LA CASA N° 15 - Casa sopra la chiesa - Casa del Mafuola?

P.E. 37
 

 

 

 

Oggi della casa n. 15 non esiste più traccia, poiché ritrovandosi in precarie condizioni strutturali già da tempo antico, dopo il 1868, anno di morte dell’ultima proprietaria, è gradatamente crollata e quindi scomparsa.[1] Da quanto si evince dalla mappa catastale di metà Ottocento, l’edificio sorgeva circa a metà strada fra la casa n. 13-14 e la casa 16-17-18-19, sulla mosna oggi proprietà di Casimiro Inama.[2] La casa aveva un cortile dalla parte nord, dal quale si dipartiva la strada comunale più tardi p.f. 933, confluente nella Ciavada; ad ovest il cortile confinava con quello della casa n. 16. Pertinente della casa era un orto posto a ovest della casa stessa, contraddistinto dalla p.f. 247, sul quale v’era un aggravio di una messa perpetua in favore della Primissaria, istituito nel 1710 da Maria vedova di Tommaso Massenza. Alla casa apparteneva anche un altro orto posto a nord del cortile e, da quanto rilevato dal Catasto Teresiano, confinante su tre lati con le proprietà della chiesa. L'orto si può oggi riconoscere con una porzione della p.f. 251. Invece il terreno a est della casa, classificato nei vecchi documenti come broilo e identificato nel catasto con parte della futura p.f. 250, non sembra sia stato pertinente della casa se non in tempi molto lontani.[3] Ai primi anni del Settecento, la casa verso sud, confinava con le proprietà di Antonio Inama, in particolare con un orto che in alcuni punti era delimitato da un muro.
La pianta della casa, come si può vedere dalla
mappa, era quasi rettangolare, però con una prominenza a nord, sul qual lato si affacciava anche la porta d’entrata. La sua superficie rilevata dal Catasto Teresiano del 1780 era di 60 Pertiche viennesi, corrispondenti a 216 metri quadrati.[4] Quindi osservando la mappa, aveva grosso modo una superficie simile alla vicina casa n. 16 e altrettanto simile era la conformazione interna della quale abbiamo però scarse testimonianze. La casa fu oggetto di assicurazione di dote nel 1772 da parte di Antonio Massenza e si diceva consistente “in due revolti e una camera a soffita”. Ma la descrizione più completa è palesata in un documento del 1763 con il quale, a seguito della morte di Giuseppe Massenza, la vedova Maria Caterina assegnava ai figliastri la metà della casa paterna, ossia “d’abbasso la caneva, la stalla, la metà del cortile e dell’orto verso la porta comune per cui s’entra, metà del portico che sarà comune, la stanza sopra la stalla con un voltellino in essa, metà del somasso che resta in comune e a comuni spese sarà mantenuto, metà delle stradughe verso sera, dalla colme in giù assieme a metà della marogna al di dietro per drittura, con entro una nogara“. Se la parte descritta corrisponde a metà casa, almeno per quanto riguarda il numero dei locali, c’e da aspettarsi che ne esistessero altrettanti. Dalla descrizione si capisce anche che a nord (al di dietro) c’era una piccola parte di terreno sassoso (o con macerie) e incolto sul quale cresceva una pianta di noce.Casa 15
Il primo proprietario documentato risulta essere Tommaso IV Massenza figlio di Fabiano II che troviamo abitare la casa sul finire del Seicento. Sono però sicuro che nella casa si fosse già trasferito il detto Fabiano II negli anni Trenta del Seicento, lasciando libera la sua porzione di abitazione al Castelet. Tale casa fu venduta al sarto bavarese
Giovanni Emert tra il 1640 e  il 1645.
Altri indizi permettono di spingersi più indietro nel tempo e di formulare altre ipotesi. Non credo di sbagliare se affermassi che la casa sia stata la prima dimora della famiglia
Massenza, dove alloggiava il capostipite Francesco fu Nascimbene che prendendo in moglie una tale Massenza, dovrebbe aver originato il nuovo cognome. Infatti Francesco fu Nascimbene, sul finire del Quattrocento, dovrebbe aver lasciato la casa avita n.22, fino a quel momento condivisa con i parenti Mendini.[5] La famiglia nei primi decenni del Cinquecento si divise in due linee principali a cui facevano capo Simone e altro Nascimbene, probabilmente ancora occupanti la casa. Negli anni successivi con l’aumentare dei membri ed essendosi resa disponibile, per l’estinzione dei suoi occupanti la vicina casa 16, Simone acquisì detta casa, mentre Nascimbene rimase nella casa di famiglia. Il nipote di Nascimbene, Fabiano I, intorno al 1560 prese in locazione la casa al Castelet, lasciando probabilmente vuota la futura casa n.15.[6] Fabiano II morì nel 1660 e la moglie Anna lo aveva anticipato nel 1656. Tommaso IV, l'unico figlio maschio sopravvissuto della copia, nel 1669 prendeva in moglie una certa Maria di Coredo. Seguirono altri tre matrimoni, ma la figliolanza sopravissuta fu davvero poca: Giuseppe e Anna Maria. Tommaso moriva nel 1699 e nella casa alloggeranno la vedova Maria e il figlio Giuseppe. Nel 1705 Maria vendeva a Bartolomeo Sandri, eremita di Santa Giustina, una stradina nelle vicinanze della casa eremitale ed in cambio l'eremita si era impegnato a predisporne un'altra ad uso di Maria. La strada sarebbe servita all'eremita per raggiungere l'orto che aveva appena acquisito da Caterina vedova di Antonio Inama. Nel 1725 Giuseppe prendeva in moglie Elena Poloni e viveva nella casa assieme ai figli e alla madre Maria. Alla morte di Giuseppe nel 1763, la casa passò agli eredi, vale a dire ai cinque figli nati dai due matrimoni. Nel catasto teresiano del 1780 la casa risulta intestata agli “eredi di Giuseppe Massenza ossia ad Antonio Massenza” la quale si dice confinare a est con l'orto della chiesa, a sud con i fratelli Antonio e Giovanni Battista Inama e a ovest e nord con gli stessi eredi di Giuseppe Massenza.[7] Antonio rimase l'unico proprietario in quanto i suoi fratellastri si trasferirono a Salò e nella casa vissero nubili fino alla loro morte, le due figlie di Antonio, Domenica e Anna, dette Tomeline.
Le due sorelle morirono a distanza di dieci anni una dall'altra. La prima a lasciare questo mondo fu Domenica nel 1858, e per metà della sua sostanza, non so a quale titolo, divenne erede Giacomo fu Giacomo Inama. Nel 1864
Anna, molto anziana e non più in grado di mantenersi, fu affidata a spese del Comune a Teresa vedova di Giovanni Battista Inama. Nel 1868 Anna morì e la casa ridotta ad un rudere, ("marogna senza tetto")diverrà per metà proprietà del Comune di Dermulo e per l’altra metà di Romedio Endrizzi. Se spiegare perché il comune era diventato proprietario di metà casa è semplice, molto meno agevole è capire in che modo Romedio Endrizzi fosse diventato beneficiario dell’altra metà. Per tale evento non posso che ipotizzare un passaggio, forse per compravendita, da Giacomo Inama beneficiato da Domenica Massenza, a Romedio Endrizzi.
I ruderi della casa, come succedeva in questi casi di abbandono, vennero sicuramente utilizzati come fonte di approvvigionamento per vari materiali da costruzione, fino quasi alla loro totale scomparsa. Pertanto c'è da credere che molte pietre e legnami siano stati inseriti nelle case di Dermulo in occasione di rifacimenti e ristrutturazioni.

 

 

PERSONE EFFETTIVAMENTE PRESENTI NELLA CASA *

Anno 1554

Anno 1620

Anno 1670

Anno 1710

Anno 1780

Anno 1830

Anno 1880

Tommaso Massenza

Fabiano Massenza

Tommaso Massenza

Maria Brion (v)

Antonio Massenza

Domenica Massenza

nessuno

N.N. (m)

Anna N. (m)

Maddalena Marinelli (m)

Giuseppe Massenza (f)

Barbara Gallo (m)

Anna Massenza (S)

 

Fabiano Massenza (f)

 

GiovanniAntonio Massenza (f)

Giovanni Domenico Massenza? (f)

Domenica Massenza (f)

 

 

Sebastiano Massenza (f)

 

Giovanni Sebastiano Massenza (f)

 

Giovanni Sebastiano Massenza (f)

 

 

Giuseppe Antonio Massenza (f)

 

Giuseppe Antonio Massenza (f)

 

 

             
* Per gli anni 1554, 1620 e 1670 le persone non sono quelle effettivamente presenti ma solo quelle di cui si è avuta contezza. Il nominativo sottolineato corrisponde al capofamiglia. Le seguenti abbreviazioni indicano i rapporti di parentela con il nome sottolineato: m sta per moglie, f. per figlio/a, fr per fratello, S per sorella, v per vedovo/a, p per padre, M per madre, s per suocero/a, n per nipote, z per zio, N per nuora e c per cognato/a. Per il 1780, i nomi dei proprietari provengono dal Catasto teresiano  presso l’A.S.T. Per il 1921 si è preso in considerazione il censimento di tale anno presso l’A.C.D.  Inoltre, e solo per questo anno, sono state evidenziate le persone assenti con la lettera a. Per gli anni rimanenti i nomi dei capifamiglia e/o il numero degli occupanti la casa, sono stati desunti da vari documenti consultati presso A.C.D., A.P.T. e A.D.T.

 

[1] Qualche persona anziana che abitava nei paraggi, aveva serbato il ricordo che sulla mosna sorgeva “la casa delle Tomeline”, senza però poter aggiungere altro.

[2] Nel 1986 nello scavo eseguito per i lavori di costruzione del garage, sono riemersi i resti di alcuni avvolti della vecchia casa.

[3] Da un documento del 1681, dove si cita un broilo presso la casa di Concio Massenza, i confini enunciati fanno propendere l'identificazione con la futura p.f. 250. Tuttavia la citata casa di Concio non era la futura casa 15, bensì la n.16. La cosa in se è spiegabile con il fatto che la casa avita dei Massenza era la n. 15, per cui quando i discendenti della linea di Concio I si staccarono andando a colonizzare il colomello 16-19, alcune proprietà della famiglia, quali per l'appunto il broilo, potevano essere rimaste comunque in loro possesso.

[4] Esprimo qualche dubbio sull’esattezza delle misure riportate, in quanto, raffrontando le misure delle altre abitazioni di Dermulo, la casa sarebbe risultata di una metratura maggiore della n. 7 per esempio, o della n. 20, il che non sarebbe compatibile con il luogo dove sorgeva.

[5] Oltre che dall'ordine di elencazione dei partecipanti alla regola del 1471, dove Francesco fu Nascimbene veniva collocato in prossimità di Raimondino fu Gregorio, per cui verosimilmente nella casa n. 22, abbiamo una conferma indiretta successiva di oltre un secolo e precisamente del 1588, provante l'origine dei Massenza. In un documento di quell'anno fra i confini elencati per delimitare la parte nord della futura casa n. 22 troviamo a ovest Matteo Pret, ciò ci fa capire che il terreno a valle della casa 22, era appartenuto a Simone Massenza, cugino di Matteo suo erede, e prima di lui al padre Gaspare e ancora prima era un terreno di famiglia, adiacente alla casa di famiglia, la n. 22 appunto.

[6] Una casa detta "casa del Mafuola" è citata nel 1660 in occasione di una compravendita di un piccolo terreno nei suoi paraggi. Ne furono protagonisti Giovanni Battista Inama come venditore e il prete Giovanni Battista Hochenhauser come acquirente; entrambi sono indicati anche come confinanti. L'Inama però all'epoca era entrato in possesso della futura casa n. 13-14, per cui possiamo affermare che nelle vicinanze, era localizzata anche la così detta "casa del Mafuola". Le ipotesi di attribuzione della casa del Mafuola si restringono alle case 15 e 13-14. Se propendessimo per la n.15, anche lo stato di murozie, ovvero ruderi, poteva aver senso perché infatti dopo l'abbandono di Fabiano I, se si esclude il breve periodo di Antonio Massenza, la casa era sicuramente vuota.

[7] La notizia interessante è che ad est della casa era localizzato l’orto della chiesa, alla quale era stato assegnato appena due anni prima in occasione della fondazione primissariale. Si era infatti convenuto che la casa eremitale con il relativo orto transitassero alla neofondata primissaria per uso del curato. Ma prima che all'eremo l'orto apparteneva ad Antonio Inama, e poi alla sua vedova Caterina che nel 1705 lo alienò all’eremita Bartolomeo Sandri assieme ad una particella di prato. Nell'atto di compravendita i confinanti citati erano Giacomo Antonio Mendini a nome della moglie Anna Barbacovi, via consortale, Giacomo Mendini e gli eredi di Tommaso Massenza. Queste notizie ci permettono di affermare che buona parte della superficie oggi occupata dalla p.f. 250 almeno dal 1681 si poteva identificare  come il broilo ed era pertinente alla casa n. 16, e quindi in a Concio Massenza.

 

 

 

 

Case numero: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29-48

 

 

Case  Mappa delle case Introduzione