietro e alla cognata Giovanna (la quale sarebbe stata privata dell’usufrutto se si sarebbe risposata oppure se non avesse più abitato con il cognato don Pietro). In più per adempiere a quanto voluto da Giovanni Andrea danno e conferiscono Ragnesi 1083 raccolti dalle facoltà lasciate dal defunto, per l’erezione del beneficio perpetuo. In più don Pietro elargisce per tale scopo altri 1083 Ragnesi. Margherita cha al tempo del matrimonio aveva ricevuto una dote di circa 2500 Ragnesi e una controdote di circa 834 Ragnesi, donava la somma della controdote. A titolo di gratitudine gli eredi comandano che la ragione di presentare il sacerdote beneficiato, rimanga ai discendenti di Margherita. Per cui convengono che abbia la ragione di presentare ossia lo jus patronato, in primo luogo Silvestro Inama, che dovrà presentare uno dei suoi figli. Morto Silvestro, passerà al più vecchio dei suoi figli che se ci sono, dovrà presentare uno dei discendenti di Silvestro. Se non ce ne fossero sia presentato un discendente del fu Matteo Panizza, se nemmeno questo, allora i discendenti di Pietro Lorenzo Panizza, se nemmeno questo, uno dei discendenti di don Filippo Panizza, altrimenti uno dei discendenti di Ferdinando Floriano Concini medico fisico, se nemmeno, uno dei discendenti di me sottoscritto notaio (Giovanni Francesco Barbacovi).Nel caso che la famiglia di Silvestro Inama si estinguesse, lo jus patronato passi al più vecchio dei discendenti di Matteo Panizza, se si estinguesse questo, al più vecchio dei discendenti di Pietro Lorenzo Panizza, altrimenti il più vecchio dei discendenti di don Filippo Panizza, altrimenti il più vecchio dei discendenti di Ferdinando Floriano Concini, e altrimenti il sottoscritto notaio. Il sacerdote investito però fino a che saranno in vita don Pietro e Giovanna non potrà godere dei frutti dei beni assegnati al beneficio. Il beneficiato dovrà celebrare in perpetuo sull’altare della famiglia Panizza nella chiesa di San Vittore quattro messe settimanali, il martedì, giovedì venerdì e sabato. Se non ci fosse nella famiglia Inama un sacerdote, possa godere dei frutti qualcun altro, purchè siano passati sette anni. In tutti i giorni festivi dovrà celebrare la messa prima. Se tutte le predette famiglie si estinguessero, lo jus patronati passi alla comunità di Taio che è tenuta a presentare un sacerdote di quella villa. Se non ce ne fossero, uno della villa di Dermulo, altrimenti di Tres. 

[2] Le notizie su suor Stanislaa, mi sono state gentilmente comunicate da suor Annarita, superiora della residenza roveretana delle Dame Inglesi, grazie all'interessamento di Matteo Paissan, bibliotecario della Biblioteca "Mary Ward" - Dame Inglesi - Rovereto.

[3] Dal libro di Amelio Fiorini "Monsignor Celestino Eccher".
[4]Le notizie su padre Filippo Tamè, padre Andrea Eccher, padre Bernardo Inama e padre Egidio Eccher sono state ricavate del "Necrologio dei frati defunti 1907 – 2007 PROVINCIA PATAVINA DI S. ANTONIO Frati Minori Conventuali".

[5] www.trgmedia.it/Padre-Martino-Siciliani-nell-39-Albo-d-39-oro-di-Perugia/news-55899.aspx